giovedì 11 gennaio 2018

‘O CAZZO ‘E LAMPACHIARA



‘O CAZZO ‘E LAMPACHIARA
Questa volta è stato il  caro amico A. M.  (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato e portata dell’espressione partenopea   in epigrafe. Gli ò risposto significandogli che l’espressione di cui mi chiede è un’antica, desueta, ma icastica ancorché bècera offesa che un tempo, nella città bassa, si usava rivolgere a chi svagato, distratto,sbadato, disattento, deconcentrato mostrasse di trovarsi nella medesima precaria condizione di  un ubriaco, ebbro, sborniato, sbronzo e pertanto non riuscisse a portare a termine nulla dell’intrapreso dando quasi l’impressione d’essere uno sciocco, stupido, scemo, scimunito, tonto, rimbambito, balordo, insensato, stolto incapace, con le sue azioni,  di pervenire a qualsiasi risultato concreto.
L’espressione è costruita accostando al s.vo cazzo una sorta di complemento di  specificazione, ma che piú esattamente connatura un complemento di causa. Vediamo particolareggiatamente: CAZZO s.vo m.le che in primis indica il   membro virile, pene, ma figuratamente [come nel caso che ci occupa] una  persona sciocca, minchiona, un  imbecille, un minchione, uno scimunito, un tonto,un rimbambito ed ancóra  sempre figuratamente e genericamente vale nulla, niente; trattasi etimologicamente di una voce del gergo marinaresco dal greco (a)kàtion = albero della nave); è ovvio l’accostamento semantico tra l’albero della nave ed il pene in erezione;
‘E LAMPACHIARA letteralmente: di lume chiaro, ma in realtà esattamente: da vino chiaro e ciò perché in napoletano il s.vo f.le lampa  vale sì lampada, lume acceso [dal lat. lampa(dem)], ma con etimo dal fr. lampée vale bicchiere di vino che nella fattispecie è di quello chiaro, cioé bianco che [essendo in genere di gradazione inferiore a quello rosso]è  volentieri assunto piú abbondantemente conducendo alla ubriachezza e, da questa, allo stordimento, alla confusione mentale,  allo stato confusionale, all’intronamento, all’intontimento.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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