AĺZA, CA VENONO ‘E GGUARDIE
Ad litteram: alza (la merce e portala via giacché possono giungere i rappresentanti della forza,(sequestrarti la merce e contravvenzionarti.) Locuzione usata un tempo quando a Napoli era vivo e fiorente il contrabbando d’ogni genere e si volesse consigliare il venditore a portar via la merce per non incorrere nei rigori della legge rappresentata dai suoi tutori che qualora fossero intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che elevare pesanti contravvenzioni.
Oggi la locuzione è usata, in maniera traslata, quale pressante invito rivolto ad un inopportuno interlocutore, a liberarci della sua sgradevole e sgradita presenza anche se costui non abbia merce da portar via né si paventi reale intervento di polizia municipale o altri tutori della legge.
aíza =alza, tira su voce verbale (2° pers. sing. imperativo) dell’infinito aizà=alzare dal lat. volg. *altiàre denominale da altus; da *altiàre l’antico napoletano trasse un auzare/auzà→ aizà come del resto altus diede auto donde con epentesi di una v eufonica, àvuto→àveto= alto;
gguardie plurale di guardia = qualsiasi rappresentante della forza (vigili municipali, agenti di polizia dello Stato, agenti delle carceri etc.) etimologicamente derivato attraverso l’identico portoghese guardia dal francone *wardon 'stare in guardia'; cfr. ted. warten 'custodire' e Warte 'vedetta'.
Raffaele Bracale
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