MAMÒZIO
Questa volta ci troviamo a parlare di un vocabolo che sebbene non antico (è figlio del fine 1700 e primi 1800) si è rapidamente affermato ed à preso stabile dimora nell’uso espressivo partenopeo e campano in genere e, quantunque non sia vocabolo usato nel toscano illustre, persino in taluni grandi dizionarî della Lingua italiana, oltre che nel D.E.I.(Dizionario Etimologico Italiano) nel significato di persona (adulto e/o ragazzo) inceppata nei movimenti o nell’espressione a mo’ di fantoccio o di pupazzo o anche di figurina mal scolpita o incisa e piú estensivamente individuo torpidamente imbambolato tale da apparire di duro comprendonio, scarse capacità intellettive , tal quale un grottesco manichino e per taluni vocabolaristi un individuo grosso, grasso e stolido, un bamboccione,altrove detto mammuóccelo che è l’adattamento fonetico dialettale della voce bamboccio a sua volta da una radice onomatopeica bamb costruita sulle consonanti labiali b m che, come altrove(mamma) m m, per esser le prime ad articolarsi sulle labbra degli infanti, ben si prestano alla formazione di parole d’uso primario, quella stessa radice che produsse bambo e bambino.
Ciò detto ed assodato che il mamòzio è colui, ma pure talora al femminile mamòzia , colei che abbia un atteggiamento immoto ed assente dallo sguardo quasi vitreo che denoti totale mancanza di riflessi fisici o mentali tale da farne un conclamato pupazzo tardo di reazioni o risposte, passiamo a parlare della etimologia del termine in epigrafe.
Sgombero súbito il campo chiarendo che dissento in maniera decisa dalle ultime ipotesi caldeggiate in tempi recenti dalla coppia Cortelazzo – Marcato che rigetta, ma senza spiegarne i motivi l’ipotesi d’antan che qui di sèguito illustrerò, per formulare quella, peraltro – a mio avviso – pretestuosa ed inconferente di una equivalenza con bamboccio equivalenza semantica però solo ipotizzata, ma non chiarita, come non è chiarita la via morfologica che abbia potuto portare da bamboccio a mamozio; tale ipotizzata equivalenza è forse piú accettabile per talune parole che in altre lingue regionali traducono il mamòzio napoletano; e sono: l’umbro mammòccio, il laziale mammocce,il salentino mammocciu ed addirittura il toscano mammòccio tutte parole che ad un dipresso possono apparigliarsi al suindicato mammuoccelo partenopeo, che – come già detto è da ricondursi, quale adattamento fonetico, a bamboccio; ma per mamòzio, per quanto mi sforzi non riesco a leggerne il contatto con bamboccio e non mi pare proprio il caso di abbandonare la via vecchia per la nuova indicata da Cortelazzo e Marcato.
La via vecchia, onorevolmente percorsa da numerosi partenopei addetti ai lavori fa risalire il termine mamòzio alla fine del 1700 prendendo le mosse dal ritrovamento avvenuto a Pozzuoli nel 1704, durante gli scavi delle fondamenta dell’erigenda chiesa di san Giuseppe, di una enorme, quantunque acefala, statua del IV sec. d. C. raffigurante il nobile puteolano FLAVIO EGNAZIO LOLLIANO QUINTO MESIO MAVORZIO, pretore urbano, proconsole della provincia dell’ Aquila e candidato questore; prima di dargli adeguata sistemazione, si pensò bene di far restaurare il reperto e si commissionò la testa mancante ad un ignoto, quanto inesperto scultore che produsse una testa troppo piccola rispetto al corpo ed a maggior disdoro dall’aria stupida e melensa; la statua fu momentaneamente sistemata accanto a quella di un tal vescovo Martin de Leon y Cardenas, e solo successivamente, nel 1918, nei pressi dell’anfiteatro putelano, quando però il popolo già aveva storpiato il Mavorzio in Mamòzio e rammentandone la primitiva sistemazione accanto ad un vescovo, ne aveva fatto – motu proprio e senza alcun serio motivo – un santo: santu Mamòzio.
La testa piccola denotante parvezza di cervello e l’aria melensa, fecero immediatamente trasferire il termine mamòzio dalla statua agli individui grossi (la statua misurava circa due metri), ma sciocchi e stupidi.
Questa la via vecchia; la trovo agevole e percorribile e non trovo nulla che osti il seguirla e consigli invece la strada proposta da Cortelazzo e Marcato; trovo altresí fantasiosa e storicamente non comprovata, né comprovabile l’idea che mamòzio possa ricondursi ad un tal vescovo Timozio, vescovo ipotizzato, ma inesistente nella chiesa puteolana.
Raffaele Bracale
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