BRICCONE – BIRBANTE - CANAGLIA – FURFANTE & DINTORNI
Anche questa volta su quesito dell’amico P.G. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di non riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) mi occuperò delle voci italiane in epigrafe, di altri eventuali sinonimi, voci collegate e delle corrispondenti voci del napoletano. Cominciamo con briccone s.vo m.le [f. -a] 1 persona scaltra, malvagia, senza scrupoli 2 (scherz.) persona simpaticamente astuta, riferito soprattutto a ragazzi; birbante;di solito usata nella forma ipocoristica di bricconcello. Quanto all’etimo, molti si trincerano dietro il solito pilatesco etimo incerto mentre una sostanziosa scuola di pensiero ipotizza – epperò non so con quanta esattezza (attesa un’evidente differenza semantica di cui dirò) – ipotizza, dicevo, una derivazione da un antico francese bric = stolto; tale idea non mi convince punto poi che trovo che semanticamente siano addirittura agli antipodi la persona scaltra, astuta, malvalgia indicata con la voce briccone e lo stolto dell’ antico francese bric e mi fa meraviglia che una considerazione tanto ovvia non sia stata fatta da nessuno dei numerosi linguisti che accolgono l’idea che briccone provenga dall’antico francese bric; molto piú perseguibile m’appare l’idea che briccone abbia una relazione di filiazione o fraternità con l’ant. alto tedesco brëcho= offensore, perturbatore,predone, malfattore; un’altra scuola di pensiero pensa per briccone ad un accrescitivo (cfr. il suff. one) di bricco antica voce che etimologicamente pare ricostruita su di un termine settentrionale bricca=luogo scosceso, dirupo; bricco valse nel linguaggio regionale furfante, ma a mio avviso è molto forzato il collegamento semantico tra il furfante di bricco ed il dirupo di bricca; a questo punto penso proprio che delle tre proposte la migliore via etimologica di briccone sia quella dell’ant. alto tedesco brëcho= offensore, perturbatore,predone, malfattore; procediamo oltre ed abbiamo birbante s.vo m.le e f.le - 1. persona scaltra e malvagia che conduce vita poco onesta 2. (scherz.) Ragazzo furbo e impertinente. persona scaltra e malvagia. 3 (ant.) truffatore; quanto all’etimo la voce a margine risulta il part. presente di un non attestato *birbare che a sua volta pare marcato su di una lettura metatetica del sost. fr. bribe 'tozzo di pane dato per elemosina', quindi birbare varrebbe in primis accattonare, elemosinare e di conseguenza il birbante verrebbe, in primis, l’essere un accattone, un vagabondo, e solo per ampiamento semantico: un briccone,uno scaltro, un malvagio. Andiamo oltre: canaglia s.vo f.le 1 individuo malvagio, ribaldo | (scherz.) persona astuta, birbante 2 (lett.) gente spregevole, marmaglia;quanto all’etimo la voce a margine risulta essere, senza tentennamenti, un derivato del francese canaille= furfante. furfante s.vo m.le e f.le persona disonesta; farabutto, malfattore. Quanto all’etimo la voce a margine risulta essere il part.pres. di un *furfare/forfare= agire fuori dalla legge, verbi tratti dal lat. med. foras-facere/foris-facere = agire al di fuori del lecito e/o consentito: for(as)fa(cie)nte(m)→furfante Giunti a questo punto, prima di proseguire soffermiamoci su alcuni termini fin qui incontrati: individuo s.vo m.le 1 organismo vivente considerato distintamente da ogni altro della specie o del genere a cui appartiene; 2 la persona considerata nella sua singolarità: l'interesse dell'individuo non deve esser posto al di sopra di quello della comunità 3 persona che non si conosce o di cui non si vuol dire il nome (spec. spreg.): c'è un individuo che ti cerca; un individuo sospetto, pericoloso; un losco individuo come agg.vo (lett.) 1 indiviso o indivisibile 2 individuale, particolare. Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. individuu(m), comp. di in- + dividuus 'separato, separabile'=non separato,non separabile; scaltro/a agg.vo m.le o f.le 1 che agisce, parla e si comporta con accortezza, con avvedutezza; per estens., astuto/a, furbo/a 2 che è espressione di scaltrezza: comportamento scaltro. Quanto all’etimo è voce deverbale derivata dal verbo scaltrire= diventare avveduto, attento o piú guardingo; acquistare abilità, perizia, sicurezza, spec. nella propria attività o professione; il verbo scaltrire/rsi è derivato dal b. lat. s +calterire per cauterire= 'bruciare', deriv. di cauterium 'cauterio', perché il restare scottato induce ad una condotta piú guardinga; malvagio/a agg.vo m.le o f.le [pl. f. -ge] 1 cattivo/a, perfido/a, malefico/a: una donna malvagia, un carattere malvagio; azioni, parole malvage; 2 (fam.) pessimo: un tempo malvagio; quel film non è malvagio: è abbastanza bello 3 (lett.) pesante, difficile 4 (ant.) falso; come s. m.le [f.le -a] persona perfida, crudele | il Malvagio, per antonomasia, il diavolo. Quanto all’etimo è voce derivata dal provenz. malvatz, che è dal lat. volg. *malifatiu(m) 'che à cattiva sorte', comp. di malum 'cattivo' e fatum 'destino'; truffatore/trice s.vo m.le o f.le chi imbroglia con una truffa; chi sottrarre qualcosa con truffa; chi per abitudine agisce truffaldinamente cioè commettendo il reato di ricavare illecito profitto a danno di altri avendoli indotti in errore con artifici e raggiri. Quanto all’etimo è voce derivata dal verbo truffare a sua volta denominale di truffa che è dal provenz. ant. trufa,tratto per metatesi dal lat. tardo tufera, propr. 'tartufo', poi 'inganno'; astuto/a agg.vo m.le o f.le 1 dotato/a di astuzia: essere piú astuto di una volpe; che astuta! 2 che denota astuzia; detto, fatto con astuzia: risposta astuta. Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. astutu(m); ribaldo s.vo ed agg.vo m.le e solo m.le; il f.le in a quantunque corretto è desueto ed un tempo fu in uso solo come aggettivo 1 nel medioevo, soldato di bassa condizione o servo che seguiva gli eserciti, dedicandosi soprattutto a saccheggi 2 (estens.) chi vive di attività disoneste, di truffe, rapine ecc.; briccone, furfante, mascalzone. Quanto all’etimo è voce derivata dal fr. ant. ribaud, provenz. ribaut, deriv. del medio alto ted. hriba 'prostituta'; perfido/a agg.vo m.le o f.le 1 che non tiene fede alla parola data, sleale 2 che agisce con intenzioni malvagie; che è incline a provocare, traendone soddisfazione, il male e il danno di altre persone: quell'uomo è di animo perfido; un perfido traditore | che denota subdola malvagità: un'azione perfida 3 (iperb. , scherz.) cattivo, pessimo (detto di cibo, bevanda, tempo atmosferico e sim.); numerosi i sinonimi dell’agg. a margine; tra i piú usati rammento: falso, traditore, infido sleale, insincero, malfido, malvagio, crudele, efferato, (iperb.) pessimo, terribile. Rammento che talvolta viene usato impropriamente come sinonimo di perfido,gli aggettivi infido, malfido etc. e perfino l’agg.vo malfidato che invece è colui che è solito diffidare, colui che è sempre sospettoso. Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. perfidu(m), comp. di per 'al di là, oltre' e fidus 'fedele, leale'; propr. 'che viene meno alla fede data'; malefico/a agg.vo m.le o f.le [pl. m. -ci] 1 che reca danno: clima malefico; una persona malefica 2 di maleficio; che è frutto di maleficio: arti malefiche; influsso malefico come sostantivo m.le (ant.) stregone. Quanto all’etimo è voce derivata dal lat. maleficu(m), comp. di male 'male' ed un derivato di facere; farabutto/a s.vo m.le o f.le persona senza scrupoli, capace di qualsiasi slealtà; mascalzone. Quanto all’etimo è parola pervenuta nella lingua nazionale marcata sul napoletano frabbutto derivato dal ted. freibeuter 'predone' a sua volta ricavato dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino' = saccheggiatore, filibustiere mascalzone s.vo m.le e solo m.le; il f.le in -a, benché possibile non è usato; persona capace di azioni spregevoli o disoneste (anche scherz.): comportarsi da mascalzone; non fare il mascalzone! Persona d'animo volgare, priva di scrupoli o di scarso senso morale. Riferito ai bambini è molto usato un vezzeggiativo mascalzoncello/a. Quanto all’etimo per alcuni la voce è un’alterazione di maniscalco "garzone di stalla", per incrocio con scalzo,ma a mio avviso è migliore l’idea di chi vi legge un’addizione dello spagn. mas (dal lat. magis= piú) e di scalzone accrescitivo di scalzo cioè piú che scalzo= persona male in arnese,vile per modo di vestire ed incedere, cialtrone; Marmaglia o maramaglia, s.vo f.le 1 insieme di gente spregevole; 2 (scherz.) gruppo chiassoso di bambini o ragazzi. Quanto all’etimo la voce risulta derivata dal fr. marmaille, deriv. di marmot 'bambino, marmocchio'.
Esaurite cosí le voci dell’italiano, passiamo a quelle del napoletano dove troviamo: - bazzariota s.m. voce antica e desueta che in origine indicò un rivenditore girovago, un treccone cioè un venditore al minuto di generi alimentari (spec. verdure,legumi, uova, pollame ecc.); rivendugliolo cioè chi rivende al minuto, per lo piú cibo o merci di poco conto, in baracche o con carrettini, | (spreg.) venditore disonesto; poi per ampliamento semantico indicò il perdigiorno, il briccone, il giovinastro sfaccendato (detto alibi icasticamente stracquachiazze e cioè propriamente il bighellone aduso ad un cosí lungo, continuo, ma inconferente girovagare tale da addirittura consumare, stancar le piazze; di per sé il verbo stracquà (che forma la voce stracquachiazze unendosi con il sostantivo chiazze plurale di chiazza (=piazza dal latino platea)) indicherebbe lo spiovere, il venir meno della pioggia, ma nel caso di stracquachiazze estensivamente sta per il venir meno… delle forze o della consistenza strutturale delle ipotetiche piazze calpestate, senza tregua dal perdigiorno o dal bazzariota di turno; quanto all’etimo bazzariota deriva dall’arabo bazàr=mercato attraverso un greco mod. bazariotes o pazariotes= mercante, negoziante; calonzo/a s.vo m.le o f.le è un sostantivo usato per indicare gergalmente 1 il palo, il compare, chi tenga bordone, chi aiuti più o meno copertamente qualcuno in una brutta azione, in un imbroglio, o gli tenga mano in giochi di prestigio, o finga, in suo favore d’essere un acquirente in una vendita all’asta, e sim. segnatamente con la voce a margine s’indica l’imbroglione che tiene mano al truffatore che esegue il giuoco delle tre carte. 2 per estensione chi sta di guardia mentre i complici compiono un furto, una rapina o altra azione delittuosa. La voce che è essenzialmente del parlato non è registrata in nessuno dei numerosi lessici in mio possesso e che ò consultato attentamente; etimologicamente penso sia un denominale da una lettura metatetica dell’iberico caluña→calugna→calogna→calonga→calonza = truffa, inganno. frabbutto ed al f.le frabbotta ; di questo sostantivo con cui si indica la persona capace di azioni spregevoli o disoneste, il cattivo soggetto malvagio, senza scrupoli proclive ad ogni nefandezza, ò già detto antea sotto la voce dell’italiano farabutto, voce che fu marcata su questa napoletana a margine; quanto all’etimo frabbutto come ò già détto deriva ted. freibeuter 'predone' a sua volta ricavato dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino' = saccheggiatore, filibustiere; guittone/a s.vo ed agg.vo m.le o f.le in primis vale mendicante, vagabondo e poi furfante,birbone,malvagio, maligno, semanticamente spiegati con il fatto che chi vagabondi perdendo tempo e non applicandosi ad un onesto lavoro da cui trarre sostentamento, debba ricavarlo per forza comportandosi da briccone e/o canaglia; etimologicamente la voce a margine attestata anche come guidone deriva dallo spagnolo guitón= guitto che ebbe significato spregiativo; guittaglione/a s.vo ed agg.vo m.le o f.le si tratta di un ampiamento morfologico della voce precedente, di cui, con medesimo etimo, conserva le stesse accezioni sia pure con accento maggiormente dispregiativo; chiappo ‘e ‘mpiso locuzione nominale m.le e solo tale; la corrispondente locuzione al femminile, usata peraltro solo nel parlato, soprattutto familiare comporta il dover volgere al femminile ambedue i termini che la compongono sino ad ottenere chiappa ‘e ‘mpesa locuzione ch’io reputo scorretta e sconsigliabile atteso che è ridicolo volgere al femminile il termine m.le chiappo= cappio; ad ogni buon conto chiappo ‘e ‘mpiso vale briccone, canaglia; Letteralmente: cappio da impiccato Si tratta di una sorta di metonimia con la quale nel napoletano si indica quel che in lingua toscana è il pendaglio da forca, il delinquente che meriterebbe di essere impiccato, l’avanzo di galera., ma anche piú tranquillamente, solamente una persona furba; è voce usata quasi esclusivamente nei confronti degli adulti; nei confronti di ragazzi o adolescenti, con valenza piú bonaria se ne usa il diminutivo chiappillo. Etimologicamente chiappo = cappio è dal basso latino cap’lum forma sincopata di capulum= fune; ‘mpiso = impiccato, sospeso, persona furba ed è, quanto all’etimo, il part. pass. del verbo ‘mpennere che è da in + pendere = sospendere; normale il passaggio di nd a nn come ad es. in unda che dà onna. masardo/a s.vo m.le o f.le antichissima(1860 e ss.) voce desueta che valse 1brigante malfattore, fuorilegge, delinquente, malvivente, grassatore, maneggione 2 estensivamente uomo/donnacrudele, feroce, spietato/a; 3 con l’accrescitivo femminile masardona nel periodo postunitario si indicò una donna facente parte di banda brigantesca, donna usata quale portaordini alle dirette dipendenze del capo bandito.Di non facile lettura l’etimo della voce a margine, assente nella magna pars dei numerosi(!) lessici del napoletano in mio possesso e che ò potuto consultare;penso non si possa (attesa la gran differenza semantica) ipotizzare con il D’Ascoli un adattamento della voce masaudo→masarudo→masar(u)do→masardo= capo, piú alto (dallo spagnolo mas+ auto); in effetti il masardo(brigante) non risulta che fósse anche un masaudo (capo); reputo che sia piú opportuno seguire altra strada e pensare (ed è questa l’idea che formulo) che per l’etimo della voce a margine si tratti di una derivazione dalla voce masaride→masar(i)de→masardo( voce che dal lat. scient. Masaridae, dal nome del genere Masaris, der. del gr. μασάομαι «masticare» indica una famiglia d’insetti imenotteri aculeati affini ai vespidi: solitarî, si nutrono di vegetali sia allo stato larvale sia a quello adulto, e costruiscono nidi di fango individuali, a volte disposti in serie.) semanticamente infatti non è peregrina l’idea di accostare per iperbole il modo di vivere dei briganti con quello di questi insetti menzionati! matèleco/a agg.vo m.le o f.le voce desueta che valse cattivo/a, malvagio/a, ma anche crudele, feroce, spietato/a, scellerato/a, empio/a, perverso/a, sadico/a, maligno/a; non semplicissima l’etimologia: si ritenne un tempo che la voce derivasse dal riferimento ai matti, folli abitanti di Matélica,cittadina in provincia di Macerata, ma francamente è una spiegazione che poco convince stante l’evidente generalizzazione, non comprovabile, di un comportamento, e perché probabilmente ci si lasciò fuorviare da un’assonanza tra matto e Matélica; tralascio anche l’ ipotesi ugualmente non soddisfacente di Salvioni (linguista, Bellinzona 1858 †Milano 1920), che pensò ad un māt = morto e penso sia piú perseguibile l’idea di Ernesto Giammarco ( valente linguista abruzzese scomparso intorno al 1960) che lèsse in matèleco un lat. reg. *matelicu(m) derivato da mat(t)us = ubriaco, incrociato con matula = imbecille; piezzo ‘e catapiezzo letteralmente pezzo di granpezzo; locuzione usata nel parlato popolare e per altro assente negli scritti,con le eccezioni di Basile e Sarnelli, e quelle di antichi dizionarii: D’Ambra,Andreoli etc. ) come un sostantivo maschile nel significato di ribaldo, briccone, birbonaccio; la voce piezzo= pezzo (adattamento al maschile del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica di per sé non à valenze negative anzi riferito a persona lo si usa per sottolinearne la robustezza fisica, l'avvenenza: ‘nu piezzo d'ommo; che bellu piezzo ‘e guagliona |’nu piezzo grosso, (fig.) persona importante, influente; il significato negativo viene assunto se piezzo è usato in espressioni di insulto quali vi’ che piezzo ‘e ciuccio!, piezzo ‘e bbaccalà! o ancóra nell’espressione qui a margine piezzo ‘e catapiezzo espressione dove catapiezzo è usato quale iterativo, peggiorativo della voce piezzo attraverso il prefisso rafforzativo katà; rammento a questo punto una particolarità e cioè che vòlta al femminile l’espressione a margine non suona (come invece ci si attenderebbe) pezza ‘e catapezza (cfr. antea chiappa ‘e ‘mpesa f.le di chiappo ‘e ‘mpiso,dove catapezza verrebbe ad essere l’iterativo, peggiorativo della voce pezza), ma suona piezzo ‘e catapuzza espressione nella quale il masch. piezzo è usato con una licenza grammaticale, in funzione femminile e l’attesa voce catapezza viene trasformata in catapuzza con un evidente bisticcio tra due diversi termini: catapezza e catapuzza dei quali catapuzza con palese derivazione da lat. tardo cataputia che è da un gr. *katapytía, da pytía 'coagulo') indica un’ erba delle Euforbiacee con proprietà emetiche e purganti; a conclusione di tutto ciò, ricordo che comunque piezzo ‘e catapiezzo e piezzo ‘e catapuzza non vengono usati in senso palesemente dispregiativo o offensivo, ma sempre in funzione scherzosa ed eufemistica. Scauzone/a a.vo e s.vo m.le o f.le persona priva di calze e scarpe, male in arnese,vile per modo di vestire ed incedere, cialtrone e per estensione persona capace di azioni spregevoli o disoneste, cattivo soggetto malvagio, senza scrupoli proclive ad ogni nefandezza; la voce risulta essere un accrescitivo (cfr. il suff. one) in funzione dispregiativa di scauzo =scalzo che è contrazione di scalz(at)o; scauzo è dal lat. excalcèatu(m) p. p. del lat. excalceare, comp. di ex- 'via da' e calceare 'mettere le calzature', deriv. di calceus 'scarpa'; normale nel napoletano il passaggio del lat al ad au (cfr. altus→auto→àvuto→àveto= alto alter→àuto→ato= altro). sfaccimmo s.vo m.le e solo m.le dalla doppia valenza; in senso negativo: farabutto, mascalzone; in senso positivo: furbo, intraprendente, determinato (specie di una persona giovane.). È parola formata dal sost.: faccia con l’avvio di una s detrattiva ed il suffisso dispregiativo immo nell’ovvia idea di significar: persona priva di faccia (senza vergogna). Attenzione!In napoletano esiste anche la voce sfaccimma che però non è il femminile della parola precedente ed à ben altro significato ed etimologia,indicando il prodotto dell’eiaculazione maschile; anche etimologicamente la voce sfaccimma à derivazione del tutto diversa dal pregresso sfaccimmo; sfaccimma infatti prende l’avvio da una voce di tipo onomatopeico sfacc che indica la violenza dell’emissione, addizionato del solito suffisso imma qui però con funzione intensiva, non dispregiativa. Rammenterò per amor di completezza che quando si volesse usare il termine precedente: sfaccimmo riferito ad una donna, non si userà sfaccimma che come visto indica un’altra cosa, ma una sorta di diminutivo, vezzeggiativo: sfaccemmusella che indica alternativamente o la mascalzoncella o la furbetta intraprendente. spogliampise ag.vo e s.vo m.le e f.le letteralmente colui/colei che spoglia, depreda gli impiccati e estensivamente persona capace di azioni ripropevoli se non disoneste, persona malvagia, priva di scrupoli, crudele, feroce,furba, scaltra, spietata, scellerata, empia, perversa, sadica, maligna proclive ad essere efferata, disumana, brutale; quanto all’etimo è voce formata dall’agglutinazione della voce verbale spoglia (3ª p.sg. ind. pres. dell’infinito spuglià = spogliare (dal lat. spōliare, deriv. di spolium con normale chiusura della lunga tonica ō in u) addizionata del sostantivo ‘mpise plurale di ‘mpiso= impiccato; ‘mpiso è il p.p. di ‘mpennere= impiccare, sospendere (dal lat. in + pendere). Zappulajuolo/zappulajola ag.vo e s.vo m.le o f.le letteralmente colui/colei che zappa, ma per ampliamento semantico sta dispregiativamente per furbastro inveterato, cattivo soggetto malvagio, senza scrupoli proclive ad un comportamento violento atto ad arrecar danno come potrebbe intendersi lo zappatore aduso con i colpi della vanga o zappa a violentare la terra; la voce a margine etimoloficamente deriva dal verbo zappulià forma ampliata di zappà che è un denominale di zappa dal lat. tardo sappa(m), Janne s.vo m.le = zanni, buffone malevolo, sciocco cattivo e prevaricante; etimologicamente è contrazione di joanne= giovanni; trattandosi di degradazione semantica del nome proprio Iohannus come altrove il bergamasco gioana s.vo f.le = meretrice da trivio è etimologicamente una degradazione semantica del nome proprio Iohanna. Zanni/o s.vo m.le = , buffone malevolo, sciocco cattivo e prevaricante personaggio del servo nella commedia dell’arte, che rappresentò originariamente un contadino stupido e credulone ed in seguito assunse carattere un po’ negativi; quanto all’etimo è forma toscanizzata del veneto Zani, corrispondente al tosc. Gianni, ipocoristico del nome proprio Giovanni. Avevo sottoposto all’amico quanto fin qui scritto e lui mi à chiesto, se possibile, di ampliare con l’illustrazione di altre voci prossime simili, affini, analoghe a quelle sin qui illustrate su sua richiesta; mi occuperò perciò per contentarlo delle voci italiane gaglioffo, inetto, cialtrone, di altri eventuali sinonimi, voci collegate e delle corrispondenti voci del napoletano, cominciando però con il dire che stricto sensu le voci gaglioffo, inetto, cialtrone non sarebbero sinonimi di canaglia, farabutto, birbante, briccone, disonesto, ma lo son diventate nel parlato comune e perciò mi son deciso ad accostarle.Tanto precisato entriamo in medias res parlando di gaglioffo/a agg.vo e s.vo m.le o f.le 1 si dice di persona inetta, incapace, buona a nulla; anche, di chi (ed è il caso che ci occupa) è un furfante, un manigoldo 2 (ant.) miserabile, pezzente. Non facilissima la scelta dell’etimologia della voce in esame; messi da parte i soliti che si trincerano dietro un etimo sconosciuto (cosa che come è noto, mi procura attacci d’orticaria) e messe ugualmente da parte l’idea di chi sospetta un incrocio tra gagliardo e goffo incrocio che semanticamente è un inconferente ossimoro, ugualmente è – a mio avviso - da metter da parte l’idea di chi pensò al vallone galoufo = divoratore, che semanticamente non è riconducibile ai significati di miserabile, pezzente inetto e buono a nulla, non rimane (tenendo presente che nei significati di miserabile, pezzente, la voce in esame è antichissima),si potrebbe anche risalire, per sineddoche, al lat. galli-offa= boccone del gallo che fu l’elemosina offerta dai monasteri ai pellegrini francesi che andavano a S. Iacopo di Galizia, ma trovo molto piú convincente l’idea che il s.vo/agg.vo italiano gaglioffo sia stato marcato sul napoletano galluffo (pollastro castrato incapace di ingallare le uova, per cui inetto, inidoneo, inadatto, disadatto, inabile, inadeguato aggettivazioni che si attagliano a puntino al termine gaglioffo;) etimologicamente a sua volta galluffo→gagliuffo→gaglioffo è riconducibile con il Rohlfs al lat. gaiufus = persona di malaffare; inetto/a agg.vo e s.vo m.le o f.le 1 privo di attitudine per un determinato compito: essere inetto al comando, alle armi 2 inabile, incapace nel proprio mestiere, nella propria professione: un impiegato inetto | che vale poco o nulla, che manca di qualsiasi capacità; dappoco: un individuo inetto | prolenetta, i piccoli degli uccelli che, appena usciti dall'uovo, non sono in grado di nutrirsi da soli 3 (lett.) sciocco, inopportuno e per ampiamento semantico talora anche briccone, birbone, mascalzone, malandrino,: domande inette – comportamento inetto come s.vo persona priva di qualsiasi capacità, buona a nulla; etimologicamente la voce è un derivato del lat. ineptu(m), comp. di in- 'in distrattivo' e un deriv. di aptus 'adatto'; cialtrone agg.vo e s.vo m.le o f.le chi/che è volgare e spregevole, arrogante e poco serio, trasandato nell’operare, privo di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro. come s.vo 1 persona volgare, vile, abietta, manigolda, malandrina, lazzarona, 2 persona sciatta, trasandata, che non à voglia di lavorare. Anche per l’etimologia di questa voce non v’è identità di vedute; qualcuno ipotizza (ma a mio avviso poco correttamente perché semanticamente cialtrone non è riconducibile a chiacchierone) che sia un derivato di ciarlare; sulla medesima lunghezza d’onde è il D.E.I. che incorre nel medesimo quiproquò semantico ed ipotizza (erroneamente!) una derivazione per dissimilazione parziale da un *ciantrone→cialtrone = ciantro, cantore; trovo perciò attesi i significati illustrati, che la voce sia un adattamento di *gialdrone – *geldrone dal provenzale geldra =truppa di soldati appiedati dunque sporchi, lerci, abietti ed accattoni aggettivazioni che ripetono quelli relativi a persona volgare, vile, abietta, manigolda, malandrina, lazzarona; canaglia s.vo m.le e f.le talora aggettivato 1 malvagio, astuto, birbante | 2 (lett.come s.vo ) gente spregevole, marmaglia; etimologicamente è voce denominale di cane (lat. cane(m)) addizionato del suffisso aglia (suffisso che deriva dal lat. -alia, neutro pl., e forma sostantivi che ànno valore collettivo, spesso spregiativo (boscaglia, muraglia; ferraglia); farabutto/a s.vo m.le o f.le talora aggettivato persona senza scrupoli, capace di qualsiasi slealtà; mascalzone, spietato, scellerato, empio, perverso, sadico, maligno;la voce a margine etimologicamente risulta essere un adattamento del napoletano frabbutto= canaglia, briccone, furfante; frabbutto a sua volta è dal ted. freibeuter 'predone' ' filibustiere', che è dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino'; birbante, s.vo m.le raramente anche f.le, talora aggettivato 1 uomo/donna poco onesto/a e molto astuto/a; furfante 2 (scherz.) ragazzo/a vivace e un po' scapestrato/a; etimologicamte è voce ricavata attraverso l’adozione del suff. ante (che di per sé è il suffisso del participio presente dei verbi in -are, che spesso à valore di aggettivo o sostantivo) dal s.vo birba = 'accattone, vagabondo, briccone'che è dal fr. bribe 'tozzo di pane dato per elemosina', quindi di pertinenza dell’ accattone,del mendico, questuante pezzente, miserabile, barbone etc.; disonesto/a agg.vo e s.vo m.le o f.le 1 che manca di onestà, di probità, di rettitudine: un commerciante disonesto; un'azione disonesta 2 immorale, impudico, di cattivi costumi: donna, vita disonesta 3 (ant.) sconcio, sconveniente, brutto 4 (ant.) smisurato, smoderato come s.vo persona disonesta; la voce è ricavata etimologicamente dall’agg.vo onesto (dal lat. honestu(m) 'degno di onore, onorato', deriv. di honos -oris 'onore') attraverso la protesi distrattiva di dis (o di- (davanti a consonante sonora), prefisso che continua il lat. dis-, ed è presente in parole composte derivate dal latino o di formazione moderna; indica per lo piú contrasto, negazione, opposizione (discontinuità, disonesto), dispersione (distribuire, disperdere), separazione (distogliere, divaricare), ma può anche avere valore intensivo (dissimulare); nella terminologia scientifico-tecnica può indicare processo inverso (disassorbimento, disgelare). E veniamo ora alle voci del napoletano che rendono quelle dell’italiano: bazzariota, bazzariota svo.m.le spesso usato come agg.vom.le e solo m.le voce antica e desueta che in origine indicò un rivenditore girovago, un treccone cioè un venditore al minuto di generi alimentari (spec. verdure,legumi, uova, pollame ecc.); rivendugliolo cioè chi rivende al minuto, per lo piú cibo o merci di poco conto, in baracche o con carrettini, | (spreg.) venditore disonesto; poi per ampliamento semantico indicò il perdigiorno, il briccone, il giovinastro sfaccendato (detto alibi icasticamente stracquachiazze e cioè propriamente il bighellone aduso ad un cosí lungo, continuo, ma inconferente girovagare tale da addirittura consumare, stancar le piazze; di per sé il verbo stracquà che forma la voce stracquachiazze unito con il sostantivo chiazze plurale di chiazza (=piazza dal latino platea) indicherebbe lo spiovere, il venir meno della pioggia, ma nel caso di stracquachiazze estensivamente sta per il venir meno… delle forze o della consistenza strutturale delle ipotetiche piazze calpestate, senza tregua dal perdigiorno o dal bazzariota di turno; quanto all’etimo bazzariota deriva dall’arabo bazàr=mercato attraverso un greco mod. bazariotes o pazariotes= mercante, negoziante; chiachiéllo agg.vo e sost. m.le e solo m.le voce quasi desueta che indicò in primis un uomo di bassa statura e poi per estensione semantica lo sciocco credulone, il babbeo di nessuna personalità, il mancator di parola, il bonaccione, il banderuola aduso a mutar continuamente parere ed intenti e pertanto un essere inetto,spregevole, persona di scarsa serietà; quanto all’etimo si può supporre una base lat. cloac(u)la + il suff.masch. iello oppure, ma meno probabilmente, da collegarsi al greco kophòs=babbeo voce che però già diede il seguente chiafèo morfologicamente piú rispondente alla derivazione dalla voce greca ; chiafèo/a agg.vo e s.vo m.le o f.le antichissima voce, quasi desueta che indica lo/la sciocco/a, il/la grullo/a, il/la melenso/a, l’incapace poi anche il furfante, il manigoldo etimologicamente da collegarsi al greco kophòs = babbeo, attreverso l’aggettivo kophàîos; frabbutto, s.vo usato spesso anche come agg.vo m.le e solo m.le; il f.le frabbutta non è attestato, nè usato mascalzone, persona capace delle peggiori azioni, canaglia, furfante, farabutto, delinquente, filibustiere, manigoldo, malandrino, lazzarone, lestofante. la voce napoletana a margine che come ò già détto à generato l’italiano farabutto etimologicamente – ripeto - è dal ted. freibeuter 'predone' ' filibustiere', che è dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino'; fogliamolla agg.vo spesso sostantivato m.le e f.le; non ci si lasci ingannare dalla desinenza femminile: la parola è un aggettivo sostantivato invariabile e lo si riferisce, senza alcuna variazione desinenziale, sia all’uomo che alla donna: ‘nu fogliamolla o ‘na fogliamolla nel significato di persona sciocca, neghittosa, gaglioffa, inetta, buona a nulla nonché molle tal quale la tenera foglia da cui deriva ed a cui è rassomigliata ; etimologicamente è voce del tardo latino: folia + molle(m); fuceto/a agg.vo e sost. m.le o f.le antichissima voce, quasi desueta che indica l’impotente, il floscio, il vacuo e dunque lo/la sciocco/a,il/la grullo/a,il/la melenso/a,l’incapace,l’inetto/a; etimologicamente da collegarsi ad un tardo lat. fúngidu(m)= fungoso che semanticamente spiega il floscio, il vacuo tipico della vescia (fungo biancastro di forma globosa) normale il passaggio della dentale d a t in sillaba finale di parola sdrucciola (cfr. fòmeto = caldo da fúmidu(m), fràceto =fradicio da fràcidu(m),úmmeto= umido da umidu(m); piezzo ‘e catapiezzo, locuzione agg.le m.le; al f.le si registra un adattamento in piezzo ‘e catapuzza e ne chiarirò la portata; letteralmente pezzo di granpezzo; locuzione usata nel parlato popolare nel significato di ribaldo/a, briccone/a canaglia, delinquente e per altro assente negli scritti,con le eccezioni di Basile e Sarnelli, e quelle di antichi dizionarii: D’Ambra,Andreoli etc. ) come s.vo m.le nel significato di ribaldo, briccone, birbonaccio; la voce piezzo= pezzo (adattamento al maschile del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica di per sé, a malgrado indichi una (piccola) parte di qualcosa non à valenze negative, anzi riferito a persona lo si usa per sottolinearne la robustezza fisica, l'avvenenza: ‘nu piezzo d'ommo; che bellu piezzo ‘e guagliona |’nu piezzo grosso, (fig.) persona importante, influente; il significato negativo viene assunto se piezzo è usato in espressioni di insulto quali vi’ che piezzo ‘e ciuccio!, piezzo ‘e bbaccalà! o ancóra nell’espressione qui a margine piezzo ‘e catapiezzo espressione dove catapiezzo è usato quale iterativo, peggiorativo della voce piezzo attraverso il prefisso rafforzativo katà; rammento a questo punto una particolarità e cioè che vòlta al femminile l’espressione a margine non suona (come invece ci si attenderebbe) pezza ‘e catapezza, (dove catapezza verrebbe ad essere l’iterativo, peggiorativo della voce pezza), ma suona piezzo ‘e catapuzza espressione nella quale il masch. piezzo è usato con una licenza grammaticale, in funzione femminile e l’attesa voce catapezza viene trasformata in catapuzza con un evidente bisticcio tra due diversi termini: catapezza e catapuzza dei quali catapuzza con palese derivazione da lat. tardo cataputia che è da un gr. *katapytía, da pytía 'coagulo') indica un’ erba delle Euforbiacee con proprietà emetiche e purganti; a conclusione di tutto ciò, ricordo che comunque piezzo ‘e catapiezzo e piezzo ‘e catapuzza non vengono usati in senso palesemente dispregiativo o offensivo, ma sempre in funzione scherzosa ed eufemistica; Scauzone a.vo e s.vo m.le e solo m.le; non è attestata scauzona; persona priva di calze e scarpe, male in arnese,vile per modo di vestire ed incedere, cialtrona e per estensione persona capace di azioni spregevoli o disoneste, cattivo soggetto, essere malvagio, senza scrupoli proclive ad ogni nefandezza; la voce risulta essere un accrescitivo (cfr. il suff. one) in funzione dispregiativa di scauzo =scalzo che è contrazione di scalz(at)o; scauzo è dal lat. excalcèatu(m) p. p. del lat. excalceare, comp. di ex- 'via da' e calceare 'mettere le calzature', deriv. di calceus 'scarpa'; normale nel napoletano il passaggio del lat al ad au (cfr. altus→auto→àvuto→àveto= alto alter→àuto→ato= altro). spogliampise s.vo e talora a.vo m.le e f.le straccione, cencioso, ma letteralmente chi spoglia(va) degli abiti gli impiccati, oppure li depreda(va) degli ultimi averi, svuotando loro le tasche o ne compra(va) dal boia, per rivenderli, gli abiti; estensivamente in seguito il termine indicò colui che rivendesse abiti usati e per traslato la voce fu usata quale sinonimo di miserabile, spregevole, abietto, meschino, in quanto semanticamente tali aggettivazioni ben si attagliano sia a chi si dedicasse alla spoliazione e/o depredazione (in tutti i sensi) degli impiccati,sia a chi indossasse abiti dismessi da povera gente, per cui abitil isi, consunti, sia a chi si dedicasse alla rivendita di abiti usati,come che fosse sottratti ad impiccati. Etimologicamente la voce è formata dall’unione di spoglia + il s.vo ‘mpise ; la voce verbale spoglia è la 3ª p. sg. ind. pr. dell’infinito spuglià (dal lat. spoliare, deriv. di spolium 'spoglia') =spogliare; ‘mpise è il pl. di ‘mpiso = appeso, impiccato (p.p. sostantivato di ‘mpennere = appendere impiccare che è dal lat. in→impendere 'pesare', poi ''sospendere' ', comp. di in→’m e pendere 'sospendere'; schiappa s.vo m.le e f.le persona inetta, incapace (nel lavoro, nello sport, nel gioco ecc.); etimologicamente deverbale di un ant. schiappare 'spaccare legna', forse di origine onom.che diede sceppalegna/scippalegna= 'taglialegna', poi 'uomo rozzo, inetto'; sciacqualattuca agg.vo e sost. m e f. letteralmente guattero di cucina addetto alla lavatura delle verdure e dunque persona da poco, incapace, inetto, di nessun conto; etimologicamente voce formata dall’agglutinamento della voce verbale sciacqua (3ª p. sg. ind. pres. dell’infinito sciacquare= lavare sommariamente o rilavare dal lat. tardo exaquare, deriv. di aqua 'acqua') + il sostantivo lattuca che in italiano è lattuga = pianta erbacea coltivata negli orti, le cui foglie larghe e tenere si mangiano in insalata; la voce napoletana, come la corrispondete italiana deriva dal lat. lactuca(m), deriv. di lac- lactis 'latte', per il liquido lattiginoso che secerne;da notare come la lattuca napoletana conservi l'occlusiva velare sorda c originaria del latino, mentre l’italiano à optato per l'occlusiva velare sonora g e non se ne comprendono i motivi; sciaddeo/a –sciardeo/a agg.vo e s.vo m. o f. esattamente lo sciocco, l’incapace buono a nulla ; rammenterò qui che sciaddeo/a -sciardeo/a son la medesima parola: nella seconda si è verificato il fenomeno del parlato popolare di rotacizzare la prima d, ma la parola è la stessa; per quanto riguarda l’ etimologia di sciaddeo escludo a priori che la si debba riferire al nome dell’apostolo Giuda Taddeo che con sciaddeo à solo una tenua assonanza, non risultando da nessuna sacra scrittura (vangeli – atti degli apostoli – lettere etc.) che il suddetto Giuda Taddeo fosse uno sprovveduto o un incapace, e propendo per il verbo greco skedao= comportarsi da sbandato e/o sprovveduto; ancora ricorderò che dal femm. di sciardeo,cioè da sciardea si trasse il diminutivo sciardella nel significato di donna inetta, di casalinga incapace di fare i donneschi lavori di casa con attenzione e secondo i crismi dovuti; a Napoli è 'na sciardella la casalinga che lavi le stoviglie, facendosele scappare di mano e rompendole, che lavi i pavimenti con poca acqua, che spolveri superficialmente, che riponga gli abiti in modo raffazzonato, cosí che riprendendoli uno li trovi stazzonati e gualciti al punto di non poterli indossare, una donna insomma inetta ed inaffidabile, una sbadata patentata. Esiste anche un peggiorativo del termine sciardella ed è sciuazza, peraltro addolcimento – attraverso l’epentesi [inserzione di un suono nel corpo di una parola (p. e. fantasema per fantasma – sciuazza per sciazza)] di una facoltativa u – di un’originaria sciazza (che è dal latino ex-apta=inadatta) voce intesa troppo dura o volgare. Scatamellato/a agg.vo m. o f. smidollato/a (fig.) privo di energie, snervato; debole, fiacco di carattere, privo di forza morale e dunque spregevole, abietto, meschino, ignobile; etimologicamente p.p. del verbo scatamellà= cavare il midollo che è da un lat. volgare catamuellare con la protesi di una s distrattiva. E qui penso di poter far punto, convinto, se non di avere esaurito l’argomento, di averne détto a sufficienza contentando l’amico P.G., qualche altro dei miei abituali 24 lettori e chiunque altro dovesse leggermi. Raffaele Bracale
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