giovedì 6 ottobre 2011

'O BBANCO D’ 'O SCIÚLIO

'O BBANCO D’ 'O SCIÚLIO
Anche questa volta mi trovo a raccogliere una richiesta del mio caro amico P.D.F.(i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che mi à chiesto di chiarirgli significato e portata della locuzione in epigrafe. Provvedo súbito alla bisogna dicendo che l’espressione non è traducibile ad litteram, ma che può rendersi per comodità di eloquio con : la banca dello scivolo. Si tratta di un icastico modo di dire usato in riferimento ad ogni un'impresa destinata miseramente a fallire,oppure riferito ad accadimenti connotati da spreco di danaro, insolvibilità, e pertanto immeritevoli di fiducia. Ò reso, per comodità con l'italiano scivolo/scivolata/scivolone il termine sciúlio (che di per sé è un deverbale di sciulià= scivolare, venir meno alla fedeltà da una una forma frequentativa *exevoliare del lat. volg. *exevolare), ma nella locuzione in esame il termine sciúlio in effetti è cosa molto diversa dallo scivolone; e ciò perché in realtà 'o banco d’ 'o sciulio fu il nomignolo che i napoletani affibbiarono ad un istituto di credito fondato intorno al 1865 in città dal cav. Guglielmo Ruffo dei principi di Scilla(mancano precise notizie biografiche; risulta solo che fu un discendente d’un tal Paolo Ruffo ( † 1559), 6° Conte di Sinopoli); il nome Scilla fu corrotto in Sciulio.
L’ istituto di credito fondato dal Guglielmo Ruffo di Scilla prometteva interessi vantaggiosissimi, ma aveva il torto di chiudersi a riccio quando un cliente andasse a richiedere le somme depositate; manco a dirlo la banca fallí ignominiosamente nel febbraio 1870, lasciando nella memoria e filosofia partenopea il suo nomignolo a significare un modo allegro di tenere le finanze pubbliche e per estensione furbesca e piú circoscrittamente in riferimento al modo leggero, irresponsabile di amministrare la cassa domestica.
banco s. m. [pl. -chi]
1 azienda di credito, banca; si usa oggi esclusivamente nella denominazione di alcune banche: Banco di Napoli; Banco di Sicilia | banco lotto, ricevitoria del lotto; botteghino
2 nei giochi d'azzardo, la posta dichiarata dal giocatore che conduce e amministra il gioco, ricevendo le puntate e pagando le vincite: tené bbanco (tenere, avere il banco) essere protagonista (fig.) guidare, animare una discussione, una riunione e sim.; la voce è dal tedesco bank =sedile di legno.
In coda rammento che relativamente al termine a margine nel napoletano è usatissima l’espressione Chiacchiere e tabbacchere 'e lignammo, ô bbanco nun ne 'mpignammo.
Letteralmente: chiacchiere e tabacchiere di legno al Banco non ne prendiamo in pegno. Manco a dirlo Il banco in questione è il Monte dei Pegni sorto a Napoli nel 1539 per combattere la piaga dell'usura. Da esso prese vita il Banco di Napoli, fiore all'occhiello di tutta l'economia meridionale, Banco che è durato sino all'anno 2000 quando, a completamento dell'opera iniziata nel 1860 da Cavour e Garibaldi e da casa Savoia, non è stato fagocitato, con il beneplacito del governo nazionale dal piemontese Istituto bancario San Paolo di Torino. La locuzione proclama la necessaria concretezza dei beni offerti in pegno, beni che non possono essere evanescenti come le parole o oggetti non preziosi. Per traslato l'espressione si usa nei confronti di chi vorrebbe offrirci in luogo di serie e conclamate azioni, improbabili e vacue promesse.
chiacchiere s.vo f.le p.le 1l. conversazione su argomenti di poca importanza; discorso inutile, futile;
2 (come nel caso che ci occupa) parole vane o inconcludenti, notizie poco attendibili, che circolano ad arte per vaniloquio di chi le profferisce a proprio vantaggio e spesso in danno di terzi;
3 notizie infondate, maldicenze, dicerie, pettegolezzi;
4 dolci carnascialeschi costituiti da strisce di pasta avvolte a nastro, fritte e spolverate di zucchero. voce denominale di chiacchierare (verbo onomatopeico).
tabbacchere s.vo f.le p.le piccole scatole tascabili ,le piú pregiate in metalli nobili (oro o argento finemente lavorati ed istoriati),quelle piú scadenti in legno o metalli vili, usate per tenervi il tabacco da fiuto; voce denominale di tabbacco (dall'ar. tabbaq o tubbaq,ma attrav. lo sp. tabaco, ma con raddoppiamento espressivo della consonante occlusiva bilabiale sonora (b) e dell’ occlusiva velare sorda (c)) addizionato del suffisso femminile èra suffisso di pertinenza per sostantivi derivati dal francese (-ier) o formati direttamente in italiano, la cui origine è il lat. -ariu(m); forma soprattutto nomi di professioni (‘ngignére,raggiuniére etc.) mestieri (cucchiére, salumiére,funtaniére etc.) o di oggetti (canneliére, tabbacchèra); per il maschile la forma è iére, mentre per il femminile la morfologia è èra priva di dittongo e con la vocale di timbro aperto (cfr. salum-iere ma salum-èra, canten-iére ma canten-èra, banch-iéro ma banch-èra etc.).
lignammo s.vo neutro = legno in genere e quello destinato alle costruzioni o ad applicazioni industriali di vario tipo; voce dal lat. ligname(n) con raddoppiamento espressivo della consonante nasale bilabiale (m).
‘mpignammo voce verbale (di per sé 1ª p.pl., ma qui da intendersi in senso impersonale)’ind. pres. dell’infinito ‘mpignà v. tr.
1 dare o prendere in pegno (anche fig.):’mpignà ‘a pelliccia; ‘mpignà ‘a parola( impegnare la pelliccia; impegnare la propria parola) | ‘mpignà denaro (impegnare danaro), investirlo | ‘mpignà ‘a casa, ‘a pruprietà(impegnare la casa, la proprietà), accendervi un'ipoteca
2 vincolare, obbligare a un determinato comportamento in base ad accordi precisi: ‘o cuntratto ce ‘mpegna a cunzignà ‘a mercanzia â casa ‘e ll’accunto( il contratto ci impegna a consegnare la merce al domicilio del cliente) | ‘mpignà ‘na perzona (impegnare una persona), vincolarla ad una promessa, spec. di matrimonio
3 farsi riservare, prenotare:âmmu ’mpignato ‘o triato pe sàpato e dummeneca (abbiamo impegnato la sala teatro per esibirci il sabato e la domenica)
4 occupare in un lavoro, in un'attività: ‘a costruzzione d’ ‘a casa à ‘mpignato ‘na squatra ‘e vinte operaje(la costruzione della casa à impegnato una squadra di venti operai)
5 richiedere concentrazione, sforzo, zelo.
In coda a tutto quanto détto e con rifermento al s.vo lignammo inteso materiale da poco, povero, umile, grossolano, dozzinale ( e ciò a malgrado Napoli eccelse in artieri ebanisti, in falegnami capaci di eseguire lavori molto accurati e di prestigio...) se rapportato ai nobili materiali quali oro argento ed altri, rammento un’antica espressione/domanda retorica che si poteva cogliere sulla bocca dei napoletani d’antan e che suonò: Che risposta ‘e lignammo è cchesta?! che ad litteram è Che risposta di legno è (mai) questa?! da intendersi: La risposta che stai fornendo è incongrua, non à alcun valore, manca di sostanza, è . inadeguata, insufficiente, inadatta, scarsa,o anche carente di logica o attinenza!
E qui faccio punto,convito d’aver risposto adeguatamente alla richiesta dell’amico P.D.F. e d’avere interessato qualcun altro dei miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est
R.Bracale

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