lunedì 25 agosto 2008

JACOVELLA/ JACUVELLA/GHIACOVELLA

JACOVELLA/ JACUVELLA/GHIACOVELLA
La parola napoletana in epigrafe è termine antichissimo, presente fin dal sec. XIV e ss., già preso in esame e contenuto nell’ Elenco di parole napoletane (primo modesto tentativo di dar vita ad un vocabolario della lingua napoletana), elenco che Colantonio Stigliola (1548 -1623) mise in appendice alla sua versione in lingua napoletana dell’ Eneide.
Pur essendo antichissimo, il termine non è però desueto ed ancora vive nell’uso quotidiano in tutta l’area linguistica campana, radicato principalmente sia nell’ alta Irpinia che nel napoletano. Amplissimo il ventaglio dei significati che partendo dal comportamento superficiale, cosa poco seria,modo di agire che genera confusione, inconcludenti tira e molla, giungono all’ intrigo, pretesto, banale astuzia, sotterfugio teso a perder tempo, a giocherellare, a cincischiare, nel tentativo di defilarsi per non compiere qualcosa di molto piú serio; anticamente il vocabolo che sto esaminando fu usato anche per indicare dispettucci da innamorati, vezzi, moine, tenerezze da innamorati, quegli stessi dispettucci, ma pure vezzi, moine, tenerezze che – come vedemmo altrove – erano detti anche vruoccole o cicerannammuolle; piú spesso comunque la jacovella/jacuvella/ ghiacovella indicò la trama, l’intrigo, la gherminella piú o meno sciocca, buffonesca, cialtronesca, sempliciotta.

Per ciò che attiene all’etimologia di jacovella/jacuvella/ ghiacovella, questa volta devo dissentire da quanto proposto dall’ amico il dotto avv.to Renato de Falco, attivissimo esperto di cose napoletane il quale per jacovella/ ghiacovella rifiutando altre piú accolte e convincenti etimologie, ipotizza una culla latina, chiamando in causa uno strano jaculum= dardo dandone però una connessione semantica a jacovella che mi pare troppo inconferente se non addirittura pretestuosa…
Non so come sia accaduto, ma questa volta reputo che l’amico Renato – solitamente preciso ricercatore – sia stato un po’ superficiale e si sia lasciato sfuggire che la parola jacovella/ ghiacovella nacque in ambito teatral-marionettistico per identificare le gherminelle, le azioni sceniche quasi sempre condite di paure e timori di un tal Giacomino (in dialetto Jacoviello diminutivo di Jacovo id est Giacomo che poi altro non era che l’adattamento del nome proprio francese Jacque, nome con il quale colà si soprannominò il contadino sciocco, pauroso e semplicione, contadino che in tal veste entrò nel teatro popolare ed in quello delle marionette dove fu Jacovo o Jacoviello e le sue azioni furono le jacovelle o, con diversa scrittura, le ghiacovelle. E tali azioni furon prese a modello per identificare tutte quelle elencate in principio.Rammenterò a margine di tutto ciò che il comportamento di tale Jacovo/Giacomo ← Jacque (dal cui nome fu tratto quello di jaque/jaquette= in italiano giacca/giaccheta usato per indicare un tipo di giubba indossata da quel contadino) fu preso a modello e trasferito nell’inteso popolare dove con la locuzione fare giacomo giacomo si rappresenta l’essere tremabondi, impauriti di tutti coloro che agiscono davanti ai pericoli come quel contadino sciocco, pauroso e semplicione al quale in iscena tremavano le gambe.
Non so cosa abbia spinto Renato de Falco, per la voce jacovella/ghiacuvella a scartare l’ipotesi Jacovo e a proporre il latino jaculum.
Ma è rimasto solo!
F. D’Ascoli (parce sepulto!), C. Jandolo e recentemente M. Cortelazzo propendono in coro ,ed indegnamente io con loro, per una degradazione semantica del nome proprio Giacomo – Jacovo.
Et de hoc satis.
Raffaele Bracale

1 commento:

Armando Pesce ha detto...

grazie lello! era una vita che cercavo questa etimologia.