‘O PURCIELLO ‘E SAN GIUANNE
Mi è stato chiesto, via e-mail, dal caro amico A. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrare una strofetta ancóra in uso negli anni ’50 del 1900. L’accontento augurandomi d’essere esauriente.
Ecco la strofetta:
“Scinne, scinne purciello ‘e San Giuvanne,
è arrivato ‘o cusutore e tt’à purtato ‘nu cazone,
‘nu cazone fatto a vvunnella
scinne, scinne purciello miu bello!”.
Penso che, fatta eccezione per la parola “cusetore” che indica il sarto, sia inutile la traduzione della strofetta che è intellegibilissima. Rammento che la strofetta veniva canticchiata dai monelli d’antan che dal principiare del mese di giugno, verso il tramonto, sino ai giorni antecedenti alla festa di san Giovanni [24 giugno] andavano alla caccia di un particolare tronfio scarabeo maschio di color bruno-rossiccio provvisto,sulla testa, di una specie di corno;allorché si riusciva a prendere uno di questi animaletti volanti tutti maschi,gli si legava un filo di cotone al corno e liberandolo si otteneva una sorta di aquilone semovente e ci si giocava.
Al pingue coleottero di cui dico, classificato nel Linneo come Amphimallon solstitiale, altrove noto come giugnolino, nel napoletano fu dato il nome di purciello ‘e san Giuanne (porcello di san Giovanni) oppure vaccariello ‘e san Giuanne (mucchino[perché maschio]di san Giovanni) giacché era intorno ai 24 di giugno [festività di san Giovanni] che l’animaletto terminava il suo ciclo vitale e tendeva a sparire.
Equi penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. A. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e, piú genericamente, chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
Raffaele Bracale
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