martedì 19 novembre 2013

L’AVARO

L’AVARO Nell’idioma napoletano la parola avaro ( che, in italiano, non deriva come si ritiene erroneamente da taluno, dal lat. avarus anticamente pensato come contrazione dei termini avidus aeris e cioè:bramoso di danaro, ma, a mio avviso, molto piú semplicemente dal verbo avere o havere nel senso di desiderare ardentemente,bramare intensamente) è resa con moltissime parole che qui di sèguito tento di illustrare in ordine alfabetico, indicando eventuali sottili differenze, nonché, per ognuna, la piú accreditata etimologia. Cominciamo: -allesenato/nuto avarissimo, smunto, emaciato; parola forgiata sul verbo allesinare/allesinire: esser provvisto di lesina e cioè della subbia dei ciabattini; tali avarissime persone, pur di risparmiare, usavano accomodarsi da sé le scarpe usando appunto la lesina di cui erano provvisti; da tale occorrenza derivò anche il toscano lesinare; - arràiso di per sé capo, aduso al comando e pertanto incline a tener tutto sotto chiave, per esercitare un esteso controllo e dunque per estensione avaro; etimologicamente dal portoghese arrais = capo; - cacasicco: ad litteram: chi evacua poco; qui il termine sicco, di per sé secco, sta appunto per poco; il cacasicco è quel sordido avaraccio che,iperbolicamente è accreditato di lesinare persino sulle quantità del materiale evacuato per non cedere nulla di ciò che à; l’etimologia è ovvia e non mette conto dirne; - cutecone ad litteram: coticone e cioè sordido, taccagno, untuoso spilorcio; e per ampiamento semantico anche zotico, villano, servile, dimesso, viscido, mellifluo, ipocrita.; parola accrescitivo di cotica dal b.latino cutica(m)=cotenna suina;semanticamente il collegamento tra la cotenna e l’essere sordido, taccagno etc. è da cogliersi nel fatto dell’untuosità sia della cotenna suina che del comportamento di chi è spilorcio, dimesso, servile etc. - pedecchiuso ad litteram: pidocchioso; come per il toscano:gretto, avaro,sordido taccagno; etimologicamente forgiato sul lat.pediculus in quanto il pidocchio è insetto non alato, che striscia alla ricerca di cibo rappresentato dalle squame epiteliali; tal è il modo di fare dell’avaro aduso ad un comportamento quasi elimosinatorio pur di non cedere del proprio; - pirchio ad litteram: che tiene al suo, avaro, spilorcio; parola, per taluni, probabilmente forgiata per corruzione sul toscano tirchio a sua volta dal greco thèriakós= ferino, che protegge il suo; per altri, ed io con loro, è parola ricostruita al maschile sul femm. perchia dal lat. percula; altri infine, parallelamente al siciliano pìllicu lo riallacciano allo spagnolo pelon nel senso di spelato, povero e quindi avaro;sono indeciso, ma mi convince abbastanza l’idea che perchia abbia dato per metafonesi pirchio; - rosecachiuove ad litteram: rosicchiachiodi, come di chi che, (cosí avaro), non volendo spender del suo per nutrirsi, si adatti a rosicchiare i chiodi alla ricerca di una inesistente polpa! Parola formata addizionando roseca, voce verbale di rusecà dal verbo lat. rosicare forma frequentativa di rodere, con il sostantivo chiuove plurale di chiuovo che è dal lat. clavum =chiodo; - rusechino ad litteram: rosicchiatore, spilorcio, strozzino; anche questa parola è evidentemente forgiata sul verbo rusecà; - scarzugno ad litteram : scarso, manchevole (evidentemente della volontà di ceder del proprio), ma anche: che si contenta di pochissimo; parola coniata sull’agg. scarzo part. pass. d’un basso latino excarpsum = carente, mancante, collaterale del più classico excerptum; - scuorzo – scurzone ad litteram: per ambedue: taccagno, di dura buccia ,quasi come il cutecone summenzionato;ambedue forgiate sul sostantivo scorza a sua volta dal latino: cortex/corticis con protesi di una consueta S intensiva; rammento tuttavia che con il termine scuorzo in origine si intese un congruo strato di sporcizia presente sulla cute del collo o degli arti inferiori di persone disavvezze all’igiene personale; il collegamento semantico tra questo strato di sporco e l’essere taccagno sordido, taccagno, untuoso spilorcio è da cogliersi nella medesima untuosità che appaia sporcizia e taccagnería,sordidezza etc. - secaturnese ad litteram: sega tornese, lo spilorcio inveterato al segno di non voler spendere tutt’intero neppure un tornese, moneta che già di per sé non valeva tanto: appena 6 cavalli!, e preferisce quasi frantumarlo per spenderlo a piccoli pezzi, oppure l’avaro aduso a limare le monete auree o argentee per ricavarne un sia pure esiguo tornaconto; parola formata con l’addizione di seca voce del verbo secà = segare dal lat. secare e del sostantivo turnese (tornese) quest’ultima dal lat. turonensem (di Tours, in quanto i primi tornesi furono battuti in quella città francese; - seneca ad litteram: seneca, id est: vecchio spilorcio, tal quale nell’immaginario collettivo si ritiene fósse il filosofo Seneca , dal cui nome è derivato il sostantivo; - spèzeca - spèzzeca ad litteram: lo spizzicatore, colui che è cosí tanto lesinatore da prendere e dare a piccolissime dosi, quasi sbocconcellando; si tratta di un unico vocabolo presentato con doppia grafia con una o due zeta; la versione con le due zete è la piú corretta, mentre quella con una zeta nacque per quello strano fenomeno detto: ipercorrettismo in forza del quale si mutano accenti e/o parole per l’erroneo timore di stare usando una parola di forma o accento scorretto;è noto ad es. che i napoletani meno colti sogliono pronunciare il noto Cavour, Càvur in luogo del corretto Cavùr, avvertito come dialettale;i termini a margine sono un deverbale di pezzecà= pizzicare con tipica protesi della S intensiva; stiteco e cioè stitico, quasi della medesima portata del precedente cacasicco chiaramente l’avaro abituato a tutto stivare e non trar fuori; etimologicamente dal lat. stypticus da stypo= astringo e conservo; - tirato ad litteram: rattratto e cioè l’avaro, il taccagno che abbia quasi un braccio rattratto tanto da non poter dare;etimologicamente è il part. pass. del b. lat.:tirare collaterale del classico trahere. A mo’ di completezza aggiungo la locuzione: stritto ‘e pietto ad litteram: insufficiente di torace; l’avaro è cosí sordidamente parsimonioso da risultare, nell’immaginario collettivo partenopeo, persino fisicamente piccolo e rattratto. In coda ed a completamento di tutto quanto détto esamino le voci dell’italiano e le corrispondenti del napoletano che identificano l’ esagerato attaccamento al denaro che si manifesta come ritegno eccessivo nello spendere, la spilorceria, nonché l’eccessiva avidità di denaro o di guadagno, la cupidigia che in italiano vengon rese con avarizia s.vo f.le astratto (che è dal lat. avaritia(m)); spilorceria s.vo f.le astratto (denominale di un ant. pilorcio, nome dato dai pellicciai al riutilizzo dei ritagli di pelle derivanti dagli scarti della lavorazione; per cui azione degna di chi riutilizzasse gli scarti) taccagneria s.vo f.le astratto (che è denominale dello spagnolo tacaño =che è tenace nel possesso del suo; per cui taccagneria è l’azione tipica di chi è tenace nel possesso del suo); pitoccheria s.vo f.le astratto (denominale dal gr. ptochós 'mendico')identificandosi con pitoccheria l’azione di chi vive miseramente, quasi da mendico per avarizia; le voci qui esaminate vengon rese in napoletano con le seguenti: peducchiaría s.vo f.le astratto corrispondente all’italiano avarizia pur se in primis la voce a margine vale: tifo petecchiale; semanticamente il collegamento alla voce peducchio (dal lat. volg. pedíc(u)lu(m))di cuipeducchiaría è denominale si spiega con il fatto che il pidocchio oltre ad essere indice di sporcizia è indice di avarizia e taccagneria con riferimento a chi sia tanto tenacemente attaccato al proprio da esserlo anche della sporcizia,e/o degli insetti proprii; pirchiaría s.vo f.le astratto corrispondente all’italiano spilorcería (voce da ricondursi quale denominale all’agg.vo pirchio (cfr. antea)) , spezzecaría s.vo f.le astratto corrispondente all’italiano pitocchería pur se in primis la voce a margine vale: azione dello spizzicare mangiare appena un po' o a piccoli bocconi; assaggiare qua e là, spilluzzicare; per estensione la voce à finito per indicare l’azione di chi viva miseramente e si comporti quasi da mendico non concedendosi neppure un pasto intero, ma contendasi di spilluzzicare; spezzecaría etimologicamente è un denominale di spezzeca (cfr. antea). E qui mi fermo, chiedendo scusa se mi fosse sfuggito un qualche altro interessante vocabolo ed augurandomi che queste paginette interessino qualcuno dei miei ventiquattro lettori. Satis est. Raffaele Bracale

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