lunedì 7 marzo 2011

VARIE 1059

1.Accunciarse quatt' ove dinto a 'nu piatto.
Sistemarsi quattro uova in un piatto - cioè:assicurarsi una comoda rendita di posizione, magari a danno di altra persona ( infatti, per solito , la porzione canonica di uova è in numero di due...).
2.Farse 'nu purpetiello.
Bagnarsi fino alle ossa come un piccolo polpo tirato su grondante d'acqua.
3.Jí a ppère 'e chiummo.
Andare con i piedi di piombo - Cioè: con la stessa attenzione e cautela dei palombari che nelle loro discese submarine usano calzare scarpe con fondo di piombo.
4. Tené'a sciorta 'e Maria Vrenna.
Avere la sorte di Maria Di Brienne; id est: ridursi alla miseria totale e cioèperder tutti propri beni ed autorità come accadde a Maria di Brienne sfortunata consorte di Ladislao di Durazzo, ridotta alla miseria alla morte di quest’ ultimo (1414) dalla di lui sorella Giovanna II succedutagli sul trono.
5.Jí ô battesimo, senza criatura.
Recarsi a battezzare un bimbo senza portarlo... - Cioè comportarsi, per insipienza o colpevole ignavia, in maniera decisamente errata, mettendosi nella situazione massimamente avversa all'opera che si vorrebbe intraprendere.
6.Pare ca s''o zucano 'e scarrafune...
Sembra che se lo succhino gli scarafaggi.- È detto di persona cosí smunta e rinsecchita da sembrar che abbia perduto la propria linfa vitale preda degli scarafaggi, notoriamente avidi di liquidi.
7.Abbruscià 'o paglione...
Incendiare il pagliericcio - Cioè darsi alla fuga, alla latitanza, lasciando dietro di sé terra bruciata, come facevano le truppe sconfitte che incendiavano i propri accampamenti, dandosi alla fuga.(procurare un danno definitivo)
8.Ogne scarrafone è bbello a mmamma soja...
Ogni blatta(per schifosa che sia)è bella per la sua genitrice - Ossia: per ogni autore la sua opera è bella e meritevole di considerazione.

9.Chi saglie ‘ncopp’ê ccorna ‘e chillo, po’ ddà ‘a mano ô Pataterno.
Chi si inerpica sulle corna di quello lí, può stringer la mano al Padreterno -(atteso che quelle corne sono alte e resistenti...)- Iperbole usata sarcasticamente per indicare un uomo molto tradito dalla consorte.
10. Quanno 'o diavulo tujo jeva â scola, 'o mio era maestro.
Quando il tuo diavolo era scolaro, il mio era maestro - Cioè: non credere di essermi superiore in intelligenza, perspicacia e sapere anche indirizzato al male!; son pane per i tuoi denti, son molto piú esperto di te e ti potrei esser maestro anche nel male!
11.'O cane mozzeca ô stracciato.
Il cane assale chi si presenta in veste dimessa - Cioè: il destino si accanisce contro il diseredato.
12. Tre songo 'e putiente:'o papa, 'o rre e chi nun tène niente...
Tre sono i potenti della terra:il papa, il re e chi non possiede nulla; Il papa è l’indiscussa massima autorità in materia di fede, il re lo è come capo di una nazione e l’indigente, non possedendo nulla,è altrettanto potente perché non corre il rischio di esser derubato, né quello di sentirsi chiedere prestiti!
13. È gghiuta ‘a fessa 'mmano ê criature, 'a carta 'e musica 'mmano ê barbiere, 'a lanterna 'mmano ê cecate...
La vulva è finita nelle mani dei bambini, lo spartito musicale in mano ai barbieri, la lanterna nelle mani dei ciechi.Id est: si son verificati tre accadimenti inopportuni prodromici di cattivi sviluppi; l'espressione viene usata con senso di disappunto, quando qualcosa di importante finisce in mani inesperte o inadeguate che pertanto non possono apprezzare ed usare al meglio, come accadrebbe nel caso del sesso finito nelle mani dei fanciulli o ancora come nel caso dell'incolto barbiere alle prese con uno spartito musicale o infine nel deprecato caso di un cieco cui fosse affidata una lanterna che di per sè dovrebbe rischiarare l'oscurità; in tutti e tre i casi gli sviluppi delle situazioni esemplificate,si appaleserebbero errati ed inconferenti!
14. S' a' dda jí add' 'o patuto, no add' 'o miedeco.
Bisogna recarsi a chiedere consiglio da chi à patito una malattia, non dal medico - Cioè:la pratica val piú della grammatica.
15.Aúrio senza canisto, fa' vedé ca nun l'hê visto.
Augurio senza dono, mostra di non averlo ricevuto - Cioè: alle parole occorre sempre accompagnare i fatti .
16.Ô pirchio pare ca 'o culo ll'arrobba 'a pettula...
All'avaro sembra che il sedere gli rubi la pettola della camicia - Cioè: chi è avaro vive sempre nel timore d'esser derubato.
17. Chi fatica'na saràca, chi nun fatica, 'na saràca e mmeza.
Chi lavora guadagna una salacca, chi non lavora, una salacca mezza - Cioè: spesso nella vita si è premiati oltre i propri meriti.
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