domenica 13 agosto 2017

VARIE 17/818





TENÉ ‘A TERÒCCIOLA e dintorni.
Espressione intraducibile ad litteram nel senso che le attribuisce l’inteso comune napoletano che la usa a dileggio di chi (soprattutto donna) sia cosí tanto ciarliero, prolisso,  loquace ed addirittura logorroico nonché  verboso ed, a maggior disdoro, lo faccia con voce sgradevole, stridula e metallica riproducente quasi quello di una stridente carrucola; in effetti  la voce teròcciola, con etimo dal  latino trochlea [macchina con girella per issare pesi] che è dal greco trochilía indica in napoletano in primis  la carrucola, l’argano, il verricello e solo per traslato [semanticamente da riferire al fastidioso  suono continuo della carrucola in azione] indica, come nel caso in esame, la verbosità, loquacità o logorrea d’una persona. Rammento in coda a quanto détto che ci sono almeno due datate espressioni nelle quali il termine teròcciola è usato nel suo significato primo e sono 1)   Ô TIEMPO D’’E CAZUNE A TERÒCCIOLE. 2) PARÉNO ‘A FUNA I ‘A TERÒCCIOLA
 Le illustro; la prima vale  ad litteram: Al tempo dei calzoni con le carrucole. Espressione usata a Napoli per dire che ciò di cui si sta parlando risale ad un tempo antichissimo, di cui si è quasi perso la  memoria di talché  non vale forse  la pena di  ricordarsene atteso che si tratta  di cose impossibili da riprodurre o riproporre;   con tale espressione infatti  ci  si sta riferendo alla memoria di  tempi lontani, anzi remoti quali quelli in cui le braghe erano sorrette da grosse bretelle di cuoio, regolate da piccole carrucole metalliche.
E passiamo alla seconda che ad litteram vale Sembrano la fune e la carrucola.  cioè:vanno di pari passo, stanno sempre insieme, espressione usata in riferimento a  tutti coloro che,  sceltisi un amico o  un compagno, non se ne  separano quasi mai andando sempre  di pari passo, stando  sempre insieme come càpita appunto  per l’argano e la relativa fune che  vengono usate dall’artiere delegato di concerto durante il lavoro giornaliero.
Brak

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