SCROCCARE SBAFARE E DINTORNI
Questa volta su suggerimento/richiesta dell’amico E. C.
amico di cui al solito (per questione di riservatezza) mi limito ad indicare le
iniziali di nome e cognome, prendo in esame le voci italiane in epigrafe,i sinonimi e le corrispondenti voci del napoletano.
Comincio dunque a dire di
scroccare verbo
tr..
1 riuscire a ottenere qualcosa a spese altrui (anche assol.):
gli ho scroccato un pranzo; costui non fa che scroccare
2 (estens.) ricevere senza merito: scroccare lo stipendio;etimologicamente
si tratta di un verbo denominale di crocco
( voce anche napoletana dal francese croc
con tipico raddoppiamento espressivo della consonante e paragoge di una vocale semimuta finale)=
uncino, con prostesi di una s distrattiva; propr. 'staccare
dall'uncino'quasi che semanticamente ciò che sia stato ottenuto a spese
altrui lo si sia sottratto con violenza
staccandolo via da un ipotetico uncino dove fosse atteccato; rammento che in
italiano esiste anche un antico e desueto verbo intransitivo scroccare che però non à i significati di quello
in esame, ma vale: scoccare (che ne à fornito l’etimo per sovrapposizione su
crocco), scattare.
sbafare verbo tr.
1 mangiare a spese d'altri: sbafare un pranzo
2(estens.)
scroccare;
3 mangiare avidamente e in abbondanza;
etimologicamente si tratta di un verbo piú che denominale di
sbafo(voce
onomatopeica), direttamente marcato sul fr. s + bâfrer).
i due verbi esaminati
ànno molto estensivamente quali sinonimi
rubare, frodare che di
per sé ànno significati molto diversi dello scroccare e/o sbafare; ma poi che
sono in uso come sinonimi li illustro:
rubare v. tr.
1 appropriarsi in modo illecito di beni altrui; sottrarre ad altri
qualcosa, spec. con l'astuzia o con la frode (anche assol.): rubare il
portafoglio a qualcuno; mi ànno rubato l'automobile; essere
sorpreso a rubare | détto di animale: il gatto à rubato la salsiccia;
l'anello della regina fu rubato dalla gazza | rubare lo stipendio,
percepirlo senza meritarselo | rubare sulla spesa, sul prezzo, sul
peso, aumentarli indebitamente ' rubare a man salva, senza misura | détto
di persona ingorda e/o nel senso dei verbi in epigrafe ànno rubato il pane a tutti
2 (fig.) sottrarre, portar via quanto appartiene ad altri: à
rubato il fidanzato all'amica; rubare l'affetto di una persona | rubare
un'idea, metterla in opera spacciandola per propria | rubare il tempo a
qualcuno, farglielo perdere | rubare ore al sonno, al riposo,
dormire, riposare meno del necessario | rubare il mestiere a qualcuno,
fare indebitamente o inopportunamente ciò che compete ad altri | rubare il
posto a qualcuno, soppiantarlo in quel posto | rubare qualcosa con gli
occhi, mostrare di desiderarla molto ' rubare la vista, si dice di
edificio che si innalza davanti a un altro, riducendo di molto la vista che si
godeva da quest'ultimo; il verbo etimologicamente è dal germanico raubon;
frodare v. tr.
1 privare qualcuno, con la frode, di qualcosa che gli spetta: frodare
lo stato, un cliente, i compagni
2 sottrarre qualcosa con l'inganno, con la frode: frodare una somma a
qualcuno
3 (ant.) nascondere, falsare: la verità nulla menzogna frodi;
etimologicamente è dal lat. fraudare, deriv. di fraus fraudis
'frode'.
Esaminati i verbi dell’italiano, veniamo ai numerosi verbi
del napoletano che rendono quelli dell’italiano dell’epigrafe; gli italiani scroccare sbafare son resi nel
napoletano scurchiglià, sficcà,fégnere poi tégnere
.
scurchiglià v. tr.
1 scroccare
2 pelare, spellare, spennare, salassare
3 frodare
interessantissima l’etimologia di questo verbo nato in
àmbito dotto/letterario quale denominale
del lat. curculio/gurgulio-onis =
curculione (insetto coleottero dannoso per le colture, aduso a suggere, sottrarre sostanze nutritive dalle
coltivazioni); a curculio/gurgulio si
è aggiunta in posizione protetica la consueta s intensiva partenopea sino
ad ottenere uno scurculio donde scurcuglio e scurchiglià;
sficcà v. tr.
1 sconficcare
2
estrarre, staccare
3
(per traslato)scroccare,sbafare
4
etimologicamente dal lat. volg. *figicare,
intens. di figere 'attaccare, infiggere', con prostesi la consueta s distrattiva partenopea;
semanticamente lo scroccare,sbafare del
traslato sono spiegati con il fatto che ciò che viene estratto, staccato rappresenta quasi l’immeritato, indebito premio sottratto fraudolentemente e
dunque sbafato a scrocco; fégnere
e poi tégnere v. tr. e intr.; il
primo verbo desueto e letterario significò
1 fingere,
2 mentire,
3 simulare; tégnere è v. tr.
usatissimo sia nei significati primarî (sub 1 -2 3) che in quelli traslati (sub
4 etc.)
1 dare a una cosa un colore diverso da quello che à: tégnere ‘na giacchetta ‘e bblu(tingere una giacca di (o in)
blu);
2 macchiare, sporcare:’o ccravone
m’ à tignuto ‘o vestito (il
carbone mi à tinto, mi à sporcato il
vestito) | (assol.) nell'uso fam., spandere colore, e quindi
sporcare di colore: ‘na stilografica, ‘na
vesta ca tegne(una stilografica,
una veste che tinge)
3 (lett.) colorare: ‘o sole
ca tramuntava tigneva ‘o cielo ‘e russo(il
tramonto tingeva il cielo di rosso);
4 scroccare soldi o altro(ed è il caso che ci occupa) chella
femmena à tignuto bbuono e mmeglio ‘a famiglia d’isso ( quella donna à
scroccato molti benefici alla famiglia del suo sposo)
| tégnerse
v. rifl.
1 imbellettarsi | tingersi i capelli
2 (fam.) macchiarsi, sporcarsi di colore: te sî tignuto sano sano, va’ a lavarte!(ti sei tutto tinto, va' a lavarti!)
v. intr. pron. assumere un determinato colore,
colorarsi (anche fig.): ‘e nnuvole
se tignevano ‘e rosa(le nuvole si
tingevano di rosa); ‘nu
ricordo ca se tegne ‘e nustalgia(un
ricordo che si tinge di nostalgia). Prima di accennare all’etimo dei
due verbi in esame voglio soffermarmi
sulla semantica delle singole accezioni: per quelle sub 1,2,3 sia del primo che
del secondo, nulla quaestio; è
intuitiva; piú complesso spiegare la semantica dell’accezione sub 4 di tegnere tuttavia mi cimenterò
nell’impresa dicendo che l’accezione: scroccare soldi o altro di tégnere nel parlato della città bassa
nasce da un equivoco; in effetti il verbo che negli antichi scritti del
napoletano indicava lo scroccare fu fégnere
(fingere, mentire, simulare bisogno per ottenere gratuitamente degli aiuti
e/o beneficî); quando il verbo fégnere nell’accezione
or ora rammentata pervenne sulla bocca dell’ illetterato popolino della città bassa,
esso fégnere venne confuso con il piú
noto ed usato assonante tégnere e si
finí per riferire anche a quest’ultimo verbo l’accezione ch’era propria di fégnere: scroccare soldi o altro fingendo, mentendo, simulando bisogno; e ciò è tanto vero che dei molti
compilatori di calepini del napoletano solo il D’Ascoli, studioso di estrazione
popolare ed aduso a pescare nel parlato e non solo nello scritto, registra tégnere
nell’accezione che fu di fégnere.
Come è pacifica l’etimologia di tégnere che è una lettura
metatetica del lat. tingere→tígnere→tégnere
come alibi per chiagnere
←plangere - astregnere←a(d)stringere etc., cosí è pacifica l’etimologia di fégnere che è una lettura
metatetica del lat. fingere→fígnere→fégnere.
Proseguiamo.
Ben piú numerosi i verbi
napoletani che rendono gli italiani rubare,
frodare .Essi sono:accrastà,
arravuglià, arraffà o,aggraffà o aggranfà, arrefulià, arrunzà, aggrammignà,affuffà,
astregnere,arresidiare,azzimmà,annettere, auzà, arranfà, cottejare, furà, pezzecà, jucà ‘e renza, jucà ‘e rancio.
E passo ad esaminarli singolarmente
arrubbà:
vale il generico rubare, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia
stato marcato sull’italiano rubare; in realtà il verbo partenopeo à un diverso
etimo di quello italiano risultando essere un denominale di robba (roba)( lemma
dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un ad + robba =
adrobba→arrubba→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà:di
per sé vale: agguantare, sopraffare con violenza, ma in particolare: rapinare;
l’etimo è dal latino *ad-crastare→accrastare= sospingere ad una intagliatura;
crastare è da un lat. classico castrare(=tagliare) da cui,con una evidente
metatesi,crastare donde ad+crastare→accrastare/accrastà;
aggrammignà, v. tr. rubare
con destrezza e/o con fatica.
L’etimo della voce, che chiarisce anche la semantica della
definizione, è un denominale del s.vo gramegna/grammegna
(dal lat. graminea(m), propr. f. sost.
dell'agg. gramineus, deriv. di gramen -minis 'erba'); trattandosi
di un’erba che si attacca saldamente al suolo con le proprie radici, se ne
ricava che per estirparla occorra destrezza ed impegno i medesimi che occorrono
per sottrarre qualcosa nel tipo di furto che il verbo a margine considera.
Affuffà v. tr.ed intr. come
v. trans. vale rapinare derubare, depredare, spogliare, ma anche acciuffare,
acchiappare,
accalappiare, afferrare, catturare, arrestare come v. intr. sta per scappare precipitosamente(dopo d’aver
portato a termine il firto e/o la rapina); etimologicamente il verbo in esame
piú che un adattamento attraverso assimilazioni regressive di acciuffare→affuffare è una derivazione dello spagnolo azuzar→azzuzza(r)→affuffar prima con
raddoppiamento espressivo dell'affricata alveolare sorda... zeta e poi con
passaggio popolare alla consonante fricativa labiodentale sorda effe ritenuta
piú espressiva e meno dura dell'affricata
alveolare sorda... zeta;
astregnere, v.tr. in primis vale
1stringere, accostare, avvicinare con maggiore o minor forza
una cosa a un'altra; serrare più cose insieme;
2 chiudere, premere, serrare qualcosa entro un'altra; premere,
serrare, comprimere;
3 costringere qualcuno ad accostarsi a qualcosa; far
addossare; obbligare, costringere;
4 in senso morale, legare, avvincere;
5 stipulare, concludere; rimpiccolire, accorciare,
restringere; accelerare, affrettare il compimento di un'attività, di una
decisione;
ed altri significasti traslati tra i quali quello che ci
occupa di 6 rubare con violenza
assalendo ed incalzando il derubato;
voce derivata da una lettura metatetica del lat. stringere→strignere
con protesi di un a(d) intensivo.
arresedià, v. tr.
(voce abbondantemente
desueta) che un tempo valse rassettare, mettere in ordine e per ampiamento
semantico ed è il caso che ci occupa
rubacchiare (dando una diversa … sistemazione ai beni altrui); oggi il
verbo è sostituito nel significato di rassettare, ma anche in quello furbesco
di rubare, da arricettà ( da un ad+
receptum)= dar sistemazione, raccogliere e riporre (arricettà ‘a casa, ‘a
stanza= rassettare la casa, la stanza mentre arricettà ‘e fierre sta per
raccogliere i ferri usati per lavorare, riporli nella borsa dando loro ricetto=
pace,ricovero, calma, tranquillità ed ugualmente arricettà ‘e ssacche sta per
ripulire le altrui tasche. Torniamo al verbo a margine: arresedià che come ò
detto valse dapprima rassettare, mettere
in ordine, sistemare; non tranquilla la lettura etimologica del verbo; qualcuno
si trincera dietro un pilatesco etimo ignoto o incerto qualche altro (ad es. il
fu D’Ascoli) opta per un lat. asseditare donde l’italiano assettare= mettere in
assetto, ordinare, sistemare convenientemente e con cura; chi si trincera
dietro l’etimo ignoto o incerto mi dà l’orticara, ma D’Ascoli non mi convince:
se semanticamente asseditare potrebbe accontentarmi, non lo può
morfologicamente: v’è, a mio avviso, troppa differenza tra asseditare ed
arresediare. Direi anzi con il molisano on. Di Pietro: “Nun ce azzecca niente
asseditare con arresediare. A mio sommesso, ma deciso avviso, anche con
riferimento ai concetti di dar sistemazione, raccogliere e riporre dando ricetto
ossia ricovero, calma, pace, tranquillità espressi dal verbo arricettà che nel
parlato comune à sostituito il verbo a margine conservandone il significato,
quanto all’etimo di arresedià dico che si possa con somma tranquillità farlo
risalire ad un lat. ad + resedare= calmare (composto da un re (particella intensiva) + sedare).
azzimmà, è un verbo tr.
che in napoletano, come il successivo arrefulià si usa per
indicare il rubacchiare che si fa sui soldi della spesa; è il verbo che connota
l’azione che in italiano è resa con l’espressione far la cresta (che spiegherò
oltre); nel verbo a margine si fa riferimento all’azione di cimatura
(nell'industria tessile, portare il pelo di un tessuto ad un'altezza uniforme)
sui morbidi tessuti di lana, cimatura
presa a modello per significare
l’azione del rubacchiare consistente quasi nel cimare superficialmente il
danaro destinato ad altro uso; etimologicamente si tratta di voce ricavata dal provenz. azesmar, che continua il
lat. adaestimare;
annettà, v. tr. che
in primis vale ripulire, render pulito, mondare e per traslato furbesco
sottrarre a qualcuno tutto il suo danaro portandoglielo via, spec. vincendoglielo al giuoco 'annettà
‘a casa a quaccuno (ripulire la casa a
qualcuno), rubargli tutto. Etimologicamente è un verbo denominale
dell’agg.vo netto (dal lat. Lat. nit(i)du(m)→nittu(m), deriv. di nitíre
'brillare') con protesi di un intensivo ad→an
per assimilazione regressiva;
auzà/aizà=alzare v. tr. dal
lat. volg. *altiàre denominale da altus; da *altiàre l’antico napoletano trasse un auzare/auzà→aizà come del
resto altus diede auto donde con epentesi di una v eufonica, àvuto→àveto= alto; il verbo a margine à numerosi accezioni; in
primis vale
1alzare, sollevare,
2raccogliere,
3 sollevarsi
4 possedere carnalmente una donna;
poi anche (ed è il caso che ci occupa) ricavare utili da un
attività anche illecita quale è quella del furtarello;
cottejare, v. tr.
verbo desueto che valse
1 frequentare le case da giuoco; ma anche
2 canzonare;
3 infinocchiare;
4 carpire la buona fede ed infine, come nel caso che ci
occupa
5 rubacchiare al giuoco; etimologicamente si tratta di un
grecismo in uso nell’Esarcato (circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino)
dal greco kottismós (=giuoco di dadi;
alea;) e dal verbo kottízō che diedero il tardo lat. *cottizzare da cui
poi la voce napoletana;
pezzecà, v. tr. verbo
dalle molte accezioni:
1 stringere con il pollice e l'indice una parte molle
del corpo, per far male o, leggermente, come forma di scherzo o di approccio
affettuoso: pezzecà ‘nu vraccio, ‘a
masca(pizzicare un braccio,
la guancia)
2 (estens.) pungere (anche assol.): ‘e tavane pizzecano (le
zanzare pizzicano);
3 stimolare con un sapore piccante o una sensazione frizzante (anche assol.):
‘nu furmaggio ca pizzeca ‘a vocca(un formaggio che pizzica il palato);
4 (fig. fam.) sorprendere, cogliere in fallo:ll’ànnu pezzecato mentre pezzecava (l'hanno pizzicato mentre
rubava)
5 (mus.) far vibrare le corde di uno strumento con il
polpastrello delle dita o con il plettro
6 (per traslato come nel
caso che ci occupa) rubacchiare rubare qua e là, poco per volta, ma con frequenza. ||| v. intr. [aus. avere] dare
prurito: mi pizzica una mano | sentirsi pizzicare le mani, (fig. fam.)
aver voglia di menarle ||| pezzecarsi v. rifl.
1 scambiarsi dei pizzichi
2 (fig.) stuzzicarsi, punzecchiarsi:stanno sempe a pezzecarse ll’uno cu ll’ato( stanno sempre a
pizzicarsi vicendevolmente).Etimologicamente è un intens. del verbo ant. pizzare
'pungere', da avvicinare a pizzo 'punta'
jucà ‘e renza/ jucà ‘e rancio. v. intr.
letteralmente giocare
(rubare) di abitudine o mania/giocare (rubare ) servendosi delle nude mani a
mo’ di un rampino (strumento atto a brancare qualcosa) id est: 1) rubare
per cleptomania 2) rubare
con destrezza e rapidità;
jucà = v. intr.
giocare, 1 dedicarsi a un'attività piacevole per divertimento, per
passatempo, per esercizio fisico o mentale o anche per trarne guadagno;
trastullarsi, scherzare; usare parole equivoche per poterle poi interpretare a
proprio modo; ingannare o prendere in giro; 2 dedicarsi al gioco
d'azzardo; arrischiare il proprio denaro in scommesse e in altre attività
dominate dalla sorte;
3 dare prova di abilità, servirsi di qualcosa con
abilità;ed è in questa accezione che rientra il significato che ci occupa;
4 praticare un gioco sportivo;
5 essere in gioco: dinto a ‘sti fatte ce joca ‘a furtuna!(in queste cose gioca la fortuna), agire; mettere in gioco, a
repentaglio; rischiare;
6 aver gioco, avere la possibilità di muoversi nell'insieme degli organi
di un meccanismo; ‘a chiave joca bbuono
dint’ â mascatura(la chiave gioca bene
nella serratura);
7 detto di luce, aria, acqua ecc., creare particolari effetti;
v. tr. [nei
sign. 1, 2, 3 anche rafforzato con la particella pron.]
1 mettere in gioco, usare le
proprie risorse;
2 scommettere, puntare al gioco; in espressioni
iperb.: jucarse pure ‘a cammisa(giocarsi anche la camicia), (fig.)
tutto ciò che si possiede; jucarse ‘a
capa ‘ncoppa a quaccuno o quaccosa(giocarsi
la testa su qualcuno, su qualcosa), (fig.) per dire
che si è assolutamente sicuri di qualcuno o qualcosa;
3 arrischiare, mettere in pericolo; perdere qualcosa per averla messa a
repentaglio;
4 ingannare, prendere in giro; vincere con astuzia: t’aggiu jucato (ti ò giocato!)
5 disputare una gara sportiva;
come ò détto, qui il verbo è usato per estensione nel senso di rubare;
la voce è dal lat. volg. *iocare,
per il class. iocari, deriv. di iocus 'gioco'
renza s.vo
f.le = uso, abitudine, mania;
viene dal participio presente del verbo latino haerere= aderire; in
napoletano infatti è usato nell’espressione jí
‘e renza oppure tirarse ‘na renza cioè prendere un’abitudine,
aderire ad un modo di fare.
rancio/rangio s.vo
m.le granchio, rampino voce dal
lat. crancer→(c)rance(r)
collaterale di cancer.
Rammento che nel parlato comune, soprattutto della città bassa accanto
all’espressione jucà ‘e renza non
s’usa nel significato di rubare con destrezza e rapidità, non s’usa il riportato jucà ‘e rancio ma un corrispondente menà ‘o rancio costruito con
il verbo menà = buttare, lanciare, allungare; di per sé la voce menà,
etimologicamente viene da un tardo lat. minare, propr. 'spingere innanzi
gli animali con grida e percosse', deriv. di minae 'minacce';
arraffare/arraffà/arranfà o anche aggranfà o pure aggraffà
tutte le voci verbali in esame sono evidenti diverse sistemazioni fonetiche
(attraverso varî adattamenti) di una medesima voce iniziale che è aggranfà e
tutte valgono per: abbrancicare, afferrare con destrezza e rapidità e posson
quasi valere l’italiano scippare; etimologicamente la voce aggranfare/aggranfà
risulta essere un denominale del longobardo krampfa = artiglio, grinfia,uncino;
arrunzà:di
per sé vale: prender tutto, senza distinzione di sorta, far man bassa di ciò
che capiti, raccattandolo alla meno peggio; con questo verbo, e con il
successivo si identifica il furto di piccoli oggetti o generi alimentari
operato nei grandi eserci commerciali; etimologicamente la voce risulta
denominale di un tardo latino runca = falcetto, quasi nel significato di
tagliar tutto, recidere (con la roncola) senza distinzione;
arravugliare/arravuglià:
di per sé vale: avvolgere, inviluppare ed estensivamente sottrarre qualsiasi
cosa capiti sotto mano, celandola nelle tasche o nelle pieghe degli abiti; come
ò detto è il tipo di furto che si perpetra nei grandi esercizi commerciali
soprattutto nei reparti di generi alimentari; etimologicamente la voce risulta
essere dal basso latino
ad+revolviare→arrevolviare→arravovljare→arravoglià→arravuglià= confondere,
celare;
arrefuliare/arrefulià è il verbo che in napoletano si usa per
indicare il rubacchiare che si fa sui soldi della spesa; è il verbo che connota
l’azione che in italiano è resa con l’espressione far la cresta (dalla
locuzione romanesca: far l'agresta, riferita ai contadini che, per rubare al
padrone, coglievano l'uva acerba e ne vendevano il succo);il verbo napoletano a
margine è un rafforzamento, attraverso un ad→ar protetico , del verbo refulià
/refilà = rifilare (da un tardo lat.re(ri)+ filare, deriv. di filum
'filo'=pareggiare qualcosa con un taglio a filo);
furare/furà
che è il generico rubare, sottrarre , ma è voce essenzialmente usata
anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso
latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano
furto. In coda mi pare giusto, con il rischio di ripetermi, rielencare le voci aggiungendone qualcuna
inopinatamente sfuggita.
rubbà v. tr. = rubare in tutti i medesimi
significati del corrispondente verbo italiano, ma sarebbe fallace pensare che
il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare (che etimologicamente è dal germ. raubon) ; in realtà il verbo
partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando essere un
denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un ad→ar per assimilazione regressiva + robba =
adrobba→arrobba→arrobbare→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà v. tr. = agguantare,rapinare,
sopraffare violentemente; etimologicamente da un lat.parlato *ad-crastare metatesi d’un classico castrare= tagliare;
affucà v. tr. = in primis soffocare, affogare, uccidere e poi per ampliamento semantico, ma
usato come riflessivo di vantaggio: affucarse
appropriarsi di qualcosa, sottrarre;
etimologicamente da un lat. volg. *affocare per offocare
'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola',
aggraffà v. tr. = in primis abbrancicare, afferrare e poi per ampliamento semantico togliere, levare;
arrefulïà in primis assottigliare,ridurre, diminuire di poco in
poco e poi per ampliamento
semantico togliere,sottrarre e quindi
rubare; etimologicamente da un lat.
volg.*ad- refilare→arrefilare→arrefulïare,
deriv. di filum 'filo';
furà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con
destrezza è voce essenzialmente usata
anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso
latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano furto.
grancïà/rancïà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con
destrezza servendosi di arnesi da scasso; etimologicamente è un denominale di grancio = granchio (dal lat. cranciu(m)
con lenizione cr→gr e semplificazione di gr→r per la forma rancïà; interessante il passaggio
semantico dalle chele del granchio agli arnesi da scasso.
scraffignà v. tr. = portare
via con lestezza,rapinare,rubare; etimologicamente denominale di
graffa/*craffa 'uncino' deriv. dal
longob. *krapfo 'uncino' con protesi di una . s(intensiva)
Degli altri verbi (attrappulià
e attrappià,arravuglià etc.) che per traslato o estensione semantica valgono
rubare ò già détto altrove.
E
con ciò penso d’avere, anche questa volta
risposto adeguatamente alla richiesta dell’amico E.C. e d’avere
interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele
Bracale
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