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LOCUZIONI 25.3.21
1.QUANNO
'A GALLINA SCACATEA, È SSIGNO CA À FATTO LL'UOVO.
Letteralmente: quando la gallina starnazza vuol dire che à fatto l'uovo. Id
est: quando ci si scusa reiteratamente,soprattuto quando le scuse non son
richieste, significa che si è
colpevoli.
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2.QUANNO
SI 'NCUNIA STATTE E CQUANNO SI MARTIELLO VATTE
Letteralmente: quando sei incudine sta fermo, quando sei martello, percuoti.
Id est: ogni cosa va fatta nel momento giusto, sopportando quando c'è da
sopportare e passando al contrattacco nel momento che la sorte lo consente
perché ci è favorevole.
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3.MIÉTTELE
NOMME PENNA!
Letteralmente: Chiamala penna! La locuzione viene usata, quasi volendo
consigliare e suggerire rassegnazione, allorchè si voglia far intendere a
qualcuno che à irrimediabilmente perduto una cosa, un oggetto, divenuto quasi
piuma d'uccello. La piuma essendo una cosa leggera fa presto a volar via,
come sparisce un oggetto prestato a qualcuno che per solito non restituisce
ciò che à ottenuto in prestito. A maggior conferma del fatto si usa dire che
se il prestito fosse una cosa buona, si impresterebbe la moglie... a margine
rammento che con il nomme penna si intendeva anche una vilissima monetina che
si spendeva con facilità, senza remore o pentimenti; la moneta détta penna ebbe il valore
esiguo di 1 carlino, questa stessa moneta
per il motivo ricordato è ricollegabile al détto qui esaminato: miéttele nomme penna (chiamala penna)
in riferimento appunto ad ogni cosa che si potesse facilmente perdere o
cedere senza lasciar tracce di remore o dispiaceri; la monetina s’ebbe
il nome di penna giacché su di una delle facce (verso) v’era effigiata un’ala
pennuta, quella dell’arcangelo Gabriele che sul dritto era il protagonista
dell’Annunciazione.
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4.FÀ 'O
FARENELLA.
Letteralmente:fare il farinello. Id est: comportarsi da vagheggino, da
manierato cicisbeo. L'icastica espressione non si riferisce - come invece
erroneamente pensa qualcuno - all'evirato cantore settecentescoCarlo Broschi
detto Farinelli(Andria,
24 gennaio
1705
– † Bologna,
16 settembre
1782),,
ma prende le mosse dall'àmbito teatrale dove le parti delle commedie erano assegnate
secondo rigide divisioni. All'attor giovane erano riservate le parti
dell'innamorato o del cicisbeo. E ciò avveniva sempre anche quando l'attore
designato , per il trascorrere del tempo non era piú tanto giovane e allora
per lenire i danni del tempo era costretto a ricorre piú che alla costosa
cipria, alla piú economica farina.
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5.À FATTO
'O PIRETO 'O CARDILLO.
Letteralmente: Il cardellino à fatto il peto. Commento salace ed immediato
che il popolo napoletano usa quando voglia sottolineare la risibile
performance di un insignificante e maldestro individuo che per sue limitate
capacità ed efficienza non può produrre che cose di cui non può restar segno
o memoria come accade appunto delle insignificanti flautolenze che può
liberare un piccolo cardellino.
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6.PIGLIARSE
'O PPUSILLECO.
Letteralmente: Prendersi il Posillipo. Id est: Darsi il buon tempo,
accompagnarsi ad una bella donna, per trascorrere un po' di tempo in maniera
gioiosa.La locuzione fa riferimento ad una famosa collina partenopeaPosillipo,che
dal greco Pausillipon significa tregua all'affanno, luogo amenissimo dove gli
innamorati son soliti appartarsi. In senso antifrastico e furbesco la
locuzione sta per: buscarsi la lue forse frutto di incauti incontri con donne
di non specchiata virtú.
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7.NUN
LASSÀ 'A VIA VECCHIA P''A VIA NOVA, CA SAJE CHELLO CA LASSE E NNUN SAJE
CHELLO CA TRUOVE!
Letteralmente: Non lasciare la via vecchia per la nuova, perchè conosci ciò
che lasci e ignori ciò che trovi. L'adagio consiglia cioè di non imboccare
strade diverse da quelle note, ché, se cosí si facesse si andrebbe incontro
all'ignoto, con conseguenze non facilmente valutabili e/o sopportabili.
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8.PETRUSINO,
ÒGNE MMENESTA.
Letteralmente: Prezzemolo in ogni minestra. Cosí è detto l'incallito
presenzialista, che non si lascia sfuggire l'occasione di esser presente,di
intromettersi in una discussione e dire la sua, quasi come il prezzemolo,
l’eba aromatica che si usa mettere in quasi tutte le pietanze o salse
partenopee.
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9.ACQUA CA
NUN CAMMINA, FA PANTANO E FFÈTE.
Letteralmente: acqua che non corre, ristagna e puzza. Id est: chi fa le viste
di zittire e non partecipare, è colui che trama nell'ombra e che
all'improvviso si appaleserà con la sua puzza per il tuo danno!
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10.'NFILA
'NU SPRUOCCOLO DINTO A 'NU PURTUSO!
Letteralmente: Infila uno stecco in un buco! La locuzione indica una
perentoria esortazione a compiere l'operazione indicata che deve servire a
farci rammentare l'accadimento di qualcosa di positivo, ma talmente raro da
doversi tenere a mente mediante un segno ben visibile come l'immissione di un
bastoncello in un buco di casa, per modo che passandovi innanzi e vedendolo
ci si possa rammentare del rarissimo fatto che si è verificato. Per
intenderci, l'espressione viene usata, a sapido commento allorchè, per
esempio, un uomo politico mantiene una promessa, una donna è puntuale ad un
appuntamento et similia.L’espressione
rammenta una cerimonia in uso nell’antica Roma repubblicana allorché
il Sommo sacerdote, a fini eponimi, soleva ad inizio d’anno infiggere un chiodo
in una delle pareti del tempio di Giano.
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11.ASTIPATE
'O MILO PE CQUANNO TE VÈNE SETE.
Letteralmente:Conserva la mela, per quando avrai sete. Id est: Non bisogna
essere impazienti; non si deve reagire subito sia pure a cattive azioni
ricevute;insomma la vendetta è un piatto da servire freddo, allorché se ne
avvertirà maggiormente la necessità.
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12.PUOZZ'AVÉ
MEZ'ORA 'E PETRIATA DINTO A 'NU VICOLO ASTRITTO E CA NUN SPONTA, FARMACIE
'NCHIUSE E MIEDECE GUALLARUSE!
Imprecazione malevola rivolta contro un inveterato nemico cui si augura di
sottostare ad una mezz'ora di lapidazione subíta in un vicolo stretto e
cieco, che non offra cioè possibilità di fuga e a maggior cordoglio gli si
augura di non trovare farmacie aperte ed imbattersi in medici erniosi e pertanto
lenti al soccorso.
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13.AJE
VOGLIA 'E METTERE RUMMA, 'NU STRUNZO NUN ADDIVENTA MAJE BBABBÀ.
Letteralmente: Puoi anche irrorarlo con parecchio rum,tuttavia uno stronzo
non diventerà mai un babà. Id est: un cretino, uno sciocco per quanto si
cerchi di truccarlo, edulcorare o esteriormente migliorare, non potrà mai
essere una cosa diversa da ciò che è...
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14.SI 'A
MORTE TENESSE CRIANZA, ABBIASSE A CHI STA 'NNANZE.
Letteralmente: Se la morte avesse educazione porterebbe via per primi chi è
piú innanzi, ossia è piú vecchio... Ma, come altrove si dice: ‘a morte nun
tène crianza... (la morte non à educazione), per cui non è possibile tenere
conti sulla priorità dei decessi.
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15. PURE
'E CUFFIATE VANNO 'MPARAVISO.
Anche i corbellati vanno in Paradiso. Cosí vengono consolati o si
autoconsolano i dileggiati prefigurando loro o auto prefigurandosi il premio
eterno per ciò che son costretti a sopportare in vita. Il cuffiato è
chiaramente il corbellato cioè il portatore di corbello (in arabo: quffa)
16. CHILLO T’À FATTO ‘NCAPO!
Ad litteram. Colui ti à defecato in testa! Antica icastica
locuzione usata a dileggio di chi mostri di avere predilezioni o preferenze,
spesso immotivate, nei riguardi di qualcuno e lo si accusa di ciò quasi attribuendogli la capacità di
sopportare da parte del prediletto qualsiasi oltraggio, vilipendio, ingiuria,
offesa, al segno di tollerare
perdonandogli persino l’oltraggio gravissimo d’esser defecato in testa!
Brak
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