1.‘A BBOTTA D’’O MASTO!
Ad litteram: Il colpo del maestro! La locuzione in esame che
in origine faceva riferimento a quei
piccoli aggiustamenti finali operati da un maestro d’arte o mestiere su di un
prodotto affidato ad un allievo,finí per essere usata in ogni campo operativo,
rappresentando il rassegnato sarcastico
commento espresso , sia pure sommessamente, da un inferiore alla vista del
provocatorio e quasi sempre inutile intervento finale d’un suo saccente,
supponente superiore che sopravvenga per
metter mano ad un manufatto[quale che
esso sia ] dell’inferiore , nella pretesa di fargli intendere che se non
ci avesse messo mano lui, il capo, il manufatto non sarebbe risultato eseguito
con tutti i dovuti crismi.MASTO s.vo
m.le = in primis maestro d’arte o mestiere, capo operaio; per estensione capo,
superiore, dirigente, leader, padrone, principale; usato come agg.vo m.le =
eccellente, valente. Voce dal lat. magistru-m con caduta della sillaba GI e
riduzione del nesso STRU→STU→STO[cfr.
finestra-m→ fenesta ].
2.'A BRISCOLA SE JOCA
CU 'E DENARE.
La briscola si gioca con denaro contante. Espressione usata
per far intendere ad un contraente che negli affari si pretende concretezza di controprestazione.
3.A CCHI TROPPO PRUMETTE,
NUN CRERERE TROPPO.
Non prestare eccessiva fede a chi promette eccessivamente.
Se questo proverbio avesse avuta piú larga notorietà e si fosse accolto il
consiglio in esso contenuto, quanti onorevoli oggi starebbero invece che in
parlamento, in casa loro e farebbero
minor danno di quel che fanno.
4.'A CUCOZZA COMME
T"A FAJE T"A FAJE, È SSEMPE CUCOZZA.
La zucca in qualsiasi modo tu la prepari, resta zucca. Uno
sciocco, per quanto faccia o mostri di fare, resterà sempre uno stupido.
5.ADDÓ VA! e ADDÓ/ARÓ VAJE!
Ad litteram: là dove va! e
Dove vaie!? Cioè: Dove vai a parare,
cosa stai dicendo?Quale sciocchezza vai affermando?!
Si tratta di due locuzioni che qualche inesperto, all’oscuro
del loro significato confonde per cui è opportuno ch’io precisi súbito che l’espressione ADDÓ VA! ( là dove va!) è un’espressione
augurale che nulla à a che spartire con l’ironica, sarcastica espressione
ADDÓ/ARÓ VAJE?! (Dove vai?!) che vale: Ma cosa dici?Quale sciocchezza vai
affermando?! Piú esattamente chiarisco che La prima espressione “Addó va!” (
(là dove va!) viene pronunciata
sollevando un bicchiere colmo di vino o di spumante, in risposta
all’espressione “Â SALUTA!”(alla
salute!) e deve essere intesa senza alcuna nuance vagamente ironica se non
sarcastica[ch’è proprio della seconda], ma in quella corretta di (“Non solo
alla salute mia a cui è indirizzato il brindisi, ma pure a quella di tutti
coloro che come il sottoscritto stanno per
assumere con me questo vino o spumante; cioè non solo alla salute mia, ma pure a quella di
(là/coloro) dove va il vino o lo spumante che stiamo bevendo!). Ben diversa la
seconda espressione, quella sí ironica che viene indirizzata verso chi, con il
suo eloquio stia prendendo sesquipedali cantonate proferendo inenarrabili
sciocchezze palesemente assurde, non
supportate come sono da riscontri evidenti o da scienza e coscienza. Eppure
quanti e quanti napoletani all’oscuro
della differenza che incorre tra l’espressione augurale Addó Va!
e l’espressione ironica Addó/Aró Vaje?! le confondono!
ADDÓ/ARÓ = cong. ed
avverbio di luogo che usato genericamente vale dove oppure mentre, invece (con
valore avversativo) usato nelle interrogative vale dove, in quale luogo? usato nelle esclamative
vale proprio là dove! ; etimologicamente
da un latino de (ubi) con successivo rafforzamento popolare del de attraverso un ad;
la forma aró con rotacizzazione osco-mediterranea della
l'occlusiva dentale sonora (d) e passaggio a scempia dell’originaria doppia (
derivante dall’ ad+de), è forma popolare del parlato, mentre la forma addó è
d’uso letterario
VAJE e VA voci
verbali rispettivamente 2ª e 3ª persona
sg. ind. pr. dell’infinito jí (dal lat. ire)
mentre per le forme a margine
dell’ind. presente ci si serve del basso
latino *vadere/vadicare (con sincope dell’intera sillaba de/di) e si ottiene :
i’ vaco,tu vaje, isso va, mentre per 1ª e 2ª
pers. pl. si usa il tema di ji –re
e si ànno nuje jammo, vuje jate
per tornare a *va(di)c-are per la 3ª ps. pl che è lloro vanno.
6.'A MEGLIA VITA È
CCHELLA D"E VACCARE CA MANEJANO ZIZZE E DDENARE.
La vita migliore è quella degli allevatori di bestie i quali
palpeggiano mammelle (per mungere le mucche) e contano il molto danaro proveniente dalla vendita dei
prodotti caseari. Per traslato: la vita migliore è quella condotta tra donne e
danaro.
7.A MMARITO MUSCIO
DALLE PEPE ASSAJE.
Al marito che non sia
sessualmente pronto, occorre dare molto pepe. Nella speranza che sortisca
qualche effetto: il pepe è ritenuta una spezia afrodisiaca.
8.'A MORTE NUN GUARDA
'NFACCIA A NNISCIUNO.
La morte non guarda nessuno in volto.
Id est: la morte non à riguardi per nessuno. Tutti siamo
destinati a decedere.
9.À TAGLIATO 'A
CAPA ô PATE
oppure â MAMMA
À tagliato la testa al padre oppure alla mamma. Ma non si
tratta di violenti assassini; la locuzione, piú
semplicemente si riferisce ad un figlio che quanto all'aspetto fisico,
somigli moltissimo o al padre o alla madre al punto da potersi metaforicamente affermare che, tagliata la
testa ad uno dei genitori se ne sia impossessato.
Brak
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