martedì 30 giugno 2020

‘E SSOVERE ‘E NATALE S’ARRAPPANO MA NUN T’’E MMAGNE


‘E SSOVERE ‘E NATALE S’ARRAPPANO MA NUN T’’E MMAGNE
Della locuzione in epigrafe mi à chiesto il caro amico F.D.M. ( di cui, al solito, per motivi di riservatezza, indico solo  le iniziali di nome e cognome) . Gli ò risposto chiarendo súbito che si tratta di una datata espressione  gustosamente ironica  che ad litteram suona: “Le sorbe natalizie avvizziscono, ma non le gusti” nella quale si fa riferimento non alle emorroidi (come nell’espressione minacciosa [alibi già esaminata] “FÁ ASCÍ ‘E SSOVERE ‘A CULO”.
Letteralmente: fare uscire le sorbe dal culo; id est: percuotere qualcuno, torchiandolo fino allo spasimo, quasi strizzandolo fino a che non dica o confessi ciò che sa o abbia fatto, costringendolo iperbolicamente ad emettere le emorroidi (eufemisticamente détte sòvere che sono in realtà i frutti del sorbo, dal lat.: sorbere→sobere→sòvere in quanto frutti succosi se maturi, quasi da suggere);come le sorbe, frutto piccolo e sferico, son ricche se mature di succhi, cosí le emorroidi (sacche sferiche) son  piú ricche, se irritate, di sangue.); nella lucuzione in esame si parla  delle autentiche sorbe cioè  quel  frutto la cui   specie  è originaria dell'Europa Meridionale,che  in Italia si trova sporadicamente in tutta la penisola soprattutto in Campania e nelle isole, specie in Sicilia nei boschi montani di latifoglie con substrati calcarei; l’albero della sorba è molto longevo, alto fino a 13 metri, i rami presentano foglie alterne imparipennate, composte, lunghe fino a 20 cm.Il frutto e' un pomo subgloboso o piriforme lungo da 2 a 4 centimetri, di colore giallo-rossastro e punteggiato, quindi bruno a maturità; la polpa e' verdognola dolce, con endocarpo membranaceo e semi angolosi bruni. Esistono varietà che differiscono per forma e pezzatura del frutto che è tipicamente autunnale, aspro e duro sulla pianta ma morbido e dolce una volta maturato e ammezzito quando la sua  polpa diventa  farinosa e quasi molle, cosa che avviene circa un paio di mesi dopo la raccolta e dopo  che abbia riposato  prima di consumarlo. Accade però che talora che per imperizia del contadino che procrastina il tempo di maturazione ecco che il frutto comincia a trasudare ed a perdere il succo avvizzendo e raggrinzando la pelle e risultando non piú edibile. Ed è proprio di  questo frutto raggrizato [portato in tavola addirittura a Natale, quando già dai primi di dicembre poteva esser consumato… ] che si parla nella locuzione per fare sarcastico riferimento a talune testarde persone maldisposte  ed anzi stizzosamente, animosamente restie dal recedere dalle proprie opinioni. Non à senso perciò  l’idea che qualcuno divulgò e cioè che le sorbe destinate al pranzo natalizio non si potessero mangiare, per una sorta di devozione [non attestata, né prescritta…], prima anche se mature. 
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico F.D.M. ed interessato qualcun altro  dei miei ventiquattro lettori e  chi  forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale
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