sabato 8 febbraio 2020

CONFUSIONE, CHIASSO, BARAONDA & dintorni


CONFUSIONE, CHIASSO, BARAONDA & dintorni
L’amico G. di N. (i consueti problemi di riservatezza mi impongono l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome), mio abituale ed affezionato lettore mi chiede di parlare delle voci dell’italiano  in epigrafe e delle corrispondenti voci del napoletano. L’accontento qui di sèguito e comincio  con il parlare di
baraonda s. f. voce generica
1 confuso e rumoroso movimento di gente che va e viene; disordinato vociare di persone
2 insieme confuso di oggetti o persone (anche fig.): una baraonda di immagini, quasi di sogno, gli passarono davanti etimologicamente è dallo sp. barahunda 'disordine, confusione', di origine semita barûk-adonai(benedetto il Signore)ricorrente in molte preghiere corali e spesso percepito come un indistinta confusione di suoni;
bòlgia s. f. 
1 (ant.) borsa o tasca molto grande; nel Settecento, anche valigia
2 ciascuna delle dieci fosse in cui è diviso l'ottavo cerchio dell'inferno dantesco |
3 (fig.nell’accezione che ci occupa) luogo pieno di rumore e confusione: quella casa è una bolgia.
etimologicamente è voce dal fr. ant. bolge, che è dal lat. tardo bulga(m) 'sacca di cuoio', di origine celtica;semanticamente l’accezione sub 3 è riconducibile a quella iniziale (sub 1) tenendo presente che in una borsa o tasca molto grande o pure valigia può regnare se non il rumore, una gran confusione;
caos, s.vo m.le invar. Voce estremamente  generica
1 originaria mescolanza degli elementi che, secondo alcune cosmogonie, esisteva prima della creazione o della formazione del mondo
2 (fig.) estremo disordine, grande confusione: vivere nel caos; un caos di carte.
etimologicamente è voce dal  lat. chaos, che è dal gr. cháos, deriv. di cháinein 'aprirsi, spalancarsi';
confusione s. f. voce generica
1 mescolanza disordinata di cose o persone; caos, scompiglio: confusione di gente, di idee; mettere, fare confusione ' confusione mentale, (med.) alterazione psichica che causa smarrimento, disturbi nella percezione e incapacità di pensiero
2 (estens.) baccano, chiasso fatto da piú persone: vi prego di far meno confusione
3 scambio di una cosa o di una persona con un'altra; errore: far confusione di nomi, di date
4 situazione, stato di imbarazzo o vergogna; turbamento: non riuscí a nascondere la sua confusione
5 nel linguaggio giuridico, coincidenza della qualità di creditore e debitore nella stessa persona, e conseguente estinzione dell'obbligazione.
È voce dal lat. confusione(m), deriv. di confundere,  cfr. confondere;
chiasso s.vo m.le voce generica
rumore forte e prolungato prodotto da persone o da cose; strepito, baccano: il chiasso dei bambini che giocano; un chiasso indiavolato | far chiasso, (fig.) suscitare clamore, scalpore: un libro che à  fatto chiasso | dire, fare per chiasso, (regionale toscano) per celia, per scherzo.
Etimologicamente  è dal lat. volg. *classu(m), deriv. di conclassare 'gridare insieme';
frastuono, s.vo m.le voce generica usata per indicare un
rumore intenso e confuso prodotto da piú cose o persone; baccano, fracasso: il frastuono del traffico. Etimologicamente  è composto  di fra-s e tuono
 schiamazzo, s.vo m.le
1 insieme di gridi confusi e molesti prodotti da volatili o persone che schiamazzano: schiamazzo di galline spaventate; schiamazzi notturni | fare schiamazzo, (fig.) agitarsi e gridare in modo scomposto; fare fracasso e confusione
2 richiamo usato nella caccia ai tordi consistente nel collocare una civetta presso una gabbia di questi uccelli, il cui grido spaventato attira lo stormo dei tordi in volo. Etimologicamente è  voce deverbale di schiamazzare deriv. del lat. exclamare 'gridare' (cfr. esclamare), con suff. pegg azzo suffisso tratto dal lat. -aceus; forma sostantivi o verbi che ànno per lo piú valore spregiativo;
trambusto s.vo m.le
agitazione, confusione rumorosa prodotta da un continuo muoversi di cose e persone: trovarsi in un trambusto indescrivibile.
Etimologicamente è  voce dall'ant. fr. e provenz. tabust di analogo significato;
vocío s.vo m.le vociare continuo, parlottio, brusio, chiacchiericcio;
voce etimologicamente deverbale di vociare
E passiamo alle numerose voci dell’idioma partenopeo, voci  che con maggiore precisione ed esattezza ripetono quelle dell’italiano esaminate precedentemente e che sono  alquanto generiche; in napoletano abbiamo:
ammuina s.vo f.le
chiasso,  confusione,  rumorosa agitazione prodotta dai ragazzi  specialmente durante il giuoco condito proprio diquel chiasso, quella confusione ed agitazione rumorosa spesso pretestuosi, gratuiti ed incoferenti ;  etimologicamente è voce deverbale del verbo spagnolo amohinar(infastidire, annoiare, addirittura rattristare); comunque la voce a margine è voce che merita ch’io mi dilunghi nel modo che segue:
Come tanti altri termini (camorra, guaglione, scugnizzo,sfogliatella, vongola  etc. e derivati), quello in esame è parola che, partita dall’ idioma napoletano è pervenuta nell’italiano  sia come sostantivo ammoina o ammuina o addirittura ammoino/ammuino, che come voce verbale ammuinare/ammoinare.
Comincerò col ribadire che in napoletano la voce in parola   e le corrispondenti voci verbali furono – nel lessico popolare – di quasi esclusiva competenza degli adolescenti e  dei ragazzi ed indicarano  essenzialmente il chiasso, la confusione, la rumorosa agitazione prodotta da costoro  specialmente durante il giuoco, chiasso, confusione ed agitazione rumorosa  che determinano negli adulti costretti a subirli, noia e fastidio; solo per estensione successivamente le parole riguardarono chiasso, confusione e baccano degli adulti  ed addirittura con l’espressione fare ammoina, nel gergo marinaresco, si indicò il darsi da fare disordinatamente e senza frutto, o per ostentare la propria laboriosità e vi fu un capo ameno, ma scarico che, prendendo le mosse da tale gergo marinaresco, peraltro mercantile,e con il palese scopo, seppur non dichiarato,  di vilipendere i Borbone Due Sicilie si inventò un inesistente articolo: Facite ammuina  attribuito alla marineria borbonica di Francesco II Due Sicilie.
Per amor di completezza ricorderò che il predetto fantasioso articolo recitava: All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a destra vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a destra: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a llà.
Ò trascritto l’articolo cosí come l’ò travato in rete, stampato su di un evidentemente falso proclama reale recante lo stemma borbonico.
 Non voglio soffermarmi piú di tanto sull’evidente falsità dell’articolo; mi limiterò ad osservare che essa si ricava già dal modo raffazzonato in cui è scritto; è evidente  che il capo scarico che lo à vergato, mancava delle piú elementari cognizioni della parlata napoletana: basti osservare in che modo errato sono scritti tutti i verbi, terminanti tutti con un assurdo  segno d’apocope (‘) o di una ancóra piú assurda elisione,  in luogo della corretta vocale semimuta. A ciò si deve aggiungere l’incongruo, fantasioso congiuntivo esortativo che conclude l’articolo: s’aremeni, congiuntivo che è chiaramente preso a modello dal toscano, ma non appartiene alla sintassi della parlata napoletana che usa ed avrebbe usato anche per il congiuntivo la voce s’aremena  cosí come l’indicativo; infine  non è ipotizzabile un monarca che, volendo codificare un regolamento in pretto napoletano, affinché fosse facilmente comprensibile alle proprie truppe incolte, si rivolgesse o fosse rivolto per farlo vergare   a persona incapace o ignorante delle regole grammaticali, morfologiche e sintattiche del napoletano; ciò per dire che tutto l’evidentemente falso articolo fu pensato e vergato  dal suo fantasioso autore, con ogni probabilità filosavoiardo in lingua italiana e poi, per cosí dire, tradotto seppure in modo sciatto ed approssimativo in napoletano, cosa che si evince oltre che da tutto ciò che fin qui ò annotato dal fatto che nell’articolo (presunto napoletano) si parla di destra  e sinistra, laddove è risaputo che i napoletani, anche i colti, usavano dire dritta e mancina.
In realtà  tutta la favola del preteso ordine facite ammuina  non è altro che  uno dei tanti falsi sul Reame, nati negli anni successivi all’unificazione. Falsi denigratorî, poi fatti passare per  verità”, seppure mai verificate.
Ecco in verità (cosí come ebbe a scrivere nell’aprile del 1995 il compianto barone RobertoMaria  Selvaggi)  come nacque la leggenda di  una regola totalmente inventata, di cuiperò  si dava addirittura il numero d’articolo (il 27° del Regolamento della Marina borbonica):

“Un pessimo  ufficiale di Marina napoletano,tale Federico Cafiero (1807-1889), elemento da accenti macchiettistici, passato con l’esercito piemontese súbito dopo lo sbarco di Garibaldi, era a bordo della sua nave con l’equipaggio e dormiva. Arrivò un’improvvisa ispezione, che trovò il comandante immerso nel sonno  e la nave abbandonata a se stessa. Naturalmente Cafiero fu punito e, quando tornò sulla sua nave, sentí il bisogno, per evitare ulteriori dispiaceri, di dettare all’equipaggio alcune regole di comportamento. Tra queste anche quella di fare rumore e chiasso in ogni  modo possibile per avvertirlo subito in caso di improvviso arrivo di ispezioni o di ufficiali superiori. Era il “facite ammuina”, diventato poi, per denigrazione, “regola della Marina borbonica”.”


Sistemata cosí la faccenda del Facite ammuina , torniamo alla parola a margine e soffermiamoci ancóra sulla sua etimologia precisando che a prima vista si potrebbe ipotizzare, ma erroneamente che la parola ammoina sia stata forgiata  sul toscano moina con tipico raddoppiamento consonantico iniziale ed agglutinazione dell’articolo la (‘a); ma a ciò osta il fatto che mentre il termine ammoina/ammuina  sta, come détto, per chiasso, confusione, vociante baccano, la parola moina (dal basso latino movina(m)) sta ad indicare gesto, atto affettuoso, vezzo infantile; comportamento lezioso, sdolcinato, tutte cose evidentemente lontane dal chiasso e/o confusione che son propri dell’ ammoina/ammuina e lontane dal fastidio che da quel chiasso ne deriva all’adulto che, al contrario, è appagato  e gratificato dalle moine infantili o talvolta da quelle femminili; sgombrato cosí il campo dirò che per approdare ad una accettabile etimologia di  ammoina/ammuina  occorre risalire proprio al fastidio, all’annoiare che il chiasso, la confusione, il vociante baccano procurano;  tutte cose  puntualmente rappresentate dal verbo spagnalo amohinar(infastidire, annoiare, addirittura rattristare) e convincersi che l’ ammoina/ammuina  altro non sono che deverbali del verbo spagnolo.
Bbabbilonia s.vo f.le
estrema confusione, indescrivibile frastuono, baccano reiterato, trambusto smisurato, pandemonio continuo, schiamazzo durevole,  rumore intenso e confuso prodotto da piú cose e/o persone; etimologicamente si tratta d’una voce degradazione semantica  del nome della città di Babilonia o Babele, dove, durante la costruzione di una torre altissima (torre di Babele), avvenne, secondo il racconto biblico, la confusione delle lingue;  
birbía s. f. 
luogo di grande confusione; per estens., la confusione stessa, il disordine,gridío indistinto,incrociarsi confuso di parole incomprensibili. Etimologicamente è voce marcata metateticamente  sull’ iberico briba→birba→birbía con epentesi espressiva della í tonica;
cagnara s. f.
1 (in primis) l'abbaiare confuso di molti cani
2 (fig.come nel caso che ci occupa) confusione rumorosa di gente che si diverte oppure sta litigandodâ porta se senteva ‘na cagnara pe ‘mmiez’ ê scale (dalla porta si sentiva una gran confusione rumorosa per le scale.);
; Voce deriv. di cagna   dal lat. volg. *cania(m), deriv. di canis 'cane', voce  che adattata per cambio di suffisso ara→aia è diventata cagnaia è pervenuta anche nella lingua ufficiale;
cananèa  s.vo f.le
vociare continuato e crescente indistinto ma fastioso di un gruppo turbolento di individui chiassosi e scomposti; vociare fatto ad imitazione quasi del latrare d’una muta randagia  di cani ; rumore che fanno piú persone parlando ad alta voce o gridando: se senteva’a luntano ‘na cananèa pe tutto ‘o vico(si sentiva in lontananza  un vociare per tutto il vicolo); dâ chiazza arrivava ‘na cananèa ‘e guagliune ca jucavano a ppallone(dalla piazza veniva un vocío sempre crescente di ragazzi che giocavano a pallone); per sineddoche il gruppo delle persone che producono quel vociare; etimologicamente è voce denominale di cane (lat. cane(m)) da questa voce per sincope la lingua ufficiale per sincope cananèa→ca(na)nèa à appunto ricavato canèa di significato analogo;
fracasso s.vo m.le
1 rumore di cose fracassate;
per estens., rumore violento ed assordante: ‘nu fracasso ‘e piatte scassate(un frastuono di piatti rotti; ‘e piccerille facevano ‘nu fracasso ‘ndiavulato(i bambini facevano un fracasso indiavolato); | far fracasso, (fig.) suscitare molti commenti: ‘na nutizzia ca à fatto assaje fracasso p’ ‘o quartiere(una notizia che à fatto molto rumore nel rione)
2 (fig. fam.) gran quantità:’o pate ll’à lassato  ‘nu fracasso ‘e denare(il padre gli à lasciato (in eredità)tanto danaro).
quarantotto s.vo m.le le in primis vale: fracasso, baraonda,  schiamazzo, trambusto, improvvisa confusione e scompiglio e poi  per estensione e/o traslato lite, rissa, litigio, alterco, diverbio, battibecco, dissidio, disputa zuffa, baruffa(in cui non mancano schiamazzi o trambusti); etimologicamente è voce marcata sulla falsariga ed in ricordo dell’anno 1848 che fu quello di numerose rivoluzioni sia a Napoli che in Europa.
Al proposito rammento che la prima agitazione europea del 1848  fu rappresentata dalla rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 che però(soprattutto a causa della sua posizione periferica rispetto al Continente) non potette rappresentare l’autentica  miccia dell'esplosione europea (anche se qualche influenza riuscí ad averla sia pure all'interno della penisola italiana). L'insurrezione siciliana portò infatti l'isola all'indipendenza,spinse  Ferdinando II di Borbone (Palermo 1810 - †Caserta 1859) a concedere il 29 gennaio una Costituzione , scritta da Francesco Paolo Bozzelli (Manfredonia, 22 maggio 1786 –† Napoli, 2 febbraio 1864) famoso  giurista, filosofo e politico conservatore  italiano e promulgata l' 11 febbraio;tuttavia questa  costituzione  che era molto progressista per quei tempi in termini liberal-democratici,  sopravvisse solo 16 mesi prima d’essere abrogata;  l'esempio borbonico fu a breve seguito da Carlo Alberto di Savoia(Torino 1798 - †Oporto 1849)  e da Leopoldo II di Toscana (Firenze, 3 ottobre 1797 - †Roma, 28 gennaio 1870), i quali concessero infatti una Costituzione prima che scoppiasse l'insurrezione a Parigi. La vera  miccia fu  rappresentata  dalla "campagna dei banchetti" che portò ad una rivoluzione a Parigi, il 22-24 febbraio  e che, successivamente, coinvolse tutta l'Europa. Solo l'Inghilterra vittoriana, in un periodo di stabilità politica ed economica (ma soprattutto grazie alle riforme del 1832 che pacificarono la classe borghese e scatenarono il cartismo), e all'opposto la Russia, in cui era praticamente assente una classe borghese (e di conseguenza una opposta classe proletaria) capace di ribellarsi, furono esentate dalla portata distruttrice (ma allo stesso tempo, soprattutto per quanto riguarda la Russia, dalla portata di innovazione) delle rivoluzioni del 1848. Da tutto ciò si evince la portata della voce in esame sia nei suoi significati primarii di fracasso, baraonda,  schiamazzo, trambusto, improvvisa confusione e scompiglio, che in quelli traslati   di dissidio, disputa zuffa, baruffa;
revuoto s.vo m.le voce analoga alla precedente ma  di maggior vastità ed ampiezza  per quanto riguarda i significati traslati ed estensivi  di  grave lite, rissa prolungata, litigio preoccupante,alterco inquietante, battibecco serio, pericoloso diverbio, disordine, subbuglio;
è voce deverbale (forma sostantivata del part. pass.) di revotà/revutà  che è dal lat. re-vo(l)tare→revotà/revutà (frequentativo di revòlvere).     
schiasso s.vo m.le
ridondante fracasso, clamorosa baranda, eccessivo  frastuono, clamoroso baccano, assordante schiamazzo segnatamente quelli dei mercatini rionali; la voce a margine non à il medesimo etimo dell’italiano chiasso (cfr. antea), ma è un deverbale di schiassià che (con protesi della s intensiva napoletana) è da collegarsi quale denominale  ad un tardo latino *classum che è da class(ic)um (cornu(m) collaterale di cornu) =  segnale d’adunata;questa è la mia originaria idea etimologica che peroro in quanto a mio avviso  semanticamente  un eccessivo  frastuono, un  clamoroso baccano son responsabili di rumori che  ben si posson collegare ad un segnale d’adunata; e ciò affermo     piuttosto che seguire l’idea poco convincente del defunto F.sco  D’Ascoli che optò per una derivazione dal lat. exquassare = scuotere, squassare e rompere che già aveva dato il napoletano scassà ; il verbo schiassià (di cui fu usatissimo il part. pass. m.le o f.le schiassïato/a = sovrabbondante di fronzoli o infiorettature, eccessivo/a con riferimento soprattutto ad abiti maschili, ma piú spesso femminili eccessivamente e cafonescamente  tronfi, pomposi ridondanti di orpelli etc.) significò appunto eccedere,esagerare, sovrabbondare e va da sé che un abito sovrabbondante di fronzoli o infiorettature faccia metaforicamente  quasi rumore alla stregua d’un corno da richiamo. Altri icastici sinonimi delle voci or ora esaminate sono:
aggrisso,s.vo m.le tumulto, rissa, contesa violenta; è voce deverbale del lat. aggressare frequentativo di aggrĕdi = assalire, aggredire; dal medesimo  aggressare deriva quale deverbale il successivo s.vo aggrissetorio  in uso piú nel parlato che nello scritto, s.vo nel quale è leggibile il suffisso amplificativo etorio adattamento  espansivo di un originale tore→atorio/etorio in derivati da verbi con tema terminante in d-, suffisso tratto dal lat. -(a)tore(m), usato per formare aggettivi e sostantivi deverbali, indicanti la persona che compie l'azione espressa dal verbo o specifica come nel caso che ci occupa  l’azione:aggrissetorio, s.vo m.le scompiglio, trambusto, confusione, parapiglia infuocato, veemente, rabbioso, virulento;
burdello, s.vo m.le 1 casa di malaffare; postribolo
2 (fig.) luogo di corruzione; ambiente pieno di vizi e di confusione
3 (pop.ed è il caso che ci occupa) fracasso, schiamazzo;...la voce etimologicamente non deriva(come erroneamente ipotizza qualcuno  dall'ant. fr. e provenz. bordel 'piccola casa, casino', deriv. del francone *bord 'asse', bensí dall’espressione francese au bord de l’eau (lèggi: ó –bordelò) poiché
nella Francia del XIII secolo Filippo IV il Bello(Fontainebleau 1268 -† ivi 1314) dispose che il mestiere piú antico del mondo si esercitasse su barche cosparse di violette, presso le rive di un lago o di un corso d'acqua: au bord de l’eau, appunto.Da questo poetico frangente, derivò il meno poetico lemma burdello L'iniziativa del Re di Francia, animata forse da puro senso pratico, voleva semplicemente favorire la prevenzione delle affezioni veneree garantendo ad occasionali amanti adeguate quanto tempestive abluzioni. E quell’iniziativa, travalicati i confini di un regno e le intenzioni di quel previggente monarca, si diffuse per il mondo intero e  fece scuola;
casino, s.vo m.le
anche questa voce, come la precedente, à un buon ventaglio di significati  e vale:
1 casa signorile di campagna adibita a luogo di raduno per battute di caccia o di pesca
2 luogo di ritrovo, circolo: casino di lettura

3 (fig.) luogo di corruzione; ambiente pieno di vizi e di confusione
4 (pop.) casa di prostituzione, casa di malaffare, postribolo

5 (pop.ed è il caso che ci occupa) fracasso,
schiamazzo, frastuono, bailamme, trambusto, cagnara;
la voce etimologicamente è un diminutivo (al maschile) del f.le casa (dal lat. casa(m), propr. 'casa rustica'); il fatto che da un sostantivo femminile se ne sia ricavato un diminutivo al maschile deve ricercarsi nel fatto che in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella; nella fattispecie il casino (sia esso inteso luogo di ritrovo, circolo oppure casa signorile di campagna o anche casa di prostituzione, casa di malaffare, postribolo è pensato piú contenuto, modesto, angusto quantunque  acconcio anche in paragone di una piccola casa. Il passaggio semantico  dal significato di casa di malaffare, postribolo a quello di  fracasso, schiamazzo si coglie (come per il precedente burdello)  nella convinzione che in luoghi dove si esercita la professione piú antica del mondo, non possono mancare manifestazioni di allegria rumorosa tali da pervenire addirittura  al baccano, al  frastuono, al chiasso etc.;
’mbruoglio, s.vo m.le
1 intrico, groviglio ;
 2 (pop. ed è il nostro caso) confusione
2 (fig.) faccenda, situazione intricata, confusa:metterse dinto a ‘nu ‘mbruoglio( cacciarsi in un imbroglio);
3 (fig.)  imbroglio, astuzia, inganno,moto di destrezza,
 espediente inteso a trarre in inganno, a modificare illecitamente la situazione a proprio vantaggio; etimologicamente si tratte di voce deverbale di ‘mbruglià/are= imbrogliare  che  è con assoluta probabilità da un imbogliare (con successiva epentesi di una erre eufonica) che, a sua volta  è da un  in illativo + bollire nel senso di confondere (ciò che bolle si mescola talmente che si fonde con e cioè si  confonde. In coda di questo s.vo rammento una gustosa locuzione partenopea che suona:
Jí cercanno 'mbruoglio, aiutame!
Letteralmente: andare alla ricerca di un imbroglio che possa aiutare. Id est: quando ci si trovi in situazioni o circostanze tali che non lascino intravedere vie d’uscita, l’unico mezzo di trarsi d’impaccio è quello di rifugiarsi in un non meglio identificato ‘mbruoglio (imbroglio,astuzia, inganno, moto di destrezza) che in un modo o in un altro consenta di risolver la faccenda. La locuzione a Napoli è usata a salace commento delle azioni di chi, per abitudine, non è avvezzo ad agire con rettitudine o chiarezza e per àbitus mentale si rifugia nell’imbroglio, pescando nel torbido.
’mpiccio, s.vo m.le 1 qualunque cosa che costituisca un fastidio, un ostacolo;
2(pop.come nel caso che ci occupa)  affare imbrogliato, faccenda confusa, guaio inopinato, seccatura improvvisa ed inattesa;
3 (lett.e poco usato) imbarazzo, disorientamento; etimologicamente è voce deverbale di ‘mpiccià/are(dal fr. ant. empeechier (mod. empêcher), che è dal lat. tardo impedicare 'inceppare, intrappolare', deriv. del class. pedica 'laccio del piede, ceppo' (da pís pedis 'piede');
revuoto, s.vo m.le  1 disordine, subbuglio, confusione(détto soprattutto dei bambini che esuberanti nelle loro manifestazioni mettono a rrevuoto ‘na casa (mettono a soqquadro la casa;)
2     (est.)caos, rivolta, grande scompiglio;
 voce etimologicamente deverbale di revutà/revotàre che è da ri→re + vutà/votare (dal lat. volg. *volutare→v(ol)utare, intensivo di volvere 'volgere');
sbattagliamiénto, s.vo m.le 1 schiamazzo, strepito, baccano;
2 disordine, confusione, tramestío, agitazione;
voce etimologicamente deverbale di sbattaglià (denominale di battaglio (dal provenz. batalh, che è dal lat. *battuaculu(m); cfr. batacchio; tipica sia la s protetica intensiva, sia il suffisso miento suffisso derivato dal lat. -mĕntu(m)→miento, presente in sostantivi deverbali di origine latina o di formazione moderna indicanti azione, risultato, effetto);

scacatejamiénto, s.vo m.le  
1 gridío, gridare insistente all’unísono di varie voci,
2 schiamazzo;
voce usata  soprattuto nell’accezione sub 2 con riferimento  alle galline che starnazzano quando ànno smesso di deporre le uova, e per traslato riferita alle persone che emettano gridi confusi e molesti;
voce etimologicamente deverbale di scacatïà o anche scacateïà: starnazzare, schiamazzare (propr. dei polli) il verbo  è stato evidentemente modellato  sull’altro verbo scacà= smettere, cessare ( nella fattispecie: di fare temporaneamente le uova) con derivazione dal latino excacare;
 
sciabbàcco s.vo m.le
in primis vale: fracasso, baraonda,  schiamazzo, trambusto e poi  per estensione e/o traslato lamento, lamentela, reclamo, protesta, querela,  piagnisteo (che non possono mancare in una baraonda);etimologicamente è  voce  dall’arabo šábak= trambusto.
stunamiento s.vo m.le
1eccessiva  baraonda, e poi anche  caos inopportuno e fuor d’ogni regola o norma
2 (fig.) turbamento, sconcertatura; etimologicamente è  voce  deverbale del lat. volg. *extonare;
   
torre ‘e bbabbele s.vo f.le  lo stesso che bbabbilonia cui per i significati e l’etimo rimando.

Ed a questo punto penso d’avere esaurito l’argomento, d’aver contentato  l’amico G. di N. e qualche altro dei miei ventiquattro lettori e poter ben dire Satis est.
Raffaele Bracale



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