venerdì 5 aprile 2019

STRUNZIÀ


STRUNZIÀ
Mi è stato chiesto, via e-mail,  dal  caro amico M. P. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrare l’esatto  significato  dell’infinito partenopeo  in epigrafe.
Ò provveduto alla bisogna nel modo che segue:
Premesso che il verbo di cui parliamo pure essendo un termine usatissimo nel parlato, soprattutto della città bassa, è colpevolmente  assente nei numerosi calepini, antichi e moderni dell’idioma napoletano in mio possesso,mi vedo costretto  io per il primo a  rendere in italiano il termine in esame chiarendone l’esatto  significato; per far ciò     sgombro súbito il campo dalla fantasiosa idea circolante sul web che strunzià significhi “rimproverare aspramente”. Non so chi abbia partorito simile sciocchezza, ma gliela contesto toto corde, atteso che da napoletano di lungo corso, attento all’icasticità dell’idioma partenopeo ed al suo uso, posso affermare, senza tema di smentita, che    l’esatto  significato  dell’infinito partenopeo  in epigrafe non è quello che circola sul web, ma il seguente: 1) abbindolare, ingannare, gabbare e segnatamente 2)prendere in giro, prendere per i fondelli ed infine 3) burlare, canzonare, deridere, giocare, sfottere, dileggiare,prendersi gioco di, schernire...  il tutto atteso che etimologicamente il verbo in esame è un denominale del s.vo  strunzo che è dal dal longobardo strunz= 'sterco' e vale stronzo,  escremento solido di forma cilindrica  e figuratamente  persona stupida, sciocca o  odiosa  e proprio riferendosi al significato figurato del termine strunzo che si è pervenuti al verbo strunzià che in ogni suo significato è riconducibile al “trattare a guisa di uno stupido, di uno sciocco o di un odioso, insomma ‘e ‘nu strunzo!
In coda di quanto fin qui détto, rammento che del verbo esaminato esiste un’icastica forma riflessiva usatissima che è strunziarse usata per identificare, dileggiandolo, il riprovevole comportamento di chi, nell’intento di gabbare il prossimo  cerchi di apparire migliore di quel che in realtà sia dandosi delle arie, usando un linguaggio che non gli sia consono[ad es. una lingua straniera e segnatamente l’inglese, di cui si conosce pochissimi termini(usati anche a sproposito)] e/o pavoneggiandosi  ottenendo, invece, spesso il risultato di apparire anche piú stronzo di quel che è.
 E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico M. P.  ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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