giovedì 22 febbraio 2018

VARIE 18/127



1.    A GGHÍ A GGHÍ
letteralmente: ad andare ad andare;detto  a commento di tutte quelle azioni condotte a termine   per un pelo ed i cui risultati siano stati raggiunti risicatamente.Locuzione di carattere temporale, ma intesa         talora anche in senso modale.
2.    A NNOMME ‘E DDIO
letteralmente: nel nome di Dio Espressione quasi religiosa che si usa nel principiare alcunché, segnandosi, e chiamando il nome di Dio  nella speranza che presti il suo soccorso nell’opera intrapresa.
3.    Â BBONA ‘E DDIO
letteralmente: con il benvolere di Dio  espressione  che si discosta molto dalla precedente, in quanto questa  pur avendo un suo sostrato fideistico, è meno permeata di religiosita, anzi è quasi scaramantica e (riproducendo ad litteram il saluto che i naviganti iberici si scambiavano nel salpare: “A la buena de Dios!”)  significa: vada come vada, purché vada...
4.    A LL’ ANEMA D’’A PALLA!
Letteralmente: All’anima della palla! Espressione esclamativa con cui  si usa commentare notizie  riferite a  cose od accadimenti  cosí incredibili o palesamente falsi da farli  ritenere essere la quintessenza delle sciocchezze, paragonabili solo ad un sesquipedale contenitore sferico,privo di sostanza, fatto di aria  e contenente aria...
5.    A STRACCE E PPETACCE
Ad litteram: A stracci e brandelli;  locuzione modale usata per indicare sarcasticamente  tutte le azioni fatte in modo discontinuo, con scarsa applicazione, a morsi e bocconi, azioni che lasciano presagire risultati pessimi.
stracce s. m. plurale di straccio= pezzo di tessuto logoro, riutilizzabile industrialmente per la fabbricazione di carta e tessuti o impiegato in usi domestici per pulire e spolverare (in quest'ultimo caso, anche come prodotto commerciale specificamente fabbricato a tale scopo); nella loc. ‘nu straccio ‘e, (fam.) per indicare cosa o persona qualsiasi, di poco conto: nun tène ‘nu straccio ‘e vestito ‘a metterse ‘ncuollo=addosso; ‘nu straccio ‘e marito, ‘e; nun tene neppure ‘nu straccio ‘e amico pe se cunfidà; spec. pl. indumento logoro e dimesso: jí in giro vestuto ‘e stracce.
quanto all’etimo, straccio  è un deverbale di stracci-are/à  che è dal lat. volg. *extractiare, deriv. di tractus, part. pass. di trahere 'trarre';
petacce  s.f. plurale di petaccia = cencio, brandello, straccio ed estensivamente   abito  di tessuto logoro; piú in generale con tutte le accezioni del precedente straccio, ma con valore accresciuto nel negativo: cchiú ca ‘nu straccio era ‘na petaccia!
quanto all’etimo, petaccia   appare a taluno un derivato dello  spagnolo pedazo= pezzo  ma a mio avviso non è errato vedervi un derivato del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica = pezza secondo il seguente percorso morfologico: pettia(m)→pet(ti)a(m) + il suff. dispregiativo aceus/a→accio/a; tuttavia è anche ipotizzato  un lat. volg. *pitacium accanto al classico pittacium/pittacia= cencio, brandello. C’è da scegliere, quantunque  a me piaccia la derivazione dal lat. volg. *pettia(m).

6.    ‘A SOTTO P’’E CHIANCARELLE!
Ad litteram: Di sotto a causa dei panconcelli ma a senso: Attenti alla caduta dei panconcelli!
Locuzione con la quale si suole commentare tutti gli avvenimenti  risultati o gravosi  o pericolosi nel loro evolvere; essa prende l’avvio dal grido di avvertimento che erano soliti lanciare gli operai addetti alla demolizione di vecchi fabbricati affinché chi si trovasse a  passare ponesse attenzione all’eventuale caduta dall’alto  dei dissestati panconcelli:   strette doghe di stagionato castagno, doghe che poste trasversalmente sulle travi portanti  sorreggevano l’impiantito dei solai. chiancarella s.vo f.le diminutivo di planca-m→chianca-m [tavola di legno] con suono consonantico (R) di raccordo; dalla medesima planca-m deriva chianca= macelleria in quanto un tempo la carne era sezionata e venduta esposta su di un tavolo di legno.
7.    AÍZA, CA VENONO ‘E GGUARDIE
Ad litteram: alza (la merce e portala via giacché possono giungere  i rappresentanti della forza,(sequestrarti la merce e contravvenzionarti.) Locuzione usata un tempo quando a Napoli era vivo e fiorente il contrabbando d’ogni genere e si volesse consigliare il venditore a portar via la merce per non incorrere nei rigori della legge rappresentata  dai suoi tutori che qualora fossero intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che elevare pesanti contravvenzioni.
Oggi la locuzione è usata per convincere un inopportuno interlocutore  a liberarci della sua presenza anche se costui non abbia merce da portar via  né si paventi  reale intervento di polizia municipale o altri tutori della legge.
8.    A PPESIELLE PAVAMMO oppure NE PARLAMMO.
Ad litteram: al tempo dei piselli pagheremo oppure  ne parleremo.  Locuzione con la quale  si tenta di rimandare  la soluzione dei debiti o dei problemi a tempi migliori. In tempi remoti  la locuzione posta sulla bocca di un contadino voleva dire: pagherò i miei debiti al tempo della raccolta dei piselli, quando farò i primi guadagni della stagione; posta invece sulla bocca  di un medico o peggio d’un becchino aveva l’aria di una minaccia vvolendo significare: al tempo dei piselli ti necessiterà la mia opera o perché cadrai in preda  di coliche che l’ortaggio ti procurerà, o - peggio  ancora - ne decederai!
9.     FACCIA  D’’O CASACAVALLO  o anche   FACCIA ‘E GIORGIO  o ancora  FACCIA  D’’O SISCO
Ad litteram: Alla faccia del caciocavallo  o anche   alla faccia di Giorgio o ancora alla faccia del fischio.
Locuzione  pronunciata  con risentimento davanti  ad avvenimenti  che dèstino meraviglia non disgiunta da stupore o sorpresa, in quanto tali avvenimenti erano inattesi o macroscopicamente  incredibili; sia il termine casocavallo (caciocavallo) che il sisco  (fischio) ed il  nome proprio Giorgio sono usati eufemisticamente in luogo di altro termine facilmente intuibile certamente  piú becero, ma senza dubbio  piú corposo e colorito. Il caciocavallo è un gustoso formaggio di latte vaccino,  a pasta dura prodotto dai casari dei monti Lattari casari  adusi a trasportarlo a valle, a dorso di cavallo legato a coppie con una corda; da ciò il nome, mentre è paretimologico il fatto che le forme  fóssero messe a stagionare a cavalcioni di un bastone.
10. ABBRUSCIÀ ‘O PAGLIONE
Ad litteram: bruciare il pagliericcio id est: far terra bruciata attorno a qualcuno. Grave minaccia con la quale si comunica  di voler procure a colui cui è rivolta un grave anche se non specifico danno; la locuzione rammenta ciò che erano soliti fare gli eserciti sconfitti , in ispecie quelli francesi che nell’abbondonare l’accampamento fino a quel momento occupato,  usavano bruciare tutto per modo che l’esercito sopravveniente non  potesse averne neppure un sia pur piccolo tornaconto.Oggi la locuzione in epigrafe è usata  per minacciar imprecisati ma  totali danni.
11. ADDÓ MAJE?
adlitteram: dove mai?
Domanda retorica che si suole rivolgere  ai responsabili di azioni  discutibili se non ripropevoli, per indurli a recedere dal loro comportamento  ritenuto  non esistente in nessun altro luogo e tanto sbagliato da doversi necessariamente evitare.
12. Â ‘NTRASATTA
ad litteram: all’improvviso detto di cose che accadono inaspettatamente, senza che nulla lo lasci prevedere, nel bel mezzo di altri avvenimenti  proprio secondo  la traduzione ad litteram del latino: (i)ntra (re)s actas→’ntrasacta(s)→’ntrasatta da cui scatuisce la locuzione in epigrafe.
13. Â CASA D’’O FERRARO, ‘O SPITO ‘E LIGNAMMO.
ad litteram: in casa del fabbro, lo spiedo è di legno; locuzione usata ad ironico commento di  tutte quelle situazioni nelle quali, per accidia o insipienza dei protagonisti  vengono a mancare elementi che  invece si presupponeva non potessero mancare ed in loro assenza ci si deve accontentare di  succedanei spesso non confacenti.
14. ‘A CARNA TOSTA E ‘O CURTIELLO SCUGNATO.
ad litteram: la carne dura ed il coltello senza taglio.  Icastica locuzione che si usa a  dolente commento di situazioni dove concorrano due o più elementi negativi tali da  prospettare un sicuro insuccesso delle operazioni intraprese. Altrove per significare la medesima cosa s’usa  l’espressione  illustrata al numero successivo.
15 – ‘A FUNICELLA CORTA E ‘O STRUMMOLO TIRITEPPETO
ad litteram: la cordicella corta e la trottolina scentrata o ballonzolante. Piú  esattamente a Napoli s’usa dire: s’è aunita ‘a funicella corta e ‘o strummolo tiriteppeto, ovvero: si sono uniti, in un fallimentare connubio, una cordicella troppo corta per poter imprimere  con forza la necessaria spinta al movimento rotatorio dello strummolo a sua volta  scentrato o con la punta  malamente inclinata tale da conferire un movimento non esatto per cui la trottolina s’inclina  e si muove ballonzolando.
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