venerdì 23 settembre 2016

VARIE 16/843

1 - DÂ MATINA SE CUNOSCE ‘O MALO I ‘O BBUONO JUORNO Dalla mattina è dato conoscere il cattivo o il buono della giornata Id est: Da come principia una giornata, un affare, una faccenda qualsiasi se ne può facilmente prevedere il cattivo o il suo buon esito finale. 2 - DA CCA A DDIMANE NASCENO CIENTO PAPE Di qui a domani nascono cento papi Id est: Nell’arco di un sol giorno possono accadere tanti di quegli avvenimenti che non è dato prospettare, ma che possono far mutare tutte le nostre vicende. 3 - DÊ CEVETTOLE NUN NASCENO AQUELE, NÉ DÊ CCIAVOLE, PALUMME. Dalle civette non nascono aquile, né dalle gazze, colombi Id est: Da cattivi genitori vengon figli cattivi , né se ne possono sperare di buoni. 4 -DA CHI È CCUNIGLIO NUN CE JÍ PE CCUNZIGLIO! Non prender consiglio da chi è vigliacco (coniglio) Egli non può suggerirti il giusto comportamento da tenere soprattutto quando si tratti di affrontar rischi e/o pericoli. 5 - DÔ MALO PAVATORE, SCIPPA CHELLO CA PUÓ Da un cattivo pagatore, prendi ciò che puoi Anche se si tratta di poca cosa, sarà sempre guadagnata, sarà sempre meglio di niente. 6 - DE LU MALO RECUÓVETO NISCIUNO SE NNE VEDE BBENE. Nessuno riesce a godere di ciò che abbia guadagnato con l’inganno e la malversazione O, almeno, hoc est in votis! 7 - D’’E DENARE D’’O CARUCCHIARO SE NNE VEDE BBENE ‘O SCIAMPAGNONE Dei soldi dell’avaro ne gode (l’erede) scialacquatore 8 -DENARE ‘E JUOCO COMME VENONO SE NE VANNO Il danaro guadagnato con il giuoco va via alla medesima maniera. 9 -DENARO ‘E STOLA SCIOSCIA CA VOLA Il danaro portato in famiglia da un prete (stola) si disperde facilmente Un tempo si riteneva che i preti non svolgessero, con il loro ministero, alcun lavoro, per cui i soldi da essi guadagnati, essendo frutto di un non lavoro, si pensava fossero destinati ad ingloriosa fine. 10 -DICETTE ‘A MORTE: SI TU ‘NCATANIA VAJE, I’ ‘NCATANIA VENGO Disse la Morte: Se tu ti trasferisci a Catania, io vengo a Catania Id est: È impossibile sfuggire al proprio destino, soprattutto a quello finale. 11- LEVAMMO ‘A TAVERNA ‘A ‘NANTE A CCARNEVALE Icastica espressione da tradursi ad litteram: Togliamo la taverna da dinnanzi a Carnevale ; nell'inteso comune Carnevale, [pupazzo apotropaico, usato nelle omonime feste popolari antecedenti il tempo quaresimale quale rappresentante delle medesime] è raffigurato nelle sembianze di un crapulone che ama mangiare e bere ed è portato ad esagerare per cui è opportuno privarlo di ogni fonte di tentazione.Va da sé che la locuzione si attagli a tutte le situazioni delle quali sia protagonista un soggetto poco temperante anzi affatto morigerato che sia portato a gli eccessi comportamentali; a costui è necessario sottrarre qualunque incentivo che lo spinga ad eccedere, nella fattispecie rappresentato dalla taverna. Carnevale s.vo m.le 1 periodo dell'anno che va dall'epifania all'inizio della quaresima; in partic., l'ultima settimana di questo periodo, dedicata tradizionalmente ai divertimenti e alle feste mascherate 2(fig.) il fantoccio/maschera che lo rappresenta; 3 (estens.) l'insieme delle feste, delle manifestazioni organizzate durante il carnevale; 4 (fig.) tempo di spasso e di allegria; chiasso, confusione; voce che etimologicamente si fa fa derivare da carne levare, perché dopo tale periodo cominciava l'astinenza quaresimale, ma che morfologicamente può accostarsi all’espressione latina carne(m)vale!= addio carne, per analoghi motivi. Taverna s.vo f.le 1 (ant.) bottega, 2 osteria, béttola di infimo ordine, 3 trattoria popolare. Quanto all’etimo si tratta di voce derivata dal lat. taberna(m) 'osteria, magazzino'; A proposito della voce a margine rammento i seguenti versi di un’ iscrizione posta sulla porta della taverna del Cerriglio(sec.XVII-XVIII): : Magnammo, amice mieje, e ppo vevimmo nfino ca nce sta ll'uoglio a la lucerna: Chi sa’ si all'auto munno nce vedimmo! Chi sa’ si all'auto munno nc'è taverna! (Mangiamo, amici miei e beviamo finchè c’è olio nella lampada (id est: finchè siamo in vita) chissà se all’altro mondo ci vedremo, chissà se all’altro mondo esisterà una bettola (dove sbevazzare…). La taverna del Cerriglio fu la piú famosa osteria, béttola di infimo ordine napoletana ubicata in zona porto nei secc. XVII – XVIII e s’ebbe il nome di Cerriglio perché nella zona dove si trovava la suddetta taverna esisteva un folto gruppo di querce (in napoletano la quercia è détta: cerriglio dal lat. cerrum→cerrillu(m)→cerriglio ) e con tale spiegazione (cfr. I.Doria) ci si libera per sempre anche delle fantasiose postulazioni del Basile (cerriglio= apportatrice di gioia (???n.d.r.)), del Celano (cerriglio= soprannome(???n.d.r.) dell’oste gestore della taverna , del D’Ambra (cerriglio= ciuffo dei bravi(???n.d.r.) idea derivata dalla pretesa che détta taverna fosse frequentata da gente di malaffare e non da onesti lavoratori portuali ), e del Croce che si inventò gratuitamente un corrillerus→cerriglio = furfanti che frequentavano la taverna. Brak

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