NOTE
GRAMMATICALI (2°) Sollecitato dall’amico D. C.(del quale per
riservatezza indico le sole iniziali), sollecitato
ad
esprimere un mio parere intorno ad una questioncella affatto marginale, cioè sul modo piú corretto di scrivere gli articoli
inderminativi del napoletano ‘nu/’no – ‘na dico che
‘nu/’no =
corrispondono ad un ed uno della lingua italiana dove sono agg. num. card. , pron. indef. , art. indeterm.
[ in italiano, uno come agg. num. e art. maschile si tronca in un
davanti a un s. o agg. che cominci per vocale o per consonante o gruppo
consonantico che non sia i semiconsonante, s impura, z, x,
pn, ps, gn, sc (un amico, un cane, un
brigante, un plico; ma: uno iettatore, uno sbaglio, uno
zaino, uno xilofono, uno pneumotorace, uno pseudonimo,
uno gnocco, uno sceriffo); il napoletano non conosce tante
complicazioni ed usa indifferentemente ‘nu/‘no davanti ad ogni
nome maschile sia che cominci per vocale, sia che cominci per consonante o gruppo consonantico (ad es.:
n’ommo= un uomo – ‘nu sbaglio= un errore;) da notare
che mentre nella lingua nazionale si è soliti apostrofare solo l’art.
indeterminativo una davanti a voci femm. comincianti per vocali,
mentre l’art. indeterminativo maschile uno non viene mai
apostrofato e davanti a nomi maschili principianti per vocali se ne usa la
forma tronca un (ad es.: un osso) nell’idioma napoletano è
d’uso apostrofare anche il maschile ‘no/‘nu davanti a nome maschile che cominci per vocale con la sola accortezza
di evitare di appesantir la grafia con un doppio segno diacritico: per cui
occorrerà scrivere n’ommo=
un uomo e non ‘n’ommo .
L’etimo di ‘no/’nu
è ovviamente dal lat. (u)nu(m); l’aferesi della prima
sillaba (u) comporta la doverosa indicazione di un segno diacritico (‘)
quantunque oggi numerosi autori seguano
il malvezzo di scrivereno/nu privi di qualsiasi segno diacritico,
ma è costume che aborro, non trovando ragioni concrete e corrette per eliminare
un sacrosanto segno etimologicamente ineccepibile;la medesima cosa càpita con
il corrspondente art. indeterminativo femm.le
‘na =
corrispondente ad una della
lingua italiana dove è agg. num. card.
, pron. indef. , art. indeterm.come del resto nel napoletano dove
però come agg. num. card. non viene usata la forma aferizzata ‘na,
ma la forma intera una (cfr. ad es.: pòrtame ‘na cannela=
portami una candela quale che sia, ma pòrtame una cannela = portami una
sola candela); l’etimo di ‘na
è ovviamente dal lat. (u)na(m); l’aferesi della prima sillaba (u) comporta la doverosa
indicazione di un segno diacritico (‘) quantunque oggi numerosi autori, anche
preparati, seguano il malvezzo di
scrivere l’articolo na
come pure, come ò detto, il
corrispondente del maschile e neutro no/nu
privi di qualsiasi segno diacritico, ma è costume che aborro, non
trovando, ragioni concrete e corrette
per eliminare un sacrosanto segno etimologicamente ineccepibile; a mio avviso infatti non è ragione concreta e corretta quella,
accampata da qualcuno, che mancando nel napoletano scritto la forma
intera degli articoli indeterminativi uno/unu-
una ed esistendo pressoché solo quella aferizzata no/nu – na sarebbe inutile
fornire questi ultimi del segno d’aferesi.
Nel napoletano scritto c’è del resto una
parola che potrebbe ingenerare
confusione con l’art. indeterminativo ‘nu/’no : sto parlando della
negazione nun= non che
talvolta viene apocopata in nu da rendersi però nu’
(facendo un’eccezione rispetto alla regoletta del napoletano per la quale i
termini apocopati di consonante/i e non di sillaba vocalica, non necessitano di segni diacritici (ad es.: cu= con da cum – pe=per da per – mo=ora
da mox – po= poi da
post ).dicevo da rendersi però nu’ per evitarne la confusione con
l’omofono articolo ‘nu (un, uno) che conviene sempre fornire del segno (‘)
d’aferesi e ciò in barba a troppi
moderni addetti e non addetti ai lavori partenopei per i quali è
improvvidamente invalso il malvezzo di
rendere l’articolo indeterminativo maschile nu senza alcun segno
diacritico alla medesima stregua dell’articolo indeterminativo femminile ‘na che
è reso na senza alcun segno diacritico, quasi che il segnare in avvio
di parola un piccolo segno (‘) comportasse gran dispendio di energie o
appesantisse la pagina scritta, laddove
invece,il non segnarlo, a mio avviso,
è segno di sciatteria, pressappochismo dello scrittore (si chiami pure
Di Giacomo,F. Russo, E.De Filippo, Eduardo Nicolardi etc.). Del resto non è
inutile ricordare che tanti (troppi!) autori
napoletani, anche famosi e/o famosissimi non potettero avvalersi di
adeguati supporti grammaticali e/o sintattici del napoletano, supporti che furono inesistenti
del tutto, mentre i pochissimi esistenti
(Galiani, Oliva, Serio) furono malamente diffusi, né potettero far testo, vergati com’erano stati da addetti ai lavori non autenticamente napoletani
e pertanto, spesso, imprecisi e/o
impreparati. Ancóra ricordiamo che moltissimi autori furono istintivi e
spesso mancavano del tutto di adeguata
preparazione scolastica (cfr. V.Russo, R.Viviani etc.), altri avevano studiato
poco e male e quelli che invece avevano
adeguata preparazione scolastica (cfr. Di Giacomo, F. Russo, E. Nicolardi
etc. spessissimo la usarono
maldestramente adattando le nozioni grammaticali-sintattiche
dell’italiano al napoletano che invece non è mai tributaria dell’italiano
essendo linguaggio affatto originale e diretto discendente del latino parlato;
ed infine conviene anche rammentare la cialtroneria di taluni editori che
pubblicano le opere di qualche scrittore menzionato non facendo riferimento ai
manoscritti originali, ma ricorrendo alla cattiva abitudine di fare
copia-copiella di precedenti pubblicazioni acritiche e malfatte, per cui spesso
gli autori fanno ingiustamente la figura degli ignoranti, abborracciatori etc.
Per concludere, a mio avviso
nel napoletano scritto gli articoli indeterminativi vanno sempre corredati del
segno d’aferesi (etimologicamente esatto!)ed il non farlo è segno di
sciatteria, pressappochismo e forse sicumera! E dunque ‘nu –
‘no – ‘na e mai nu –
no – na. I grandi autori vanno seguíti quando fanno bene, non quando
sbagliano! Si può tentare di capire le ragioni del loro errare, ma occorre
evitare di porsi nella scia di chi
sbaglia, fosse pure un grande autore!
Raffaele Bracale
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