SCAGNOZZO, & DINTORNI
Sollecitato dalla
richiesta d’una mia nipote,che non restò soddisfatta d’una spiegazione data nel
corso d’una trasmissione televisiva con domande a premio, e mi chiese del
termine in iscrizione, tratto questa
vòlta la voce scagnozzo ed i
suoi sinonimi dell’italiano e del napoletano
sicuro di far cosa gradita non solo alla mia congiunta, ma pure a
qualche altro dei miei ventiquattro lettori. Premetto che i sinonimi in
italiano della voce in esame lo sono in maniera molto imprecisa e/o generica,
mente quelli del napoletano, al solito, sono piú precisi e circostanziati.
Cominciamo dunque:
Scagnozzo s.vo m.le e
solo maschile; 1 (in origine ed in
primis antiq.) prete con pochi mezzi che si arrangia, senza
dignità, a procurarsi del denaro facendo questue girovaghe o celebrando, per
clienti non facoltosi, messe piane,
funerali non solenni e sim.
2 (spreg.) chi esegue ciecamente gli ordini di
un potente
3 (fig.) persona mediocre, priva di dignità o di capacità
Voce denominale di cagna addizionato in posizione protetica d’ una esse distrattiva, nonché d’un suffisso dispregiativo di sostantivi ozzo derivato di occio suffisso alterativo di aggettivi, dal lat. volg. -oceu(m), suffisso che di suo à valore diminutivo-vezzeggiativo (belloccio, grassoccio); la spiegazione semantica del collegamento di scagnozzo al s.vo cagna è da ricercarsi nel fatto che quei preti con pochi mezzi che si arrangiavano, senza dignità, a procurarsi del denaro facendo questue bussando alle porte di masserie e casolari spesso dovevano subire l’onta dell’inseguimento o dei latrati dissuasorî dei cani da guardia, o piú spesso delle feroci cagne; passiamo ai sinonimi della voce or ora esaminata; il piú ovvio e, come ò anticipato non troppo significante, in quanto generico è
3 (fig.) persona mediocre, priva di dignità o di capacità
Voce denominale di cagna addizionato in posizione protetica d’ una esse distrattiva, nonché d’un suffisso dispregiativo di sostantivi ozzo derivato di occio suffisso alterativo di aggettivi, dal lat. volg. -oceu(m), suffisso che di suo à valore diminutivo-vezzeggiativo (belloccio, grassoccio); la spiegazione semantica del collegamento di scagnozzo al s.vo cagna è da ricercarsi nel fatto che quei preti con pochi mezzi che si arrangiavano, senza dignità, a procurarsi del denaro facendo questue bussando alle porte di masserie e casolari spesso dovevano subire l’onta dell’inseguimento o dei latrati dissuasorî dei cani da guardia, o piú spesso delle feroci cagne; passiamo ai sinonimi della voce or ora esaminata; il piú ovvio e, come ò anticipato non troppo significante, in quanto generico è
servo, s.vo m.le [f. -a]
1 chi è privo di libertà, soggetto ad altri; schiavo (anche fig.)
2 termine, oggi in disuso, che indicava chi svolge servizi generici, spec. domestici, alle dipendenze di privati: gli mandò il suo servo | in formule di cortesia e di saluto ormai disusate: il vostro umilissimo servo; servo vostro!, a vostra disposizione
3 (estens.) chi si dedica con dedizione o devozione a qualcuno o qualcosa | servo di Dio, persona vissuta santamente e morta in fama di santità, per la quale sia stato introdotto il processo di beatificazione | servo dei servi di Dio, formula con cui si denomina il papa
4 nomi di appartenenti a ordini religiosi: Servi di Maria
5 servo muto, piccolo mobile, spostabile e maneggevole, sul quale si possono disporre ordinatamente gli indumenti quando ci si spoglia; mobiletto o tavolino a ripiani, collocabile presso la tavola da pranzo per prendervi o riporvi le stoviglie
¶ agg.vo (lett.)
1 schiavo (anche fig.): un popolo servo dello straniero
1 chi è privo di libertà, soggetto ad altri; schiavo (anche fig.)
2 termine, oggi in disuso, che indicava chi svolge servizi generici, spec. domestici, alle dipendenze di privati: gli mandò il suo servo | in formule di cortesia e di saluto ormai disusate: il vostro umilissimo servo; servo vostro!, a vostra disposizione
3 (estens.) chi si dedica con dedizione o devozione a qualcuno o qualcosa | servo di Dio, persona vissuta santamente e morta in fama di santità, per la quale sia stato introdotto il processo di beatificazione | servo dei servi di Dio, formula con cui si denomina il papa
4 nomi di appartenenti a ordini religiosi: Servi di Maria
5 servo muto, piccolo mobile, spostabile e maneggevole, sul quale si possono disporre ordinatamente gli indumenti quando ci si spoglia; mobiletto o tavolino a ripiani, collocabile presso la tavola da pranzo per prendervi o riporvi le stoviglie
¶ agg.vo (lett.)
1 schiavo (anche fig.): un popolo servo dello straniero
2 servile: vergin di servo encomio / e di codardo
oltraggio (MANZONI Il cinque maggio).
Voce dal lat. servu(m)=schiavo; altro sinonimo sebbene
impreciso(da considerare comunque solo nell’accezione sub 1) è
galoppino, s. m.
1 chi corre di qua e di là a sbrigare servizi per conto di altri (anche spreg.) | galoppino elettorale, chi va in giro a procacciare voti a un candidato o ad un partito;
2 cavallo che, durante l'allenamento dei cavalli trottatori, li affianca correndo al galoppo, al fine di stimolarli;
3 (mecc.) puleggia di piccolo diametro, a forma di rullo, che gira in folle e mantiene tesa una cinghia di trasmissione; Voce dal fr. galopin, deriv. di galoper 'galoppare' (in origine, nome di un personaggio che nelle chansons de gestes aveva i compiti di messo);
1 chi corre di qua e di là a sbrigare servizi per conto di altri (anche spreg.) | galoppino elettorale, chi va in giro a procacciare voti a un candidato o ad un partito;
2 cavallo che, durante l'allenamento dei cavalli trottatori, li affianca correndo al galoppo, al fine di stimolarli;
3 (mecc.) puleggia di piccolo diametro, a forma di rullo, che gira in folle e mantiene tesa una cinghia di trasmissione; Voce dal fr. galopin, deriv. di galoper 'galoppare' (in origine, nome di un personaggio che nelle chansons de gestes aveva i compiti di messo);
il sinonimo che segue solo estensivamente vale quelli fin
qui esaminati, in quanto di suo varrebbe esclusivamente nell’accezione sub 1 :
tirapiedi; s. m. invar.
1 (in primis ant.) aiutante del boia; aveva il compito di aggrapparsi alle gambe degli impiccati, tirandoli per i piedi per affrettarne la morte, mentre nel caso di condannati alla decapitazione aveva il compito di accovacciarsi sulle gambe e piedi del condannato frenandone i movimenti per evitare che il reo scalciando si muovesse e rendesse piú difficile il lavoro del boia.
2 [anche f.] (per estensione spreg.) chi è addetto a mansioni di infimo ordine | chi serve una persona secondandone senza dignità tutti i desideri.
1 (in primis ant.) aiutante del boia; aveva il compito di aggrapparsi alle gambe degli impiccati, tirandoli per i piedi per affrettarne la morte, mentre nel caso di condannati alla decapitazione aveva il compito di accovacciarsi sulle gambe e piedi del condannato frenandone i movimenti per evitare che il reo scalciando si muovesse e rendesse piú difficile il lavoro del boia.
2 [anche f.] (per estensione spreg.) chi è addetto a mansioni di infimo ordine | chi serve una persona secondandone senza dignità tutti i desideri.
Voce composta da tira (voce
verb. 3°pers. sg. ind. pres. dell’infinito
tirare (dal lat.
volg. *tirare, alterazione del class. trahere 'trarre') ed il pl. di piede
guardia del corpo, s.vo
m.le e/o f.le formato dal s.vo guardia
addizionato necessariamente dello specificativo del corpo: chi serve una persona secondandone senza ogni desiderio
o ordine con il compito precipuo di assicurargli protezione fisica; (fig.)
persona molto devota e fidata;
guardia s.vo f.le
1 il custodire, il vigilare: fare la guardia a qualcosa; fare buona, cattiva guardia; tenere sotto buona guardia; cane da guardia
2 turno obbligatorio di servizio di militari, sorveglianti, medici, infermieri: medico di guardia; essere, stare, montare di guardia; montare, smontare la guardia | corpo di guardia, l'insieme di soldati che partecipano allo stesso turno di vigilanza; anche il locale in cui essi si raccolgono | guardia medica, servizio medico permanente; anche, il luogo nel quale esso viene prestato
3 (ed è il caso che ci occupa) persona o gruppo di persone, spesso militari, cui è affidato un particolare servizio di custodia o di protezione; scorta: guardia armata, a cavallo; guardia d'onore, quella che scorta un personaggio d'alto grado in cerimonie ufficiali | cambio della guardia, cambio dei soldati alla fine di un turno di vigilanza; (fig.) sostituzione contemporanea di più persone che occupano posti importanti in un governo, una direzione, un'amministrazione di un'azienda ecc. | guardia del corpo, nucleo di forze di polizia o militari addetto alla protezione di personalità pubbliche o politiche; anche, chi è addetto alla protezione di un personaggio importante, gorilla | essere della vecchia guardia, (fig.) essere tra i più anziani e fedeli seguaci di un partito, di un movimento, di un'associazione ecc.
4 denominazione di corpi militari o civili che svolgono servizio di vigilanza, di protezione, di custodia; ciascuno degli appartenenti a tali corpi: guardia forestale, campestre, daziaria | guardia di finanza, corpo militare dello stato addetto a impedire e reprimere i reati finanziari e tributari e a sorvegliare le frontiere; finanziere | guardia svizzera, corpo militare mercenario addetto alla difesa della persona del papa e dei palazzi pontifici | guardia di pubblica sicurezza, nel vecchio ordinamento della polizia di stato, grado corrispondente a quello attuale di agente | guardia carceraria, agente di custodia | guardia giurata, privato che svolge attività di vigilanza nei confronti di beni e persone | guardia notturna, guardia giurata che svolge compiti di sorveglianza notturna
5 (fam.) agente di polizia, vigile urbano: chiamare le guardie; giocare a guardie e ladri
6 soprattutto nella scherma e nel pugilato, posizione di difesa: guardia alta, bassa; avere una guardia stretta, chiusa ' guardia destra, pugile mancino | mettersi, stare in guardia, assumere una posizione di difesa di fronte all'avversario; (fig.) prepararsi ad affrontare qualcosa che si teme | mettere qualcuno in guardia contro qualcosa, (fig.) avvertirlo dei pericoli cui va incontro | non abbassare la guardia, (fig.) non allentare la vigilanza | in guardia!, comando dato ai duellanti o ai pugili perché si mettano in posizione di difesa; usato anche come avvertimento
7 nella pallacanestro, ciascuno dei giocatori, spesso di statura relativamente bassa, che hanno il compito di portare in avanti il pallone
8 parte dell'elsa in cui si mette la mano impugnando la spada
9 l'altezza, segnata sull'argine di un fiume, che indica il limite cui l'acqua può giungere senza pericolo di alluvione: il Po è un metro sotto la guardia, il livello di guardia ' superare il livello di guardia, (fig.) raggiungere un livello pericoloso: la tensione ha superato il livello di guardia
10 (tip.) foglio di carta bianco che il legatore pone all'inizio di un libro, fra la copertina e il frontespizio, e alla fine di esso, fra l'ultima pagina e la copertina inferiore; risguardo; detto anche foglio, carta di guardia
11 (tecn.) dispositivo del telaio automatico che mantiene diritta la spola
12 la parte del morso che sta fuori della bocca del cavallo ed è fornita di anelli per l'attacco delle redini.
1 il custodire, il vigilare: fare la guardia a qualcosa; fare buona, cattiva guardia; tenere sotto buona guardia; cane da guardia
2 turno obbligatorio di servizio di militari, sorveglianti, medici, infermieri: medico di guardia; essere, stare, montare di guardia; montare, smontare la guardia | corpo di guardia, l'insieme di soldati che partecipano allo stesso turno di vigilanza; anche il locale in cui essi si raccolgono | guardia medica, servizio medico permanente; anche, il luogo nel quale esso viene prestato
3 (ed è il caso che ci occupa) persona o gruppo di persone, spesso militari, cui è affidato un particolare servizio di custodia o di protezione; scorta: guardia armata, a cavallo; guardia d'onore, quella che scorta un personaggio d'alto grado in cerimonie ufficiali | cambio della guardia, cambio dei soldati alla fine di un turno di vigilanza; (fig.) sostituzione contemporanea di più persone che occupano posti importanti in un governo, una direzione, un'amministrazione di un'azienda ecc. | guardia del corpo, nucleo di forze di polizia o militari addetto alla protezione di personalità pubbliche o politiche; anche, chi è addetto alla protezione di un personaggio importante, gorilla | essere della vecchia guardia, (fig.) essere tra i più anziani e fedeli seguaci di un partito, di un movimento, di un'associazione ecc.
4 denominazione di corpi militari o civili che svolgono servizio di vigilanza, di protezione, di custodia; ciascuno degli appartenenti a tali corpi: guardia forestale, campestre, daziaria | guardia di finanza, corpo militare dello stato addetto a impedire e reprimere i reati finanziari e tributari e a sorvegliare le frontiere; finanziere | guardia svizzera, corpo militare mercenario addetto alla difesa della persona del papa e dei palazzi pontifici | guardia di pubblica sicurezza, nel vecchio ordinamento della polizia di stato, grado corrispondente a quello attuale di agente | guardia carceraria, agente di custodia | guardia giurata, privato che svolge attività di vigilanza nei confronti di beni e persone | guardia notturna, guardia giurata che svolge compiti di sorveglianza notturna
5 (fam.) agente di polizia, vigile urbano: chiamare le guardie; giocare a guardie e ladri
6 soprattutto nella scherma e nel pugilato, posizione di difesa: guardia alta, bassa; avere una guardia stretta, chiusa ' guardia destra, pugile mancino | mettersi, stare in guardia, assumere una posizione di difesa di fronte all'avversario; (fig.) prepararsi ad affrontare qualcosa che si teme | mettere qualcuno in guardia contro qualcosa, (fig.) avvertirlo dei pericoli cui va incontro | non abbassare la guardia, (fig.) non allentare la vigilanza | in guardia!, comando dato ai duellanti o ai pugili perché si mettano in posizione di difesa; usato anche come avvertimento
7 nella pallacanestro, ciascuno dei giocatori, spesso di statura relativamente bassa, che hanno il compito di portare in avanti il pallone
8 parte dell'elsa in cui si mette la mano impugnando la spada
9 l'altezza, segnata sull'argine di un fiume, che indica il limite cui l'acqua può giungere senza pericolo di alluvione: il Po è un metro sotto la guardia, il livello di guardia ' superare il livello di guardia, (fig.) raggiungere un livello pericoloso: la tensione ha superato il livello di guardia
10 (tip.) foglio di carta bianco che il legatore pone all'inizio di un libro, fra la copertina e il frontespizio, e alla fine di esso, fra l'ultima pagina e la copertina inferiore; risguardo; detto anche foglio, carta di guardia
11 (tecn.) dispositivo del telaio automatico che mantiene diritta la spola
12 la parte del morso che sta fuori della bocca del cavallo ed è fornita di anelli per l'attacco delle redini.
Voce dal gotico vardia
derivata dall’antico alto tedesco wart.
corpo s. m.
1 (fis. , chim.) ogni sostanza che abbia caratteristiche peculiari e distintive: corpo solido, liquido, gassoso; corpi organici, inorganici | corpo semplice, quello la cui molecola è costituita da atomi dello stesso elemento | corpo composto, quello che può essere separato nei vari elementi che lo costituiscono
2 qualsiasi oggetto o cosa che occupi uno spazio: corpo rigido, elastico; la gravità, l'impenetrabilità dei corpi | dare corpo a qualcosa, realizzarla, concretarla | prendere corpo, prendere consistenza | i corpi celesti, gli astri | corpo del reato, (dir.) oggetto che è servito a compiere un reato o sul quale un reato è stato commesso | corpo estraneo, (med.) qualunque formazione solida penetrata nell'organismo | corpo morto, (mar.) grossa ancora o altro peso affondato collegato a un gavitello, usato come ormeggio. DIM. corpicciolo
3 l'organismo che costituisce la struttura fisica dell'uomo e degli animali: un corpo asciutto, atletico, slanciato; il corpo agile dei felini; avere cura del proprio corpo; i piaceri del corpo, quelli materiali, contrapposti a quelli spirituali | a corpo morto, pesantemente; (fig.) con accanimento, con ardore: buttarsi a corpo morto nel lavoro | avere in corpo, (fig.) avere dentro di sé: ha molta rabbia in corpo | darsi a qualcosa anima e corpo, (fig.) applicarvisi col massimo impegno | combattere, lottare (a) corpo a corpo, a diretto contatto fisico, a mani nude o all'arma bianca | corpo a corpo, nel pugilato e nella scherma, combattimento a distanza ravvicinata | guardia del corpo, persona addetta alla protezione fisica di un personaggio; | corpo di Bacco!, corpo di mille bombe!, (antiq.) esclamazioni che esprimono stupore o indignazione.
4 in partic., la parte di mezzo del corpo umano o degli animali, con esclusione della testa e degli arti: gli antichi guerrieri proteggevano il corpo con la corazza, la testa con l'elmo; un corpo troppo grosso si muoveva su delle gambe sottilissime | (estens. , fig.) la parte più compatta e consistente di qualcosa; l'elemento, il nucleo principale: il corpo di una bottiglia, di un edificio; il corpo di un discorso, la sua parte centrale | corpo idrico, in ecologia, massa d'acqua superficiale (lago, fiume, acqua costiera) o sotterranea (falda acquifera) con caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche sue proprie, costituente un ecosistema
5 (fam.) ventre: avere dolori di corpo; mettersi in corpo, ingerire; andare di corpo, defecare
6 cadavere, salma: seppellire un corpo
7 (anat.) denominazione di alcune strutture anatomiche: corpo pineale, luteo
8 gruppo di persone che costituisce un insieme organico: corpo insegnante, accademico, elettorale, diplomatico; corpo di ballo, l'insieme dei ballerini e delle ballerine di un teatro | Corpo mistico di Cristo, (teol.) la chiesa
9 unità militare: corpo d'armata, grande unità costituita da due o più divisioni; corpo di guardia, gruppo di militari incaricati della sorveglianza di un luogo; anche, il loro alloggio | specialità delle forze armate: il corpo degli Alpini; spirito di corpo, sentimento di attaccamento dei soldati al corpo di appartenenza; per estens., solidarietà tra i componenti di una categoria professionale, un'associazione, un gruppo e sim.
10 insieme di cose simili che formano un tutto omogeneo: corpo di case, di beni | vendita a corpo, (dir.) in cui il prezzo è stabilito con riferimento non alle misure del bene venduto, ma al suo complesso
11 raccolta completa e organica di più opere; corpus: il corpo degli scrittori latini
12 (mat.) in algebra, qualunque insieme per i cui elementi è definita una struttura di gruppo abeliano additivo e (escluso lo zero) di gruppo moltiplicativo
13 (tip.) misura della grandezza di un carattere che si esprime in punti tipografici: stampare in corpo 9.
1 (fis. , chim.) ogni sostanza che abbia caratteristiche peculiari e distintive: corpo solido, liquido, gassoso; corpi organici, inorganici | corpo semplice, quello la cui molecola è costituita da atomi dello stesso elemento | corpo composto, quello che può essere separato nei vari elementi che lo costituiscono
2 qualsiasi oggetto o cosa che occupi uno spazio: corpo rigido, elastico; la gravità, l'impenetrabilità dei corpi | dare corpo a qualcosa, realizzarla, concretarla | prendere corpo, prendere consistenza | i corpi celesti, gli astri | corpo del reato, (dir.) oggetto che è servito a compiere un reato o sul quale un reato è stato commesso | corpo estraneo, (med.) qualunque formazione solida penetrata nell'organismo | corpo morto, (mar.) grossa ancora o altro peso affondato collegato a un gavitello, usato come ormeggio. DIM. corpicciolo
3 l'organismo che costituisce la struttura fisica dell'uomo e degli animali: un corpo asciutto, atletico, slanciato; il corpo agile dei felini; avere cura del proprio corpo; i piaceri del corpo, quelli materiali, contrapposti a quelli spirituali | a corpo morto, pesantemente; (fig.) con accanimento, con ardore: buttarsi a corpo morto nel lavoro | avere in corpo, (fig.) avere dentro di sé: ha molta rabbia in corpo | darsi a qualcosa anima e corpo, (fig.) applicarvisi col massimo impegno | combattere, lottare (a) corpo a corpo, a diretto contatto fisico, a mani nude o all'arma bianca | corpo a corpo, nel pugilato e nella scherma, combattimento a distanza ravvicinata | guardia del corpo, persona addetta alla protezione fisica di un personaggio; | corpo di Bacco!, corpo di mille bombe!, (antiq.) esclamazioni che esprimono stupore o indignazione.
4 in partic., la parte di mezzo del corpo umano o degli animali, con esclusione della testa e degli arti: gli antichi guerrieri proteggevano il corpo con la corazza, la testa con l'elmo; un corpo troppo grosso si muoveva su delle gambe sottilissime | (estens. , fig.) la parte più compatta e consistente di qualcosa; l'elemento, il nucleo principale: il corpo di una bottiglia, di un edificio; il corpo di un discorso, la sua parte centrale | corpo idrico, in ecologia, massa d'acqua superficiale (lago, fiume, acqua costiera) o sotterranea (falda acquifera) con caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche sue proprie, costituente un ecosistema
5 (fam.) ventre: avere dolori di corpo; mettersi in corpo, ingerire; andare di corpo, defecare
6 cadavere, salma: seppellire un corpo
7 (anat.) denominazione di alcune strutture anatomiche: corpo pineale, luteo
8 gruppo di persone che costituisce un insieme organico: corpo insegnante, accademico, elettorale, diplomatico; corpo di ballo, l'insieme dei ballerini e delle ballerine di un teatro | Corpo mistico di Cristo, (teol.) la chiesa
9 unità militare: corpo d'armata, grande unità costituita da due o più divisioni; corpo di guardia, gruppo di militari incaricati della sorveglianza di un luogo; anche, il loro alloggio | specialità delle forze armate: il corpo degli Alpini; spirito di corpo, sentimento di attaccamento dei soldati al corpo di appartenenza; per estens., solidarietà tra i componenti di una categoria professionale, un'associazione, un gruppo e sim.
10 insieme di cose simili che formano un tutto omogeneo: corpo di case, di beni | vendita a corpo, (dir.) in cui il prezzo è stabilito con riferimento non alle misure del bene venduto, ma al suo complesso
11 raccolta completa e organica di più opere; corpus: il corpo degli scrittori latini
12 (mat.) in algebra, qualunque insieme per i cui elementi è definita una struttura di gruppo abeliano additivo e (escluso lo zero) di gruppo moltiplicativo
13 (tip.) misura della grandezza di un carattere che si esprime in punti tipografici: stampare in corpo 9.
Voce derivata dal lat.
corpus 'corpo, organismo'; i tre sostantivi che seguono sono gli
autentici sinonimi di quello in epigrafe nel significato spregiativo di chi
esegue ciecamente gli ordini di un potente, oltre quello addirittura di sicario
(s. m. chi uccide su mandato di altri; voce dal lat. sicariu(m),
deriv. di sica, pugnale considerato a Roma tipico strumento degli
omicidi a tradimento); vediamoli
gorilla, s. m. invar.
1 grande scimmia antropomorfa africana, con braccia lunghe e robustissime, folto pelo bruno-nerastro sul corpo e nero sul muso, piedi prensili (ord. Primati)
2 (fig.) uomo dall'aspetto scimmiesco o dalle maniere volgari e grossolane
3 (fig. spreg.ed è l’accezione che ci occupa) guardia del corpo, spec. di importanti personaggi del mondo politico e dello spettacolo: l'auto presidenziale era circondata dai gorilla; l’attrice era guardata a vista dai suoi gorilla.
1 grande scimmia antropomorfa africana, con braccia lunghe e robustissime, folto pelo bruno-nerastro sul corpo e nero sul muso, piedi prensili (ord. Primati)
2 (fig.) uomo dall'aspetto scimmiesco o dalle maniere volgari e grossolane
3 (fig. spreg.ed è l’accezione che ci occupa) guardia del corpo, spec. di importanti personaggi del mondo politico e dello spettacolo: l'auto presidenziale era circondata dai gorilla; l’attrice era guardata a vista dai suoi gorilla.
Voce dal lat. scient. Gorilla,
che è dal gr. Górillai pl.: adattamento
greco di una voce africana con cui
Annone, un viaggiatore cartaginese del sec. 5° a. C., dice nel suo Periplo di aver sentito
chiamare certe donne selvagge e pelose dell’Africa, ripresa poi nel 1847
dall’esploratore e missionario americano T. S. Savage per designare alcune
scimmie antropomorfe da lui scoperte nell’Africa centrale.
scherano, agg. e s. m. (lett.)
sgherro, sicario, birro, sbirro, bravo, bravaccio, cagnotto,
giannizzero
voce dal got. *skaran
«capitano» e, per scadimento semantico,anche «bandito»,«bravo»;«masnadiero»;;
sgherro s. m.
1 un tempo, uomo d'armi al servizio di un privato, generalmente prepotente e violento | faccia da sgherro, brutto ceffo
2 (spreg.) poliziotto, guardia armata: il dittatore era seguito da un codazzo di sgherri
come agg.vo (lett.) di sgherro: un giovinastro... riconoscibile... ad una sua camminata sgherra | alla sgherra, alla maniera degli sgherri.
1 un tempo, uomo d'armi al servizio di un privato, generalmente prepotente e violento | faccia da sgherro, brutto ceffo
2 (spreg.) poliziotto, guardia armata: il dittatore era seguito da un codazzo di sgherri
come agg.vo (lett.) di sgherro: un giovinastro... riconoscibile... ad una sua camminata sgherra | alla sgherra, alla maniera degli sgherri.
Dal longob. skarrjo «capitano».
Giunti
a questo punto passiamo ad illustrare le voci del napoletano che rendono spesso
piú significativamente ed in maniera piú esatta
quelle dell’italiano; per comodità d’esposizione ò preferito dividere le
voci elencandole numericamente (*nr) sotto la voce di riferimento
dell’italiano:
*1 alla voce scagnozzo dell’italiano corrispondono
le voci napoletane
accoléto s. m.
1 (in primis voce eccl.) chi è insignito dell'accolitato, e in genere chi serve all'altare
2 (estens.spreg. ed è il nostro caso ) chi fa parte del sèguito di un personaggio o frequenta abitualmente un gruppo spesso con mansioni di prepotenza e di soperchierie;
1 (in primis voce eccl.) chi è insignito dell'accolitato, e in genere chi serve all'altare
2 (estens.spreg. ed è il nostro caso ) chi fa parte del sèguito di un personaggio o frequenta abitualmente un gruppo spesso con mansioni di prepotenza e di soperchierie;
la voce è dal lat. eccl. acoluthu(m),marcato sul gr. akólouthos 'compagno di vita','chi
tiene la medesima via', deriv. di kéleuthos 'sentiero'
ammartenato a.vo m.le bravaccio, guappo | spec.
nel Seicento, sgherro al servizio di un signore, da cui riceveva protezione e
garanzia d'impunità: precisamente colui che incede con aria di gradasso, di
spavaldo, di prepotente , come chi sia – in linea con la etimologia – provvisto
di martina/o voce furbesca – gergale con cui si indica, con riferimento al
soldato san Martino, alternativamente la spada, lo stocco, il coltello, l’arma
bianca insomma qualsiasi arma che offra sicurezza, quando non sicumera a chi
ne sia provvisto;
cacciuttiello s.vo m.le al
f.le cacciuttella
(ma solo nella accezione che segue sub 1) 1 in primis cagnolino e per estensione, come nel caso che ci occupa,
2 seguace, sostenitore,
accolito con compiti di aiuto e/o protezione alla medesima stregua d’un cane
fidato.
La voce etimologicamente è un diminutivo (cfr. il suffisso iello) del s.vo cacciuotto dal lat. catulus
incrociato con caccia + il suff. dim.
uotto.
féroce agg.vo e s.vo m.le e solo m.le
come agg.vo: 1 crudele, disumano; atroce, spietato: ‘nu
tiranno feroce ;; animo, sguardo
feroce ' bestie feroci, grossi animali, spec. felini, che vivono
allo stato selvaggio e aggrediscono l'uomo
2 terribile, violento: dolore, freddo feroce | (iperb.) insopportabile, grandissimo: noia, fame feroce | scherzo feroce, molto pesante
3 (ant.) di animo acceso, violento | (estens.) impavido, valoroso | (fig.) altero, sprezzante;
2 terribile, violento: dolore, freddo feroce | (iperb.) insopportabile, grandissimo: noia, fame feroce | scherzo feroce, molto pesante
3 (ant.) di animo acceso, violento | (estens.) impavido, valoroso | (fig.) altero, sprezzante;
come s.vo m.le
1 sbirro, agente di polizia, guardia armata
2 uomo d'armi generalmente prepotente e violento, spesso
inquadrato militarmente, al servizio di
un privato.
La voce etimologicamente è dal lat. feroce(m), deriv.
di ferus 'selvaggio, crudele'
Straviso s.vo m.le e solo
m.le
1 in primis uomo di
misere condizioni poi per ampliamento
semantico il suo accolito cioè
2 uomo d'armi generalmente prepotente e violento, spesso
inquadrato militarmente, al servizio
gratuito di un privato di meschine condizioni;
voce deverbale di stravisà
= deformare, travisare, sfregiare oppure denominale diretto da extra-visu(m)
*2 alla voce servo dell’italiano corrispondono le
voci napoletane
Criato,s.vo m.le al f.le criata
con questi termini, per altro abbondantemente desueti ci si
riferisce al/alla prestatore/trice
d’opere domestiche in famiglie della piccola borghesia o genericamente ad uomo o donna di servizio, addetto/a ai lavori in casa in ispecie nella cucina
o al servizio ai tavoli delle locande o
bettole: insomma questi soggetti sono i medesimi nel tardo XVII sec. presero rispettivamente
il nome di fante e fantesca; quanto all’etimo la voce a
margine, per il maschile è voce derivata dall’iberico criado= servitore, famiglio, valletto; e
criata ne è ovviamente la femminilizzazione; annoterò al proposito che anche nell’italiano antico con il
medesimo etimo dallo spagnolo vi fu la voce creato=servo,valletto,
famiglio ma non esistette la corrispondente creata: misteri della lingua italiana!
giacchetto agg.vo e s,vo
m.le e solo maschile
Servo in uniforme, famiglio di un personaggio militare;
voce derivata quale
diminutivo, per degradazione semantica del nome proprio francese Jacques→jacquette= servitorello,garzone;
laccheo agg.vo e s,vo
m.le e solo maschile
1 famiglio
di un nobile;
2servo in livrea
che seguiva o precedeva a piedi il padrone in carrozza
2 (spreg.) persona servile; servo;
2 (spreg.) persona servile; servo;
voce dal fr. laquais,
con paragoge di una semimuta finale;
schiavuttiello agg.vo e
s,vo m.le e solo maschile
giovane inserviente, domestico, garzone
spesso di origini straniere e di
colorito olivastro;voce derivata quale diminutivo (cfr. il doppio dim. utto+iello→uttiello) del s.vo schiavo
(in genere di carnagione scura) che è dal lat. mediev. sclavu(m), slavu(m),
propr. '(prigioniero di guerra) ‘slavo';
settepanelle/settepanielle
agg.vi e s.vi m.le e solo maschili; voce desueta:
servitorello di padrone povero o avaro, domestico che si
contentava di ricevere oltre il pasto giornaliero, quale salario settimanale sette pezzi di
pane: la panella o paniello(etimologicamente dal latino panis + i
suffissi di genere iello o ella ) sono ambedue un’ ampia pagnotta di forma rotondeggiante e del peso di ca 1 kg.da non confondere con la panella
siciliana che è una focaccina condita di farina di ceci
settescorze, agg.vo e
s,vo m.le e solo maschile pure questa voce ampiamente desueta: servitorello
di padrone povero o avaro, domestico che iperbolicamente si contentava di
ricevere in aggiunta ad un unico pasto
giornaliero, quale salario settimanale
sette scorze di formaggio avanzate ai pasti del proprio avaro padrone;
scorze s.vo f.le pl. di scorza s. f.
1 rivestimento del fusto e delle radici degli alberi: staccare una scorza di quercia | buccia grossa di alcuni frutti: ‘a scorza d’ ‘e castane; ‘na scorza ‘e limone(la scorza delle castagne; una scorza di limone).
2 (estens.) buccia grossa di formaggi duri
1 rivestimento del fusto e delle radici degli alberi: staccare una scorza di quercia | buccia grossa di alcuni frutti: ‘a scorza d’ ‘e castane; ‘na scorza ‘e limone(la scorza delle castagne; una scorza di limone).
2 (estens.) buccia grossa di formaggi duri
3 (estens.) pelle di alcuni animali, spec. di
pesci e serpenti
4 (fig.) pelle dell'uomo (spec. in alcune loc. dell'uso fam.): tené ‘a scorza tosta (avere la scorza dura), sopportare bene le fatiche, gli strapazzi, i malanni
5 (fig.) aspetto esteriore, apparenza: nun guardate â scorza pecché tène ‘o core bbuono!(non badate alla scorza perché à il cuore buono). Voce dal lat. scortea(m) 'veste di pelle', f. sost. dell'agg. scorteus, deriv. di scortum 'pelle'.
4 (fig.) pelle dell'uomo (spec. in alcune loc. dell'uso fam.): tené ‘a scorza tosta (avere la scorza dura), sopportare bene le fatiche, gli strapazzi, i malanni
5 (fig.) aspetto esteriore, apparenza: nun guardate â scorza pecché tène ‘o core bbuono!(non badate alla scorza perché à il cuore buono). Voce dal lat. scortea(m) 'veste di pelle', f. sost. dell'agg. scorteus, deriv. di scortum 'pelle'.
votacantere/jettacantere agg.vo
e s,vo m.le e/o f.le
letteralmente: vuota/buttapitali; servo/a di infimo ordine
addetto/a alle incombenze piú umili quale quella di svuotare i vasi di comodo
(càntare/càntere) usati dalla famiglia per le proprie deiezioni quotidiane; in
sèguito quando fu dismesso l’uso dei càntare/càntere e subentrato quello dei
cessi mutò anche il nome della serva addetta alle incombenze piú umili (ed ò
parlato di serva e non di servo/a in quanto la mansione non fu piú maschile e/o
femminile, ma solo femminile) ed alla voce a margine subentrò quella di zambracca=
serva di infimo conio, fantesca addetta
alla pulizia dei cessi. La voce originò dall’addizione del suffisso
dispregiativo acca (= accia) con
la parola zambra (che è dal
francese chambre) in francese la voce chambre
indicò dapprima una generica camera,
poi uno stanzino ed infine il gabinetto di decenza.
Come anticipato letteralmente le voci votacantere/jettacantere sono
l’agglutinazione rispettivamente del s.vo càntere/càntare o con la voce verbale vota
= vuota (3° pers. sg. ind. pres. dell’infinito vutà = vuotare e cfr. ultra
; oppure del s.vo càntere/càntare con la voce verbale jetta = butta (3° pers.
sg. ind. pres. dell’infinito jettà = buttare, gettare dal lat. *iectare intensivo di iàcere=scagliar via;
càntere/càntare s.vo
m.le pl. di càntero/càntaro alto e vasto vaso cilindrico dall’ampia bocca su cui ci si poteva
comodamente sedere, vaso di comodo atto
a contenere le deiezioni solide; etimologicamente la voce càntero o càntaro è
dal basso latino càntharu(m) a sua
volta dal greco kàntharos; rammenterò
ora di non confondere la voce a margine con l’altra voce partenopea
2) - cantàro (che è dall’arabo quintâr) diversa per accento tonico e significato: questa seconda
infatti è voce usata per indicare una unità di misura: cantàio= circa un quintale ed è a tale misura che si riferisce
il detto napoletano: Meglio ‘nu cantàro
‘ncapo ca n’onza ‘nculo ( e cioè: meglio sopportare il peso d’un quintale
in testa che (il vilipendio) di un’oncia (ca 27 grammi) nel culo (e non occorre
spiegare cosa rappresenti l’oncia richiamata…));
molti napoletani sprovveduti e poco informati confondono la faccenda ed usano
dire, erroneamente: Meglio ‘nu càntaro ‘ncapo…etc.(e cioè: meglio portare un
pitale in testa che un’oncia nel culo!), ma ognuno vede che è incongruo porre
in relazione un peso (oncia) con un vaso di comodo (càntaro) piuttosto che con
un altro peso (cantàro)!
A margine di tutto esamino due icastiche frasi e due duri
insulti che chiamano in causa il càntaro/càntero. Cominciamo con le
frasi:
1)
Rompere ‘nu càntero = infrangere un
vaso di comodo; frase usata per significare guastare
un affare, deteriorare una faccenda; il collegamento semantico si coglie
facilmente considerando che il guastare
un affare, o il deteriorare una
faccenda posson produrre degli effetti negativi quali quelli derivanti dalla
rottura d’un vaso di comodo, di cui non ci si potrà piú servire per i proprî
bisogni;
rompere v.
tr.o intr.; come v.
transitivo:
1 fare a pezzi, mandare in
frantumi; spezzare, spaccare: 2 interrompere
3 non rispettare, non osservare; violare
3 non rispettare, non osservare; violare
4 (lett.)
sconfiggere;
come v. intr.
1 interrompere i rapporti con qualcuno
1 interrompere i rapporti con qualcuno
2 naufragare, frangersi
3 (lett.) prorompere, erompere
3 (lett.) prorompere, erompere
4 (fam.) annoiare,
seccare
5 detto di un fiume,
allagare rompendo gli argini; straripare:
2)
Vutà ‘o càntero = vuotare
il vaso di comodo vale a dire:
rinfacciare torti subíti o spiacevolezze patite; anche in questo caso è
relativamente semplice cogliere il collegamento semantico tra il vuotare un vaso di comodo ed il rinfacciare
torti subíti trattandosi in ambedue i casi di due operazioni fastidiose e/o
spiacevoli, ma necessarie ed in fondo chi rinfaccia
torti subíti o spiacevolezze patite si affranca di qualcosa di sgradevole che fino al momento
di liberarsene era stata tenuta come un
peso increscioso sul proprio io, il tutto alla medesima stregua di chi in tempi
andati (cfr. alibi ‘a malora ‘e Chiaia )
era costretto all’incresciosa, ma necessaria operazione di svuotare in mare i
vasi di comodo colmi degli esiti fisiologici della famiglia.
Vutà/are v. tr. = vuotare, rendere vuoto, privare
qualcosa del contenuto; svuotare; etimologicamente denominale del lat.
volg. *vocitu(m), variante di *vacitu(m), part. pass. di *vacíre
'essere vuoto', corradicale del lat. vacuus 'vuoto'.
Faccio notare che nel napoletano non va confuso il verbo a
margine vutà = vuotare con il verbo avutà/are = voltare,
girare, volgere, indirizzare in un altro senso; orientare altrove (derivato dal
lat. volg. * a(d)+volutare, intensivo di volvere 'volgere'; da * a(d)+volutare→av(ol)utare→avutare).
E veniamo ai duri brucianti insulti che sono:
a) Piezzo ‘e càntero scardato! e b) Pezza ‘e càntero!
Sgombero súbito il campo da
un facile equivoco: è vero che l’insulto sub a) per solito è rivolto ad un uomo
dandogli del coccio infranto di un vaso da notte sbreccato, nell’intento di
classificarlo e considerarlo moralmente
sporco, lercio, immondo, individuo sordido, abietto, corrotto,
ripugnante come potrebbe essere un pezzaccio di un vaso da notte che per il lungo uso risulti
sporco e sbreccato; dicevo è pur vero
che l’insulto sub a) per solito è rivolto ad un uomo, mentre l’insulto sub b) è
rivolto ad una donna,bollando anche costei come persona moralmente sporca,
sozza, lorda e quindi da evitare, ma le voci usate piezzo e pezza
non sono il maschile ed il
femminile di un unico termine, come qualche sprovveduto potrebbe ipotizzare, ma
sono due sostantivi affatto diversi di significato affatto diversi:
piezzo s.vo m.le = pezzo, quantità,
parte non determinata, ma generalmente piccola, di un materiale solido, qui
usato nel significato di coccio, ciascuno dei pezzi in cui si rompe un oggetto
fragile; l’etimo della voce a margine è dal lat. med. pettia(m) con metaplasmo e cambio di genere; ben diverso il
sostantivo
pezza s.vo f.le = straccio, cencio, pezzo,
ritaglio di tessuto (con etimo dal dal
lat. med. pettia(m)); nella
fattispecie la pezza dell’insulto in esame fu quello straccio, quel cencio
usato in tempi andati per ricoprire, in attesa di vuotarli, i cànteri usati quando cioè risultassero colmi
di escrementi; la medesima pezza era talora usata per nettarsi dopo
l’operazione scatologica ed in tal caso però
prendeva furbescamente il nome di ‘o
liupardo (il leopardo) risultando détta pezza al termine delle operazioni
maculata a macchie come il mantello d’un leopardo.
Rammento infine che in luogo dell’insulto piezzo
‘e càntero
un tempo fu usato un corrispondente scarda ‘e ruagno che ad
litteram è: coccio di un piccolo vaso da
notte. Cosí con gran disprezzo si usò e talvolta ancóra s’usa definire chi sia
sozzo, spregevole ed abietto al punto da poter essere paragonato ad un lercio
coccio di un contenuto vaso da notte infranto, vaso che è piú piccolo e basso
di quello detto càntaro o càntero.
Per ciò che attiene alla etimologia della parola
Per ciò che attiene alla etimologia della parola
scarda s.vo f.le che è pari pari anche nel
siciliano, nel pugliese ed in altri linguaggi meridionali, considerata da sola
e senza aggiunte specificative, vale:
pezzo, scheggia frammento, scaglia (di legno, di vetro o di altro); per ciò che
attiene l’etimo,dicevo noto che il
D.E.I. si trincera dietro un pilatesco etimo incerto una scuola di pensiero (C.
Iandolo) propone una culla tedesca sarda= spaccatura, qualche altro (Marcato)
opta per una non spiegabile, a mio avviso, derivazione da cardo che dal lat.
cardu(m) indica quale s. m.
1 pianta erbacea con foglie lunghe, carnose, di colore biancastro, commestibili (fam. Composite) | cardo mariano, pianta erbacea con foglie grandi e infiorescenze globose a capolino (fam. Composite) | cardo dei lanaioli, pianta erbacea con foglie fortemente incise e infiorescenze a capolino, di colore azzurro, con brattee uncinate, usate per cardare la lana e pettinare le stoffe (fam. Dipsacacee)
2 il riccio della castagna
ed ognuno vede che non v’à alcun collegamento semantico possibile tra questa pianta ed un pezzo, scheggia frammento, scaglia (di un qualcosa).
A mio modo di vedere è molto piú opportuno chiedere soccorso etimologico al francese écharde: scheggia.
Sistemata cosí la questione etimologica, affrontiamo quella semantica ricordando che in napoletano con l’accrescitivo femminile scardona la voce in esame assume un significato del tutto positivo valendo gran bel pezzo di ragazza,di donna; con la voce scardona viene infatti indicata una donna giovane, bella, alta, formosa fino ad esser procace; al contrario una valenza affatto negativa la voce scarda (che attraverso il verbo scardare= sbreccare è anche alla base dell’agg.vo scardato/a) l’assume nell’espressione Sî‘na scarda ‘e ruagno! = Sei un coccio d’un piccolo vaso da notte!
1 pianta erbacea con foglie lunghe, carnose, di colore biancastro, commestibili (fam. Composite) | cardo mariano, pianta erbacea con foglie grandi e infiorescenze globose a capolino (fam. Composite) | cardo dei lanaioli, pianta erbacea con foglie fortemente incise e infiorescenze a capolino, di colore azzurro, con brattee uncinate, usate per cardare la lana e pettinare le stoffe (fam. Dipsacacee)
2 il riccio della castagna
ed ognuno vede che non v’à alcun collegamento semantico possibile tra questa pianta ed un pezzo, scheggia frammento, scaglia (di un qualcosa).
A mio modo di vedere è molto piú opportuno chiedere soccorso etimologico al francese écharde: scheggia.
Sistemata cosí la questione etimologica, affrontiamo quella semantica ricordando che in napoletano con l’accrescitivo femminile scardona la voce in esame assume un significato del tutto positivo valendo gran bel pezzo di ragazza,di donna; con la voce scardona viene infatti indicata una donna giovane, bella, alta, formosa fino ad esser procace; al contrario una valenza affatto negativa la voce scarda (che attraverso il verbo scardare= sbreccare è anche alla base dell’agg.vo scardato/a) l’assume nell’espressione Sî‘na scarda ‘e ruagno! = Sei un coccio d’un piccolo vaso da notte!
Ruagno s.vo m.le =
pitale, piccolo vaso da notte.Per ciò che riguarda etimo e semantica di questa
voce dirò súbito che essendo solitamente questo vaso di comodo ubicato nei
pressi del letto per essere prontamente reperito in caso di impellenti necessità,
scartata l’ipotesi fantasiosa che ne fa derivare il nome da un troppo generico
greco organon (strumento), penso si possa aderire all’ipotesi che fa derivare
il ruagno da altro termine greco,
quel ruas che indica lo scorrere,
atteso che il ruagno era ed in alcune vecchie case dell’entroterra campano
ancóra è destinato ad accogliere improvvisi contenuti scorrimenti o viscerali o derivanti da cattiva ritenzione
idrica.
*3 ed infine alle voci scherano/ sgherro dell’italiano corrispondono le voci napoletane
*3 ed infine alle voci scherano/ sgherro dell’italiano corrispondono le voci napoletane
Acciaffatore s.vo m.le e
solo maschile in primis 1 birro,guardia poi 2 (spreg.) poliziotto, agente ed infine 3 chi svolge privatamente indagini
poliziesche, detective
ed estens. Chi al soldo d’un privato governa in maniera repressiva; la voce è un deverbale di acciaffà = catturare, arrestare (adattamento locale di ciuffare(denominale di ciuffo dal longob.*zupfa (ted. Zopf 'treccia, coda') )= afferrare, prendere rapidamente e con forza:
ed estens. Chi al soldo d’un privato governa in maniera repressiva; la voce è un deverbale di acciaffà = catturare, arrestare (adattamento locale di ciuffare(denominale di ciuffo dal longob.*zupfa (ted. Zopf 'treccia, coda') )= afferrare, prendere rapidamente e con forza:
ammartenato di questa voce e della successiva ne ò già
détto antea sub *1
accoléto
cientarme s.vo ed agg.vo
m.le e solo maschile in primis 1 gendarme e per ampiamento semantico 2 guardia, agente, poliziotto, carabiniere ed infine 3 guardia armata
al servizio di un privato;
vocedal
fr. gendarme incrociato con ciento
(cento), dalla loc. gens d'arme 'gente
féroce. Anche di questo agg.vo, s.vo ò già détto antea sub *1
E qui penso proprio di poter far punto convinto d’aver
contentato mia nipote e qualche altro dei miei abituali ventiquattro lettori.
Satis est.
Raffaele Bracale
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