SMARGIASSO & dintorni
Anche questa volta, con la voce  in epigrafe  ci troviamo difronte ad un’altra  parola, che  (come guaglione,guappo,sfogliatella, scugnizzo,   camorra e derivati etc.)   partita dal lessico partenopeo, è bellamente approdata in quello nazionale dove è in uso  nel suo significato di gradasso, spaccone,millantatore, insomma soggetto   chi si vanta a sproposito, sbruffone che si  attribuisce meriti di  imprese grandiose o qualità eccezionali che in realtà non possiede.
I medesimi significati di gradasso, spaccone,millantatore, individuo    chi si vanta a sproposito, sbruffone si riferiscono allo smargiasso dei vocabolarî della lingua  napoletana dove accanto alla voce smargiasso, per indicare il gradasso, lo spaccone etc. si usano volta a volta  le voci: favone, grannezzuso, rodamunno,sbardellone, sbafante, , spacca-e-mmette-ô-sole,squarcione mentre come già dissi alibi, il millantatore parolaio e saccente  piú che con la voce in epigrafe è indicato con il termine spallettone.
Prima di esaminare le singole voci riportate, torniamo all’assunto e cioè che la voce smargiasso sia voce originariamente partenopea, poi trasmigrata nell’italiano. E dirò che, a mio avviso, l’origine napoletana di smargiasso è dimostrata da due fatti:
1) morfologicamente   la parola è formata da un tema smargi con l’aggiunta di un suffisso dispregiativo asso; tale suffisso,con base nel lat. aceus (cfr. Rohlf “Grammatica Storica della Lingua Italiana e dei Suoi Dialetti”)  è prettamente meridionale- napoletano; in italiano si trova nella forma  accio o azzo; ragion per cui se la voce smargiasso fosse stata originaria dell’ italiano   avremmo avuto probabilmente smargiaccio o smargiazzo non smargiasso quale che sia - e lo vediamo súbito -  l’origine del tema su cui si è costruita la parola in epigrafe;
2) etimologicamente la voce smargiasso, scartata un’ipotesi che congettura una   derivazione (a mio avviso molto tortuosa e  fantasiosa) dallo sp. majo 'spaccone', con protesi di una  esse intensiva, epentesi di una erre (eufonica?)- e con suff. peggiorativo, penso debba derivare o  dall’aggettivo  greco màrgos=protervo, arrogante oppure dal verbo smaragízein = risuonare, rimbombare. È pur vero che sia nel caso dell’aggettivo che in quello del verbo manca l’intermedio del latino, ma ciò è tutta acqua al mulino del mio assunto che cioè la parola smargiasso sia d’origine partenopea; infatti se fosse esistito l’intermedio del latino culla e madre della lingua italiana e di tutte lingue regionali...,  la parola sarebbe potuta nascere  in un punto qualsiasi dello stivale, ma generata direttamente  dal greco (che, classico e/o bizantino,  fu lingua parlata nella Magna Grecia dove spesso si uní alle parlate locali)  mi conferma nell’ipotesi che la parola smargiasso sia d’origine napoletana.
Ciò chiarito passiamo ad esaminare brevemente sia le parole dell’italiano, che quelle del napoletano  rese dalla voce che ci occupa.
gradasso: vanaglorioso, chi si vanta di fare cose eccezionali, senza averne la capacità derivato (piuttosto che dal lat. gradus, come poco convincentemente propose qualcuno) per degradazione semantica dal nome proprio di  Gradasso,   vanaglorioso personaggio dell'«Orlando Innamorato» del Boiardo e dell'«Orlando Furioso» dell'Ariosto;
spaccone di significato simile al precedente; per l’etimo si tratta di un evidente accrescitivo (cfr. suff. one) deverbale di spaccare: spezzare, dividere in piú parti;  a sua volta spaccare  è dal  longob. *spahhan 'fendere';
millantatore  il termine indica chi in genere  si vanti o vanti qualità o meriti che non à  ed  etimologicamente è un deverbale di millantare id est: accrescere millanta volte e quindi aggrandire esageratamente, vantarsi, vanagloriarsi;
sbruffone che è chi  si  attribuisce meriti di  imprese grandiose o qualità eccezionali che in realtà non possiede o chi racconti di imprese esagerate menandone vanto;  etimologicamente sbruffone è un deverbale di sbruffare voce onomatopeica che indica in primis l’emettere dalla bocca e/o dal naso spruzzi  di liquidi fisiologici, come può accadere a chi per vantarsi di  imprese grandiose o qualità eccezionali che in realtà non possiede, apra continuamente ed esageratamente la bocca provocando quegli spruzzi;
favone  è propriamente il gran millantatore, vanesio chiacchierone oltre che saccente e supponente; etimologicamente penso che,  piú che al latino fabulo/onis da un fabulari = raccontar sciocchezze, la parola possa collegarsi al latino favonius che indicò un vento, come al vento si posson appaiare le vuote parole emesse dal vanaglorioso, saccente favone;
grannezzuso che in primis è altezzoso,altero, e per estensione vanaglorioso, millantatore etc. l’etimo è dall’agg.vo granne ( lat. grande(m)→granne)attraverso il sost.vo grannezza;
 rodamunno, chi si vanta con arroganza di imprese straordinarie o  veramente affronta imprese rischiose, ma  solo per ostentare la propria forza e bravura; spaccone, smargiasso; per quanto riguarda l’etimo la parola a margine è una sistemazione regionale, per degradazione semantica  di un nome proprio e ciè di Rodomonte, personaggio dell'«Orlando Furioso» di L. Ariosto (1474-1533), dotato di straordinaria forza e audacia; 
sbafante, letteralmente vanitoso, vanaglorioso, aduso alla spacconeria; l’etimo della parola è da ricercarsi in una serie onomatopeica ba... fa... da collegarsi all’espirazione ed all’apertura di bocca di chi ecceda nel parlare per vantarsi; alla serie ba,fa è premessa una esse durativa  ed un suffisso ante che lascia sospettare un participio presente d’uno sbafare=vantarsi e per amplimento semantico sfiatare, sfogare; 
sbardellone : esattamente il grande (si noti il suffisso accrescitivo one) ridondante vanesio  ciarlatore, aduso ad eccedere i limiti, quasi ad esorbitare dal suo alveo di competenze, in tutto in linea con il suo etimo che è un  deverbale d’un bardellare = porre la bardella (dal fr. bardelle =piccola sella) diventato sbardellare con la solita protesi della esse che qui non è intensiva, ma distrattiva, per significare proprio il debordamento delle ciarle dello sbardellone a margine;
  spacca-e-mmette-ô-sole, letteralmente vale spacca-e-pone-al-sole  che indicherebbe di per sé l’azione di quei contadini che raccolti i pomidoro li spaccano (aprono in due ) e li pongono al sole perché si secchino; per traslato giocoso indica il comportamento  dello spaccone (cfr. antea);
squarcione letteralmente vale la voce precedente (spaccone) di cui mantiene il suffisso accrescitivo one mentre cambia la radice: lí spacca da spaccare, qui squarcia da squarcià di significato simile a spaccare  e con etimo dal lat. volg. *ex-quarciare variante di *ex-quartiare= dividere in quattro;
- spallettone: eccoci a che fare con l’altro termine che con il pregresso favone è usato in napoletano per indicare il gran millantatore, il saccente, il supponente, il sopracciò,il gradasso fastidioso, colui che anticamente fu definito mastrisso termine ironico corruzione del latino magister ovvero colui che si ergeva a dotto e maestro, ma non ne aveva né la cultura, nè il carisma necessarii;  piú chiaramente dirò, per considerare le sfumature che delineano il termine a margine , che vien definito spallettone chi fa le viste d’essere onnisciente, capace di avere le soluzioni di tutti i problemi, specie di quelli degli altri , problemi che lo spallettone dice di essere attrezzato per risolvere, naturalmente senza farsi mai coinvolgere in prima persona, ma solo dispensando consigli , che però non poggiano su nessuna conclamata scienza o esperienza, ma son frutto della propria saccenteria in forza  della quale non v’è campo dello scibile o del quotidiano vivere in cui lo spallettone non sia versato;l’economia nazionale? E lo spallettone sa come farla girare al meglio. L’educazione dei figli altrui,mai dei propri!, e lo spallettone, a chiacchiere, sa come farne degli esseri commendevoli e, cosí via, non v’è cosa che abbia segreti per lo spallettone che,specie quando non sia interpellato,si propone tentando di imporre la propria presenza e dispensando ad iosa consigli non richiesti che – il  piú delle volte- comporterebbero, se messi in pratica, in chi li riceve, un aggravio (senza peraltro certezze di buoni risultati…) delle incombenze, del lavoro e dell’impegno, aggravio che va da sé finisce per essere motivo di risentimento e rabbia per il povero individuo fatto segno delle stupide e vacue chiacchiere dello spallettone.
Per ciò che riguarda l’etimologia non vi sono certezze essendo il vocabolo completamente sconosciuto ai compilatori di vocabolarî della lingua napoletana, adusi a pescare le parole negli scritti degli autori classici e, spesso, a tenere in non cale il vivo, corrente idioma popolare; non posso allora che proporre un’ipotesi, non supportata è vero da riscontri storico-letterarî, ma che mi pare sia estremamente  perseguibile; eccovela: penso che, essendo il sostrato dello spallettone, la vuota chiacchiera, è semanticamente  al parlare che bisogna riferirsi nel tentare di trovare l’etimologia del termine che, a mio avviso si è formato sul  verbo parlettià (ciarlare)con la classica prostesi della esse intensiva partenopea, l’assimilazione regressiva della erre alla elle successiva e l’aggiunta del suffisso accrescitivo one.
E qui circa il termine smargiasso  penso di poter far punto, rimandando, per altre voci che avessi omesso,  a ciò che alibi scrissi sotto il titolo Chiacchierone.
Raffaele Bracale
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