ZUPPA INGLESE (dolce napoletano)
Ingredienti
400 gr di pan di Spagna, 1 confettura di amarene,
per la crema: 1/2 l di latte, 4 cucchiai di zucchero, 4 tuorli
d'uovo, 4 cucchiai di fecola, per lo sciroppo: 1/2 bicchiere di maraschino, 1 bicchiere d'acqua,
½ bicchiere di zucchero. Per la
copertura: 50 gr. di zucchero in granella.
Preparazione
Tagliate il pan di Spagna a fette alte un cm e larghe3 cm ; disponetene una parte su un piatto da forno.
Spruzzatele con uno sciroppo preparato facendo bollire, e un po’ addensare, lo zucchero con l'acqua e aggiungendo il maraschino quando lo sciroppo si è raffreddato.
Preparate la crema pasticciera ( tenendo da parte le chiare delle uova) e distribuitene una parte sul pan di Spagna.
Sulla crema ponete un sottile strato di marmellata di amarene.
Continuate a montare strati di pan di Spagna (inumidito con lo sciroppo), di crema e di marmellata, dando alla torta una forma di cupola, fino ad esaurimento degli ingredienti.
Sbattete alla fiocca (neve fermissima) le chiare delle uova utilizzate per la crema, distribuitele sulla cupola coprendola completamente, spolverizzate, se volete, con zucchero a granelle e mettete il dolce in forno tiepido (120°) per pochi minuti affinchè si formi una crosta dorata.
Preparazione
Tagliate il pan di Spagna a fette alte un cm e larghe
Spruzzatele con uno sciroppo preparato facendo bollire, e un po’ addensare, lo zucchero con l'acqua e aggiungendo il maraschino quando lo sciroppo si è raffreddato.
Preparate la crema pasticciera ( tenendo da parte le chiare delle uova) e distribuitene una parte sul pan di Spagna.
Sulla crema ponete un sottile strato di marmellata di amarene.
Continuate a montare strati di pan di Spagna (inumidito con lo sciroppo), di crema e di marmellata, dando alla torta una forma di cupola, fino ad esaurimento degli ingredienti.
Sbattete alla fiocca (neve fermissima) le chiare delle uova utilizzate per la crema, distribuitele sulla cupola coprendola completamente, spolverizzate, se volete, con zucchero a granelle e mettete il dolce in forno tiepido (120°) per pochi minuti affinchè si formi una crosta dorata.
NOTA
A malgrado del nome che potrebbe far pensare ad una preparazione
originaria d’oltre Manica, in realtà il dolce chiamato zuppa inglese è una preparazione
tipicamente partenopea, e non toscana (come affermato da qualcuno che, come gira il vento, una volta parla della
corte de’ I Medici del Rinascimento, una volta di una signora inglese(?)
sguattera(sic!) in una famiglia toscana dell’ ‘800; in realtà pare invece che detta preparazione
sia autenticamente napoletana ideata però (contrariamente alla maggioranza dei
dolci napoletani nati (spesso per caso) nelle cucine dei monasteri femminili
campani ) non in un monastero, ma
nelle cucine reali al tempo del re Ferdinando II Borbone 2 Sicilie (Palermo 12 gennaio 1810
-† Caserta
22 maggio
1859), figlio di Francesco I di Borbone e di Maria Isabella
Borbone di Spagna, che fu re del Reame delle Due Sicilie dal 1830 al 1859, e che nel 1839 in occasione della
realizzazione della prima ferrovia d'Italia (la Napoli-Portici
) diede a palazzo una gran festa alla quale invitò l’ambasciatore d’
Inghilterra Lord Robert Cornelis Napier (Ceylon 1810 -† Londra 1890)., dando
ordine al 1° cuoco di preparare in onore dell’ospite un sontuoso dolce che
chiudesse degnamente il pranzo di gala; il cuoco aveva preparato del pan di
Spagna per approntare una torta glassata
al naspro torta di cui il re era ghiotto e che a Napoli
era detta gattò mariagge(dal francese
gateau (de) mariage), ed assentatosi momentaneamente, aveva delegato un suo malaccorto ragazzo di cucina a
sorvegliare cottura e raffreddamento del pan di Spagna; il distratto
collaboratore si lasciò scappare dalle mani il pan di Spagna ancòra caldo, facendolo frantumare in piú
parti. Tornato in cucina, lo chef si trovò davanti il pan di Spagna
rovinato, ma in luogo di farsi prender dal panico, (non v’era tempo per preparare altro pan di Spagna ) risolse
brillantemente la faccenda e pensò di usare
comunque quei pezzi di pan di Spagna ; li pareggiò con un coltello, li affettò e li dispose su di una placca da forno
irrorandoli dapprima con uno sciroppo di acqua zucchero e maraschino e
farcendoli poi con una veloce crema pasticciera addizionata di amarene
sciroppate; diede ai pezzi cosí sistemati una forma semisferica e ricoprì il tutto con una meringa di
zucchero e chiare d’uova che avrebbero dovute servire per confezionare il naspro
necessario alla glassatura del gattò de mariage; mandò la preparazione al forno fino a che la meringa non prese colore e presentò il dolce in tavola al
sovrano ed a lord Napier; il re – come era solito fare (faceva cosí per ogni
pietanza nuova, ed a tavola amava fare lui stesso le porzioni per tutti i
commensali) – saggiò per primo il dolce indi ne porzionò per l’ospite che lo
trovò squisito e chiese quale fosse il nome di quel dolce.
Il re con furbesca prontezza non esitò ad affermare che il suo
chef aveva ideato quel dolce proprio per l’ospite d’oltre Manica ed in suo
omaggio lo aveva chiamato zuppa inglese.
E fu con questo nome che il dolce uscito dalle cucine di palazzo
reale invase le pasticcerie napoletane e da queste le case partenopee assieme a
tutti i dolci nati nelle cucine dei conventi campani. A margine di quanto détto
aggiungo che dalla zuppa inglese nacque, sempre per mano del primo cuoco
del
re Ferdinando II Borbone 2 Sicilie un altro dolce monoporzione, tipico della
pasticceria napoletana che in origine fu chiamato diplomatico (in quanto destinato, servito già porzionato [senza che
occorresse frazionarlo])ai diplomatici della corte, che però, quando uscí dalle
cucine di casa reale per pervenire in quelle del popolo,prese il nome di zuppetta (in quanto molto bagnato di
liquore); questo dolce ò detto e qui spiego che fu una sorta di semplificazione
della zuppa inglese con sostituzione della tronfia meringa con un più contenuto
e semplice doppio strato di pasta sfoglia
contenente uno strato di pan di spagna spesso quattro cm., bagnato di alchermes e farcito alla medesima
maniera della zuppa inglese il tutto porzionato in parallelepipedi di cm. 5 per
4 per otto.
E con ciò m’auguro di aver fatto piazza pulita di talune
sciocchezze che circolano impunemente sul web, dove si legge che il dolce
ricordato si chiama cosí perché una torta simile fu inviata in dono da un
diplomatico del ducato di Parma nel 1454 a Francesco Sforza, duca di Milano. O
ancóra si racconta che una torta simile al diplomatico sia stata originata a
Verona, creata nel periodo post-natalizio per riciclare gli avanzi del pandoro,
dolce tipico del luogo laddove –pare – che il dolce diplomatico sia sconosciuto
sia a Parma che a Verona quale dolce originario locale!
MANGIA NAPOLI, Facítene salute!
raffaele bracale
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