STANGULAPRIEVETE A LLIMONE CU VVONGOLE, CALAMARIELLE E ZZUMPAGLIATA ‘E PRUTUSINO.
Per la realizzazione di questa squisita ricetta, dopo di averne indicato in generale ingredienti e dosi, mi soffermerò sulle singole preparazioni necessarie al conseguimento della ricetta.
Ingredienti e dosi per 6 persone
1 kg. di strangulaprievete casarecci,
1,5 kg. di vongole veraci (doppio sifone e valve nere tigrate),
1 kg. di calamaretti eviscerati puliti lavati e sgrondati (peso al netto degli scarti),
3 spicchi d’aglio di cui due mondati e tritati finemente, uno mondato e schiacciato,
2 bicchieri e mezzo d’olio d’oliva e.v.p.s. a f.
2 bicchieri di vino bianco secco,
il succo filtrato di due limoni non trattati,
sale fino q.s.
pepe decorticato q.s.
1) per gli strangulaprievete
1 kg. piú tre pugni di farina di grano duro
Acqua bollente ¾ di litro,
due cucchiaini di sale fino.
1 pugno di sale doppio,
½ bicchiere d’olio d’oliva e.v.p.s. a f.
procedimento
Approntare un capace, ampio polsonetto ad un solo manico, riempirlo d’acqua (3/4 di litro per un kg. di farina di grano duro) e portarla ad ebollizione; fuori dal fuoco, ma quando la temperatura dell’acqua sia ancóra elevata, versare nell’acqua, a pioggia il chilo di farina ed il sale, rimestare velocissimamente, indi rovesciare d’un sol colpo su di un tagliere cosparso di due pugni farina asciutta l’impasto e cominciarlo a lavorare a mani nude molto velocemente(la cosa sarà favorita dal fatto che l’impasto risulterà bollente…) fino a che non abbia incorporato tutta la restante farina e non si sia ottenuto una palla di pasta soda ed elestica che si farà riposare per circa mezz’ora; indi si lavorerà ancóra un po’ la pasta ed aggiungendo un pugno di farina si ricaveranno dalla pasta dei bastoncelli cilindrici, lunghi una ventina di centimetri e dello spessor d’un indice dai quali si taglieranno tanti cilindretti di circa 2 cm. d’altezza che verranno pigiati con i polpastrelli dell’indice e del medio ed incavati strusciandoli sul tagliere; alla fine si disporranno tutti questi strangulaprievete (gnocchi napoletani) distesi, ad asciugare, su di un canevaccio pulitissimo cosparso con pochissima farina. Dopo mezz’ora si porta ad ebollizione una pentola d’acqua fredda salata (circa 8 litri con un pugno di sale grosso) ed appena l’acqua bolle vi si versano, pochi per volta, gli strangulaprievete che vanno prelevati dalla pentola con un mestolo forato appena riaffiorino tornando a galla, e messi in una zuppiera calda dove verrano rapidamente conditi dapprima con mezzo bicchiere d’olio d’oliva e.v. p. s. a f., il succo filtrato dei due limoni ed a seguire con i due sughi approntati.Quando saranno adeguatamente, ma delicatamente rimestati verranno impiattati, abbondantemente cosparsi di pepe decorticato macinato a fresco, nelle singole fondine calde sul cui fondo a specchio saranno spalmati tre cucchiaiate di zumpagliata di prezzemolo
NOTA
Riporto qui di sèguito un mio vecchio, ma ancòra valido scritto che mi pare
interessante porre a corollario di questa ricetta:
Strangulapriévete & Co.
Con il sostantivo strangulapriévete, nell’idioma napoletano, si designano gli
gnocchi semplici, fatti in casa con acqua, farina e sale. È vero che sia
nell’uso quotidiano che in certa letteratura deteriore ò trovato pure — per
indicare la medesima pasta — il termine strangulamuónece, ma si tratta
chiaramente di un vocabolo pretestuoso, teso a prendersi gioco dei monaci,
oltre che dei sacerdoti richiamati a torto nel primo lemma. Nella storia della
parola, in realtà, il clero non c’entra affatto, se non per una gustosa
omofonia che vi risuona o, se si vuole prendere per buona una notizia
suggestiva del Vottiero, il quale riferisce che strangulapriévete chiamavano
nel Settecento gli gnocchi i monaci e strangulamuónece a rimbrotto i preti.
Disdicevole è peraltro che, partendo da strangulapriévete, l’italiano mediatico
abbia tratto fuori uno ‘strozzapreti’ da far venire i brividi all’ascolto o
sobbalzar dalla poltrona. Vuoi vedere che aumme aumme e tenendomene all’oscuro
son tornati tra di noi i lanzichenecchi?! È ben vero che tra gli studiosi della
parlata napoletana non è mancato, non so
se per distrazione o per un eccesso di laicismo malinteso, chi accredita una
semantica da serracollo, come per esempio fanno il D’Ascoli e il Santella, ma
mi sto ancora chiedendo chi sia stato il primitivo ignorante che, non
conoscendo l’etimologia né della prima
parte né della seconda del termine strangulapriévete, à creduto di fare cosa
intelligente (lasciandosi fuorviare dallo strangula d’avvio sostituendolo con ‘strozza’,
(dal verbo strozzare, sinonimo in toscano di ‘strangolare’) e dimostrando,
invece, d’essere un asino integrale.
Cerchiamo d’esser seri. Il termine strangulapriévete, unico originale vocabolo
che possa arrogarsi il diritto di significare gli gnocchi napoletani, viene da
secoli lontani e nasce dalla lingua greca.Ripeto: dall’impasto di acqua, farina e sale si
ricavano, arrotolandoli sul tagliere cosparso di farina asciutta, dei
bastoncelli a sezione cilindrica, spessi un centimetro, o come un indice,
bastoncelli che vengono tagliati in
piccoli cilindretti di un paio di centimetri ognuno. I cilindretti vengono poi
incavati, facendoli strusciare sul tagliere e tenendoli premuti contro il
medesimo col polpastrello o dell’indice o del medio. Questa doppia operazione
dell’arrotolamento e della incavatura ci fa comprendere perché il greco straggulos, con i significati di arrotondato,
attorto, curvato, ed il verbo prasso>pratto con quelli di comprimere,
incavare, siano all’origine della voce
composta con cui designiamo i nostri gnocchi.
Come si vede i sacerdoti non c’entrano nulla e di conseguenza men che meno i
monaci chiamati in causa da qualche buontempone che non aveva di meglio cui
pensare... Quanto allo stravolgimento di strangulaprievete in strozzapreti non
posso che ribadire l’ignoranza e l’imbecillità di chi à fatto un simile
strazio, ed à trovato sedicenti studiosi della lingua italiana pronti ad
accoglierlo nei vocabolari in uso, diventati oramai il secchio della spazzatura
in cui vien recepito di tutto, asinerie e capocchierie comprese. Si consideri
la voce strangolapreti come appare in uno dei piú diffusi calepini: «Gnocchetto
duro e compatto, che, essendo di difficile masticazione, rischia di far morire
soffocati». Ben tre stupidaggini infilate in una sola frase e che rischiano di
farci soffocare dal ridere. Una cosa di cui ci si può solo vergognare. A
proposito. Buona salute e..., mi
raccomando non vi canzate (permettete) di fare ‘e strangulaprievete con le patate(gli
gnocchi fatti con le patate è una faccenda della cucina romana: io glieli
lascio volentieri, e spero pure voi!
2)Per il sugo di calamaretti
Ingredienti e dosi per 6 persone
1 kg. di calamaretti freschi e piccoli, puliti lavati e tagliati a rondelle (il corpo) a pezzetti i tentacoli,
1 bicchiere di olio d’oliva e.v. p.s. a f.,
3 cucchiai di spicchi d’aglio mondati e tritati finemente,
2 peperoncini piccanti privati di picciolo e corona, lavati, asciugati e tritati,
1 cipolla dorata mondata e tritata finemente,
1 bicchiere di vino bianco secco,
1 tazzina di aceto bianco,
sale fino q. s.
procedimento
Pulire i calamaretti eliminando bocca, occhi,eventuale sacca
del nero ed ossicino centrale, lavare accuratamente e prepararli tagliandoli a rondelle (come per la frittura) e tritando
a parte i tentacoli;
In una casseruola versare tutto l’olio,
mandarlo a temperatura e farvi
soffriggere due cucchiai d'agli tritati
finemente ed i peperoncini spezzettati;
Unire i calamaretti dapprima le rondelle ed a seguire i tentacoli ed a fiamma
viva iniziate la cottura;
quando i calamaretti saranno ben
imbianchiti (5 min. circa) aggiungere la cipolla tritata finemente e súbito
dopo il vino bianco;
Fare evaporare sempre con fiamma viva, salare e lasciare consumare la salsa su
fiamma bassa (10-15 min.)
Aggiungere una tazzina d'aceto bianco ,
ancora 1 minuto ed il giuoco è fatto!
Rammento di non esagerare con l'aceto ed
è inutile dire che migliori sono gli ingredienti (calamaretti piccoli e freschi, olio d’oliva e.v.p.s.a f.) migliore
risulterà la preparazione.
3)Per il sugo di vongole
1 kg. e mezzo di vongole veraci (quelle con il doppio sifone e valve tigrate),
3 spicchi d’aglio mondati e schiacciati,
1 bicchiere d’olio d’oliva e.v.p.s. a f.,
½ bicchiere di vino bianco secco,
1 rametto di piperna lavato ed asciugato e sbriciolato,
sale fino e pepe nero macinato a fresco q.s.,
sale doppio un pugno .
procedimento
Lavare le vongole in acqua corrente fredda e metterle a fuoco sostenuto in un gran tegame provvisto di coperchio; aggiungere gli spicchio d’agli mondati e schiacciati tritato e mezzo bicchiere di vino, incoperchiare e lasciare aprire le vongole; indi sgusciarle e tenerle da parte in caldo in una ciotolina coperte con il liquida d’apertura filtrato con un setaccio a trama strettissima ed addizionate della piperna sbriciolata.
4)Per la zumpagliata di prezzemolo
Un gran fascio di prezzemolo lavato ed asciugato,
12 filetti di acciuga sott’olio,
1 bicchiere e mezzo d’olio d’oliva e.v.p.s. a f.,
2 spicchi d’aglio mondati e tritati grossolanamente
1 rametto di piperna lavata, asciugata e sbriciolata.
Una presa di sale doppio,
pepe decorticato q.s.
procedimento
Lavare il gran fascio di prezzemolo ed asciugarlo; spezzettarlo grossolanamente e metterlo in un mixer con lame da umido, assime ai filetti d’acciuga, i due spicchi d’aglio mondati e tritati grossolanamente, la piperna sbriciolata, la presa di sale doppio, il pepe decorticato macinato a fresco ed avviare le lame; aumentare la velocità ed aggiungere a filo l’olio sino ad ottenere una zumpagliata soffice e spumosa.
Vini: secchi e profunati bianchi campani ( Solopaca, Capri, Ischia, Falanghina, Fiano, Greco di Tufo) freddi di frigo.
Mangia Napoli, bbona salute! E scialàteve!
Raffaele Bracale
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