mercoledì 28 dicembre 2011

ZITTIRE E DINTORNI.

ZITTIRE E DINTORNI.
Ancóra una volta faccio sèguito ad una richiesta fattami dall’amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi di illustrare le locuzioni napoletane usate nell’eloquio popolare per rendere il verbo italiano dell’epigrafe. Comincerò con il dire che il verbo zittire dell’italiano è un verbo transitivo che vale: 1 far tacere qualcuno emettendo un sibilo sordo, emettere con la bocca un sibilo sordo per far tacere qualcuno, e spec. un oratore, un attore, un cantante e sim., o per manifestargli la propria disapprovazione:: il pubblico insofferente zittí l'attore | far ammutolire, togliere la parola: il padre lo zittí con uno sguardo (non com.) appena il tenore prese una stecca, il pubblico cominciò a zittire
2 tacere, far silenzio: alle sue parole tutti zittirono. Questo verbo etimologicamente è un denominale di zitto (voce onomatopeica)= silente, muto, silenzioso, tacito, tranquillo.
Nel napoletano non esiste un unico verbo che renda lo zittire dell’italiano e per esprimere il medesimo concetto soprattutto in forma imperativa si fa ricorso ad una delle locuzioni che seguono di cui la prima fa uso dell’aggettivo zitto che segue l’imperativo statte/ stateve= stai/state
ottenendosi un’ingiunzione perentoria Statte zitto oppure Stàteve zitte = zittisci/taci oppure zittite/tacete talora addizionati dal perché dell’intimazione: ca m’hê/m’âte fatto ‘na capa tanta = giacché m’ài/m’avete riempito(di chiacchiere) la testa.
Al posto dello Statte zitto oppure Stàteve zitte talora
si usa un’ espressiva, incisiva, efficace, locuzione che suona:
Appíla ca esce feccia!
Letteralmente: tura giacché (ormai) esce feccia. Questo per il vero è il comando imperioso dato dall'oste al garzone che stia aiutandolo a travasare il vino affinché ponga lo stoppaccio o zipolo alla botte quando, oramai vuotata, questa comincia a metter fuori la feccia o (in gergo) la mamma del vino; per traslato è il caustico ed imperioso comando che a Napoli si suole dare a chi - colloquiando - cominci a metter fuori sciocchezze o, peggio ancora, offese gratuite.
Allorché poi non sia sufficiente uno deli modi già illustrati per indurre al silenzio qualcuno gli si può animosamente imporre un
Parla sulo quanno piscia 'a gallina!
Ad litteram: Parla solo quando orina la gallina! Perentorio icastico monito rivolto a chi (e segnatamente arroganti, saccenti o supponenenti) si voglia indurre al silenzio e a non metter mai lingua nelle faccende altrui; monito che è rivolto, prendendo (però erroneamente) a modello la gallina che pur non possedendo uno specifico organo deputato all’uopo, non è vero che non orini mai, ma compie le sue funzioni fisiologiche in un'unica soluzione attraverso un organo onnicomprensivo detto cloaca.
Infine allorché si voglia mettere a tacere qualcuno in modo piú tassativo, indiscutibile, energico, imperioso, autorevole, fermo e deciso gli si puó imporre un categorico
Nchiure ‘o cesso e ttira ‘a catena!
che ad litteram è : Poni il coperchio sulla tazza del gabinetto ed aziona la catena(dello sciacquone) ! Trattasi di un icasticissimo, ancorché volgare monito rivolto a coloro (e segnatamente arroganti, saccenti o supponenenti) si voglia invitare a non metter mai lingua nelle faccende altrui e si voglia anzi indurli al totale silenzio atteso che quanto promana dalla loro bocca si sostanzia sempre in sciocchezze, stupidaggini, scemenze, insensatezze, scempiaggini, bestialità, fesserie quando non addirittura stupidità, idiozie, imbecillità, cretinerie, stoltezze tali da potersi appaiare a degli scarti intestinali la cui pertinenza è appunto il gabinetto, la latrina,la toilette, il bagno che ne restano lordati come lordata ne resta la bocca di chi profferisse quelle stupidità di cui occorresse ripulirsi.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e chi forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale

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