venerdì 1 novembre 2019

QUANNO CHIOVENO PASSE E FFICUSECCHE


QUANNO CHIOVENO PASSE E FFICUSECCHE
Ad litteram: quando pioveranno uva passita e fichi secchi  Id est: mai; La locuzione è usata, per dileggio,  a sarcastico commento di avvenimenti che si pensa non potranno mai verificarsi, o di situazioni che vengono ritenute non suscettibili di miglioramento alcuno, che potrebbe verificarsi solo nel caso di una fortuita ipotetica pioggia(novella manna) di uva passita e fichi secchi, evento - peraltro – ritenuto chiaramente  impossibile da verificarsi.
quanno = quando, allorché  ogni volta che, tutte le volte che (con valore iterativo) giacché, dal momento che (con valore causale)::  avv. di tempo  derivato dal latino quando con assimilazione progressiva nd→nn;
chiovono= letteralmente piovono  voce verbale (3ª pers. plur. ind. presente) dell’infinito chiovere  che è dal latino pluere con tipico passaggio di pl→chi (vedi alibi: plaga→chiaia,chino←plenum,cchiú←plus,platea→chiazza, chiummo←plumbeum etc.) ed epentesi eufonica della v (vedi alibi:ruina→rovina, vidua→vedova etc.).Da notare che il verbo a margine,  pur essendo indicativo presente è reso in italiano con il tempo futuro che acconciamente avrebbe dovuto  essere: chiuvarranno che è il futuro, tempo che pur essendo previsto nella lingua napoletana  è pochissimo usato, sostituito quasi sempre dall’indicativo presente o dalla costruzione verbale: devo da= aggi’’a etc. Ad es.: Domani mi  taglierò i capelli  si rende con: Dimane me taglio ‘e capille oppure Dimane m’aggi’’a taglià ‘e capille.
passe = uva passita o passa; trattasi di un  aggettivo sostantivato, plurale di passo: appassito, secco: uva passa e come tale derivato dal lat. passu(m), part. pass. di pandere 'aprire, stendere'; propr. 'steso a seccare, ad appassire';
ficusecche = fichi secchi; in napoletano plurale della voce femminile: ficusecca con derivazione, con passaggio al femminile dal masch.  lat. ficum(che corrisponde al greco sýcon con cambio s/f)+ siccum da una radice sik = secco, sterile.
A margine della voce fica da cui poi ficusecca rammento che il passaggio al femminile dal maschile fico  è determinato dal fatto che con la voce fica si intende un frutto piú grosso del fico atteso che in napoletano s’usa femminilizzare un termine maschile  quando si voglia indicare una cosa intesa piú grande  della corrispondente maschile (cfr. cucchiara= mestola del muratore piú grande di cucchiaro= cucchiaio da minestra, tina piú grande di tino,tavula piú grande di tavulo, tammorra  piú grande di tammurro, carretta  piú grande di carretto etc.Fanno eccezione tiana piú piccola  di tiano  e caccavella piú piccola del caccavo). Rammento infine che con la voce ficusecca usata in senso furbesco, in napoletano si identifica la vulva avvizzita d’una donna anziana e non piú appetita; al proposito preciso che anche in greco con la voce  sýcon  si indica sia il frutto del fico che, furbescamente,  la vulva.
 Brak

                                                                                                                                    

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