martedì 6 ottobre 2009

ESSERE ‘NU SUSAMIELLO

ESSERE ‘NU SUSAMIELLO
Icastica espressione partenopea che viene usata malevolmente nei confronti di individuo (maschio o femmina, ma piú spesso maschio) , ritenuto di carattere greve, pesante, opprimente e perciò fastidioso e spesso insopportabile.
Cominciamo súbito col dire che il susamiello, di cui in epigrafe è nel suo significato primo un antico dolcetto natalizio della tradizione partenopea, dolcetto di cui qui di sèguito, per amor di completezza, do la ricetta.

SUSAMIELLE
250 g di farina
100 g di zucchero
150 g di mandorle sbucciate
250 g di miele
150 gr. di semi di sesamo
Cannella un pizzico
Pepe bianco macinato un pizzico
Un pizzico di noce moscata

Preparazione:
Impastare sulla spianatoia tutti gli ingredienti escluso il miele aiutandosi con mezzo bicchiere d’acqua calda.
A parte bollire il miele e mescolarlo all'impasto immediatamente con un mestolo di legno, appesa si sarà un po' raffreddato impastare e lavorare con le mani il più rapidamente possibile. Appena il tutto è amalgamato fare dei bastoncini di circa 2 cm. di diametro e 12 cm. di lunghezza. Con i bastoncini ottenuti formare delle "S" , poggiarle in una teglia larga unta precedentemente con un po’ d’olio o sugna e su ognuno di essi passare le dita bagnate nell'acqua, cospargendovi i semi di sesamo e pressando un poco con il palmo della mano per fare attaccare i semi sui singoli dolcetti; scuotere la teglia per far cadere i semi in eccesso;
Infornare in un forno a 180° e sfornare appena saranno cresciuti e avranno assunto un colore marrone chiaro. Lasciare raffreddare e servire.

Come si può evincere il susamiello ( così chiamato non tanto per la sua forma di S, quanto per il fatto di esser ricoperto di semi di sesamo dal latino sesamu(m) ) non risulta essere un dolcetto particolarmente greve o pesante quantunque impastato con mandorle e miele, per cui non bisogna riferirsi al dolcetto per spiegarsi l’espressione in epigrafe; essa infatti è da riferirsi ad un altro significato del termine susamiello che indicò olim oltre che il dolcetto sullodato, anche i pesanti, grevi ceppi a forma di S che stringevano le caviglie dei condannati ai bagni penali: è a tali ceppi che si riferisce l’espressione dell’epigrafe, quantunque qualche inesperta donna insista col mettere in relazione la grevezza richiamata dall’espressione con quella supposta di mandorle e miele!
Raffaele Bracale

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