PERETA E ZOMPAPERETA.
Riferendo
di una donna becera, villana, sciatta,sguaiata,
volgare, sfrontata ed, a maggior ragione, diuna donna di malaffare o anche
solo di chi fosse una demi vierge o che
volesse apparir tale, con linguaggio pungente se non piú crudo,s’usa dire che si
tratta di una PÉRETA, soprattutto quando quelle sue pessime qualità la donna
le inalberi e le metta ostentatamente in mostra;in particolare con il détto
termine péreta si suole indicare una pessima donna becera, villana, sciatta,sguaiata, volgare,ma soprattutto sfrontata che si comporti da donna di
malaffare non per necessità o per mestiere(in tali casi sarebbe una zoccola, una puttana patentata), ma per
vizio o per indole da sgualdrina, baldracca, donnaccia, prostituta; le ragioni di questo nome sono facilmente
intuibili laddove si ponga mente che il termine péreta è il femminile metafonetico
di píreto (dal b. lat.:peditu(m)) cioè: peto, scorreggia che sono
manifestazioni viscerali rumorose rispetto alla corrispondente loffa (probabilmente dal tedesco luft - loft=
aria) fetida manifestazione viscerale silenziosa, ma olfattivamente tremenda.
Va da sé che una donna che strombazzi le sue pessimi qualità, si comporta alla
medesima stregua di un peto, manifestando rumorosamente la sua presenza e ben
si può meritare, con icastico, seppur
crudo linguaggio, l’appellativo di péreta; a margine rammento che talvolta l’epiteto péreta
è addizionato di un aggettivo stellïata= scintillante, luminosa
quasi a voler indicare che la donna che strombazzi le sue pessimi qualità, si
comporta alla medesima stregua di un peto, manifestando rumorosamente la sua
presenza e lo faccia (a maggior disdoro) in maniera cosí chiara e palese come un astro brillante. Ciò che vengo
dicendo è tanto vero che addirittura questo tipo di donna è stato codificato
nella Smorfia napoletana che al num. 43 recita: donna Péreta for’ ô balcone per
indicare appunto una donna… di scarto che faccia di tutto per mettersi in
mostra; ed addirittura nella smorfia il termine péreta da nome comune è divenuto quasi nome proprio.)
In coda a tutto ciò che ò détto circa la voce péreta rammento un altro icastico epiteto forgiato servendosi della medesima voce péreta; l’epiteto è ZOMPAPÉRETA s.vo ed agg.vo f.le e solo f.le (non è attestato infatto un m.le zompapíreto) che ad litteram varrebbe saltapeto che però non à ed avrebbe alcun senso, atteso che non è praticabile il salto d’ una scorreggia; nell’epito in esame infatti il termine péreta non deve essere inteso nel senso letterale ma in quello traslato di pessima donna becera, villana, sciatta,sguaiata, volgare,e soprattutto sfrontata che si comporti da donna di malaffare offrendo in giro le proprie grazie non per bisogno, ma per vizio, costume, mania o capriccio saltando da un amante all’altro;di talché la voce andrebbe tradotta come sfacciata che salta e morfologicamente forse sarebbe stato piú corretto che il verbo avesse seguito il sostantivo coniugato al participio presente: péreta zompante ,ma la voce non avrebbe consentito l’agglutinazione funzionale e non sarebbe risultata gradevole all’udito né icastica come la popolaresca ZOMPAPÉRETA. Il verbo zumpare = saltare la cui 3ª pers.sg. dell’ind. pres. zompa è servita a formare la voce in esame è un denominale di zumpo(= salto)che è da un agg.vo greco sostantivato sýmpous→*sýmpu con normale passaggio di s→z.
Rammento in chiusura che negli anni tra il 1950 e 1960 i termini in epigrafe furono affibbiati, dai giovani napoletani, soprattutto della città bassa, in senso antifrastico alle ragazze della medio-alta borghesia di talune zone della città ed in particolare con il termine perete furono bollate le posillipine o le vomeresi, mentre il termine zompaperete fu riservato alle ragazze di Chiaia e via dei Mille.
Brak
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