LA DITTONGAZIONE
In lingua italiana la dittongazione di etimologiche “e – o” delle sillabe iniziali delle parole latine da cui si ottengono quelle italiane, risulta condizionata dai seguenti presupposti: da vocali latine di tipo tonico e di quantità breve, per giunta in sillaba libera (cioè seguita da una sola consonante: bonu-m → buono, pede-m → piede); se invece sono lunghe per natura o per convenzione-posizione (= in sillaba implicata(seguita cioè da due consonanti): (lon-gu-m, per-do) non avviene la dittongazione, ma una sorta di allungamento (e la iniziale ōlunga diventa u come ad es. longum→lungo;
in napoletano non si verifica la medesima cosa; ad es. mentre da bonum deriva buono cosí come per l’italiano, diverso è per pedem che mentre dà l’italiano piede, dà il napoletano (‘o) pede/pere che però dittonga nel plurale, ma per una questione di metafonia (cambiamento di timbro di una vocale tonica per influenza di un'altra vocale appartenente alla sillaba finale della parola (è comune, p. e., nel tedesco); si tratta di un fenomeno diffusissimo nei dialetti italiani, ma sconosciuto al toscano e dunque alla lingua italiana (p. e. nel dialetto ven. benedeto 'benedetto', pl. benediti per influenza della -i finale etc. )., (‘e) piede/piere. Ugualmente si verifica diversità tra il napoletano e l’italiano per il latino longum che mentre dà l’italiano lungo, seguendo la regola che le vocali toniche lunghe, non dittongano, dà il napoletano luongo con dittongazione della lunga o.
Tale fenomeno non è un mistero della linguistica (il napoletano non si è data una regola diversa dell’italiano), ma probabilmente deriva dal fatto che (cosí almeno mi à assicurato Carlo Iandolo)la quantità delle vocali toniche del latino furono intese diverse al nord o al sud di Roma per cui la o di longum fu intesa lunga al di sopra del Lazio producendo lungo e fu intesa breve al di sotto del Lazio dando il dittongo di luongo.
raffaele bracale
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