mercoledì 8 maggio 2013

JACOVELLA/JACUVELLA/GHIACOVELLA

JACOVELLA/JACUVELLA/GHIACOVELLA Le parole in epigrafe sono tre rappresentazioni morfologiche leggermente diverse di un’ unica voce, termine antichissimo, presente fin dal sec. XIV e ss., già preso in esame e contenuto nell’ Elenco di parole napoletane (primo modesto tentativo di dar vita ad un vocabolario della lingua napoletana), elenco che Colantonio Stigliola (Nola1548 -†Napoli1623) mise in appendice alla sua versione in napoletano dell’ Eneide. Pur essendo antichissimo, il termine non è però desueto ed ancora vive nell’uso quotidiano in tutta l’area linguistica campana, radicato principalmente sia nell’ alta Irpinia che nel napoletano. Amplissimo il ventaglio dei significati che partendo dal comportamento superficiale, cosa poco seria,modo di agire che genera confusione, inconcludenti tira e molla, giungono all’ intrigo, pretesto, banale astuzia, sotterfugio teso a perder tempo, a giocherellare, a cincischiare, nel tentativo di defilarsi per non compiere qualcosa di molto piú serio; anticamente il vocabolo che sto esaminando fu usato anche per indicare dispettucci da innamorati, vezzi, moine, tenerezze da innamorati, quegli stessi che – come vedemmo alibi – erano detti anche vruoccole o cicerannammuolle; piú spesso comunque la jacovella, jacuvella o ghiacovella indicò la trama, l’intrigo, la gherminella piú o meno sciocca, buffonesca, cialtronesca, semplicistica. Per ciò che attiene all’etimologia di jacovella/jacuvella/ ghiacovella, questa volta devo dissentire da quanto proposto dall’ amico il dotto avv.to Renato de Falco, attivissimo (ad ottant’anni suonati!) esperto di cose napoletane il quale per la voce in esame, rifiutando altre piú accolte e convincenti etimologie, ipotizza una culla latina, chiamando in causa uno strano jaculum= dardo dandone però una connessione semantica a jacovella che mi pare troppo inconferente se non pretestuosa… Non so come sia accaduto, ma questa volta reputo che l’amico Renato – solitamente preciso ricercatore – sia stato un po’ superficiale e si sia lasciato sfuggire che la parola jacovella/ jacuvella/ ghiacovella nacque in ambito teatral-marionettistico per identificare le gherminelle, le azioni sceniche di un tal Giacomino (in dialetto Jacoviello diminutivo di Jacovo id est Giacomo che poi altro non era che l’adattamento del nome proprio francese Jacque, nome con il quale colà si soprannominò il contadino sciocco e semplicione, contadino che in tal veste entrò nel teatro delle marionette dove fu Jacovo o Jacoviello e le sue azioni furono le jacovelle jacuvelle o, con diversa scrittura, le ghiacovelle. E tali azioni furon prese a modello per identificare tutte quelle elencate in principio. A titolo di curiosità rammento altresí che dall’originario nome francese Jacque si trasse la voce giacchetta che era il tipo di indumento pratico e non ricercato indossato dai contadini. Non so cosa abbia spinto Renato de Falco a scartare l’ipotesi Jacovo e a proporre il latino jaculum. Ma è rimasto solo! F. D’Ascoli, C. Jandolo e recentemente M. Cortelazzo propendono in coro ,ed indegnamente io con loro, per una degradazione semantica del nome proprio Giacomo – Jacovo. A margine di tutto rammento che anche l’espressione fà jacovo, jacovo (cioè far giacomo giacomo) riferito all’atteggiamento di chi in preda alla paura tremi nelle gambe, deriva appunto da uno dei consueti modi di deambulare di quello sciocco e semplicione personaggio che fu il contadino francese Jacque da noi Jacovo/Giacomo. Et de hoc satis. Raffaele Bracale

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