IL
VERBO NAPOLETANO PIGLIÀ (PIGLIARE) ED I SUOI SIGNIFICATI ESTENSIVI
Cominciamo
col dire súbito che il verbo napoletano piglià (pigliare) sebbene abbia il
medesimo etimo (lat. volg. piliare, per il classico pilare rubare,
saccheggiare, sottrarre ) del corrispondente pigliare della lingua italiana, si
differenzia da quest’ultimo per un molto piú ampio ventaglio di significati;
infatti l’italiano pigliare quanto ai significati non va oltre il prendere,
specialmente in modo energico e rapido;afferrare; mentre il napoletano piglià
sta per: prendere, comprare, comprendere, attecchire, arrestare, catturare,
confondere oltre altri numerosi significati giusta il complemento cui sia
legato; numerosa è infatti la fraseologia che in napoletano si può costruire
con il verbo piglià; al proposito rammenterò:
-
piglià ‘o tifo, piglià ‘o catarro (ammalarsi di tifo, ammalarsi di raffreddore
etc; piú genericamente: PIGLIÀ ‘NA MALATIA (ammalarsi);
-
-tifo = tifo etimologicamente da un lat. scientifico tyfus che è dal greco tŷfos=
fumo, poi febbre con torpore;
-
catarro = raffreddore copioso etimologicamente da un lat. tardo catarrhu(m),
che è dal gr. katárrous, deriv. di katarrêin 'scorrere giú;
malatia = malattia etimologicamente forgiato
su malato dal lat. male [hab]itu[m], che ricalca il gr. kakôs échon che sta
male;
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PIGLIÀ A MMAZZATE = percuotere originariamente con una mazza (lat. mateam)
(donde mazzate = colpi di mazza), poi con ogni altro corpo contundente ed anche
a mani nude;
-
PIGLIÀ ARIA = uscire all’aperto per godere dell’aria piena e libera;
- aria ( dall'acc.vo lat.volg. aera per il
classico aerem, dal gr. aér);
-
PIGLIÀ ‘E FUMMO di cibo che, per imperizia di chi cucina, prenda sapore di fumo
se non di bruciato o arsicciato;
-
fummo (dal lat. fumum con radd. espressivo della consonante nasale bilabiale
(M) ); rammenterò che anticamente anche l’italiano ebbe, come il napoletano,
fummo piuttosto che fumo; poi la voce fu dismessa forse per evitare l’omofonia
con la voce verbale (1ª p. pl. pass. remoto verbo essere) ;
-
PIGLIÀ FUOCO = incendiarsi e metaforicamente infiammarsi, adirarsi etc.
-
fuoco ( dal lat. focum con dittongazione popolare della O in sillaba d’avvio
intesa breve);
-
PIGLIÀ ‘E PPARTE ‘E UNO = parteggiare, in una contesa per qualcuno, schierarsi
con qualcuno e spesso senza motivo, per il solo gusto di partecipare ad una
contesa;
- parte = partito, schieramento, fazione (dal
latino partem);
-
PIGLIÀ ‘NA STRATA O ‘NA VIA = avviarsi per una strada o via; in conformità poi
dell’aggettivo (bbona/ mala) che accompagna il sostantivo strata/via,
metaforicamente scegliere di comportarsi bene o male;
-
PIGLIÀ ‘E SPUNTA = inacidire: detto di vino nuovo, mal conservato, che
inacidisca o tenda ad inacidire;
-
spunta = forte, acidulo ( probabilmente da punta con protesi di una s intensiva
per significare il saporte forte proprio del vino che inacidisce; anche in
italiano di tale vino si dice che è spunto.
-
PIGLIÀ ‘NU SMALLAZZO/ ‘NU SCIULIAMAZZO= stramazzare, cadere in terra di colpo/
scivolare finendo con il fondoschiena in terra ;
-
smallazzo=di per sé lo stramazzare, il cadere di colpo e pesantemente, etimo
incerto trattandosi di voce a carattere gergal-popolare nella cui formazione
comunque non manca il riferimento a mazzo (culo, deretano, sedere da un acc.
latino matiam (reso maschile)= intestino; il medesimo mazzo lo si ritrova nella
voce sciuliamazzo= scivolone con conseguente caduta battendo il sedere; etimo:
dal verbo sciulià + il sost. mazzo; sciulià= scivolare da un lat. volgare
exevoliare frequentativo di exevolare;
- PIGLIARSE A CCAPILLE = litigare (soprattutto
di donne) accapigliandosi;
-
PIGLIARSE ‘E MANO = venire alle mani, litigare furiosamente (detto di
uomini)percuotendosi vicendevolmente;
-
PIGLIARSE COLLERA =, dispiacersi, dolersi, rammaricarsi, rincrescersi;collera =
collera,dispiacere rincrescimento, rammarico, cruccio, pena, tristezza (dal
lat. chòleram);cfr. alibi
- PIGLIARSELA CU UNO = accusare qualcuno,
ritenendolo (spesso senza motivo) responsabile di un accadimento; addossare a
qualcuno una colpa forse non sua;
-
PIGLIARLA ‘E LISCIO = scivolare, ma estensivamente eccedere nel parlare o
nell’azione;
- liscio = liscio, levigato tale da indurre a
scivolare (Lat. volg. lisiu(m), voce di orig. espressiva).
Elenco ora tutta una serie di espressioni
forgiate con il verbo in esame ed usate per significare l’incorrere in un
errore piú o meno grande; abbiamo:
-
PIGLIÀ ‘A SPUTAZZA P’’A LIRA ‘ARGIENTO = confondere un volgare sputo con una
moneta d’argento sputazza = dispregiativo di sputo da un lat. volg. sputaceam;
-
PIGLIÀ ‘O STIPO PE DDON RAFELE (confondere un armadio con un tal don
Raffaele;locuzione mutuata da una farsa pulcinellesca, nella quale il
Pulcinella impersonato dal capocomico don Raffaele Vitale era cosí corpulento
da esser confuso con uno stipo(etimologicamente deverbale del verbo
stipare=accumulare; lo stipo è l’armadio atto all’accumulazione);
-
PIGLIÀ ‘O CUOPPO ‘AULIVE P’’O CAMPANARO ‘O CARMENE (confondere il cartoccio
conico contenente le olive con il campanile del Carmine Maggiore) confusione
iperbolica ed impensabile non potendosi mai paragonare un piccolo cartocetto,
sia pure conico con lo svettante e massiccio campanile del Carmine Maggiore
campanile adiacente l’omonima basilica napoletana fatta erigere a partire dal
1301 con le elargizioni di Elisabetta di Baviera, madre di Corradino di Svevia
e con le sovvenzioni di Margherita di Borgogna, seconda moglie di Carlo I
d’Angiò; il campanile tirato su dall’architetto Giovan Giacomo di Conforto e
dal frate domenicano fra’ Nuvolo che lo coronò con la cella ottagonale e la
cuspide a pera carmosina, è uno dei monumenti piú famosi e riconoscibili della
città partenopea;
-
PIGLIÀ ‘O CAZZO P’ ‘O MARRAZZO (incorrere nella sesquipedale confusione di
scambiare il membro dell’uomo con un suo coltellaccio, portato in cintola; il
marrazzo [voce dal lat. med. maraciu(m)] fu un grosso coltello usato dai
macellai (per smembrare le bestie macellate) e dai pescatori e pescivendoli
(per sezionare i pesci di grossa taglia) ed ecco perché gli ischitani:
pescatori e pescivendoli erano usi portarlo in cintura!);
-
PIGLIÀ ‘O CAZZO D’’O CIUCCIO P’’A LANTERNA 'O MUOLO(iperbolicissima confusione
tra il membro dell’asino in erezione ed il faro del Molo).
-PIGLIÀ
'A BANCA 'E LL'ACQUA P''O CARRO 'E PIEREROTTA
Ad litteram: confondere il banco della mescita
dell'acqua per il carro della festa di Piedigrotta Locuzione con cui si
indicano piramidali, smisurati errori in cui incorrono soprattutto gli stupidi
ed i disattenti atteso che, per quanto coperto di elementi ornativi il piccolo
banco dell'acquaiolo non può mai o meglio, non poteva mai raggiungere
l'imponenza di un carro della festa di Piedigrotta,
-
PIGLIÀ ‘NU ZZARRO o alibi PIGLIÀ ‘NU RANCEFELLONE (incorrere in un inciampo che
determini all’errore o altrove prendere un granchio) infatti la parola zzarro
dall’arabo zahr è il dado ma anche il sasso sporgente dal suolo, quel sasso in
cui si può inciampare; ‘o rancefellone di per sé è il grosso granchio aduso a
mordere, per traslato (come per l’italiano granchio) è lo svarione, il grosso
errore; la parola è composta da rance dal latino cancer (granchio) nella forma
metatica crance(r)+ il francese felon =fellone, traditore.
-
Esaurite cosí le espressioni forgiate con il verbo in esame usate per
significare l’incorrere in un errore piú o meno grande andiamo oltre ed
occupiamoci di altre espressioni di altro genere:
PIGLIÀ
‘NU STRUNZO ‘MBUOLO = intromettersi, intervenire a sproposito in una questione
che non ci riguardi; ‘mbuolo sta per in + vuolo, dove vuolo o buolo con tipica
alternanza partenopea b/v è un particolare piccolo retino da pesca, usato per
pescare a volo i pesci in transito; qualora in luogo di pesce si pescasse uno
stronzo (dal longob. strunz 'sterco') si incorrerebbe in un’azione sciocca ed
inutile tal quale quella di chi si intromette, intervenendo a sproposito in
casi non suoi.;
- PIGLIARSE 'O SPAVO 'NCERATO
L’espressione che letteralmente si traduce
prendersi lo spago impeciato significa: prendersi un gran fastidio,
impegnandosi in un'azione lunga noiosa e quindi fastidiosa.
L'espressione è mutuata dal lavoro del
calzolaio che quando deve unire, cucendola, una suola o un tomaio deve fare uso
di uno spago che, perchè sia piú resistente, viene prima attentamente impeciato
('ncerato), operazione lunga, noiosa e fastidiosa.
spavo s.vo neutro = spago, funicella sottile
formata da due o piú capi ritorti:’nu gliommero ‘e spavo (un gomitolo di
spago); attaccà ‘nu pacco cu ‘o spavo(legare un pacco con lo spago) | il filo
ritorto e poi impeciato usato dai calzolai: tirà ‘o spavo(tirare lo spago) =
fare il calzolaio | dà spavo a quaccuno(dare spago a qualcuno), (fig. fam.)
incoraggiarlo con il proprio atteggiamento a parlare liberamente o a prendersi
confidenze. L’etimo della voce napoletana è dal lat. spacu(m) con tipico
passaggio delle occlusive velari sorde c(a/o/u)- g(a/o/u) a v o viceversa; cfr.
ad es. gallo/gallina→vallo/vallina, oppure volpe→golpe gunnella→vunnella
conchula→vongola etc.
‘ncerato
p. pass. agg.vato dell’infinito ‘ncerà= incerare, ma nella fattispecie
impeciare; etimologicamente derivato dal Dal lat. tardo incerare, comp. di
in-illativo e cerare, deriv. di círa 'cera'.
-
-
‘o piglia letteralmente lo prende (e cosa sia il lo è facilmente intuibile…)
espressione usata sarcasticamente nei riguardi di donna ritenuta di facili
costumi;
-
PIGLIARSE ‘O PPUSILLECO Letteralmente: Prendersi il Posillipo. Id est: 1)Darsi
il buon tempo, accompagnarsi ad una bella donna, per trascorrere un po' di
tempo in maniera gioiosa.2) Prendersi giuoco di qualcuno, molestarlo 3)In senso
antifrastico e furbesco la locuzione sta per: buscarsi la lue. La locuzione fa
riferimento ad una famosa collina partenopea Posillipo,che dal greco
Pausillipon significa tregua all'affanno, luogo amenissimo dove gli innamorati
son soliti appartarsi. Il senso antifrastico e furbesco si spiega ipotizzando
che l’appartarsi possa avvenire con una di quelle tali meretrici portatrici di
mal francese.
-
- PIGLIÀ CU 'E BBONE o all'inverso PIGLIÀ CU 'E TTRISTE
Ad litteram: pigliar con le buone; o
all'inverso prender con le cattive, violentemente id est: trattar qualcuno con
buone maniere, con dolcezza, nel tentativo di ottener quello che se chiesto cu
'e triste ovvero le maniere forti, probabilmente non si otterrebbe.
-
PIGLIÀ LL'ACQUA A PASSÀ
Ad litteram: prendere l'acqua che passa id
est: atteggiarsi a statico e svogliato; detto di chi si adagia mollemente in
una situazione di comodo, rilassatamente ed infingardamente, non attivandosi a
nulla, ma godendo dei rilassanti benefici derivanti dallo starsene in
panciolle, tal quale chi, praticando l'idroterapia non deve fare altro che
godere dei benefici dell'acqua che, muovendosi, passa.
-PIGLIARSE 'NA SCIGNA
Ad litteram: prendersi una scimmia; id est:
arrabbiarsi, adontarsi,ubbriacarsi, incollerirsi, ma anche intestardirsi
comportandosi caparbiamente ed irrazionalmente tal quale chi è preda
dell'ubbriacatura in napoletano resa con la parola scigna non dissimilmente dal
latino simia che nel linguaggio popolare indicava sia l'ubbriachezza che la
collera. Rammento, in coda, che sempre nel significato di ubbriacarsi possono
usarsi altre espressioni riflessive:
-PIGLIARSE 'NU RANCIO oppure -PIGLIARSE 'NA
PERUCCA o infine -PIGLIARSE 'NA PELLA. Le illustro cominciando da a)PIGLIARSE
'NU RANCIO [ s.vo m.le dal tardo lat. cancrus per il classico cancer=granchio,
crostaceo edibile] che ad litteram vale: prendersi un granchio seu 1) in primis
errare, sbagliare atteso che, nell’inteso comune, l’andatura obliquia del
crostaceo è figurazione di di un modo erroneo di procedere e perciò, piú in
generale, di errori e di sbagli; 2) per ampliamento semantico come nel caso che
ci occupa prendersi una sbornia tale da ridursi ad assumere l’aria di chi che
patisce di accessi di pazzia ricorrenti con le fasi lunari, atteso che secondo
una credenza comune il fatto che il carapace dei crostacei sia pieno o vuoto è
da collegarsi al crescere o al decrescere delle fasi lunari; b) PIGLIARSE 'NA
PERUCCA [s.vo f.le dall’iberico peluca = parrucca] che ad litteram vale: prendersi
una parrucca, indossarla seu: prendersi una sbornia con conseguente probabile
sbandamento tale da comportare una caduta con interessamento di ferita alla
testa e necessità di dover ricorrere ad indossare una parrucca per nasconderla;
c) -PIGLIARSE 'NA PELLA [s.vo f.le dall’iberico pella, adattamento del lat.
pelle-m = pelle, sbornia amorosa] cioé predersi una pelle, stonarsi di sesso.
Nella fattispecie infatti non si fa riferimento ad una sbornia conseguente ad
una lauta assunzione di vino o alcolici, ma allo stato di alterazione e
confusione per abuso di pratiche sessuali; rammento infatti che con il termine
pella = pelle nell’idioma napoletano non ci si riferisce esclusivamente allo
strato di rivestimento esterno del corpo dell'uomo, o alla buccia ,alla cute o
alla scorza, al derma,all’epidermide.ma anche per metinomia ad una donna di
facili costumi, come rammentato nell’icastica espressione: essere ‘na bbona
pella p’’o lietto seu: essere una buona pelle (utile) a letto; espressione
usata per riferirsi ad un’ottima meretrice. Si tratta di antichissima
espressione risalente addirittura all’antichità latina allorché con il termine
scortum ci si riferiva sia alla pelle anatomica propriamente détta che alla
meretrice semanticamente raccostati perché la meretrice fa ampia esposizione
della propria pelle.
-PIGLIÀ
'NU BBAGNO
Ad litteram: prendere un bagno id est: subire
un grosso tracollo economico,, ma anche pagare un bene in maniera esorbitante
rispetto al preventivato.
-PIGLIÀ
'NU TERNO
Ad litteram: prendere un terno id est: godere
di una improvvisa, non preventivata nè cercata fortuna e ciò sia in senso
materiale quando si venga fortunatamente, in possesso di una somma di danaro,
sia in senso morale quando si verifichino avvenimenti tali da lasciarci soddisfatti
e premiati oltre lo sperato.
-
PIGLIÀ P''O CULO
Ad litteram: prendere per il culo id est:
ingannare, gabbare qualcuno; locuzione molto piú icastica e corposa della
corrispondente italiana : prendere per i fondelli, atteso che quella napoletana,
piú acconciamente, evitando una inutile sinoddoche, chiama in causa il
contenuto non il contenente.Mi dilungo e dico che la lucuzione in epigrafe
nella sua esposizione completa è: Piglià p’ ‘o culo a quaccheduno.
L’espressione ad litteram vale pigliare/prendere per il culo e fuor del velame
sta per anche ingannare, gabbare qualcuno, oltre che prendersi gioco di
qualcuno, schernirlo, prenderlo per i fondelli, farlo oggetto di beffa, burla,
canzonatura, motteggio, irrisione, È interessante rammentarsi da quale
situazione storico-ambientale tragga origine la locuzione in esame. Essa si
riallaccia alla ignominosa cerimonia detta in napoletano zitabona che
comportava, per il debitore insolvente, dopo di averla compiuta, la necessità
di andarsene con una mano davanti ed una di dietro (per coprirsi le vergogne).
Era infatti quello il modo con cui il debitore si allontanava dal luogo dove
pronunciando l’espressione Cedo bona spesso corrotta in Cedo bonis dichiarava
fallimento manifestando la sua insolvibilità; la cerimonia che adattando il
Cedo bona latino diventava – in napoletano - zitabona prevedeva oltre la
pronunzia della formula, il dover poggiare le nude natiche su di una colonnina
posta a Napoli innanzi al tribunale della Vicaria a dimostrazione di non aver piú
niente. Altrove, ad es. a Firenze la cerimonia era la medesima, ma in luogo
della colonnina occorreva sedersi, a nude natiche, su di un cuscino di pietra.
La cerimonia diede vita a Napoli anche all’espressione Jirsene cu ‘na mano
annante e n’ata arreto che si usò e si usa a dileggio di chi, non avendo
concluso nulla di buono, ci abbia rimesso fino all'ultimo quattrino e non gli
resti che l'ignominia di cambiar zona andandosene con una mano davanti ed una
di dietro.Va da sé che l’esser costretti a mostrarsi a natiche nude in
pubblico, comportasse il diventare oggetto di beffa, burla, canzonatura,
motteggio, irrisione da parte degli astanti, situazione che diede vita
all’espressione in esame piglià p’ ‘o culo che – come ò détto – vale prendersi
gioco di qualcuno, schernirlo, deriderlo, beffare, burlare, canzonare,
irridere, dileggiare, prendere in giro a causa del culo.Per ampiamento
semantico poi valse pure ingannare, gabbare qualcuno.
-PÍGLIALO
'NCULO
Ad litteram: prendilo nel culo(ed il cosa è
facilmente intuibile) Rabbiosa esclamazione indirizzata verso chi si voglia
invitare a lasciarsi figuratamente sodomizzare, per significargli che deve
accettare ciò che viene, senza opporre resistenza, soprattutto se ciò che
arriva è un tiro mancino proditorio ed inatteso, tiro scoccato da qualcuno con
cui non si può competere; spesso la locuzione in epigrafe è accompagnata da un
perentorio E STATTE ZITTO (e taci)o con un irridente E FAMME SAPÉ COMME TE Sĺ
TTRUVATO! (fammi sapere come ti sei trovato!)
- PIGLIARLA A PPAZZIELLA
Ad litteram: prenderla a giuoco Id est:
prendere alla leggera un avvenimento senza porvi la necessaria attenzione, non
dandovi importanza, tenendolo in non cale e trattandolo alla medesima stregua
di un giuoco; detto pure con riferimento all'atteggiamento scioccamente
superficiale tenuto da qualcuno in presenza ed in risposta di conclamati fatti
seri che meriterebbero adeguata attenzione e che invece vengono affrontati con
ironia e senza impegno, come se si trattasse di un giuoco.
-
PIGLIÀ 'NA QUINTA 'MBACANTE
Ad litteram:pigliare una "quinta" a
vuoto Id est: per imperizia o negligenza commettere un grosso errore. Locuzione
mutuata dal linguaggio musicale; la "quinta" è un accordo musicale
usato spessissimo nelle partiture di musica napoletana; prendere a vuoto la
quinta significa o sbagliarne il momento dell'esecuzione o errarne la
composizione come unione di note necessarie ed atte a formare l'accordo ; per
traslato, dal linguaggio musicale si è approdati al linguaggio dell'uso comune.
In chiusura rammenterò un paio di
significativi vocaboli partenopei forgiati con il concorso del verbo piglià:
PIGLIANCULO = giovane uomo intraprendente, disinvolto, che contrariamente a ciò
che potrebbe apparire non si lascia prendere per il naso e difficilissimamente
cede agli inganni (evidenti le tre parti: piglia + in + culo con cui è formato
il vocabolo), PIGLIEPPORTA = il pettegolo malevolo che ascolta (piglia) e
riferisce ad altri (porta).
Raffaele Bracale
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