CATAPLASEMO
Mi è stato chiesto, via e-mail, dal
caro amico A. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per
illustrare significato e portata della voce napoletana in epigrafe.
L’acconento súbito
chiarendo in primis che la voce in esame cataplasemo
è una voce napoletana atta a ripetere quella che nel toscano è cataplasma. Spiego che ambedue le
morfologie sono dal greco κατάπλασμα, der. di καταπλάσσω
«spalmare», ma che la voce napoletana à
fatto ricorso all’anaptissi di una
vocale evanescente di transizione [e]
al fine di migliorare la pronuncia allegerendo il gruppo consonantico [sm]
in modo da terminare una nuova sillaba. E veniamo al significato della parola: s.vo
m.le 1) in primis Mezzo curativo, costituito da una pasta
composta di sostanze vegetali mucillaginose, oleose o amilacee, che viene
raccolta in garza o panno sottile e applicata per lo più calda sulla pelle, a
scopo emolliente, sedativo, revulsivo, ecc.: farsi, applicarsi un c.; c.
di farina di senape, di
(farina di) semi di lino.
2)
figuratamente a. Persona noiosa,
molesta, da cui è difficile liberarsi. b. Persona piena di
acciacchi.
Preciso che i significati figurati che sono anche
dell’italiano sono stati mutuati dal napoletano che con lo specificativo cataplasemo ‘e semmenze ‘e lino (cataplasma
di semi di lino) indica appunto chi sia tanto
noioso, fastidioso, molesto,scocciante,
seccante da risultare sgradevole se non nauseante,
repellente, ributtante, ripugnante tal quale un appiccicoso medicamento oleoso
applicato caldo sulla pelle
. E qui penso di poter far punto
convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. A. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
Nessun commento:
Posta un commento