1CHISTO È N'ATO D''A PASTA
FINA.
Letteralmente: Costui è un altro della pasta fine. Id est: anche questo fa parte di un gruppo di brutti ceffi, di cui diffidare. La locuzione nacque allorché, alla fine del '800, in Napoli alcuni comorristi erano soliti riunirsi in una bettola tenuto da un tal Pastafina. Letta tenendo presente questa annotazione, la locuzione assume una sua valenza di offesa.
Letteralmente: Costui è un altro della pasta fine. Id est: anche questo fa parte di un gruppo di brutti ceffi, di cui diffidare. La locuzione nacque allorché, alla fine del '800, in Napoli alcuni comorristi erano soliti riunirsi in una bettola tenuto da un tal Pastafina. Letta tenendo presente questa annotazione, la locuzione assume una sua valenza di offesa.
2 'O CONTE MMERDA ‘A PUCERIALE.
Letteralmente: Il conte Merda da Poggioreale. Così, per dileggio vien definito dal popolo colui che vanti falsamente illustri progenitori, o colui che si dia arie da nobiluomo incedendo con sussiego ed alterigia. Ma il personaggio in epigrafe esistette veramente in Napoli e tale nomignolo fu affibbiato dal popolo al patriarca di una famiglia napoletana che aveva il possesso di una villa nella zona di Poggioreale. Tale signore ebbe, sul finire del 1800, in appalto la gestione delle latrine comunali e si meritò ipso facto il soprannome, pur se affidò in pratica la conduzione dell’appalto ad un suo fidato dipendente che rispondeva al famoso nome di Ernesto a Furia.
Letteralmente: Il conte Merda da Poggioreale. Così, per dileggio vien definito dal popolo colui che vanti falsamente illustri progenitori, o colui che si dia arie da nobiluomo incedendo con sussiego ed alterigia. Ma il personaggio in epigrafe esistette veramente in Napoli e tale nomignolo fu affibbiato dal popolo al patriarca di una famiglia napoletana che aveva il possesso di una villa nella zona di Poggioreale. Tale signore ebbe, sul finire del 1800, in appalto la gestione delle latrine comunali e si meritò ipso facto il soprannome, pur se affidò in pratica la conduzione dell’appalto ad un suo fidato dipendente che rispondeva al famoso nome di Ernesto a Furia.
3.FA’ COMME T’ È FFATTO, CA NUNN’ È PPECCATO.
Ad litteram: Rendi ciò che ti è
fatto, ché non è peccato Id est: render pan per focaccia non è peccato, per cui
si è autorizzati anche a vendicarsi dei torti subìti, usando i medesimi
sistemi; locuzione che, stranamente per la morale popolare napoletana, adusa ad
attenersi, quasi sempre, ai dettami evangelici si pone agli antipodi
dell’evangelico: porgi l’altra guancia, ma in linea con l’antico principio
romano: vim, vi repellere licet (è giusto respingere la forza con la forza).
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4.‘E SCIABBULE STANNO APPESE I ‘E FODERE CUMBATTONO.
Ad litteram: le sciabole stanno
inoperosamente al chiodo ed i foderi combattono Id est: chi dovrebbe combattere
o - fuor di metafora - operare fattivamente, nicchia e si defila, lasciando che
altri prendano il suo posto; locuzione usata nei confronti di tutti coloro che
per inettitudine o negligenza non compiono il proprio dovere, delegandolo
pretestuosamente ad altri.
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VOCCA TOJA!
Ad litteram: sia (di) angelo la
tua bocca Locuzione che viene usata con un sostrato scaramantico ottativo,
quando - fatti segno di un augurio - ci si augura altresí che quanto profferito
si realizzi certamente e a breve tenendo la bocca di colui che ci à fatto
l’augurio come bocca di veritiero messaggero ( ciò etimologicamente significa
il termine angiolo) per cui - ritenuto proveniente da bocca di autentico
messaggero - ciò che ci viene augurato si è certi che si realizzerà
concretamente o - almeno - lo si spera .
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6.FRIJERE ‘O PESCE CU LL’ACQUA.
Ad litteram: friggere il pesce
con l’acqua; locuzione usata per significare situazioni di così marcata
indigenza da non potersi permettere l’uso dell’olio per friggere il pesce e
doversi accontentare dell’acqua per compiere l’operazione con risultati
evidentemente miseri, non essendo chiaramente l’acqua l’elemento adatto alla
frittura; per traslato la locuzione è usata per significare qualsiasi
situazione in cui predomini l’indigenza se non l’inopia più marcata.
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7.FÀ ‘NA BBOTTA, DDOJE FUCETOLE*.
Ad litteram:fare [cioè:centrare]
con un sol colpo due beccafichi. Id est: conseguire un grosso risultato con il
minimo impegno; locuzione un po’ più cruenta, ma decisamente più plausibile
della corrispondente italiana: prender due piccioni con una fava: una sola
cartuccia, specie se caricata di un congruo numero di pallini di piombo, può
realmente e contemporaneamente colpire ed abbattere due beccafichi; non si
comprende invece come si possano catturare due piccioni con l’utilizzo di una
sola fava, atteso che quando questa abbia fatto da esca per un piccione
risulterà poi inutilizzabile per un altro... *fucetola= beccafico dal
lat.ficedula(m)
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8.ESSERE ‘NU BBABBÀ A RRUMMA.
Ad litteram: essere un babà
irrorato di rum Locuzione dalla doppia valenza, positiva o negativa. In senso
positivo la frase in epigrafe è usata per fare un sentito complimento
all’avvenenza di una bella donna assimilata alla soffice appetitosa
preparazione dolciaria partenopea; in senso negativo la locuzione è usata per
dileggio nei confronti di ragazzi o adulti ritenuti piuttosto creduloni e
bietoloni, eccessivamente cedevoli sul piano caratteriale al pari del dolce
menzionato che è morbido ed elastico.
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9.ESSERE ‘E TENTA CARMUSINA.
Ad litteram: essere di tinta
cremisi (rossiccia) id est: essere inaffidabile come il colore cremisi che
anticamente, prodotto con metodi artigianali ed empirici, era di scarsa
consistenza e poco sopportava le ingiurie del tempo; con altra valenza la
locuzione sta ad indicare sia le persone di malaffare di cui diffidare e da cui
tenersi alla larga, sia le persone ad esse equiparate e si ricollega al fatto
che al tempo dei romani le prostitute erano aduse a vestirsi di rosso, a
truccarsi con il carminio e ad indossare vistose parrucche fulve.
Brak
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