mercoledì 8 maggio 2013
AIZZARE, SOBILLARE
AIZZARE, SOBILLARE
Questa volta, anche per rispondere ad una precisa richiesta pervenutami dall’amico P.D.F. del quale per ragioni di riservatezza mi limito ad indicare le sole iniziali delle generalità, vorrei esaminare i verbi che traducono nell’idioma napoletano, quelli toscani in epigrafe.
E, come ò fatto altrove, comincerò con l’esaminare brevissimamente significato ed etimo dei vocaboli toscani; aizzare: incitare all'offesa o alla violenza; istigare, provocare, stimolare: chiaramente forgiato sul termine izza,variante di stizza che son dal longobardo hizza = bollore; sobillare: istigare, incitare nascostamente alla ribellione, a manifestazioni ostili, che etimologicamente è dal basso latino:subilare per il classico sibilare = fischiare (col fischio si incitavano le bestie da soma, perché camminassero).
Ciò detto veniamo ad elencare e spiegare i verbi napoletani che ad un dipresso traducono quelli toscani; essi sono:
- allessà/allissà che è esattamente lo stimolare, incitare, adizzare ed etimologicamente son forgiati sul medesimo longobardo hizza del toscano aizzare, se non denominale del latino rectus che à dato arrezzà/arrizzà da cui per dissimilazione erre→elle, allessà/allissà (in fondo l’eccitazione sessuale che in napoletano si rende con il verbo arrezzà = rendo ritto, è pur sempre frutto di una stimolazione, di un incitamento etc.
- assaià o pure ‘nzaià (da non confondere con ‘nzagnà che significa: salassar, cavar sangue ed è dallo spagnolo in + sangrar) sono l’incitare, l’istigare e segnatamente l’addestrare sia pure al male ed al peggio e discendono per li rami dello spagnolo ensayar =addestrare.
- Buttizzà : incitare, sobillare, pungere con le parole stimolando al male, è dal francese bouter = punzecchiare e simili.
- ‘mbuttunà: che di per sé sta per imbottire, farcire e per traslato incitare, istigare, quasi farcendo di cattiverie ed informazioni malevole chi si voglia sobillare o aizzare; etimologicamente o dallo spagnolo embotir che però à dato piú che il partenopeo ‘mbuttunà, l’italiano imbottire= riempire come una botte,o per dissimilazione elle> enne da un tardo latino in + bottulare.
- ‘mmezzià: riferire dicerie e maldicenze o piú esattamente:suggerire azioni e/o pensieri malevoli e quindi: istigare; etimologicamente da riferire ad un tardo latino invitiare deverbale d’un in illativo + vitium = spingere ad azioni malevoli; qualcun altro propenderebbe per un ipotetico e peraltro non accertato basso latino in+malitiare= spingere alla malizia; ma non si comprendono i motivi per lasciare una via certa e percorrerne una incerta nemmeno tanto agevole semanticamente parlando, non essendovi gran che di differente tra il vitium richiamato dalla prima e la supposta malitia della seconda.
- ‘mpuzà: incitare, sobillare, istigare, aizzare, sospingere con veemenza; etimologicamente da un tardo latino impulsare, iterativo del classico impellere= spingere.
- nciucià: che è il diffondere ad arte, al fine di aizzare ed istigare, cattiverie e maldicenze, seminar discordie o piú semplicemente spettegolare propalando chiacchiere per il tramite dei cosiddetti nciuci (intrighi e pettegolezzi che creano attrito tra le persone); lo nciucio da cui il verbo esaminato è chiaramente lemma onomatopeico formato premettendo una n eufonica[che non necessita di aferesi] alla voce ciu-ciù riproducente le chiacchiere di chi spettegoli.Rammenterò che dal napol. nciucià, voce onomat., che significa anche 'parlottare segretamente', la lingua nazionale, sia pure nell’uso giornalistico à tratto in maniera erronea [in quanto à ritenuto la n d’attacco aferizzata in quanto residuo di un in] la parola inciucio nel significato di accordo politico non lineare, frutto di un compromesso.
- ‘nzamà: letteralmente sta per sciamare o meglio l’irritare con il fumo le api affinché sciamino via dalle arnie e permettano la raccolta del miele; estensivamente è il verbo che connota ogni azione tesa ad istigare sobillar in qualunque modo qualcuno per indurlo ad un quid il piú delle volte in danno di terzi. Etimologicamente ‘nzamà come il toscano sciamare è da un portoghese examear, cui non è estraneo il latino examen (sciame).
- ‘nzurfà: letteralmente starebbe per insolfare, coprire di zolfo, ma è il suo significato estensivo di seminar discordia che ci interessa atteso che etimologicamente il verbo piú che derivato di zolfo, è da riallacciare al latino insufflare nel suo significato di soffiare su come fa chi semina discordia soffiando sul metaforico fuoco del contendere per farlo vieppú aumentare.
- ‘nteretà /‘nterrettà e la sua variante ‘nzerrettà che sono: irritare, aizzare,incitare, istigare, esasperare; le tre voci vengono dal basso latino irritare( propriamente il ringhiare del cane quando sia istigato) intensivo, frequentativo di irrire .
- Sciuscià: propriamente soffiare e dunque sobillare, istigare, quasi come il precedente ‘nzurfà e come questo da un composto del verbo sufflare, qui exsufflare e lí insufflare.
- Spunzunà: ad litteram sta per: pungolare con un punzone e quindi irritare,spingere, sobillare; il verbo, con tipica prostesi di una esse intensiva , viene da un latino: punctare frequentativo di pungere.
- Stezzí: ad litteram: stizzire ed estensivamente eccitare, aizzare, spingere all’ira o stizza; etimologicamente dal greco stízein = pungere
Però nel colorito modo d’esprimere napoletano oltre che con i verbi or ora esaminati ci si serve di un’icastica espressione che suona: Mettere 'o ppepe 'nculo â zòccola.
Letteralmente: porre, introdurre pepe nel deretano di un ratto. Figuratamente: Istigare,sobillare, metter l'uno contro l'altro. Quando ancora si navigava, capitava che sui bastimenti mercantili, assieme alle merci solcassero i mari grossi topi, che facevano gran danno. I marinai, per liberare la nave da tali ospiti indesiderati, avevano escogitato un sistema strano, ma efficace: catturati un paio di esemplari, introducevano un pugnetto di pepe nero nell'ano delle bestie, poi le liberavano. Esse, quasi impazzite dal bruciore che avvertivano si avventavano in una cruenta lotta con le loro simili. Al termine dello scontro, ai marinai non restava altro da fare che raccogliere le vittime e buttarle a mare, assottigliando cosí il numero degli ospiti indesiderati. L'espressione viene usata con senso di disappunto per sottolineare lo scorretto comportamento di chi, in luogo di metter pace in una disputa, gode ad attizzare il fuoco della discussione...
E qui faccio punto,convito d’aver risposto adeguatamente alla richiesta dell’amico P.D.F., d’avere interessato qualcun altro dei miei consueti ventiquattro lettori e pensando di non aver dimenticato nessuno dei verbi napoletani che traducono quelli, italiani, dell’epigrafe. Se inopinatamente fosse accuduto, chiedo venia! Satis est.
Raffaele Bracale
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