martedì 3 dicembre 2019

“TENÉ MENTE” E “TENÉ A MMENTE”


“TENÉ MENTE” E “TENÉ A MMENTE”
Sovente le due espressioni napoletane in epigrafe,che a tutta prima sembrano uguali, ma sono solo simili, soprattutto da chi non è avvezzo all’idioma partenopeo vengono confuse ed usate a sproposito, cosí come faceva, uno per tutti, il tenore Luciano Pavarotti e qualche suo imitatore che interpretando la notissima Torna a Surriento usava articolare: “Tiene a mmente” laddove il poeta, Giambattista De Curtis aveva scritto “Tiene mente”.
Tento di fare chiarezza. Le due espressioni:  tené mente” e “tené a mmente” sono ambedue costruite con il verbo tenér/tènere  [che è dal lat. teníre, corradicale di tendere 'tendere'] ed il sostantivo mente; il verbo mantiene nelle due espressioni il significato di tenere, avere, mantenere mentre il sostantivo mente [dal lat. mente-m] nella espressione “tené mente” vale sguardo attenzione, cioè porre attenzione(a qualcuno/qualcosa) oppure posare lo sguardo (su qualcuno/qualcosa) e cioè, succintamente, l’espresione sta per guardare, vedere; invece nell’espressione “tené a mmente” [con la geminazione consonantica della emme [dovuta alla preposizione semplice a] mente vale ricordo, memoria (di qualcuno/qualcosa) e, succintamente l’espressione vale ricordare, rammentare. Va da sé che se qualcuno sta guardando qualcuno/qualcosa non sta frugando nella propria mente, ma tutt’al piú,  sta immagazzinando un dato. Ecco perché è errato confondere il   “tené mente” con il  “tené a mmente”. Satis est.
R.Bracale

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