1 PARÉ 'O MARCHESE D''O MANDRACCHIO.
Letteralmente: sembrare il marchese del
Mandracchio. Id est: Tentare di darsi le arie di persona dabbene ed essere in
realtà di tutt'altra pasta. La locuzione, che viene usata per bollare un
personaggio volgare ed ignorante che si dia delle arie, millantando un
migliore ascendente sociale di nascita, si incentra sul termine Mandracchio
che non è il nome di una tenuta, ma indica solo la zona a ridosso del
porto(dallo spagnolo mandrache: darsena)frequentata da facchini e scaricatori
che non usavano di certo buone maniere ed il cui linguaggio non era certo
forbito o corretto.
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2 NCARISCE, FIERRO, CA TENGO N'ACO 'A VENNERE!
Letteralmente: oh ferro, rincara ché ò un
ago da vendere. E' l'augurio che si autorivolge colui che ha parva materia da
offrire alla vendita e si augura che possa riceverne il maggior utile
possibile. La locuzione è usata nei confronti di chi si lascia desiderare pur
sapendo bene di non aver grosse capacità da conferire in qualsivoglia
contrattazione.
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3 CHIANU CHIANO 'E CCÒGLIO E SENZA PRESSA, 'E VVÉNGO.
Letteralmente: piano piano li raccolgo e
senza affrettarmi li vendo. La locuzione sottolinea l'indolenza operativa di
certuni, che non si affrettano mai nè nel loro incedere, né nel loro operare
per portare a compimento alcunché.
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4 FÀ COMM’Ê FUNARE.
Agire come i fabbricanti di corde. Id est:
non fare alcun progresso né nello studio, né nell'apprendimento di un
mestiere. Quando ancora non v'erano le macchine ed i robot che fanno di
tutto, c'erano taluni mestieri che venivano fatti da operai ed esclusivamente
a mano. Nella fattispecie i cordari solevano fissare con i chiodi ad un asse
di legno i capi delle corde da produrre e poi procedendo come i gamberi le
intrecciavano ad arte. La locuzione prende in considerazione non i risultati
raggiunti ma solo il modo di procedere tenuto dai cordari
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5 DÀ ZIZZA PE GGHIONTA.
Letteralmente: dar carne di mammella per
aggiunta di derrata; pur trattandosi di un di piú generosamente concesso,esso è costituito da vile carne di mammella la cui concessione non è poi veramente positiva e
tutta l'espressione è da intendere in senso ironico ed antifrastico
equivalente ad accrescere un danno, conciar male qualcuno, cagionandogli
ulteriori danni.
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6 MA ADDÓ T'ABBÍE
SENZA 'MBRELLO?
Letteralmente: Ma dove ti dirigi senza
ombrello (se già piove?)? La domanda traduce sarcasticamente l'avvertimento
di non affrontare qualsivoglia situazione se non si è preparati e pronti,
armati cioè oltre che della buona volontà, degli strumenti atti alla bisogna
e a farti da scudo ove ne occorra il caso.
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7 MEGLIO ESSERE CAP' 'ALICE CA CORA 'E CEFARO.
Letteralmente: meglio (esser) testa di alice
che coda di cefalo. Id est: meglio comandare, esser primo sia pure in un
ristretto consesso, che ultimo in un'imponente accolta.
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8 SE PIGLIANO CCHIÚ MOSCHE CU 'NA GOCCIA 'E MÈLE, CA CU 'NA VOTTA 'ACITO.
Letteralmente: si catturano più mosche con
una goccia di miele che con una botte di aceto. Id est: i migliori risultati,
i più sostanziosi si ottengono con le manieri dolci, anziché con quelle
aspre.
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9 A PPAVÀ E A MMURÍ, QUANNO CCHIÚ TTARDE SE PO’.
A pagare e a morire quando piú tardi sia possibile. Trattandosi di due faccende dolorose, la
filosofia popolare le à accomunate, consigliando di procrastinarle ambedue
sine die.
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10 SI 'O CIUCCIO NUN VO’ VEVERE AJE VOGLIA D''O SISCÀ.
Letteralmente: se l'asino non vuol bere,
puoi fischiare quanto vuoi per invitarlo a bere, non otterrai nulla. La
locuzione viene usata quando si voglia sottolineare la testarda mancanza di
volontà di qualcuno, stante la quale tutte le esortazioni sono vane...
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11 ARIA SCURA E FFÈTE 'E CASO!
Letteralmente: Aria torbida che puzza di
formaggio. Lo si dice a salace commento di errate affermazioni di qualcuno
che abbia confuso situazioni diverse tra di loro e le abbia messe in
relazione incorrendo in certo errore come accadde a Pulcinella che,
confondendo la porta della dispensa con la finestra, si espresse con la frase
in epigrafe...
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12 CHI TÈNE CCHIÚ SSANTE VA 'MPARAVISO.
Letteralmente: Chi ha più santi va in
Paradiso; ma è chiaro che la locuzione non si riferisce al premio eterno, ma
molto più prosaicamente ai beni terreni,a prebende e posti di comando e ben
remunerati; e i santi - manco a dirlo - non sono quelli che hanno praticato
in maniera eroica le virtù cristiane, ma molto più semplicemente coloro che
son capaci di dare una spinta, di raccomandare o - come eufemisticamente si
dice oggi, di segnalare qualcuno a chi gli possa giovare nel senso
suaccennato.
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13 I' TE CUNOSCO PIRO A LL' UORTO MIO.
Letteralmente: Io ti conosco pero nel mio
orto. Id est: Io conosco bene le tue origini e ciò che sei in grado di
produrre; non mi inganni: perciò è inutile che tenti di far credere di esser capace
di mirabolanti o produttive imprese... La cultura popolare attribuisce le
parole in epigrafe ad un contadino che si era imbattuto in una statua di un
Cristo circondata di fiori e ceri. Il popolino aveva attribuito alla statua
poteri taumaturgici, ma il contadino che sapeva che la statua era stata
ricavata da un suo albero di pero, tagliato perché improduttivo, apostrofò la
statua con le parole in epigrafe, volendo far intendere che non si sarebbe
fatto trasportare dalla credenza popolare e conoscendo le origini del Cristo
effiggiato, non gli avrebbe tributato onori di sorta.
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14 ESSERE FETENTE DINT' A LL' OSSA.
Letteralmente: essere fetente fin dentro le
ossa. Id est: appalesarsi perfido, spregevole, di animo cattivo, ma non solo
esteriormente quanto fin dentro la quintessenza dell'essere.
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15 'O PATATERNO DÀ 'O PPANE A CHI NUN TÈNE 'E DIENTE E 'E
VISCUOTTE A CCHI NUN S''E PPO’ RUSECÀ...
Letteralmente: Il Signore concede il pane a
chi non tiene i denti e i biscotti a chi non può sgranocchiarli... Id est:
Spesso nella vita accade di esser premiati oltre i propri meriti o di venire
in possesso di fortune che si è incapaci di gestire.
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16 'ACARCIOFFOLA S'AMMONNA A 'NA FRONNA Â VOTA.
Letteralmente: il carciofo va mondato
brattea a brattea. Id est: le cose vanno fatte con calma e pazienza, se si
vogliono ottenere risultati certi bisogna procedere lentamente e con
giudizio.
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17 ACQUA SANTA E TTERRA SANTA, PURE LOTA FANNO.
Letteralmente: acqua santa e terra santa
pure fango fanno. Id est: l'unione di due cose di per sè buone, non è detto
che non possano produrre effetti spiacevoli. Lo si dice con riferimento alla
società di due individui che, presi singolarmente, mai farebbero sospettare
esser capaci di produrre danno e che invece, uniti producono grave nocumento
ai terzi.
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18 CHI SE METTE PAURA, NUN SE COCCA CU 'E FFEMMENE BBELLE.
Letteralmente: chi ha paura, non va a letto
con le donne belle. E' l'icastica trasposizione dell'algido toscano: chi non
risica, non rosica. Nel napoletano è messo in relazione il comportamento
coraggioso, con la possibilità di attingere la bellezza muliebre, che è un
gran bello rosicchiare.
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19 ESSERE 'O RRE CUMMANNA A SCOPPOLE.
Letteralmente. essere il re comanda a
scappellotti. Così è detto chi voglia comandare o decretare maniere
comportamentali altrui senza averne né l'autorità certificata, né il carisma
derivante da doti morali o conclamate esperienze, un essere insomma che
potrebbe comandare giusto ai ragazzini, magari assestando loro qualche
scappellotto, per essre ubbidito.
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20 CCA SOTTO NUN CE CHIOVE!
Letteralmente: Qui sotto non ci piove.
L'espressione, tassativamente accompagnata dal gesto dell' indice destro
puntato contro il palmo rovesciato della mano sinistra, sta a significare che
oramai la misura è colma e non si è più disoposti a sopportare certe prese di
posizioni o certi comportamenti soprattutto di certuni che sono adusi a voler
comandare, impartire ordini et similia, non avendone né l'autorità, né il
carisma; la locuzione è anche usata col significato di: son pronto a render
pane per focaccia , nei confronti di chi à negato un favore, avendolo invece
reiteratamente promesso.
Brak
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