31 ICONICHE ESPRESSIONI
1. 'AMMUINA È BBONA P''A GUERRA...
Ad litteram: il caos, la baraonda è utile in caso di
guerra; id est: per aver successo in caso di lotta occorre che ci sia del caos,
della baraonda; mestando in esse cose si può giungere alla vittoria nella lotta
intrapresa.
2. ASTIPATE 'O PIEZZO JANCO PE QUANNO VÈNENO 'E
JUORNE NIRE.
Ad litteram: conserva il pezzo bianco per quando
verranno le giornate nere. Id est: cerca di comportarti come una formica; non
dilapidare tutto quel che ài: cerca di tener da parte sia pure un solo scudo
d'argento (pezzo bianco) di cui potrai servirti quando verranno le giornate di
miseria e bisogno.
3. MALE O BBENE A FFINE VÈNE.
Ad litteram: il male o il bene ànno un loro termine.
Id est: Non preoccuparti soverchiamente ma, ugualmente non vivere sugli allori perché sia il male
sia il bene che ti incorrono,non sono eterni e come son cominciati, cosíprima o
poi finiranno.
4. CHI TÈNE PANE E VVINO, 'E SICURO È GGIACUBBINO.
Ad litteram: chi tiene pane e vino, di certo è
giacobino. Durante il periodo (23/1-13/6 1799)della Repubblica Partenopea, il
popolo napoletano considerava benestanti, i sostenitori del nuovo regime
politico. Attualmente il proverbio è inteso nel senso che sono ritenuti capaci
di procacciarsi pane e vino, id est: prebende e sovvenzioni coloro che militano
o fanno vista di militare sotto le medesime bandiere politiche degli
amministratori comunali, regionali o provinciali che a questi nuovi giacobini
son soliti procacciare piccoli o grossi favori, non supportati da alcuna seria
e conclamata bravura, ma solo da una vera o pretesa militanza politica.
5. DICETTE 'O PAGLIETTA: A TTUORTO O A
RRAGGIONE, 'A CCA À DDA ASCÍ 'A ZUPPA E 'O PESONE.
Ad litteram: disse l'avvocatucolo: si abbia torto o
ragione, di qui devon scaturire il pasto e la pigione; id est: non importa se
la causa sarà vinta o persa, è giusto assumerne il patrocinio che procurerà il
danaro utile al sostentamento e al pagamento del fitto di casa. Oggi il
proverbio è usato quando ci si imbarchi in un'operazione qualsiasi senza
attendersene esiti positivi, purché sia ben remunerata.
6. 'O DIAVULO, QUANNO È VVIECCHIO, SE FA MONACO
CAPPUCCINO.
Ad litteram: il diavolo diventato vecchio si fa
monaco cappuccino. Id est: spesso chi hà vissuto una vita dissoluta e
peccaminosa, giunto alla vecchiaia, cerca di riconciliarsi con Dio nella
speranza di salvarsi l'anima in extremis.
7. CHI TÈNE 'O LUPO PE CUMPARE, È MMEGLIO CA
PURTASSE 'O CANE SOTT'Ô MANTIELLO.
Ad litteram: chi à un lupo per socio, è meglio che
porti il cane sotto il mantello. Id est: chi à cattive frequentazioni è meglio
che si premunisca fornendosi di un fidato amico che gli possa dare un adeguato
aiuto nelle necessità che gli si presenteranno proprio per le cattive
frequentazioni. Da notare come in napoletano il congiuntivo esortativo non è
reso con il presente, ma con l'imperfetto...
8. SI 'O CIUCCIO NUN VO' VÉVERE, AJE VOGLIA
D''O SISCÀ...
Ad litteram: se l'asino non vuole bere, potrai
fischiare quanto vuoi (non otterrai nulla)Id est: il testardo si redime ed accetta
il nuovo solo con il proprio autoconvincimento...
9. MO M'HÊ ROTTE CINCHE CORDE 'NFACCI' Â
CHITARRA E 'A SESTA POCO TENE.
Ad litteram: ora mi ài rotto cinque corde della
chitarra e la sesta è prossima a spezzarsi o a rendersi inutile. Simpatica
locuzione che a Napoli viene pronunciata verso chi à cosí tanto infastidito una
persona da condurlo all'estremo limite della pazienza e dunque prossimo alla
reazione conseguente, come chi vedesse manomessa la propria chitarra
nell'integrità delle corde di cui cinque fossero state rotte e la sesta
allentata al punto tale da non poter reggere piú l'accordatura.
10. COPPOLA PE CCAPPIELLO E CCASA A SSANT'ANIELLO.
Ad litteram:Berretto per cappello, ma casa a
sant'Aniello (a Caponapoli). Id est: vestirsi anche miseramente, ma prendere
alloggio in una zona salúbre ed ariosa, poiché la salute viene prima
dell'eleganza, ed il danaro va speso per star bene in salute, non per
agghindarsi.
11. TENÉ TUTTE 'E VIZZIE D''A ROSAMARINA.
Ad litteram: avere tutti i vizi del rosmarino. Id
est: avere tutti i difetti possibili, essere cioè così poco affidabile ed utile
alla stregua del rosmarino, l'erba aromatica che serve a molto poco; infatti
oltre che per dare un po' di aroma non serve a nulla: non è buona da ardere,
perché brucia a stento, non fa fuoco, per cui non dà calore, non produce cenere
che - olim - serviva per il bucato, ed accesa, fa solo molto, fastidioso,
incoferente fumo...
12. SI 'O SIGNORE NUN PERDONA A 77, 78 E 79,
LLA 'NCOPPA NCE PO’ APPENNERE 'E PUMMAROLE.
Ad litteram: Se il Signore non perdona ai
diavoli(77), alle prostitute(78) ed ai ladri(79), lassú (id est: in paradiso )
ci potrà appendere i pomodori. Id est: poiché il mondo è popolato
esclusivamente da peccatori: ladri, prostitute e cattivi soggetti in genere
(diavoli), il Signore Iddio se vorrà accogliere qualcuno in paradiso, dovrà perdonare
a tutti o si ritroverà con uno spazio enormemente vuoto che per riempirlo
dovrebbe solo coltivarci pomidoro.
13. CHILLO SE METTE 'E DDETE 'NCULO E CCACCIA
'ANIELLE.
Ad litteram: Quello si mette le dita nel sedere e
tira fuori anelli. Id est: la fortuna di quell'essere è cosí grande che è
capace di procurarsi beni e ricchezze anche nei modi meno ortodossi o
possibili.
14.'A FEMMENA È CCOMM’ Â CAMPANA: SI NUN 'A
TUCULIJE, NUN SONA.
Ad litteram: la donna è come una campana: se non
l'agiti non suona; id est: la donna à bisogno di esser sollecitata per tirar
fuori i propri sentimenti, ma pure i propri istinti.
15.'A FEMMENA BBONA SI - TENTATA - RESTA
ONESTA, NUN È STATA BUONO TENTATA.
Ad litteram: una donna procace, se - una volta che
venga tentata - resta onesta, significa che non è stata tentata a sufficienza.
Lo si dice intendendo affermare che qualsiasi donna, in ispecie quelle procaci
si lasciano normalmente cadere in tentazione; e se non lo fanno è perché... il
tentatore non è stato all'altezza del compito...
16.TRE CCOSE NCE VONNO P''E PICCERILLE: MAZZE,
CARIZZE E ZIZZE!
Ad litteram: tre son le cose che necessitano ai
bimbi: busse, carezze e tette. Id est: per bene allevare i bimbi occorrono tre
cose il sano nutrimento(le tette), busse quando occorra punirli per gli errori
compiuti, premi (carezze)per gratificarli quando si comportano bene.
17.'E PEJE JUORNE SO' CCHILLE D''A VICCHIAIA.
Ad litteram: i peggiori giorni son quelli della
vecchiaia; il detto riecheggia l'antico brocardo latino: senectus ipsa morbus
est; per solito, in vecchiaia non si ànno più affetti da coltivare o lavori cui
attendere, per cui i giorni sono duri da portare avanti e da sopportare specie
se sono corredati di malattie che in vecchiaia non mancano mai...
18.DIMMÈNNE N'ATA, CA CHESTA GGIÀ 'A SAPEVO.
Ad litteram: raccontamene un'altra perché questa già
la conoscevo; id est: se ài intenzione di truffarmi o farmi del male, adopera
altro sistema, giacché questo che stai usando mi è noto e conosco il modo di
difendermi e vanificare il tuo operato.
19.DENARO 'E STOLA, SCIOSCIA CA VOLA.
Ad litteram: denaro di stola, soffia che vola via. Id
est: il danaro ricevuto o in eredità, o in omaggio da un parente prete, si
disperde facilmente, con la stessa facilità con cui se ne è venuto in possesso
e ciò perché nel malevolo inteso comune un sacerdote che faccia un dono o lasci
beni in eredità, lo fa sempre accompagnandoli da maledizioni...
20.FATTE CAPITÀNO E MAGNE GALLINE.
Ad litteram: diventa capitano e mangerai galline:
infatti chi sale di grado migliora il suo tenore di vita, per cui, al di là
della lettera, il proverbio può intendersi:(anche se non è veramente accaduto),
fa' le viste di esser salito di grado, così vedrai migliorato il tuo tenore di
vita.
21.'E MARIUOLE CU 'A SCIAMMERIA 'NCUOLLO, SO' PPEJE
'E LL' ATE.
Ad litteram: i ladri eleganti e ben vestiti sono
peggiori degli altri. Id est: i gentiluomini che rubano sono peggiori e fanno
piú paura dei poveri che rubano magari per fame o necessità
22.DICETTE FRATE EVARISTO:"PE MMO,
PIGLIATE CHISTO!"
Ad litteram: disse frate Evaristo: Per adesso, prénditi
questo!"Il proverbio viene usato a mo' di monito, quando si voglia
rammentare a qualcuno, che si stia eccessivamente gloriando di una sua piccola
vittoria, che per raggiungerla à dovuto comunque sopportare qualche infamante
danno. Il frate del proverbio fu tentato dal demonio, che per indurlo al
peccato assunse l'aspetto di una procace ragazza discinta; il frate si lasciò
tentare e partì all'assalto delle grazie della ragazza che - nel momento
culminante della tenzone amorosa riprese le sembianze del demonio e principiò a
prendersi giuoco del frate, che invece portando a compimento l'operazione
sodomitica iniziata pronunciò la frase in epigrafe.
23.CHI RIDE D''O MMALE 'E LL'ATE, 'O SSUĴO STA
ARRET' Â PORTA.
Ad litteram: chi ride delle digrazie altrui, à le sue
molto prossime; id est: chi o per cattiveria o per insipienza si fa beffe del
male che à colpito altre persone, dovrebbe sapere che - presto o tardi - il
male potrebbe colpire anche lui...
24.È 'NA BBELLA JURNATA E NISCIUNO SE 'MPENNE.
Ad litteram: È una bella giornata e nessuno viene
impiccato.Con la frase in epigrafe, un tempo erano soliti lamentarsi i
commercianti che aprivano bottega a Napoli nei pressi di piazza Mercato dove
erano innalzate le forche per le esecuzioni capitali; i commercianti si
dolevano che in presenza di una bella giornata non ci fossero esecuzioni cosa
che, richiamando gran pubblico, poteva far aumentare il numero dei possibili
clienti. Oggi la locuzione viene usata quando si voglia significare che ci si
trova in una situazione a cui mancano purtroppo le necessarie premesse per il
conseguimento di un risultato positivo.
25.'E MEGLIO AFFARE SO' CCHILLE CA NUN SE FANNO.
Ad litteram: i migliori affari sono quelli che non
vengono portati a compimento; siccome gli affari - in ispecie quelli grossi -
comportano una aleatorietà, spesso pericolosa, è più conveniente non
principiarne o non portarne a compimento alcuno.
26.QUANNO 'E FIGLIE FÓTTONO, 'E PATE SO' FFUTTUTE.
Ad litteram: quando i figli copulano, i padri restano
buggerati Id est: quando i figli conducono una vita dissoluta e perciò
dispendiosa, i padri ne sopportano le conseguenze o ne portano il peso; va da
sé che con la parola fòttono non si deve intendere il semplice, naturale, atto
sessuale, ma più chiaramente quello compiuto a pagamento.
27.PRIMMA T'AGGI''A 'MPARÀ E PPO T'AGGI''A
PERDERE....
Ad litteram: prima devo insegnarti(il mestiere) e poi
devo perderti. Così son soliti lamentarsi, dolendosene, gli artigiani
partenopei davanti ad un fatto incontrovertibile: prima devono impegnarsi per
insegnare il mestiere agli apprendisti, e poi devono sopportare il fatto che costoro,
diventati provetti, lasciano la bottega dove ànno imparato il mestiere e si
mettono in proprio, magari facendo concorrenza al vecchio maestro.
28.'NA MELA VERMENOSA NE 'NFRACETA 'NU MUNTONE.
Basta una sola mela marcia per render marce tutte
quelle con cui sia a contatto. Id est: in una cerchia di persone, basta che ve
ne sia una sola cattiva, sleale o peggio, per rovinare tutti gli altri.
29.CHELLA CA LL'AIZA 'NA VOTA, LL'AIZA SEMPE.
Ad litteram: quella che la solleva una volta, la
solleverà sempre. Id est: una donna che tiri su le gonne una volta, le tirerà
su sempre; più estesamente: chi commette una cattiva azione, la ripeterà per
sempre; non bisogna mai principiare a delinquere , altrimenti si corre il
rischio di farlo sempre.
30.CHELLA CAMMISA CA NUN VO' STÀ CU TTE,
PÍGLIALA E STRÀCCIALA!
Ad litteram: quella camicia che non vuole star con
te, stràppala! Id est: allontana, anche violentemente, da te chi non accetta la
tua amicizia o la tua vicinanza.
31. CHIAMMÀ A SAN PAOLO PRIMMA ‘E VEDÉ ‘A SERPE
Ad litteram: Invocare (la protezione di) san Paolo prima di scorgere un serpente (che possa nuocere). Con riferimento a chi, vigliacco o eccessivamente pauroso, prima dell’appalesarsi d’un pericolo si ponga in posizione difensiva chiamando addirittura in soccorso la protezione dei santi. Nella fattispecie l’apostolo Paolo è invocato quale protettore nel caso di incresciosi incontri con serpenti; e ciò perché pare che il suddetto apostolo durante il viaggio che lo condusse da Gerusalemme a Roma (dove essendo civis romanus subí il martirio della decapitazione e non quella della crocefissione riservata a gli schiavi ed a chi non avesse cittadinanza romana) subisse il morso d’una vipera ma ne restasse miracolosamente illeso.
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