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ESPRESSIONI 24.3.21
1-'A
VIPERA CA MUZZECAJE A CCHELLA MURETTE 'E TUOSSECO.
Ad litteram: la vipera che morsicò quella donna, perí di veleno; per
significare che persino la vipera che è solita avvelenare con i suoi morsi
le persone, dovette cedere e soccombere davanti alla cattiveria e alla
perversione di una donna molto piú pericolosa di essa vipera.
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2- E
SSEMPE CARULINA, E SSEMPE CARULINA...
Ad litteram Sempre Carolina... sempre Carolina Id est: a consumare sempre
la stessa pietanza, ci si stufa. La frase in epigrafe veniva pronunciata
dal re Ferdinando I Borbone Napoli quando volesse giustificarsi delle
frequenti scappatelle fatte a tutto danno di sua moglie Maria Carolina
d'Austria, che - però, si dice - lo ripagasse con la medesima moneta; per traslato la
locuzione è usata a mo' di giustificazione, in tutte le occasioni in cui
qualcuno abbia svicolato dalla consueta strada o condotta di vita, per
evidente scocciatura di far sempre le medesime cose.
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3-
TRE CCOSE STANNO MALE A 'STU MUNNO: N'AUCIELLO 'MMANO A 'NU PICCERILLO, 'NU
FIASCO 'MMANO A 'NU TERISCO, 'NA ZITA 'MMANO A 'NU VIECCHIO.
Ad litteram: tre cose sono sbagliate nel mondo: un uccello nelle mani di un
bambino, un fiasco in mano ad un tedesco e una giovane donna in mano ad un
vecchio; in effetti l'esperienza dimostra che i bambini sono, sia pure
involontariamente, crudeli e finirebbero per ammazzare l'uccellino che gli
fosse stato affidato,il tedesco, notoriamente crapulone, finirebbe per
ubriacarsi ed il vecchio, per definizione lussurioso, finirebbe per nuocere
ad una giovane donna che egli possedesse.
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4-
UOVO 'E N'ORA, PANE 'E 'NU JUORNO, VINO 'E N'ANNO E GGUAGLIONA 'E
VINT'ANNE.
Ad litteram: uovo di un'ora, pane di un giorno, vino di un anno, e ragazza
di vent'anni. Questa è la ricetta di una vita sana e contenutamente
epicurea. Ad essa non devono mancare uova freschissime, pane riposato per
lo meno un giorno, quando pur mantenendo la sua fragranza à avuto tempo di
rilasciare tutta l'umidità dovuta alla cottura, vino giovane che è il piú
dolce ed il meno alcoolico, ed una ragazza ancora nel fior degli
anni,capace di concedere tutte le sue grazie ancora intatte.
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5- A
CCHI PIACE LLU SPITO, NUN PIACE LA SPATA.
Ad litteram: a chi piace lo spiedo, non piace la spada. Id est: chi ama le
riunioni conviviali(adombrate - nel proverbio - dal termine
"spito" cioè spiedo), tenute intorno ad un desco imbandito, è di
spirito ed indole pacifici, per cui rifugge dalla guerra (la spata cioè
spada del proverbio).
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6-
ADDÓ NUN MIETTE LL'ACO, NCE MIETTE 'A CAPA.
Ad litteram: dove non metti l'ago, ci metterai il capo.Id est: occorre
porre subito riparo anche ai piccoli danni, ché - se lasciati a se stessi -
possono ingigantirsi al punto di dare gran nocumento; come un piccolo buco
su di un abito, se non riparato in fretta può diventare cosí grande da
lasciar passare il capo, cosí un qualsiasi piccolo e fugace danno va
riparato súbito, prima che ingrandendosi, non produca effetti irreparabili.
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7-ZITTO CHI SAPE 'O JUOCO!
Ad litteram: zitto chi conosce il giuoco! Id est: faccia silenzio chi è a
conoscenza del trucco o dell'imbroglio. Con la frase in epigrafe olim si
solevano raccomandare ai monelli spettatori dei loro giochi, i
prestigitatori di strada, affinché non rivelassero il trucco compromettendo
la buona riuscita del giuoco da cui dipendeva una piú o meno congrua
raccolta di moneta.La locuzione fu in origine sulla bocca dei saltimbanchi
che si esibivano a nelle strade adiacenti la piazza Mercato e/o Ferrovia,
nel bel mezzo di una cerchia di monelli e/o adulti perdigiorno che non
potendosi permettere il pur esiguo costo di un biglietto per accedere ai
teatrini zonali ed assistervi a gli spettacoli, si accontentavano di quelli
fatti in istrada da girovaghi saltimbanchi che si esibivano su palcoscenici
di fortuna ottenuti poggiando delle assi di legno su quattro o piú botti
vuote. Spesso tali spettatori abituali, per il fatto stesso di aver visto e
rivisto i giochi fatti da quei saltimbanchi/ prestigitatori di strada
avevano capito o carpito il trucco che sottostava ai giochi ed allora i
saltimbanchi/ prestigitatori che si esibivano con la locuzione zitto chi sape 'o juoco! invitavano ad una sorta di omertà gli
astanti affinché non svelassero ciò che sapevano o avevano carpito facendo
perdere l’interesse per il gioco in esecuzione, vanificando la
rappresentazione e compromettendo la chétta, la raccolta di monete
operata tra gli spettatori, raccolta che costituiva la magra ricompensa per
lo spettacolo dato. Per traslato cosí, con la medesima espressione son
soliti raccomandarsi tutti coloro che temendo che qualcuno possa svelare
imprudentemente taciti accordi, quando non occultati trucchi, chiedono a
tutti un generale, complice silenzio.Rammento infine a completamento
dell’illustrazione della locuzione un’altra espressione che accompagnava
quella in esame: ‘a fora dô singo! e cioè: Fuori
dal segno! Che era quello che tracciato con un pezzo di gesso rappresentava
il limite invalicabile che gli spettatori non dovevano oltrepassare
accostandosi troppo al palcoscenico, cosa che se fosse avvenuta poteva
consentire ai contravventori di osservare piú da presso le manovre dei saltimbanchi/
prestigitatori, scoprendo trucchi e manovre sottesi ai giochi, con tutte le
conseguenze già détte.
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8 -
VUÓ CAMPÀ LIBBERO E VVIATO? MEGLIO SULO CA MALE ACCUMPAGNATO.
Ad litteram: vuoi vivere libero e beato? Meglio solo che male accompagnato
Il proverbio in epigrafe, in fondo traduce l'adagio latino: beata solitudo,
oh sola beatitudo.
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9-
QUANNO 'NA FEMMENA S'ACCONCIA 'O QUARTO 'E COPPA, VO' AFFITTÀ CHILLO 'E
SOTTO.
Ad litteram: quando una donna cura eccessivamente il suo aspetto esteriore,
magari esponendo le grazie di cui è portatrice, lo fa nella speranza di
trovar partito sotto forma o di marito o di un amante che soddisfi le sue voglie sessuali.
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10 -
QUANNO QUACCHE AMICO TE VENE A TRUVÀ, QUACCHE CAZZO TE VENE A CCERCÀ.
Ad litteram: quando qualche amico ti viene a visitare, qualcosa viene a
cercarti. Id est: non bisogna mai attendersi gesti di liberalità o di affetto; anche quelli che reputiamo
amici, sono - in fondo - degli sfruttatori, che ti frequentano solo per
carpirti qualcosa.
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11 -
LL'UOCCHIE SO' FFATTE PE GGUARDÀ, MA 'E MMANE PE TTUCCÀ.
Ad litteram: gli occhi sono fatti per guardare, ma le mani (son fatte) per
toccare. Con questo proverbio, a Napoli, sogliono difendere (quasi a mo' di
giustificazione) il proprio operato, quelli che - giovani o vecchi che siano
- sogliono azzardare palpeggiamenti delle rotondità femminili.
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