QUANNO
CHIOVENO PASSE E FFICUSECCHE
Ad litteram: quando pioveranno uva passita e fichi secchi
Id est: mai; La locuzione è usata,
per dileggio, a sarcastico commento di
avvenimenti che si pensa non potranno mai verificarsi, o di situazioni che
vengono ritenute non suscettibili di miglioramento alcuno, che potrebbe
verificarsi solo nel caso di una fortuita ipotetica pioggia(novella manna) di
uva passita e fichi secchi, evento - peraltro – ritenuto chiaramente impossibile da verificarsi.
quanno = quando, allorché ogni volta che, tutte le volte che (con valore
iterativo) giacché, dal momento che
(con valore causale):: avv. di tempo derivato dal latino quando con assimilazione progressiva nd→nn;
chiovono= letteralmente
piovono voce verbale (3ª pers. plur.
ind. presente) dell’infinito chiovere che è dal latino pluere con tipico passaggio di pl→chi (vedi alibi: plaga→chiaia,chino←plenum,cchiú←plus,platea→chiazza, chiummo←plumbeum etc.) ed epentesi eufonica della v (vedi alibi:ruina→rovina,
vidua→vedova etc.).Da notare che il
verbo a margine, pur essendo indicativo
presente è reso in italiano con il tempo futuro che acconciamente avrebbe
dovuto essere: chiuvarranno che è il futuro, tempo che pur essendo previsto nella
lingua napoletana è pochissimo usato, sostituito
quasi sempre dall’indicativo presente o dalla costruzione verbale: devo da= aggi’’a etc. Ad es.: Domani mi taglierò i capelli si rende con: Dimane me taglio ‘e capille oppure Dimane m’aggi’’a taglià ‘e capille.
passe = uva passita o passa; trattasi di un aggettivo sostantivato, plurale di passo:
appassito, secco: uva passa e
come tale derivato dal lat. passu(m), part. pass. di pandere
'aprire, stendere'; propr. 'steso a seccare, ad appassire';
ficusecche = fichi secchi; in napoletano plurale della voce femminile: ficusecca
con derivazione, con passaggio al femminile dal masch. lat. ficum(che
corrisponde al greco sýcon con cambio
s/f)+ siccum da una radice sik
= secco, sterile.
A
margine della voce fica da cui poi ficusecca rammento che il passaggio al
femminile dal maschile fico è determinato dal fatto che con la voce fica
si intende un frutto piú grosso del fico atteso che in napoletano s’usa
femminilizzare un termine maschile quando
si voglia indicare una cosa intesa piú grande
della corrispondente maschile (cfr. cucchiara=
mestola del muratore piú grande di cucchiaro=
cucchiaio da minestra, tina piú grande di tino,tavula piú grande di tavulo,
tammorra piú grande di tammurro, carretta piú grande di carretto etc.Fanno eccezione
tiana piú piccola di tiano
e caccavella piú piccola del caccavo). Rammento infine che con la
voce ficusecca usata in senso
furbesco, in napoletano si identifica la vulva avvizzita d’una donna anziana e
non piú appetita; al proposito preciso che anche in greco con la voce sýcon
si indica sia il frutto del fico che,
furbescamente, la vulva.
RaffaeleBracale13/11/2006
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