giovedì 22 agosto 2013

CESSA ‘E MMERDA

CESSA ‘E MMERDA cessa ‘e mmerda con questo epiteto che nella sua formulazione completa suona cessa ‘nquacchiata ‘e mmerda ( gran cesso lordo di escrementi!)ci si rivolge ad una donna ritenuta non solo laida, sordida, sudicia, repellente,ma grandemente, estremamente brutta, ributtante, ripugnante.La particolarità che d’acchito colpisce in questo epiteto baroccheggiante è la femminilizzazione del sostantivo cesso che diventa cessa non perché con l’epiteto ci si rivolge ad una donna, ma in virtú del fatto che in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella; nella fattispecie volendosi con l’offesa che si lancia affermare che la donna cui è rivolta è veramente un grande cesso [lordo di escrementi] ecco che è parso opportuno femminilizzare cesso che diventa cessa; il s.vo cesso vale 1 (ant.) luogo appartato 2 (pop.) gabinetto, ritirata, latrina 3 (volg.) luogo sporco, cosa o persona lurida, schifosa; è voce dal lat. recessu(m)→(re)cessu(m)→cesso, deriv. di recedere 'ritirarsi' l’agg.vof.le nquacchiata/nguacchiata che à in nquacchiato/nguacchiato il m.le è esattamente il part.pass. del verbo nquacchià/nguacchià che nella parlata napoletana vengono usati per indicare: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare, ed anche il mettere in atto un pasticcio di difficile soluzione,una situazione intrigata, deflorare una ragazza ed infine l’ungere o il condire esageratamente in ispecie con sugo di pomodoro, tutti fatti che sostanziano in ogni caso un lordura, una cosa sporca o anche un errore; faccio notare che etimologicamente trattasi di voci di origine onomatopeica e che la n d’attacco anteposta alle originarie voci quacchià/guacchià/ ed alibi quacchiarïà nonché a guacchio/quacchio, è sempre e solo una consonante eufonica migliorativa del suono delle parole che da quacchià/guacchià/quacchiarïà approdano a nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà nonché da guacchio/quacchio, a nguacchio/nquacchio; si tratta precisamente di una consonante eufonica e non di un residuo di un in→’n per cui non à senso anteporre a nguacchio/nquacchio,nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà un inutile ed incoferente segno diacritico (’) che presupporrebbe la caduta della vocale i di in e pertanto correttamente occorre scrivere nguacchio/nquacchio, nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà e non ‘nguacchio/’nquacchio,o ‘nquacchià/’nguacchià/’nquacchiarïà come purtroppo càpita di leggere in talune raffazzonate pubblicazioni di sedicenti cultori e/o esperti del napoletano! mmerda/merda s.vo f.le dal lat. merda(m) = escremento, sterco e figuratamente: cosa che disgusta, persona spregevole, situazione ripugnante | nella loc.ne agg.le ‘e mmerda= pessimo/a, spregevole: fà ‘na fijura ‘e mmerda: fare una figura di merda = fare una pessima figura; dal s.vo a margine deriva il s.vo m.le mmerdajuolo = raccoglitore di sterco; dal s.vo a margine deriva altresí l’agg.vo m.le o f.le mmerduso/mmerdosa = inetto/a, incapace, buono/a a nulla. o di ragazzo/a che si atteggino ad adulti;in tale significato sono usati piú spesso i diminutivi mmerdusillo/mmerdusella. Brak

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