mercoledì 22 giugno 2011

VERMICELLONI ALLA CHECCA DEL MERCATO

VERMICELLONI ALLA CHECCA DEL MERCATO

Ingredienti per 6 persone:
6 etti di vermicelloni,
2 spicchi d'aglio mondati e tritati finemente,
2 etti di tonno sott’olio sgrondati,
1 etto di pan grattato o in alternativa e meglio!1 etto di mollica di pane casareccio bruscato a forno (220°) e triturato in un mixer con lame da aridi,
2 peperoncini secchi interi,
2 etti di filetti acciughe sott’olio o in alternativa 1 etto di pasta d'acciughe,
1 etto di uvetta passita ammollata in acqua calda e strizzata,
1 bicchiere d’olio d'oliva e.v..
sale doppio un pugno
pepe nero q.s.
1 gran ciuffo di prezzemolo lavato, asciugato e tritato finemente.
procedimento:
Mentre lessate al dente i vermicelloni in abbondante acqua salata (pugno di sale doppio), in una padella larga soffriggete nel bicchiere d’olio il trito di agli ed i peperoncini, soltanto incisi nel senso della lunghezza evitando di aprirli completamente o di romperli. Aggiungete il tonno sbriciolato, i filetti d’acciuga o la pasta d'acciughe, piú o meno 6 cm di tubetto, e il pan grattato o (meglio) la mollica bruscata e tritata Quando il tonno e le acciughe saranno sciolti e il sugo ben amalgamato scostate dal fuoco la padella ed aggiungete l’ uvetta passita ammollata in acqua calda e strizzata,. Scolate i vermicelloni cotti al dente, versateli nella padella che avrete rimesso al fuoco , saltateli a fuoco vivo per 3 minuti; impiattate cospargendo le portate di pepe nero e di prezzemolo tritato finemente e servite caldi di fornello questi vermicelloni alla Checca del Mercato.

Vini: secchi e profunati bianchi campani ( Solopaca, Capri, Ischia, Falanghina, Fiano, Greco di Tufo) freddi di frigo.
Mangia Napoli, bbona salute! E sciàlateve!


NOTA
Questi vermicelloni fu un piatto servito abitualmente e molto richiesto dagli avventori di una piccolissima trattoria (con cucina familiare) sita a Napoli in un vicoletto a ridosso della zona di piazza Mercato; tale trattoria era gestita da un giovane omosessuale, per cui il piatto fu noto nella zona col nome di Vermicellune d’’o ricchione; quando poi la fama del piatto valicò la popolare zona e si inerpicò sulla collina del Vomero, dove il napoletano fu sostituito, sulla bocca degli abitanti del luogo da un linguaggio ibrido misto di napoletano ed italiano (lingua ritenuta, - ma a torto! – piú elegante e perciò piú confacente alla condizione sociale dei... vomeresi) ecco che il piatto fu ribattezzato Vermicellune d’’a checca.che scioccamente italianizzato divenne Vermicelloni della checca.
In effetti la voce checca quantunque in italiano di per sé andrebbe scritto con la iniziale maiuscola (Checca) essendo l’ipocoristico di Francesca, inteso come sost.vo comune viene usato per indicare in senso furbesco l’omosessuale maschile, però senza alcuna specificazione, che è invece presente nel napoletano dove, molto piú precisamente della lingua nazionale, con il vocabolo ricchione non si definisce il generico omosessuale maschile, ma l’omosessuale maschile attivo quello cioè che nel rapporto sodomitico svolge la parte attiva; chi invece svolge la parte passiva è definito : femmenella che è quasi: femminuccia, piccola femmina ed è etimologicamente dal latino fémina(m) con raddoppiamento espressivo della postonica nasale bilabiale (m) tipico in parole sdrucciole, piú il consueto suffisso diminutivo ella.
Tornando al recchione/ricchione preciso súbito che tale omosessuale maschile non va confuso con il pederasta il quale, come dal suo etimo greco: pais-paidos=fanciullo ed erastós=amante, è chi intrattiene rapporti omosessuali con i fanciulli;per il vero la parlata napoletana non à un termine specifico per indicare il pederasta e ciò probabilmente perché (quantunque Napoli fosse città d’origini e costumi greci) la pedofilía o pederastía fu quasi sconosciuta alla nostre latitudini;dicevo: ben diverso il pederasta dal recchione/ricchione che infatti à i suoi viziosi rapporti sodomitici quasi esclusivamente con adulti di pari risma.
Ed accostiamoci adesso al problema etimologico del termine recchione/ricchione; sgombrando súbito il campo dall’idea che esso termine possa derivare dall’affezione parotidea nota comunemente con il termine orecchioni, affezione che attaccando le parotidi le fa gonfiare ed aumentare di volume.
Una prima e principale scuola di pensiero, alla quale, del resto mi sento di aderire fa risalire i termini in epigrafe al periodo viceregnale(XV-XVI sec.) sulla scia del termine spagnolo orejón termine con il quale i marinai spagnoli solevano indicare i nobili incaici, conosciuti nei viaggi nelle Americhe, che si facevano forare ed allungare, tenendovi attaccati grossi e pesanti monili, le orecchie; con il medesimo nome erano indicati anche dei nobili peruviani privilegiati, noti altresí per i loro costumi viziosi e lascivi; taluni di costoro usavano abbigliarsi in maniera ridondante ed eccentrica talora cospargendosi di polvere d’oro i padiglioni auricolari,donde la frase napoletana: tené ‘a póvera ‘ncopp’ ê rrecchie usata ironicamente appunto per indicare gli omosessuali.
Da non dimenticare che detti usi di incaici e peruviani furono spesso mutuati da molti marinai che sbarcavano a Napoli, provenienti dalle Americhe, agghindati con grossi e pesanti orecchini(cosa che i napoletani non apprezzarono ritenendo gli orecchini monili da donna e non da uomo..) e parecchi di questi marinai furono súbito indicati con i termini di ricchione/recchione oltre che per l’abbigliamento e le acconciature usati anche per il modo di proporsi ed incedere quasi femmineo, atteso che dai napoletani si ritenne che il loro comportamento sessuale mutato fosse stato determinato dalla lunga permanenza in mare, per i viaggi transoceanici, permanenza che li costringeva a non aver rapporti con donne e doversi contentare di averne con altri uomini.
Successivamente i termini recchione/ricchione palesi adattamenti dello orejón spagnolo passarono ad indicare non solo i marinai, ma un po’ tutti gli omosessuali attivi, conservando il termine femmeniello/femmenelle per quelli passivi.
E mi pare che ce ne sia abbastanza, anche se – per amore di completezza – segnalo qui una nuova ipotesi etimologica proposta dall’amico prof. Carlo Jandolo che ipotizza per ricchione/recchione una culla greca: orkhi-(pédes)= chi à la strozzatura dei testicoli,impotente, con aferesi iniziale, suono di transizione i fra r –cch con raddoppiamento popolare e suffisso qualitativo accrescitivo one; tuttavia lo stesso Jandolo non esclude un influsso di recchia soprattutto tenendo presente la fraseologia riportata che fa riferimento ad un orecchio impolverato.
A malgrado dei sentimenti amicali che nutro per Jandolo, non trovo serî motivi per abbandonare la via vecchia e percorrere la nuova.
Raffaele Bracale

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