19 ICONICHE
LOCUZIONI 23.6.21
1 - ZAPPA 'E
FEMMENA E SSURCO 'E VACCA, MALA CHELLA TERRA CA L'ANCAPPA.
A senso:Povera quella terra che sopporta una
zappatura operata da una donna ed un solco prodotto dal lavoro di una
mucca(invece che di un bue).Proverbio marcatamente maschilista, nato in ambito
contadino, nel quale è adombrata la convinzione che il lavoro femmineo, non
produca buoni frutti e sia anzi deleterio per la terra.
2 - 'AMICE E VVINO ÀNNO 'A ESSERE
VIECCHIE!
Ad litteram: gli
amici ed il vino (per essere buoni) devono essere di antica data.ComeIl vino
buono e di sostanza non è certamente quello novello, ma quello stagionato,
maturato in botte, cosí i migliori amici sono quelli di vecchia data, quelli
che ànno potuto già dare concreta prova di affetto, attaccamento ed affezione.
3 -'A MEGLIA VITA È CCHELLA D''E VACCARE
PECCHÉ, TUTTA 'A JURNATA, MANEJANO ZIZZE E DDENARE.
Ad litteram: la
vita migliore è quella degli allevatori di bovini perché trascorrono l'intera
giornata palpando mammelle (per la mungitura delle vacche)e contando il denaro
(guadagnato con la vendita dei prodotti caseari); per traslato furbesco: la
vita migliore è quella che si trascorre tra donne e danaro.
4 -'O TURCO FATTO CRESTIANO, VO' 'MPALÀ A
TTUTTE CHILLE CA JASTÉMMANO.
Ad litteram: il
turco diventato cristiano vuole impalare tutti i bestemmiatori. Id est: I
neofiti sono spesso troppo zelanti e perciò pericolosissimi.
5 -'O PATATERNO ADDÓ VEDE 'A CULATA, LLA
SPANNE 'O SOLE
Ad litteram: il
Padreterno dove vede un bucato sciorinato, lí invia il sole. Id est: la bontà e
la provvidenza del Cielo sono sempre presenti là dove occorrono.
Culata s. f. 1 lavatura della biancheria
fatta con acqua, sapone, liscivia o altri detersivi: fare il bucato | lenzuola di bucato, appena lavate,
pulitissime
2 la biancheria già lavata.
Deverbale di colare che è dal lat. colare deriv. di colum
(filtro); la voce corrisponde all’italiano
bucato s. m.
1 lavatura della biancheria fatta con
acqua, sapone, liscivia o altri detersivi: fare il bucato | lenzuola
di bucato, appena lavate, pulitissime
2 la biancheria da lavare o già lavata: preparare, stendere il
bucato.
Deriv. del
francone *bukon 'immergere'
6 -'O GALANTOMO APPEZZENTÚTO, ADDIVENTA
'NU CHIAVECO.
Ad litteram: il
galantumo che va in miseria, diventa un essere spregevole. In effetti la
disincantata osservazione della realtà dimostra che chi perde onori e gloria,
diventa il peggior degli uomini giacché si lascia vincere dall'astio e dal
livore verso coloro che il suo precedente status gli consentiva di tenere
sottomessi e che nella nuova situazione possono permettersi di alzare la testa
e contrattare alla pari con lui.
chiaveco= essere spregevole, sporco, cattivo non
solo fisicamente, ma soprattutto moralmente;
sost. ed
agg.vo maschile ricavato maschilizzando
un originario femm.le chiaveca= fogna, porcheria, sozzura;
donde i significati estensivi del
maschile che sono quelli già elencati di essere spregevole,
etc.. L’etimo di chiaveca è da un acc.vo
tardo latino clàvica(m) per il classico cloaca(m), con consueto passaggio di
cl→ chj→chi come ad es. claru(m)→chiaro,
clausu(m)→chiuso.
7- 'E FRAVECATURE, CACANO 'NU POCO PE PPARTE
E NUN PULEZZANO MAJE A NNISCIUNU PIZZO.
Ad litteram: i
muratori defecano un po' per parte, ma non nettano nessun luogo che ànno
imbrattato. Il proverbio, oltre che nel suo significato letterale è usato a
Napoli per condannare l'operato di chi inizia ad occuparsi di cento faccende,
ma non ne porta a compimento nessuna, lasciando ovunque le tracce del proprio
inutile passaggio.
8-'A 8. ‘A VIPERA CA MUZZECAJE A CCHELLA MURETTE 'E
TUOSSECO.
Ad litteram: la vipera che morsicò quella donna, perí di veleno; per
significare che persino la vipera che è solita avvelenare con i suoi morsi
le persone, dovette cedere e soccombere davanti alla cattiveria e alla
perversione di una donna molto piú pericolosa di essa vipera.
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9- E
SSEMPE CARULINA, E SSEMPE CARULINA...
Ad litteram Sempre Carolina... sempre Carolina Id est: a consumare sempre
la stessa pietanza, ci si stufa. La frase in epigrafe veniva pronunciata
dal re Ferdinando I Borbone Napoli quando volesse giustificarsi delle
frequenti scappatelle fatte a tutto danno di sua moglie Maria Carolina
d'Austria, che - però, si dice - lo ripagasse con la medesima moneta; per traslato la
locuzione è usata a mo' di giustificazione, in tutte le occasioni in cui
qualcuno abbia svicolato dalla consueta strada o condotta di vita, per
evidente scocciatura di far sempre le medesime cose.
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10- Tre
ccose stanno male a 'stu munno: n'auciello 'mmano a 'nu piccerillo, 'nu fiasco
'mmano a 'nu terisco, 'na zita 'mmano a 'nu viecchio.
Ad litteram: tre cose sono sbagliate nel mondo: un uccello nelle mani di un
bambino, un fiasco in mano ad un tedesco e una giovane donna in mano ad un
vecchio; in effetti l'esperienza dimostra che i bambini sono, sia pure
involontariamente, crudeli e finirebbero per ammazzare l'uccellino che gli
fosse stato affidato,il tedesco, notoriamente crapulone, finirebbe per
ubriacarsi ed il vecchio, per definizione lussurioso, finirebbe per nuocere
ad una giovane donna che egli possedesse.
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11- UOVO
'E N'ORA, PANE 'E 'NU JUORNO, VINO 'E N'ANNO E GGUAGLIONA 'E VINT'ANNE.
Ad litteram: uovo di un'ora, pane di un giorno, vino di un anno, e ragazza
di vent'anni. Questa è la ricetta di una vita sana e contenutamente
epicurea. Ad essa non devono mancare uova freschissime, pane riposato per
lo meno un giorno, quando pur mantenendo la sua fragranza à avuto tempo di
rilasciare tutta l'umidità dovuta alla cottura, vino giovane che è il piú dolce
ed il meno alcoolico, ed una ragazza ancora nel fior degli anni,capace di
concedere tutte le sue grazie ancora intatte.
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13- A
CCHI PIACE LU SPITO, NUN PIACE LA SPATA.
Ad litteram: a chi piace lo spiedo, non piace la spada. Id est: chi ama le
riunioni conviviali(adombrate - nel proverbio - dal termine
"spito" cioè spiedo), tenute intorno ad un desco imbandito, è di
spirito ed indole pacifici, per cui rifugge dalla guerra (la spata cioè
spada del proverbio).
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14- ADDÓ
NUN MIETTE LL'ACO, NCE MIETTE 'A CAPA.
Ad litteram: dove non metti l'ago, ci metterai il capo.Id est: occorre
porre subito riparo anche ai piccoli danni, ché - se lasciati a se stessi -
possono ingigantirsi al punto di dare gran nocumento; come un piccolo buco
su di un abito, se non riparato in fretta può diventare cosí grande da
lasciar passare il capo, cosí un qualsiasi piccolo e fugace danno va
riparato súbito, prima che ingrandendosi, non produca effetti irreparabili.
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15- ZITTO CHI SAPE 'O JUOCO!
Ad litteram: zitto chi conosce il giuoco! Id est: faccia silenzio chi è a
conoscenza del trucco o dell'imbroglio. Con la frase in epigrafe olim si
solevano raccomandare ai monelli spettatori dei loro giochi, i
prestigitatori di strada, affinché non rivelassero il trucco compromettendo
la buona riuscita del giuoco da cui dipendeva una piú o meno congrua
raccolta di moneta.La locuzione fu in origine sulla bocca dei saltimbanchi
che si esibivano a nelle strade adiacenti la piazza Mercato e/o Ferrovia,
nel bel mezzo di una cerchia di monelli e/o adulti perdigiorno che non potendosi
permettere il pur esiguo costo di un biglietto per accedere ai teatrini
zonali ed assistervi a gli spettacoli, si accontentavano di quelli fatti in
istrada da girovaghi saltimbanchi che si esibivano su palcoscenici di fortuna
ottenuti poggiando delle assi di legno su quattro o piú botti vuote. Spesso
tali spettatori abituali, per il fatto stesso di aver visto e rivisto i
giochi fatti da quei saltimbanchi/ prestigitatori di strada avevano capito
o carpito il trucco che sottostava ai giochi ed allora i saltimbanchi/
prestigitatori che si esibivano con la locuzione zitto chi sape 'o juoco! invitavano ad una sorta di omertà gli
astanti affinché non svelassero ciò che sapevano o avevano carpito facendo
perdere l’interesse per il gioco in esecuzione, vanificando la
rappresentazione e compromettendo la chétta, la raccolta di monete
operata tra gli spettatori, raccolta che costituiva la magra ricompensa per
lo spettacolo dato. Per traslato cosí, con la medesima espressione son soliti
raccomandarsi tutti coloro che temendo che qualcuno possa svelare
imprudentemente taciti accordi, quando non occultati trucchi, chiedono a
tutti un generale, complice silenzio.Rammento infine a completamento
dell’illustrazione della locuzione un’altra espressione che accompagnava quella
in esame: ‘a fora ‘o singo! (piú esattamente: ‘a fora d’ ‘o singo! ) e
cioè: Fuori dal segno! Che era quello che tracciato con un pezzo di gesso
rappresentava il limite invalicabile che gli spettatori non dovevano oltrepassare
accostandosi troppo al palcoscenico, cosa che se fosse avvenuta poteva
consentire ai contravventori di osservare piú da presso le manovre dei saltimbanchi/
prestigitatori, scoprendo trucchi e manovre sottesi ai giochi, con tutte le
conseguenze già détte.
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16 - VUÓ
CAMPÀ LIBBERO E BIATO? MEGLIO SULO CA MALE ACCUMPAGNATO.
Ad litteram: vuoi vivere libero e beato? Meglio solo che male accompagnato
Il proverbio in epigrafe, in fondo traduce l'adagio latino: beata solitudo,
oh sola beatitudo.
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17-
QUANNO 'NA FEMMENA S'ACCONCIA 'O QUARTO 'E COPPA, VO' AFFITTÀ CHILLO 'E
SOTTO.
Ad litteram: quando una donna cura eccessivamente il suo aspetto esteriore,
magari esponendo le grazie di cui è portatrice, lo fa nella speranza di
trovar partito sotto forma o di marito o di un amante che soddisfi le sue voglie sessuali.
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18 -
QUANNO QUACCHE AMICO TE VENE A TRUVÀ, QUACCHE CAZZO LLE VENE A MMANCÀ.
Ad litteram: quando qualche amico ti viene a visitare, qualcosa gli manca
(e la vuole da te)Id est: non bisogna mai attendersi gesti di liberalità o
di affetto; anche quelli che
reputiamo amici, sono - in fondo - degli sfruttatori, che ti frequentano
solo per carpirti qualcosa.
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19 -
LL'UOCCHIE SO' FFATTE PE GGUARDÀ, MA 'E MMANE PE TTUCCÀ.
Ad litteram: gli occhi sono fatti per guardare, ma le mani (son fatte) per
toccare. Con questo proverbio, a Napoli, sogliono difendere (quasi a mo' di
giustificazione) il proprio operato, quelli che - giovani o vecchi che siano
- sogliono azzardare palpeggiamenti delle rotondità femminili.
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R. Bracale Brak
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