sabato 22 settembre 2012

CHELLO È BBELLO 'O PRUTUSINO etc.

CHELLO È BBELLO 'O PRUTUSINO va 'a gatta e nce piscia a coppa...; Chella muglierema è bbella, ce vuó tu ca ‘a zennije! Questa volta è stato il caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato e portata delle due espressioni partenopee in epigrafe. E diamoci da fare. 1) Chello è bbello 'o prutusino, va 'a gatta e nce piscia a coppa... Ad litteram: Il prezzemolo è bello, poi la gatta vi minge su; espressione che però nella sua prima parte è ironica se non sarcastica ed è quindi da da intendersi in senso antifrastico:Il prezzemolo non è rigoglioso, poi la gatta vi minge sopra - Amaro commento di chi si trova in una situazione precaria e non solo non riceve aiuto per migliorarla, ma si imbatte in chi la peggiora maggiormente...L’espressione, come ò anticipato, cosí come formulata con l’aggettivo bello, parrebbe sostanziare un fatto o dote positiva, ma trattandosi di un’espressione ironica se non sarcastica essa deve essere lètta in senso antifrastico cioè negativo di talché il bello va inteso brutto Analoga è la situazione espressa nella seconda locuzione che esamino: 2) Chella muglierema è bbella, ce vuó tu ca ‘a zennije! Ad litteram: Mia moglie è bella, ci vuoi tu che le ammicchi; anche questa espressione nella sua prima parte è molto ironica e quasi sarcastica ed è quindi da da intendersi in senso antifrastico: mia moglie non è un fior di virtú.... manca solo che tu le faccia dei cenni per indurla e sollecitarla al tradimento! Dolente, amaro commento profferito da chi si trovi in una incerta situazione e si imbatta in chi tenti di peggiorla maggiormente...o definitivamente. chello/u agg.vo dimostrativo neutro [al m.le chillo al f.le chella] = quello prutusino s.vo neutro = prezzemolo, erba aromatica,pianta erbacea biennale, rustica, dicotiledone, largamente coltivata per le sue foglioline composte di colore verde lucente a margini frastagliati, usate in cucina per le proprietà aromatiche (fam. Ombrellifere) etimologicamente lettura metatetica dal gr. petrosélinon, comp. di pétra 'roccia, pietra' e sélinon 'sedano'; propr. 'sedano che cresce fra le pietre' muglierema= mugliera + mia s.vo fle addizionato in posizione enclitica del possessivo = mia moglie; voce dal lat. muliere-m+ mea→muglierem(e)a→muglierema. piscia voce verbale 3ª p. sg. ind. pr. dell’infinito piscià = mingere, orinare (dal lat. pitissare→pi(ti)ssare→pissare→pisciare;) zennije voce verbale 2ª p. sg. ind. pr. dell’infinito zennià = far cenni, cennare, ammiccare, fare l’occhiolino (denominale del lat. cinnu-m da cu si trasse cinnare→zennare e poi zenniare→zennià con l’infisso frequentativo “i”). E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est. Raffaele Bracale

1 commento:

Maucar ha detto...

Gentile sig. Bracale,
navigando per la rete, ho scoperto per caso questo suo capolavoro: per la verità - mi vorrà perdonare - l'incontro è stato provocato da una mia etimologica curiosità di tipo culinario, un'annecchia del passato di cui intendevo ritrovare le radici. Ed ho trovato lei. Sono estasiato. A proposito di questo suo ultimo post, mi permetta di rivolgerle due domande:
1) zennià = immagino che a questo verbo sia riconducibile anche l'espressione "zennariello" nella celebre "fa' ll'uocchie a zennariello", giusto?
2) mi spiega perché prutusino e non putrusino come pensavo che si intendesse comunemente? sono ammesse entrambe le forme o è una mia dimenticanza, dovuta - che so - alla lontananza?

Nel ringraziarla per la sua opera, voglia cortesemente annoverarmi come suo venticinquesimo lettore.

Cordialmente
Maurizio Carlino