giovedì 10 agosto 2017

VARIE 17/804




1.‘A BBOTTA D’’O MASTO!
Ad litteram: Il colpo del maestro! La locuzione in esame che in origine faceva  riferimento a quei piccoli aggiustamenti finali operati da un maestro d’arte o mestiere su di un prodotto affidato ad un allievo,finí per essere usata in ogni campo operativo, rappresentando  il rassegnato sarcastico commento espresso , sia pure sommessamente, da un inferiore alla vista del provocatorio e quasi sempre inutile intervento finale d’un suo saccente, supponente  superiore che sopravvenga per metter mano ad un manufatto[quale che  esso sia ] dell’inferiore , nella pretesa di fargli intendere che se non ci avesse messo mano lui, il capo, il manufatto non sarebbe risultato eseguito con tutti i dovuti  crismi.MASTO s.vo m.le = in primis maestro d’arte o mestiere, capo operaio; per estensione capo, superiore, dirigente, leader, padrone, principale; usato come agg.vo m.le = eccellente, valente. Voce dal lat. magistru-m con caduta della sillaba GI e riduzione del nesso  STRU→STU→STO[cfr. finestra-m→ fenesta ].
2.'A  BRISCOLA SE JOCA CU 'E DENARE.
La briscola si gioca con denaro contante. Espressione usata per far intendere ad un contraente che negli affari  si pretende concretezza di controprestazione.
3.A  CCHI TROPPO  PRUMETTE,  NUN CRERERE TROPPO.
Non prestare eccessiva fede a chi promette eccessivamente.
Se questo proverbio avesse avuta piú  larga notorietà e si fosse accolto il consiglio in esso contenuto, quan­ti onorevoli oggi starebbero invece che in parlamento, in casa loro  e farebbero minor danno di quel che fanno.
4.'A  CUCOZZA COMME T"A FAJE T"A FAJE, È SSEMPE CUCOZZA.
La zucca in qualsiasi modo tu la prepari, resta zucca. Uno sciocco, per quanto faccia o mostri di fare, resterà sempre uno stupido.

5.ADDÓ VA! e ADDÓ/ARÓ VAJE!
Ad litteram: là dove va! e  Dove vaie!? Cioè: Dove vai a parare,  cosa stai dicendo?Quale sciocchezza vai affermando?!
Si tratta di due locuzioni che qualche inesperto, all’oscuro del loro significato confonde per cui è opportuno ch’io precisi  súbito che l’espressione  ADDÓ VA! ( là dove va!) è un’espressione augurale che nulla à a che spartire con l’ironica, sarcastica espressione ADDÓ/ARÓ VAJE?! (Dove vai?!) che vale: Ma cosa dici?Quale sciocchezza vai affermando?! Piú esattamente chiarisco che La prima espressione “Addó va!” ( (là dove va!) viene  pronunciata sollevando un bicchiere colmo di vino o di spumante, in risposta all’espressione  “Â SALUTA!”(alla salute!)  e  deve essere intesa senza alcuna  nuance vagamente ironica se non sarcastica[ch’è proprio della seconda], ma in quella corretta di (“Non solo alla salute mia a cui è indirizzato il brindisi, ma pure a quella di tutti coloro che come il sottoscritto stanno per  assumere con me questo vino o spumante; cioè  non solo alla salute mia, ma pure a quella di (là/coloro) dove va il vino o lo spumante che stiamo bevendo!). Ben diversa la seconda espressione, quella sí ironica che viene indirizzata verso chi, con il suo eloquio stia prendendo sesquipedali cantonate proferendo inenarrabili sciocchezze palesemente assurde,  non supportate come sono da riscontri evidenti o da scienza e coscienza. Eppure quanti e quanti  napoletani all’oscuro della differenza che incorre tra l’espressione augurale  Addó Va!   e l’espressione ironica Addó/Aró Vaje?! le confondono!
ADDÓ/ARÓ =  cong. ed avverbio di luogo che usato genericamente vale dove oppure mentre, invece (con valore avversativo) usato nelle interrogative vale  dove, in quale luogo? usato nelle esclamative vale proprio là dove! ;  etimologicamente da un latino de (ubi) con successivo rafforzamento popolare del de  attraverso un ad;
la forma aró con rotacizzazione osco-mediterranea della l'occlusiva dentale sonora (d) e passaggio a scempia dell’originaria doppia ( derivante dall’ ad+de), è forma popolare del parlato, mentre la forma addó è d’uso letterario
VAJE e VA  voci verbali rispettivamente 2ª e  3ª persona sg. ind. pr. dell’infinito jí (dal lat. ire)  mentre  per le forme a margine dell’ind. presente  ci si serve del basso latino *vadere/vadicare (con sincope dell’intera sillaba de/di) e si ottiene : i’ vaco,tu vaje, isso va, mentre per 1ª e 2ª  pers. pl. si usa il tema di ji –re  e si ànno nuje jammo, vuje jate  per tornare a *va(di)c-are per la 3ª ps. pl che è  lloro vanno.
6.'A  MEGLIA VITA È CCHELLA D"E VACCARE CA MANEJANO ZIZZE E DDENARE.
La vita migliore è quella degli allevatori di bestie i quali palpeggiano mammelle (per mungere le mucche) e contano il  molto danaro proveniente dalla vendita dei prodotti caseari. Per traslato: la vita migliore è quella condotta tra donne e danaro.
7.A  MMARITO MUSCIO DALLE  PEPE ASSAJE.
Al marito  che non sia sessualmente pronto, occorre dare molto pepe. Nella speranza che sortisca qualche effetto: il pepe è ritenuta una spezia afrodisiaca.
8.'A  MORTE NUN GUARDA 'NFACCIA A NNISCIUNO.
La morte non guarda nessuno in volto.
Id est: la morte non à riguardi per nessuno. Tutti siamo destinati a decedere.
9.À  TAGLIATO  'A  CAPA  ô  PATE  oppure  â MAMMA
À tagliato la testa al padre oppure alla mamma. Ma non si tratta di violenti assassini; la locuzione, piú  semplicemente si riferisce ad un figlio che quanto all'aspetto fisico, somigli moltissimo o al padre o alla madre al punto da potersi  metaforicamente affermare che, tagliata la testa ad uno dei genitori se ne sia impossessato.
Brak

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