giovedì 15 dicembre 2011

ZÍMMARE E CRAPETTE, UNA ‘MBULLETTA!

ZÍMMARE E CRAPETTE, UNA ‘MBULLETTA!
Questa volta faccio sèguito ad un quesito rivoltomi dall’amico A.M. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi dell’espressione in epigrafe.
Con la locuzione in esame , di marcata valenza negativa e che ad litteram è: becchi e capretti (in) un’unica bolletta ci si intende riferire a quelle situazioni melle quali, per ignavia, cattiva volontà, o pure per precipitazione, impulsività, impeto, imprudenza, leggerezza, avventatezza si faccia d’ogni erba un fascio accomunando elementi incongrui o associando in un giudizio negativo – per colpevole ostilità, astio, avversione, animosità, risentimento, livore, rancore, antipatia, inimicizia –persone che in realtà sono ben diverse tra di loro.
In origine l’espressione non ebbe valenza negativa,ma positiva atteso che con essa ci si riferí all’abitudine di taluni macellai che, pur di accattivarsi la clientela, usavano conferire carne di capretto e di montone od agnello facendola pagare ad un unico prezzo contenuto cioè al prezzo della carne di montone(curdisco) od agnello (corachiatta) laddove il prezzo di mercato della carne di capretto, piú pregiata della carne di montone od agnello, avrebbe dovuto essere superiore. Successivamente venuta meno quell’abitudine dei macellai l’espressione finí per acquistare una valenza negativa e si attagliò non solo alle situazioni di cui ò détto antea, ma fu usata con risentimento da molti superiori rivolta ad inferiori che nel loro espletamento dei compiti loro assegnati operassero, per disattenzione, incompetenza e/o cattiva volontà, confusioni sesquipedali producendo spesso gravi danni a gli utili attesi e non ottenuti per scambi, errori, sbaglî loro imputabili.
Esaminiamo le voci incontrate:
zímmaro =
(in primis)1maschio della pecora, agnellone, capro,becco;
(figurate, alibi) 2 persona rozza, villana, scorbutica; voce etimologicamente dal greco khímaros con raddoppiamento della consonante nasale bilabiale (m) propiziato dal tipo di parola sdrucciola; rammento che in napoletano in senso dispregiativo nei medesimi significati indicati sub 1 s’usa anche la voce
curdisco s.vo m.le = maschio della pecora, agnellone, capro,becco che abbia superato l’anno di vita, agnello dalla carne meno tenera in quanto nato dopo la Pasqua dell’anno precedente; voce dal lat. cordus = nato in ritardo con l’aggiunta della voce pleonastica isco, lettura metatetica di hircus→(h)iscu(r)→isco = capro, caprone.
crapette s.vo m.le pl. di crapetto = capretto,piccolo della capra dalla carne morbida e di sapore delicato ancorché sui generis; la carne del capretto macellato prima che compia l’anno di vita, è usata in alternativa alla carne di agnello (zímmaro o curdisco) nella cucina tipica delle festività pasquali; la voce crapetto etimologicamente è una lettura metatetica del lat. capr(am) con l’aggiunta del suffisso diminutivo etto.
mbulletta s.vo f.le bolletta, fattura, scontrino, polizza, contrassegno, contromarca voce etimologicamente dal lat. bŭlla che in età tarda assunse anche il sign. di «sigillo» con l’aggiunta del suffisso diminutivo etta f.le di etto, suffisso che altera in senso diminutivo, e spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;la voce a margine è addizionata in posizione protetica di una n eufonica che non necessita di segno diacritico d’aferesi , non essendo un residuo di un in illativo che invece risolve in una n aferizzata: in →(i)n→’n (cfr. nc’è per c’è, mentre in caso→’ncaso); nella fattispecie in esame la n eufonica protetica di un vocabolo che inizia con una consonante occlusiva bilabiale sonora (b) o sorda (p) si muta in m (cfr. in→(i)n→’n +braccio→’mbraccio - in→(i)n→’n +paraviso→’mparaviso etc.)

corachiatta s.vo m.le = giovane maschio della pecora di razza laticauda, agnello che non abbia superato l’anno di vita.
La pecora laticauda (o barbaresca campana, bastarda arianese, beneventana, casalinga, casereccia, nostrana) è una razza di pecore tipicamente campana con ben fissati suoi caratteri, pecora che ebbe origine dalla pecora Nord-Africana,importata dai Borbone-Napoli formandosi, quindi, con successivi incroci con la pecora Appenninica locale e meticciamenti protrattisi a lungo. All’ attualità essa deve il suo miglioramento all’opera di selezione di appassionati, piccoli allevatori.
È allevata, come ò détto in Campania particolarmente nelle province di Benevento e di Avellino, con tendenza all’espansione in altre province.Viene allevata nella media collina in piccoli greggi che raramente raggiungono i 20 capi di consistenza. In passato prevaleva la transumanza, oggi gli allevamenti sono generalmente stanziali.Il sostativo in esame etimologicamente è l’agglutinazione della voce cora(=coda) e della voce chiatta (=grassa) agglutinazione esatta trasposizione nel napoletano del latino laticauda (dalla coda grossa) che diventa appunto corachiatta (coda grassa).
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e chi forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale

1 commento:

Bambino-vispo ha detto...

puntuale, chiaro, esaustivo.
Bravo (professor) Bracale