DUE ESPRESSIONI MINACCIOSE
Mi è stato chiesto, via e-mail, dal
caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per
illustrare significato e portata delle seguenti
due locuzioni: 1.SIENTE MUNTEVERGINE
2. Allo sfrio sient' l'addore! che
piú correttamente è da completare, nella sua accezione
originaria[trattandosi di un dialogo]
con la risposta: Gli ò cosí testualmente risposto
venendo alla spiegazione:
Si tratta in ambedue i casi di una non tanto velata minaccia fatta a chi
infastidisca o gabbi il prossimo. 1)Nel primo caso la minaccia è rivolta a chi
agisca spavaldamente con arroganza, impertinenza, insolenza etc. non temendo eventuali reazioni/busse che,
invece gli vengono prospettate con il termine eufemistico di <castagne>,
al sg. castagna che in napoletano è un s.vo f.le[dal lat. castanea , der. del
gr. kástanon "castagna,
castagno"]; al pl. <castagne>, valgono per traslato [semanticamente da
ricondurre al fatto che la castagna, frutto del castagno, è protetta da uno spinoso infido
riccio] generiche pericolose percosse o anche imprecisati,
dannosi guai ed alibi anche errori donde
l’espressione piglià ‘ncastagna= cogliere in fallo.Interessante è
l’accostamento tra Montevergine ed il
frutto del castagno; in realtà il piú rinomato luogo di produzione campano di
castagne è Montella, non Montevergine che però viene usato nell’espressione
perché è a Montevergine nei pressi del
santuario omonimo che c’è lo smercio piú proficuo di gustosissime castagne infornate vendute
infilzate in tipiche collane di spago.
2) Nel secondo caso la minaccia è
rivolta a chi credendosi furbo agisca
proditoriamente in dànno altrui,
mai sospettando che gli si possa rispondere pan per focaccia, cosa che invece
gli vien prospettata con l’espressione
espressione che in origine fu sulle
labbra di un disonesto pescivendolo che aveva ceduto ad un povero prete un pesce
tutt' altro che fresco e richiesto dall'avventore intorno alla bontà della
merce mentiva ed anzi lo prendeva in giro quasi vantandosi di avergli dato una fregatura asserendo che
l'odore del pesce fresco si sarebbe manifestato al momento di cucinarlo, ma il
furbo sacerdote , che aveva capito tutto e lo aveva ripagato con danaro falso,
gli replicò per le rime dicendogli che
al momento che avesse tentato di scambiare la moneta ricevuta, avrebbe avuto la
cattiva ventura di doversene dolere in quanto si sarebbe accorto della falsità
del danaro. Questa la storiella popolarmente riportata, tuttavia non è da
escludere che le cose siano andate diversamente e cioè che sia stato il curato
a tentare di acquistare merce con denaro falso e che lo scaltro pescivendolo, accortosene, lo abbia ripagato
con merce avariata!La locuzione, al completo di battuta e risposta, è oggi usata nei confronti di chi pensa di aver
furbescamente dato una fregatura a qualcuno e non intende di esser stato
ripagato con medesima moneta...
E qui penso di poter far punto convinto
d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. M. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in queste due paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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