TENÉ
‘A TERÒCCIOLA e dintorni.
Espressione intraducibile ad litteram nel senso che le
attribuisce l’inteso comune napoletano che la usa a dileggio di chi
(soprattutto donna) sia cosí tanto ciarliero, prolisso, loquace ed addirittura logorroico nonché verboso ed, a maggior disdoro, lo faccia con
voce sgradevole, stridula e metallica riproducente quasi quello di una
stridente carrucola; in effetti la voce
teròcciola, con etimo dal latino
trochlea [macchina con girella per issare pesi] che è dal greco trochilía
indica in napoletano in primis la
carrucola, l’argano, il verricello e solo per traslato [semanticamente da
riferire al fastidioso suono continuo
della carrucola in azione] indica, come nel caso in esame, la verbosità,
loquacità o logorrea d’una persona. Rammento in coda a quanto détto che ci sono
almeno due datate espressioni nelle quali il termine teròcciola è usato nel suo
significato primo e sono 1) Ô TIEMPO
D’’E CAZUNE A TERÒCCIOLE. 2) PARÉNO ‘A FUNA I ‘A TERÒCCIOLA
Le illustro; la
prima vale ad litteram: Al tempo dei
calzoni con le carrucole. Espressione usata a Napoli per dire che ciò di cui si
sta parlando risale ad un tempo antichissimo, di cui si è quasi perso la memoria di talché non vale forse la pena di ricordarsene atteso che si tratta di cose impossibili da riprodurre o
riproporre; con tale espressione
infatti ci si sta riferendo alla memoria di tempi lontani, anzi remoti quali quelli in cui
le braghe erano sorrette da grosse bretelle di cuoio, regolate da piccole carrucole
metalliche.
E passiamo alla seconda che ad litteram vale Sembrano la
fune e la carrucola. cioè:vanno di pari
passo, stanno sempre insieme, espressione usata in riferimento a tutti coloro che, sceltisi un amico o un compagno, non se ne separano quasi mai andando sempre di pari passo, stando sempre insieme come càpita appunto per l’argano e la relativa fune che vengono usate dall’artiere delegato di
concerto durante il lavoro giornaliero.
Brak
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