sabato 16 marzo 2013

SIGARRETTE CU ‘O SFIZZIO

SIGARRETTE CU ‘O SFIZZIO Ad litteram: sigarette con lo sfizio; cominciamo col dire che con il termine sfizio (voce che si ritiene pervenuta nel lessico italiano dalla voce meridionale sfizzio) si indica un capriccio, una voglia, fino ad un gusto, un grillo, un ghiribizzo, ma anche una intensa voglia di un desiderio a lungo covato e finalmente raggiunto, ecco che l’espressione in epigrafe parrebbe quasi sostanziare una tautologia essendo già di suo la sigaretta uno sfizio… Come chiarirò di qui a poco non è ovviamente cosí, volendosi indicare con il termine sfizzio dell’epigrafe, un capriccio, una voglia di natura diversa da quella della sigaretta in sé. Prima di chiarire la portata di questo sfizzio dell’epigrafe, completo la spiegazione della voce sfizzio col dire, come già ò fatto alibi, che il termine sfizzio (correttamente scritto in napoletano con due zeta)partendo dall’idioma napoletano, è, come ò già accennato, approdato nella lingua nazionale seppure scritto con la z scempia: sfizio, mantenendo però il medesimo significato di: capriccio, voglia: togliersi uno sfizio; levarsi lo sfizio di fare qualcosa ; per sfizio, per puro capriccio, per divertimento portandosi dietro molte voci derivate, come:il sostantivo sfiziosità (cosa sfiziosa; in partic., ricercatezza alimentare), l’aggettivo sfizioso (che soddisfa una voglia, un capriccio; che piace, attrae, perché originale) nonché l’avverbio:sfiziosamente:per sfizio. Di non facile lettura l’etimologia di sfizzio; la maggioranza dei dizionari in uso, si trincera dietro il solito pilatesco: etimo incerto; qualcuno, un po’ forse fantasiosamente, propende per una culla latina da un (sati)s -facio di cui lo sfizzio conserverebbe il sostrato di soddisfazione per raggiunger la quale occorre fare abbastanza. Qualche altro, ancor piú fantasiosamente (e mi duole che fra costoro ci sia Carlo Jandolo) pensa ad un latino ex+ vitium nella pretesa che lo sfizzio configuri una sorta di stravizio Non manca infine fortunatamente coloro (cui mi accodo) che propendono ( non a torto!), piú correttamente, per un’etimologia greca da un fuxis(evasione) con tipica prostesi della S intensiva partenopea, atteso che lo sfizzio (sfizio) è qualcosa che, eccedendo il normale, si connota come un’evasione dalla quotidianeità. Esaurito cosí il lato filologico delle voci sfizzio e sfizio, vediamo in che cosa si sostanzia o si sostanziava quello richiamato in epigrafe Occorre sapere che con la voce sigarrette (che in napoletano piú che derivato del francese cigarette (donde l’italiano sigaretta) pare derivato, come diminutivo femminile dallo spagnolo cigarro (di cui conserva la doppia liquida r) a sua volta derivato da una voce maya (Mexico) jigar) non si intendono esclusivamente i pacchetti di rotolini cilindrici di tabacco trinciato che si fuma avvolto in un foglietto di carta sottile a lenta combustione, pacchetti venduti assieme a prodotti per la combustione: cerini, fiammiferi, accenditori, candele, etc. e valori bollati ed altra merce varia, in quelle rivendite autorizzate dallo stato, all’insegna SALE TABACCHI E VALORI BOLLATI quanto i medesimi pacchetti (soprattutto però di tabacchi esteri) venduti, fino a pochissimi anni orsono, di contrabbando, in barba alla Finanza, quasi ad ogni angolo di strada dei piú popolari quartieri, ed in particolare nella famosissima via Forcella regno incontrastato di contrabbandieri che vi commerciavano ed ancóra vi commerciano oltre che i tabacchi importati clandestinamente, la piú svariata merce immessa sul mercato eludendo tasse e balzelli. Alla luce di ciò possiamo finalmente comprendere la portata dell’espressione in epigrafe con lo sfizzio enunciato; l’espressione nacque a Napoli sul finire dell’ ‘800 ed il principio del ‘900 e ritornò prepotentemente in auge nell’immediato dopoguerra (1944-1945) al tempo del contrabbando e/o mercato nero quando le donne (e tra di esse giovani e piacenti contrabbandiere) solevano indossare ampie sottane con grossi grembiuli provvisti di tasche ed ampî corpetti abbottonati o allacciati sul davanti del busto; tali contrabbandiere, al fine di ingannare i finanzieri (che però conoscevano la manfrina e spesso profittavano dell’occasione…), celavano i pacchetti di sigarette nelle tasche del grembiule e piú spesso tra i seni, nel corpetto o infine infilati nelle calze sorrette da elastici o giarrettiere, consentendo agli avventori – contro un piccolo aumento di prezzo – di prelevare con le proprie mani la merce cercandola nei corpetti slacciati all’uopo, nelle tasche, che insistevano sul basso ventre, del grembiule o – tirate su le gonne (cosa a cui palam provvedevano le medesime contrabbandiere) – frugando nelle calze; in tal modo gli avventori compravano sigarette prendendosi il gusto aggiunto ‘e pigliarse ‘nu passaggio (si toglievano cioè il gusto aggiunto , un ulteriore sfizio consistente nel palpeggiare piú o meno furtivamente i seni, il ventre o le cosce delle consensienti contrabbandiere.Va da sé che la consuetudine perdurò anche quando (1944-1945) l’abbigliamento delle contrabbandiere fu piú moderno e succinto. pigliarse ‘nu passaggio= palpeggiare una donna; pigliarse= prender per sé; piglià = prendere, pigliare dal latino volg. *piliare, prob. dal class. pilare 'rubare, saccheggiare'; passaggio = di per sé con etimo dal fr. ant. passage, deriv. di passer 'passare, attraversare', come per l’italiano è il passare attraverso un luogo, o da un luogo a un altro, il variare stato, condizione; il trasferire qualcosa ad altri; mutamento, trasferimento, ma in unione al verbo pigliarse vale il palpeggiare piú o meno furtivamente una donna con riferimento al reiterato soffregamento operato con le mani che passano e ripassano sulle rotondità o intimità femminili. Da piú di mezzo secolo però ormai è venuta meno quella divertente abitudine; il contrabbando si esercita ancóra (sia pure piú parsimoniosamente) ma non esistono piú contrabbandiere di tabacco disposte a farsi palpeggiare e cosí son sparite ‘e sigarrette cu ‘o sfizzio: un altro pezzetto delle tradizioni partenopee s’è perduto e avimmo cassato n’atu rigo ‘a sott’ ô sunetto! (abbiamo ulteriormente ridotto il sonetto (composizione poetica molto breve: 14 versi) avimmo cassato = abbiamo cancellato voce verbale (2° pers. plur. passato prossimo) dell’infinito cassà= cancellare, annullare con etimo dal lat. cassare 'annullare', deriv. di cassus 'vuoto, vano'; n’atu = un altro, atu= altro, diverso, restante, rimanente aggettivo indefinito con etimo dal lat. alteru(m), deriv. di alius 'diverso'; in napoletano alteru(m), diede dapprima auto e poi per sincope ato; a margine rammenterò poi che in napoletano esiste un solo articolo indeterminativo maschile che è ‘nu forma aferetica di unu/uno e manca una forma tronca per cui ‘nu viene usato sia davanti a nomi comincianti per vocali che per consonanti: davanti a quelli che iniziano per vocali, (contrariamente a ciò che accade per l’italiano che usa apostrofare solo il femminile una e mai il maschile uno per il quale prevede una forma tronca un ) si apostrofa sempre per cui avremo ‘nu scemo, ma n’ommo con il nu apostrofato (n’) privato però dell’originario segno d’ aferesi per evitare un’ inutile sovrabbondanza di segni diacritici; rigo= rigo, riga, nel significato di linea segnata o impressa su un foglio; anche,ed è il nostro caso, linea di scrittura o di stampa e, per estens., il suo contenuto:...etimo: forse dal latino rega da regula=regola, linea dritta; sott’ ô = sotto il ; da notare che il napoletano prevede che a sotto avv. e prep. impropria = sotto con etimo dal lat. subtus, avv. deriv. di sub 'sotto'faccia sempre seguito non il semplice articolo determinativo o indeterminativo ma i medesimi articoli introdotti da una a per cui in napoletano non avremo un sott’ ‘o = sotto il, ma un sott’ ô = sotto al dove ô = a+’o, né sotto ‘nu= sotto un, ma sotto a ‘nu = sotto ad un; alla medesima stregua occorre per altri avverbi e/o prep. improprie quali come, sopra, dentro, fuori etc. sunetto = sonetto: componimento poetico costituito da quattordici versi endecasillabi variamente rimati e divisi in due quartine e due terzine; l’etimo è dal provenz. sonet 'testo con melodia', dim. di son 'melodia, poema'; tipico il raddoppiamento della consonante finale etimologica, con paragoge di una vocale semimuta (qui O altrove e piú spesso E) in parole provenienti da lingue straniere (vedi alibi tramme←tram, autobbusso←autobus,barre←bar, bisse←bis). tabbacco = tabacco s.vo neutro dallo spagnolo tobaco→tabaco→tabbacco con assimilazione regressiva della a e raddoppiamenti espressivi della esplosiva labiale B e dell’occlusiva velare sorda C. Raffaele Bracale

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