IL TOPONIMO MARCONIGLIO
Sono stato invogliato a fornire soluzioni etimologiche del
toponimo in epigrafe.Fornirò una mia ipotesi
chiarendo però súbito che non
esistono certezze circa l’orgine del nome Marconiglio che contraddistingue
oggi una piccola piazzetta ed olim anche
un vicoletto malfamato tra il c.so
Garibaldi e via fra’ Gregorio Carafa, adiacente all’odierna via Martiri d’Otranto
dove un tempo esistettero numerose case di piacere e volgarmente nota come Imbrecciata (‘mbricciata) a san Francisco ed
adiacente ad altro malfamato vicolo, in origine alveo d’un guado d’un
torrentello di cui s’è perso memoria, détto Pontescuro, nonché un intero quartiere Gli Incarnati ugualmente
di cattiva fama sin dai tempi degli Aragonesi
Premetto altresí che sia il
vicoletto che l’Imbrecciata furono un tempo strade malfamate e mal sicure
frequentate da prostitute, ladri,
lestofanti e briganti ed ospitarono i peggiori lupanari della città e che di
Pontescuro e de Gli Incarnati si parlava di luoghi cosí malfamati e licenziosi
da diventar proverbiali a segno che allorché si vedeva fare o s’udiva dire cosa licenziosa, si accennava con
disprezzo a chi parlasse o agisse licenziosamente,affermando "Questi
crede stare a gli Incarnati" oppure "Crede stare a Pontescuro".Tutte queste notizie sono state
espunte da "La Topografia universale della città di Napoli", di Niccolò Carletti
(1776). Carletti, è vero, non parla di Marconiglio ma spiega assai bene
la cattiva fama de Gl'Incarnati e di Pontescuro.Questi i fatti: Il Principe
Ferrante I d'Aragona possedeva 50 moggia di terreno confinanti col Campo de'
Carmignani e la Via Vecchia, l'antica strada che menava alla Puglia ed alle
Calabrie. Avendo perso 700 ducati al gioco con un tal Fabio Incarnato, saldò
principescamente il debito cedendogli détto terreno. Fabio vi costruí una magnifica
residenza ma alla sua morte i suoi eredi (gli Incarnati, appunto) lo
affittarono a diversi agricoltori «ed i Napolitani vi concorrevano per
deliziarvisi tra l'amenità di esso e la libertà del sito». Poi, però, «quel tratto divenne famosissimo Lupanaro per lo
licenzioso costume ivi introdotto. Fu in tali emergenze il luogo conceduto a
diversi, che vi eressero piú case e vi sistemarono piú vichi, attorno alla
stessa strada, che portava a Poggio Reale, prima di farsi la nuova, che in oggi
si osserva».
Riassumendo: 1) la cattiva fama dei luoghi
risalirebbe all'età aragonese; 2) case e
vicoli (tra i quali, dobbiamo pensare, vico Marconiglio) compaiono quando la
cattiva fama del luogo era già ben radicata, verosimilmente nel XVI sec.
Insomma tutte le strade di cui ò détto non
godettero di buona fama e si può
ragionevolmente ipotizzare (ecco la mia ipotesi!) che il vicoletto dapprima e la piazzetta
adiacente poi fossero nell’inteso comune indicati come al Malcuniculo simile al Malpertugio di boccaccesca memoria.
Morfologicamente poi seguendo i consueti passaggi d’uso in linguistica il Malcuniculo à potuto dare Marcuniculo→Marcunic(u)lo→Marcuniclo ed infine Marcuniglio→Marconiglio. Tutto ciò se non si vuol prender per buona (non me ne voglia il Maestro...) l’idea di Gino Doria che nel suo saggio di toponomastica delle strade di Napoli riportò quanto gli aveva comunicato un anonimo parroco della zona il quale leggeva in Marconiglio una corruzione locale per agglutinazione del nome proprio Marco Miglio ignoto personaggio cui pare fosse intestata la stradina de qua. Vada per l’agglutinazione, ma perché mutare la consonante nasale bilabiale (m) nella nasale dentale (n)? Troppe cose non mi convincono dell’idea perorata dal Doria e dal suo anonimo parroco!
R.Bracale
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