39
LOCUZIONI
1 -TENÉ
'A PAROLA SUPERCHIA
Ad
litteram: tenere la parola superflua. Detto di chi parli piú del dovuto o sia eccessivamente logorroico, ma anche di
chi, saccente e suppunente, aggiunga sempre un' ultima inutile parola e nell'àmbito
di un colloquio cerchi sempre di esprimere l'ultimo concetto,
perdendo -come si dice - l'occasione di
tacere - atteso che le sue parole non sono né conferenti, né utili o
importanti, ma solo superflue.
2 -TENÉ 'A
PÓVERA 'NCOPP' Ê RECCHIE
Ad
litteram: tenere la polvere sulle orecchie Icastica locuzione usata a Napoli per indicare chi sia o - solo -
sembri, per la voce e/o le movenze, un diverso accreditato di avere le orecchie cosparse di una presunta polvere
, richiamante quella piú preziosa, in
quanto aurea ,che usavano gli antichi effeminati dignitarii messicani e/o peruviani cosí apparsi ai conquistatori ispanici. La
locuzione in epigrafe, a Napoli viene riferita ad ogni tipo di diverso,
sia al ricchione (sodomita attivo), che al femmeniello (sodomita
passivo).
3 - TENÉ
'A PUZZA SOTT' A 'O NASO
Ad
litteram: tenere ilpuzzosotto il naso Detto di chi, borioso, tronfio e
schizzinoso assuma un atteggiamento di
ripulsa, quello di chi avendo un puzzo sotto il naso, non lo tollerasse.
4 TENÉ A
UNO APPISO 'NCANNA o anche PURTÀ A UNO APPISO 'NCANNA
Ad
litteram: tenere uno appeso alla gola o anche portare uno appeso alla
gola Locuzione dalla doppia valenza: positiva e negativa; in quella
positiva si usa per significare di avere una spiccata preferenza per una
persona, quasi portandola al collo a mo' di preziosa medaglia benedetta; nella
valenza negativa la locuzione è usata
per indicare una situazione
completamente opposta a quella testé segnalata, quella cioé in cui una persona generi moti di repulsione e di fastidio a mo' di taluni pesanti, tronfi monili che messi al collo, finiscono per
infastidire chi li porti.Chiarisco qui che
per meglio determinare la valenza della
locuzione, quella positiva è segnalata
dall'uso del verbo purtà (portare), quella negativa dall'uso del verbo tené
(tenere).
5 -TENÉ A
QUACCUNO APPISO ALL'URDEMO BUTTONE D''A VRACHETTA
Ad
litteram:tenere qualcuno appeso all'ultimo bottone della apertura anteriore dei calzoni.
Id est:
Avere e mostrare aperta repulsione nei confronti di qualcuno al segno di considerarlo fastidioso elemento da poter - figuratamente
- sospendere, per vilipendio, all'estremo bottone della brachetta anteriore dei
calzoni.
6 -TENÉ A
QUACCUNO 'NCOPP' Ê PPALLE
Ad
litteram:tenere qualcuno sui testicoli
Id est: Cosí si esprime chi voglia fare intendere di nutrire
profonda antipatia ed insofferenza nei confronti di qualcuno al segno di ritenerlo, sia pure figuratamente, assiso
fastidiosamente sui propri testicoli.
7 -TENÉ 'A SARÀCA
DINT' Â SACCA o anche TENÉ 'A QUAGLIA SOTTO
Ad
litteram:tenere la salacca in tasca o anche avere
la quaglia sotto
Icastiche locuzioni,
usate alternativamente per indicare la medesima cosa e cioè quella di trovarsi
in una incresciosa situazione tentando
inutilmente di nasconder qualcosa ; nel primo caso infatti è impossibile celare di avere in
tasca una maleodorante salacca ; il suo puzzo l'appaleserebbe subito; nella
variante è ugualmente improbo, se non
impossibile nascondere di essere affetto da una corposa, voluminosa ernia (quaglia) inguinale .
8 -TENÉ 'A SCIORTA 'E
CAZZETTA: JETTE A PISCIÀ E SE NE CADETTE
Ad
litteram:tenere il destino di Cazzetta: si dispose a mingere ed il pene
cadde in terra.
Divertente
locuzione usata però a bocca amara da chi voglia significare di essere
estremamente sfortunato e perseguitato da una sorte malevola al segno di non potersi iperbolicamente
permettere neppure le piú normali funzioni fisiologiche, senza incorrere in
gravi, irreparabili disavventure
quali ad es. la perdita del pene.
9 -TENÉ 'A SCIORTA D''O PIECORO CA NASCETTE CURNUTO E MURETTE
SCANNATO
Ad
litteram:tenere il destino del montone che nacque becco e morí squartato.
Locuzione
che, come la precedente viene usata da chi si dolga del proprio infame destino,
qui rapportato a quello del montone che
nato cornuto (per traslato: tradito) finisce i suoi giorni ucciso.
10 -TENÉ
'A SALUTE D''A CARRAFA D''A ZECCA
Ad
litteram:tenere la salute (consistenza) della caraffa della Zecca.
Id est:
essere molto cagionevoli di salute al segno
di poter essere figuratamente rapportati alla estrema fragilità della ampolla
di sottilissimo vetro, (la cui capacità era di litri 0,727= ampolla che marcata, tarata e conservata
presso la Regia Zecca Napoletana era la unica atta ad indicare la precisa
quantità dei liquidi contenutied alla sua capacità
dovevano uniformarsi le ampolle poste in commercio.
11 -TENÉ
'A VOCCA SPORCA
Ad
litteram:tenere la bocca sporca Détto
di chi, per abitudine parli facendo uso continuato ed immotivato di volgarità
e/o parole sconce ed oscene al segno da restarne figuratamente con la
bocca sporcata.
12 - TENÉ
'E CHIRCHIE ALLASCATE
Ad
litteram:tenere i cerchi allentati Detto
di chi, vacillandogli la mente, sragioni o abbia vuoti di memoria, alla stregua
di una botte che per essersi allentati i
cerchi contentivi delle doghe, vacilla e
perde il liquido contenuto.
13 -TENÉ 'E GGHIORDE
Ad litteram:tenere la giarda Cosí ironicamente si usa dire di chi, pigro, infingardo e
scansafatiche mostri di muoversi con studiata lentezza, tardo e dolente
all'opera, quasi come i cavalli che affetti dalla giarda ne abbiano le giunture e il collo delle
estremità ingrossati al punto da esserne impediti nei movimenti.
14 -TENÉ 'E LAPPESE A QUADRIGLIÈ P''A CAPA
Letteralmente:
Avere le matite a quadretti per la
testa. Presa alla lettera la locuzione non significherebbe niente.
In realtà lappese a quadrigliè è la corruzione dell'espressione latina lapis
quadrellatum a sua volta corruzione parlata del classico lapis quadratum (o anche opus reticulatum); il lapis quadratum o lapis quadrellatum (donde lappese a quadriglié) fu un’antica tecnica di costruzione muraria
romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce laterali e
tenendo la base rivolta verso l'esterno,ed il vertice verso l'interno, di
piccole piramidi di tufo o altra pietra , per modo che chi guardasse il muro,
cosí costruito, avesse l'impressione di
vedere una serie di quadratini orizzontati diagonalmente.Questa costruzione
richiedeva notevole precisione, applicazione ed attenzione con conseguente sforzo mentale
tale da procurare fastidio e ... mal di testa per la tensione ed il nervosismo,
quelli che figuratamente sono indicati con la locuzione a margine.Ricorderò
che erroneamente qualche scrittore di cose
napoletane chiama in causa le matite o lapis propriamente detti, ed in
particolare una pubblicità d'inizio del
20° secolo che mostrava una testa su cui erano conficcate a mo' di raggiera
delle matite laccate a quadrettini neri e bianchi; ma atteso che la locuzione
in epigrafe è molto antecedente all'epoca di quando furono commercializzate le matite(
ca. 1790), ne discende che l'ipotesi è
da scartare.
15 - TENÉ 'E PPALLE
QUADRATE
Ad
litteram:tenere i testicoli quadrati. Icastico ed iperbolico modo di dire
usato ad encomio di chi appaia nel proprio agire solerte, pronto ed
attento, dotato di efficaci capacità mentali e/o operative
attribuite all'inusuale
quadratura dei suoi testicoli che risultano
sia pure figuratamente non banalmente sferici, ma addirittura cubici
richiamanti quella quadratura indice di facoltà mentali e/o operative superiori
alla media.
16 -TENÉ
'E PECUNE
Ad
litteram:tenere i pichi Espressione
che con valenza positiva viene riferita
a coloro che sebbene giovani di età, si mostrino moralmente cresciuti, intelligenti e capaci
di operare al di là del presagibile, quasi che non siano gli imberbi
adolescenti che l'anagrafe dice, ma a
mo' degli uccelli prossimi a metter le piume, mostrino di avere, figuratamente,
sparsi per il corpo
quei pichi propedeutici negli
uccelli allo spuntar delle piume
17 -TENÉ
'E PAPPICE 'NCAPA
Ad
litteram:tenere i tonchi in testa Id
est: sragionare, non connettere. Locuzione usata nei confronti di coloro che con parole o atti
adducano nei rapporti interpersonali, ragionamenti non consoni, assurdi,
sciocchi e pretestuosi, quasi fossero generati da teste i cui cervelli fossero
assaliti e lesi nelle capacità
raziocinanti dai tonchi quei minuscoli
insetti che talora infestano i cereali in genere e la pasta in particolare.
18 - TENÉ
'E PPIGNE 'NCAPO
Ad
litteram:avere le pigne in testa. Locuzione di identica valenza della
precedente, usata però quando si voglia intendere che la mancanza di
raziocinio è ritenuta esser
dovuta ad una ipotetica violenza subíta, come potrebbe esser quella di
sentirsi cadere in testa i duri
stròbili del pino.
19- TENÉ
'E RRECCHIE PE FFINIMENTE 'E CAPA
Ad
litteram:tenere le orecchie per guarnimento della testa. Divertente
locuzione di portata esattamente contraria alla precedente, che viene usata nei
confronti di chi sia cosí duro d'orecchio da fare ritenere i loro padiglioni
auricolari buoni solo per agghindare la
testa.
20 -TENÉ
FATTO A CQUACCUNO
Locuzione
impossibile da tradurre ad litteram, usata da chi voglia fare intendere di
avere completamente in pugno qualcuno, di tenerlo nella propria disponibilità,
avendolo quasi plagiato.
21-TENÉ
ARTETECA
Ad
litteram:stare in agitazione continua Detto soprattutto di ragazzi
irrequieti, instabili e vivaci in perenne movimento, incapaci di star fermi in
un luogo e adusi a stender le mani su tutto ciò che capiti nei loro pressi.La
parola arteteca, etimologicamente viene da un tardo latino: arthritica
con il significato nella restante parte dello stivale di artrite. mentre
nell'Italia meridionale vale irrequietezza quella che ad un dipresso si può
cogliere in chi (affetto da artrite) si agita in continuazione nel tentativo di
trovare una posizione antalgica per lenire i fastidiosi dolori muscolari che
l’artrite comporta.
22 - TENÉ
'MMANO
Ad
litteram: tenere in mano id est: attendere, rimandare, procrastinare,
quasi trattenendo nelle mani ciò che vorrebbe esser fatto súbito.
23 -TENÉ
'MPONT' Ê DDETE
Ad
litteram: tenere(qualcosa) sulla punta delle dita; id est: essere
pienamente padrone d'un'arte o mestiere, conoscendone a menadito la strada ed i tempi da seguire per ottenere
degni risultati o anche essere tanto esperto di una materia , conoscerla cosí
bene da averla quasi come propria
impronta digitale quella che si ricava appunto
dalle punte delle dita.
24 -TENÉ
'NA PIONECA 'NCUOLLO
Ad
litteram: tenere una miseria addosso; id est: essere o ritenersi di
essere perseguitati dalla malasorte , quasi vessati dalla sfortuna che si è quasi attaccata addosso a mo' di
seconda pelle.
25 -TENÉ N'
APPIETTO 'E CORE
Ad
litteram: avvertire una compressione toracica id est: trovarsi in uno stato di angoscia,
essere ansiosi al punto di avvertire il
cuore pulsare tachicardicamente nel
petto, quasi comprimendosi contro la gabbia toracica.
26 -TENÉ
'NU CHIUVO 'NCAPA
Ad
litteram: tenere un chiodo in testa id est:avere un'idea fissa che preoccupa ed
affanna tenuta per iperbole a mo' di
chiodo confitto in testa.
27 -TENÉ
'NFRISCO A CQUACCUNO
Ad
litteram: tenere in fresco qualcuno id est: fare attendere qualcuno
prima di provvedere ai suoi bisogni o desideri , oppure anche solo prima di
prestargli ascolto, lasciarlo in sospeso, senza curarsene, come di un cibo che
d'estate, prima d'esser consumato venga messo a refrigerare.
28- TENÉ
'NU PÍSEMO 'NCOPP'Ô STOMMECO/VERNECALE
Ad
litteram: tenere un peso sullo stomaco id est: avere la sgradevole
sensazione di portare un peso sullo stomaco, peso rappresentato - per solito -
da una grave contrarietà ricevuta e
risultata metaforicamente indigesta, sí da avvertirne il relativo peso sullo
stomaco.
29 -TENÉ
'O BBALLO 'E SAN VITO
Ad
litteram: essere affetto da còrea ed
estensivamente essere o mostrarsi
irrequieto ed instabile .
30 - TENÉ
'O CULO A BBUTTIGLIONE, A MMAPPATA, A PPURTERA, A MMANDULINO
Ad
litteram: avere il culo a forma di bottiglione, di pacco, di portiera, di
mandolino. Cosí, in vario modo si suole alludere alle diverse configurazioni del fondoschiena
femminile; la forma piú - diciamo - pregiata è ritenuta l'ultima: quella che
arieggia la struttura del mandolino; le altre tre forme si riferiscono alla
medesima sgraziata forma d’un fondoschiena eccessivamente vasto tale da potersi
volta a volta raffigurare come un bottiglione
(grossa bottiglia di grande capacità), o come una mappata ( ampio inviluppo di panni)(ed in tale accezione si fa
riferimento non solo al fondoschiena femminile di donne adulte, ma anche a
quello degli infanti spesso avviluppati nei pannolini) o infine come una purtera (custode di casa, che, per star
sempre seduta in guardiola,è accreditata di avere il fondoschiena largo e
schiacciato ).
31 -TENÉ
'O CULO A TTRE PPACCHE
Ad
litteram: avere il culo a tre natiche Atteso che la cosa è
anatomicamente impossibile, la locuzione è usata ironicamente, a mo' di
dileggio di ogni spocchioso, borioso saccente e supponente che si ritenga titolare di eccezionali doti e talenti fisici o morali che in realtà non
esistono, come è inesistente un culo con tre natiche; la locuzione è però
usata altresí con una punta d’invidia nei confronti di chi sia cosí fortunato
da essere appunto accreditato d’avere un fondoschiena (pensato sede della
buonasorte) vastissimo ed addirittura a tre natiche!
32 -TENÉ
'O CUORIO A PESONE
Ad
litteram: avere le cuoia a pigione id est: essere costretti a vivere a rischio
continuo, in modo precario, nelle mani della malasorte, in un clima di continua
incertezza, come chi - non essendo proprietario di alloggio, sia costretto a
prenderne uno in pigione al rischio di vedersi improvvisamente messo fuori dal
proprietario.
33 -TENÉ 'O
FFRÀCETO 'NCUORPO
Ad
litteram: avere il fradicio in corpo id est: portarsi dentro, tentando di non
appalesarle, ingenti carenze intellettive o morali, o - piú spesso - pessime
inclinazioni; va da sè che ci sia poco
da fidarsi di chi abbia tali carenze o inclinazioni.
34 -TENÉ 'O PIZZO SANO E 'A
SCELLA ROTTA
Ad
litteram: avere il becco integro e l'ala rotta Détto ironicamente di chi sia sempre pronto a prendere, ma accampi
scuse per esimersi dal dare . Al di là
del significato traslato, la locuzione si riferisce di per sé a chi sia sempre
pronto a mangiare e restio a lavorare.
35 - TENÉ
'E PPEZZE
Ad
litteram: avere le pezze id est:
essere ricco, disporre di molto danaro, atteso che qui il termine pezza non sta
a significare: straccio, ma - appunto - moneta; rammenterò che al tempo dei
Borbone, nel Reame di Napoli la pezza
era una ben identificata, grossa moneta
d'argento detta anche piastra del
valore di ben 15 carlini; l’essere in
possesso di tante piastre o pezze era indice di grande ricchezza.
36 -TENÉ
'E FRUVOLE PAZZE DINT' Ô MAZZO
Ad
litteram: avere le folgori pazze nel sedere Riferito soprattutto a
ragazzi irrequieti e chiassosi, recalcitranti ai freni ed in quanto tali ritenuti titolari di folgori pazze (tipo di
fuochi artificiali)allocate nel sedere,
che con il loro scoppiettío, costringono
i ragazzi a non stare fermi e ad agitarsi continuamente.
37 -TENÉ
'E SETTE VIZZIE D''A ROSAMARINA
Ad
litteram: avere i setti vizi del rosmarino Detto iperbolicamente di chi non sia ritenuto titolare di alcuna virtú,
anzi - al contrario - di troppi vizi
; tra i quali sono considerati
anche le eccessive voglie, i desideri, le richieste pressanti in
ispecie quelle di taluni incontentabili
ragazzi, ma anche di qualche adulto di sesso femminile.
La pianta
del rosmarino, arbusto aromatico che viene molto usato in cucina , ma anche
sfruttato in erboristeria per la
produzione di profumi, ed in farmacopea
- per le sue capacità terapeutiche, è ritenuto però ricca di vizi, che se non
sono sette come affermato nella locuzione in epigrafe, son comunque tanti: è
pianta che brucia con difficoltà , fa molto fumo e poca fiamma e dunque non
riscalda, quando brucia, contrariamente a ciò che avviene normalmente, putisce
ed irrita fastidiosamente gli occhi con il suo fumo.
38 -TENÉ
'O SFUNNOLO
Ad
litteram: avere lo stomaco sfondato Detto iperbolicamente di chi sia
cosí
tanto vorace ed insaziabile da mangiare
continuatamente ad immettendo tantissimo cibo nello stomaco, senza mai
satollarsi, quasi che lo stomaco fosse
sfondato e non fosse possibile riempirlo mai.
39 -TENÉ
'O STOMMACO 'MPIETTO E 'O VELLICULO Ô PIZZO SUJO.
Ad
litteram: avere lo stomaco nel petto(id est: nel torace) e l'ombellico al
suo (giusto) posto. Detto ironicamente di chi lamenti continui,gravi (ma -
in realtà –inesistenti) malanni.
brak
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