Fà ‘o farenella o anche ‘o don Liccardo.
Ad litteram: fare l’infarinato o anche il don Riccardo. Ambedue le espressioni indicano l’atteggiamento del lezioso bellimbusto, dello svenevole vagheggino del manierato cicisbeo. Va rammentato che la prima espressione che chiama in causa un farinella non si riferisce, come erroneamente ritenuto da molti, a quel Carlo Broschi soprannominato Farinelli evirato cantore settecentesco che calcò a lungo le scene romane e napoletane; si riferisce piuttosto al fatto che, temporibus illis, in campo teatrale, l’assegnazione dei ruoli era estremamente rigida e tra gli attori esisteva una spiccata specializzazione in forza della quale le parti di innamorato, di galante bellimbusto erano affidate sempre al c.d. attor giovane anche quando anagraficamente non lo fosse piú; allora, per lenire le offese del tempo che si notavano soprattutto sul viso, l’attor giovane che non fosse piú tanto giovane doveva ricorrere ad un pesante trucco ottenuto mediante l’ausilio di apposite ciprie che però spesso venivano sostituite, dato il loro esorbitante costo, con la piú economica farina. Il don Liccardo della seconda locuzione è usato con riferimento ad alcune commedie settecentesche dove agiva un personaggio di questo nome che, nel ruolo del “brillante”, si comportava da svenevole bellimbusto, lezioso innamorato.
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