martedì 10 maggio 2011

BOFONCHIARE, BORBOTTARE ETC.

BOFONCHIARE, BORBOTTARE ETC.
Questa volta è stato il caro amico G. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che al termine di una riunione associativa nella quale avevo riferito il verbo in epigrafe e suoi sinonimi all’atteggiamento riluttante d’uno dei partecipanti che si limitava a borbottare qualcosa,evitando di esprimere compiutamente il suo pensiero, mi à chiesto di illustrare le eventuali differenze tra le voci in epigrafe e di indicargli le voci dell’idioma partenopeo che le rendono . Accontento lui e qualche altro dei miei ventiquattro lettori,entrando súbito in argomento e precisando che la lingua italiana, quanto a sinonimi dei verbi in esami risulta, al solito, troppo povera e generica rispetto ai verbi dell’idioma napoletano piú ricco, circostanziato, preciso ed icastico. E cominciamo.

bofonchiare, v. intr. [ aus. avere] brontolare, borbottare sbuffando ||| v. tr. dire sbuffando, borbottando o brontolando. Etimologicamente è un denominale di bofonchio (dal lat. volg. *bufunculu(m), diminutivo di bubo bubonis 'gufo'),per il ronzio forte e sordo che produce;
borbottare v. intr. [ aus. avere]
1 parlare o lamentarsi sottovoce, con voce confusa; brontolare tra sé e sé
2 fare un rumore sordo e ripetuto; emettere un brontolio prolungato: il tuono borbottava in lontananza; i fagioli borbottano nella pentola ||| v. tr. proferire confusamente o in maniera sconnessa: borbottare minacce. Etimologicamente è termine onomatopeico;
farfugliare v. intr. [ aus. avere]
parlare in modo confuso, senza articolare distintamente i suoni. Etimologicamente è termine marcato sull’iberico farfullar;
mugugnare. v. intr. [aus. avere]
brontolare, borbottare, bofonchiare Esprimere il proprio malcontento a voce bassa e sorda, o anche con parole distinte ma ripetute in modo fastidioso e insistente: non è mai soddisfatto di nulla ed à sempre da m. per qualche motivo. Etimologicamente è un denominale di mugugno che è voce onom., di origine genovese.
Esaurite cosí le voci dell’italiano, passiamo a quelle, ben piú numerose, circostanziate, precise ed icastiche del napoletano:
barbuttià, v. intr.
1. a. Brontolare lamentandosi a bassa voce, mormorare fra i denti: nun fa ca barbuttià cuntinuamente (non fa che brontolare continuamente). b. Leggere o recitare o parlare in modo indistinto, senza far sentire chiare le parole: accumminciaje a leggere, barbuttianno ‘e pressa,espresso (cominciò a leggere, brontolando a precipizio;
2. anche trans.biascicare: barbuttià paternostre e avummarie(biascicare paternostri ed avemarie);
2.bis estens. Rumoreggiare, produrre un mormorio. Etimologicamente il verbo napoletano è marcato sull’iberico borbotar;
brunnulïà, , v. intr.
Brontolare a bassa cupa e bassa quasi imitando il suono del tuono che viene di lontano voce;
mormorare, rumoreggiare. Etimologicamente il verbo napoletano è dal lat. med. bruntulare→brunnulare marcato sul greco brontáō;
carulïà,v. trans. e rifl.
1. in primis ed origine tarlare, tarlarsi (riferito a mobili e/o vestiti);
2. per traslato come nel caso che ci occupa mormorare rumoreggiando indistintamente e sordamente alla maniera d’un tarlo.
3. per traslato giocoso infastidire , tediare,annoiare;
Etimologicamente il verbo napoletano è dal lat,cariolare denominale di carie(m) 'corrosione';
fungià/funcià v. intrans. doppia morfologia d’un unico verbo attestato in primis come fungià con l’affricata palatale sonora (g) e poi espressivamente nel parlato popolare come funcià con l’affricata palatale sorda (c):
borbottare in maniera scomposta e scostumata, quasi grugnendo indistintamente alla maniera del maiale che grufola alla ricerca di tartufi e/o funghi; la voce infatti è etimologicamente un denominale di fungio= fungo ma anche grugno, muso,cappello floscio ed al pl. bestemmie;
( fungio è dal lat. fungus);
forfecejà v. trans.
1. in primis tagliare, tagliuzzare con le forbici;
2. per traslato come nel caso che ci occupa mormorare malignare, spettegolare, sparlare, sussurrare sul conto di qualcuno quasi tagliuzzandogli gli abiti addosso;
||| v. intr. [aus. avere] eseguire una sforbiciata. Etimologicamente il verbo napoletano è un denominale di fòrfece = forbici, cesoie (dal lat. forfex);

garguttà, v. intrans.antico e desueto
1.ingozzarsi rumorosamente ed avidamente;
2. per traslato come nel caso che ci occupa bofonchiare in maniera indistinta come chi abbia la gola ingombra di cibo assunto avidamente
3. per traslato giocoso ruttare, eruttare. Etimologicamente è termine marcato sul francese gargoter 'mangiare ingordamente;
mazzecà v. trans.
1.in primis masticare, ruminare;
2. per traslato battere, percuotere;
3. per traslato come nel caso che ci occupa(détto di parole)biascicare, borbottare parole minacciose ed amare
4.figuratamente meditare, rimuginare, agitare nella mente qualcosa, pensarci e ripensarci cercando di non trascurare nessun particolare, a volte in modo quasi ossessivo
Etimologicamente incrocio di mazza con il lat. tardo masticare, che è dal gr. mastichân, deriv. di mástax -akos 'bocca';
‘mbrusunià/lià,v. trans. doppia morfologia d’un unico verbo attestato in primis come ‘mbrusunià conla consonante nasale dentale,(n) e poi espressivamente nel parlato popolare come ‘mbrusulià con la consonante laterale alveolare (l): bisbigliare, sussurrare, mormorare, borbottare senza motivo e solo per cattiva abitudine o per vizio. Etimologicamente è termine deverbale frequentativo di bruire incrociato con sonu(m)= rumoreggiare lievemente(dal francese bruire);il frequentativo brusunià ottenuto fu poi addizionato in posizione protetica di un in illativo →’n→’m davanti all’ occlusiva bilabiale sonora(b), donde ‘mbrusunià e poi ‘mbrusulià;
musechïà, v.trans. ed intrans. quadrisillabo
1. in primis come v. trans. ed in senso proprio
musicare, corredare di musica, mettere in musica, eseguire pezzi musicali,comporre musica.
2.per traslato come nel caso che ci occupa come v. intrans. borbottare in continuazione, commentare malevolmente qualsiasi accadimento o comportamento altrui, détto soprattutto di vecchi e/o anziani adusi a criticare in ogni caso l’operato dei giovani.
Etimologicamente è termine denominale di museca (dal lat. musica(m) (arte(m)), che è dal gr. mousiké (téchní); propr. 'arte delle Muse';

rusecà, v. trans.
1. in primis ed in senso proprio rosicchiare,
2.(poi fig.) consumare, intaccare, erodere.
3. per traslato come nel caso che ci occupa bofonchiare in danno di qualcuno, screditare, diffamare, denigrare. Etimologicamente è dal lat. volg. *rosicare, frequentativo di rodere 'rodere'

sparlettià, v. intrans.
borbottare, mugugnare, brontolare; lagnarsi, protestare; ma piú esattamente: sparlare, spettegolare; calunniare, parlare male, dir male di qualcuno:è ‘na malalengua, sparletteja ‘e tutte quante( è un maldicente, sparla di tutti);
2. Con uso assol., parlare usando parole sconvenienti o espressioni volgari: te prego ‘e nun sparlettià, soprattutto si ce stanno ‘e guagliune annante(ti prego di non sparlare, soprattutto in presenza dei bambini).
3. indica il malevolo ciarlar continuo, condito di malignità, lo spettegolare ad opera però non di donne, ma di di uomini: infatti il verbo a margine risulta essere un denominale di parlettiero (spettegolatore, ciarlatore,malevolo chiacchierone) a sua volta deverbale di parlà unito agli infissi intensivo-frequentativi ett ed iero.Si trattasse non di uno spettegolatore, ciarlatore, malevolo chiacchierone, ma di una spettegolattrice, ciarlatrice, malevola chiacchierona il napoletano non userebbe la voce *parlettera femminilizzazione di parlettiero ma il piú consono cciaccessa che identifica appunto la ciarliera malevola millantatrice, saccente e supponente; faccio notare che il termine cciaccessa (altro termine estraneo ai calepini, ma vivo e vegeto nel parlato comune ) deve sempre correttamente scriversi con la geminazione iniziale della c; etimologicamente mi pare si possa con ogni probabilità , stante anche per essa parola il sostrato di un vuoto parlare, farla risalire al verbo ciarlare con la giunta di un suffisso dispregiativo femminile essa marcato su quello dispregiativo maschile asso (che sta per accio), e con tipica assimilazione progressiva di tutte le consonanti interne r e l alla iniziale c.
taccarijà, v. trans. sinonimo del precedente forfecejà
1.n primis tagliare, tagliuzzare con le forbici o altro strumento affilato atto al taglioridurre in pezzetti;
2. per traslato come nel caso che ci occupa mormorare malignare, spettegolare, sparlare, sussurrare sul conto di qualcuno quasi tagliuzzandogli gli abiti addosso.
Etimologicamente si tratta di un denominale del sostantivo tacca= scheggia, pezzetto, a sua volta da un gotico taikn.
varvesià,/vervesejà v. intransitivo
mormorare, parlare sommessamente e continuamente; bisbigliare, sussurrare lungamente e fastidiosamente, essere inutilmente ed infruttuosamente verboso in eccesso;non tranquillissima l’etimologia di questo verbo per altro abbastanza desueto; pare comunque che il napoletano vervesià e le corrispondenti forme calabresi verbijari/birbijari presuppongano un lat. *verbitiare denominale di verbum;
verzulià v. intransitivo che nel significato primo vale far versi con la voce ed estensivamente vale balbutire sommessamente e continuamente, quasi bisbigliare, sussurrare lungamente, inutilmente ed infruttuosamente, procurando solo noia e fastidio; etimologicamente si tratta di un denominale di vierzo= verso con un suff. attenuativo ed uno frequentativo ul+i; normale il passaggio del gruppo tonico ie alla e atona ed evanescente come ad es. per cielo→celeste o piere→peràgna.
E con ciò penso anche questa volta d’avere esaurito l’argomento, contentato l’amico G.G.. e chiunque altro dei miei abituali ventiquattro lettori dovesse leggere queste mie paginette.
Raffaele Bracale

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