10 ICASTICI PROVERBI.
1 QUANNO SIENTE 'O LLATINO DÊ
FESSE, È SSIGNO 'E MAL' ANNATA.
Letteralmente: quando senti che gli sciocchi parlano latino, è segno di un
cattivo periodo.Id est: l'ostentazione di cultura sia autentica che
presunta da parte degli stupidi e
degli ignoranti, prelude a tempi brutti,
per cui son da temere gli sciocchi che si paludano da sapienti...
2 PARÉ 'O SORICE 'NFUSO 'A
LL'UOGLIO.
Letteralmente: sembrare un topolino bagnato da l'olio. La locuzione viene usata
sarcasticamente e per dileggio a Napoli
nei confronti di taluni bellimbusti che vanno in giro tirati a lucido ed
impomatati cosa che in napoletantano
suona: alliffati (dal greco aleiphar=olio); tali soggetti vengon paragonati ad
un topolino che per ventura sia cascato nell'orcio dell'olio e ne sia riemerso
completamente unto e luccicante.
3 'A CARNE SE JETTA E 'E CANE
S'ARRAGGIANO.
Letteralmente: la carne si butta ed i cani s'arrabbiano. Id est: c'è eccessiva
abbondanza di carne (tale da determinarsene la dismissione di tutta o di una
parte….) , ma v’è altresí mancanza di danaro per acquistarla e ciò determina
profonda rabbia in chi, non avendo pecunia, non può approfittare
dell'abbondanza (e del basso costo) delle merci. Per traslato, il proverbio è
usato in tutte quelle situazioni in cui una qualsiasi forma di indigenza è
ostativa al raggiungimento di un fine che parrebbe invece a portata di mano;
ciò vale anche nei rapporti tra i due sessi: per es. allorchè una donna si
offra apertamente e l'uomo non abbia il coraggio di cogliere l'occasione; un
terzo - spettatore, magari concupiscente- potrebbe commentare, dolendosene, la situazione con le parole in epigrafe.
4 'A VECCHIA Ê TRENTA 'AUSTO,
METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO.
Letteralmente: la vecchia ai trenta d'agosto (per riscaldarsi) mise nel fuoco
l'aspo. Il proverbio viene usato a mo' di avvertenza, soprattutto nei confronti
dei giovani o di coloro che si
atteggino a giovani ,tutti quelli cioè si lasciano cogliere impreparati alle prime
avvisaglie dei freddi autunnali che già si avvertano sul finire del mese di
agosto, freddi che - come dice l'esperienza - possono essere perniciosi al
punto, per combatterli, da indurre i piú
esperti (la vecchia) ad usare come combustibile persino un utile oggetto come
un aspo, l'arnese usato per ammatassare la lana filata. Per estensione, il
proverbio si usa con lo stesso fine di ammonimento, nei confronti di chiunque
si lasci cogliere impreparato non temendo un possibile inatteso rivolgimento di
fortuna - quale è il freddo in un mese ritenuto caldo.
trapanaturo= aspo, strumento girevole che serve per avvolgere in matassa un filato; la voce napoletana trapanaturo deriva dal greco trypanon, deriv. di trypân 'forare' con l’aggiunta del suffisso turo indicante attività.
5 JÍ ZUMPANNO ASTECHE E LAVATURE.
Letteralmente: andar saltando per terrazzi e lavatoi. Id est: darsi al buon
tempo, trascorrendo la giornata senza far nulla di costruttivo, ma solo
bighellonando in ogni direzione: a dritta e a manca, in alto (asteche=lastrici
solai,terrazzi) ed in basso ( lavatore/lavature = lavatoio/i (voci che son dal t. lat.lavatoriu(m)
)un tempo erano ubicati in basso - per
favorire lo scorrere delle acque - presso sorgenti di acque o approntate
fontane, mentre l'asteche (voce che è dal greco ast(r)akon= coccio)erano ubicati
alla sommità delle case,erano i luoghi deputati ad accogliere i panni lavati
per poterli acconciamente sciorinare al sole ed al vento, per farli asciugare.
6 PARE CA MO TE VECO VESTUTO 'A URZO.
Letteralmente: Sembra che ora ti vedrò vestito da orso. Locuzione da intendersi
in senso ironico e perciò antifrastico. Id est: Mai ti potrò vedere vestito
della pelle dell'orso, giacché tu non ài nè la forza, nè la capacità fisica e/o
morale di ammazzare un orso e vestirti della sua pelle. La frase viene usata a
sarcastico commento delle azioni
iniziate da chi sia ritenuto inetto,incapace, incompetente, inesperto quando non
pigro, negligente, fannullone, sfaticato, scansafatiche, abulico, apatico,
accidioso al punto da non poter mai portare al termine nulla di ciò che intraprende.
7 'O CUCCHIERE 'E PIAZZA: TE PIGLIA
CU 'O 'CCELLENZA E TE LASSA CU 'O CHI T'È MMUORTO.
Letteralmente: il vetturino da nolo: ti accoglie(gratificandoti) con(il termine
di) l'eccellenza e ti congeda
bestemmiandoti i morti.Il motto compendia una situazione nella quale chi vuole
ottenere qualcosa, in principio si profonde in ossequi e salamelecchi esagerati
ed alla fine sfoga il proprio livore represso, come i vetturini di nolo adusi a
mille querimonie per attirare i clienti, ma poi - a fine corsa - pronti a
riversare sul medesimo cliente immani contumelie, in ispecie allorché il
cliente nello smontare dalla carrozza questioni sul prezzo della corsa, o -
peggio ancora - non lasci al vetturino una congrua mancia.
8 'E DENARE SO' COMM'Ê CHIATTILLE:
S'ATTACCANO Ê CUGLIUNE.
Letteralmente: i soldi son come le piattole: si attaccano ai testicoli. Nel
crudo, ma espressivo adagio partenopeo il termine cugliune viene usato per
intendere propriamente i testicoli, e per traslato, gli sciocchi e sprovveduti
cioé quelli che annettono cosí tanta importanza al danaro da legarvisi
saldamente.
chiattille sost. masch. plurale di chiattillo= piattola dimitivo (vedi suffisso illo) del lat. med. *platta per blatta
cugliune/i sost. masch. plurale metafonetico di coglione= testicolo, ed anche babbeo, stupido da un acc.vo del lat. volg. coljone(m) per il class. coleone(m).
9 HÊ 'A MURÍ RUSECATO DA 'E
ZZOCCOLE E 'O PRIMMO MUORZO TE LL'À DA DÀ MÀMMETA
Che possa morire rosicchiato dai grossi topi di fogna ed il primo morso lo devi
avere da tua madre. Icastica maledizione partenopea giocata sulla doppia
valenza del termine zoccola (dal b.lat. sorcula
dim. di sorex) che, a Napoli,
identifica sia il ratto cioè il grosso topo di fogna che la donna di malaffare adusa
– come il ratto – a frequentar nottetempo i marciapiedi.
10 MA TE FOSSE JIUTO 'O LLICCESE
'NCAPO?
Letteralmente: ma ti è forse andato(salito)
il leccese in testa? Id est: fossi impazzito? Avessi perso l'uso della ragione?
Icastica espressione che, a Napoli, viene usata nei confronti di chi, senza
motivo, si comporti irrazionalmente. Il leccese dell'espressione non è -
chiaramente – un nativo e/o un abitante di Lecce, ma un tipo di famoso tabacco
da fiuto, prodotto, temporibus illis, nei pressi di quel capoluogo di provincia pugliese; l'espressione
paventa il fatto che il tabacco fiutato possa (ma non si sa bene come) aver raggiunto, attraverso le coani nasali il
cervello e leso cosí le facoltà raziocinanti del... fiutatore.
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